Il programma da
attuazione all’articolo 10 del Decreto-legge 84/2024 (QUI).
Detto Decreto-legge convertito nella legge 115/2024 ha recepito in Italia il
Regolamento UE 2024/1252 (QUI).
Il Regolamento UE prevede che gli stati membri approvino Programmi nazionale
entro il 25 maggio 2025.
Con un Decreto approvato il 1° luglio, il Comitato
Interministeriale per la Transizione Ecologica (CITE) ha dato il via
libera al Programma Nazionale di Esplorazione Mineraria (QUI), di seguito PNEM.
Il PNEM mira,
pertanto, a identificare le aree più promettenti dal punto di vista minerario,
focalizzando l’interesse sulle Materie Prime Critiche/Strategiche definite
dalla UE, in molti casi mai o poco ricercate in Italia, ma anche su altri
materiali di specifico interesse per l’industria nazionale.
Si veda inoltre la
recente normativa (QUI)
di recupero delle materie prime critiche dai rifiuti elettronici.
Il Programma
contiene elementi di criticità consistenti soprattutto nel ribadire le deroghe
alla VIA e alla Valutazione di Incidenza (per i siti protetti dalla normativa
sulla Biodiversità), termini ristretti per le autorizzazioni, concessioni
minerarie in deroga alla pianificazione vigente previste dalla sopra citata
legge 115/2024 come analizzo nel mio blog (QUI).
Questo nonostante che in un
suo Report (QUI) della Agenzia Internazionale per
le fonti rinnovabili (IRENA) si
affermi che le interruzioni dell'approvvigionamento di materiale critico hanno
un impatto minimo sulla sicurezza energetica, ma un impatto enorme sulla
transizione energetica.
Il Programma contiene le indicazioni per redigere Piani di
Comunicazione e di Coinvolgimento dei portatori di interesse ma in una logica
appunto di annuncio e di costruzione della accettabilità sociale di interventi
da realizzare comunque.
Preoccupante, ma dentro quella è l’attuale situazione internazionale,
anche il passaggio (pagina 14 del Programma) per cui: “la
carenza di materie prime critiche può significare l’impossibilità di sviluppare
una industria competitiva in tutti i settori ad alta tecnologia compresa la
realizzazione di sistemi di difesa avanzati che, nell’attuale preoccupante
contesto geopolitico, stanno diventando sempre più importanti”. A conferma
dell’ormai sempre più progressivo spostamento della transizione ecologica
dentro lo scontro geopolitico mondiale in atto sul possesso di risorse
energetiche e materie prime.
ULTERIORI MATERIE
PRIME CRITICHE DA RICERCARE OLTRE QUELLE DEGLI ELENCHI UE
Il Programma si
impegna a ricerca materie non rientranti nell’elenco UE (attuale) delle materie
prime critiche. In particolare, si tratta di materie prime di possibile interesse per l’industria
nazionale e per il commercio verso l’estero come ad es. le zeoliti, o che
possono presentare future problematiche di approvvigionamento non considerate
né considerabili nella redazione della lista UE. Può essere, ad es., il caso
del molibdeno materia prima proveniente al 90% dagli Stati Uniti e quindi
potenzialmente soggetto alle nuove politiche USA o del cromo proveniente
principalmente dal Sud Africa. In questi casi l’opportunità del loro
inserimento tra i temi di ricerca sarà posta all’attenzione del Comitato per le
Materie prime critiche e strategiche.
DEROGHE ALLE NORME
AMBIENTALI PER I SITI DA ESPLORAZIONI NON INVASIVE
Il Programma a
pagina 10 e 11 ribadisce che sulla base del DL 84/2024, art. 7 (QUI),
l’esecuzione di attività di ricerca non invasive non necessita di verifica di
assoggettabilità alla Valutazione d’Impatto Ambientale. Questo articolo 7 come
ho dimostrato sul mio blog (QUI)
prevede condizioni di esclusione della VIA non previsto dal Regolamento UE
2024/1252 che al massimo riduce i termini di verifica di assoggettabilità
e di conclusione della VIA ordinaria.
Non solo occorre
ricordare che secondo la Direttiva sulla VIA non si possono escludere intere
categorie di opere da questa procedura di valutazione ma solo caso per caso.
Afferma il paragrafo 4 articolo 2 Direttiva 2011/92: “… gli
Stati membri, in casi eccezionali, possono esentare in tutto o in parte un
progetto specifico dalle disposizioni della presente direttiva, qualora
l'applicazione di tali disposizioni incida negativamente sulla finalità del
progetto, a condizione che siano rispettati gli obiettivi della presente
direttiva.”. Aggiunge poi detto paragrafo che anche in caso di esclusione di una
singola opera: devono essere
comunque valutati gli impatti del progetto, deve essere svolta una minima
procedura di coinvolgimento del pubblico, devono poter essere imposte
prescrizioni a tutela dell’ambiente della salute pubblica. Detto paragrafo è
ripreso dal comma 11 articolo 6 (QUI)
del DLgs 152/2006.
SITI DI RICERCA
DELLE MATERIE PRIME CRITICHE SECONDO IL PROGRAMMA
1. Depositi di Materie Prime Critiche già coltivati in
passato sul territorio nazionale come rame, tungsteno, manganese, magnesio,
antimonio, grafite, fluorite, barite, feldspati Etc.
2. Depositi di Materie Prime Critiche mai coltivati e
mai, o poco, esplorati come litio, cobalto, elementi del gruppo del platino,
terre rare leggere e pesanti
3. Depositi di Materie prime non critiche ma che
potrebbero essere di importanza strategica per la filiera nazionale come
bentonite, zeoliti, caolino o che potrebbero diventare critiche a seguito delle
nuove politiche economiche dei paesi alleati come, ad es. il molibdeno le cui
forniture all’industria europea provengono al 90% dagli Stati Uniti.
LE MATERIE PRIME
CRITICHE RICERCATE PER REGIONE DI INTERESSE POTENZIALE
1) Fluorite, Barite, Terre rare (Alpi meridionali)
2) Elementi del gruppo del Platino (Os, Ir, Ru, Rh, Pt,
Pd) (Piemonte orientale)
3) Rame e manganese (Liguria occidentale)
4) Grafite (Piemonte, Liguria, Calabria)
5) Litio non-convenzionale (Toscana, Lazio, EMR)
6) Antimonio (Toscana)
7) Magnesite (Toscana)
8) Fluorite, barite, Terre rare (Lazio)
9) Feldspato, Litio, Terre rare (Campania)
10) Feldspato, Terre rare, REE (Sardegna)
11) Rame, Tungsteno, Terre rare, Titanio (Piombo, Zinco,
Argento)
12) Fluorite, barite, Terre rare (Sud Sardegna)
13) Tungsteno, Arsenico, Bismuto (+Stagno, Molibdeno) (SW
Sardegna)
14) Rame (+Molibdeno, Oro) (SW Sardegna).
ESPLORAZIONI DI
BASE
Il Regolamento UE 2024/1252 prevede nei programmi
nazionali solo la esplorazione di base o generale. Tale esplorazione comprende:
a) mappatura dei minerali su scala idonea;
b) campagne geochimiche, anche per stabilire
la composizione chimica di terreni, sedimenti e rocce;
c) indagini geoscientifiche, come le indagini
geofisiche;
d) elaborazione dei dati raccolti attraverso
l’esplorazione generale, anche mediante lo sviluppo di mappe predittive;
e) rielaborazione dei dati delle indagini
geoscientifiche esistenti per individuare eventuali mineralizzazioni non
rilevate contenenti materie prime critiche e minerali vettori di materie
prime critiche.
f) la eventuale dimostrazione di non
esistenza nel singolo stato membro di deposito di materie prime critiche
o di minerali vettori di tali materie prime critiche
Secondo il Programma Nazionale italiano l’esplorazione di base è condotta dallo Stato a livello nazionale ed ha lo scopo di individuare i corpi mineralizzati in aree da aprire successivamente, e previa la Valutazione di Impatto Ambientale, alle istanze di permesso di ricerca per esplorazione operativa da parte delle compagnie minerarie finalizzata, a seguito di apposita istanza, al rilascio di una concessione mineraria.
In aree non comprese nel PNE l’attività di ricerca di
base può essere condotta anche dalle compagnie minerarie (non previsto
esplicitamente dal Regolamento UE) tramite la richiesta di un Permesso di
Ricerca agli organi competenti (Stato o Regioni a seconda dei materiali
ricercati).
ESPLORAZIONE OPERATIVA
L’esplorazione operativa è a carico delle compagnie
minerarie e si concentra su un deposito minerario ad alto grado di potenzialità
con l’obiettivo di valutare le dimensioni, i quantitativi utili e l’economicità
della coltivazione. Comprende quindi studi prolungati e molto dettagliati
necessari per definire con la massima precisione possibile il potenziale
economico del corpo minerario. Secondo il Programma Nazionale considerato che
detta attività è invasiva (con scavi trincee sondaggi) del territorio quindi
richiederà la VIA.
IL QUADRO ESTRATTIVO DELLE MATERIE PRIME CRITICHE IN
ITALIA SECONDO IL PROGRAMMA NAZIONALE
RIFIUTI ESTRATTIVI ABBANDONATI DA PREGRESSE ATTIVITÀ
MINERARIE
Il programma nelle premesse ricorda che per la mappatura
e caratterizzazione dei rifiuti estrattivi abbandonati dalle precedenti
attività minerarie è stato avviato uno specifico progetto PNRR denominato URBES
(URBan mining and Extractive waste information System) focalizzato sul recupero
di materie prime seconde da rifiuti urbani ed estrattivi. Sulla gestione dei
rifiuti estrattivi si veda il DLGS 30/5/2008 n. 117 (QUI) che
disciplina i rifiuti prodotti da attività estrattive (QUI). Una normativa complessa
modificata negli anni successivi ma che ha mantenuta al centro strumenti di
tutela preventiva del potenziale inquinamento da residui di attività di miniera
come il piano di gestione dei rifiuti da estrazione dei minerali, misure di
prevenzione degli incidenti, piani di emergenza esterni a tutela della
popolazione oltre che dei lavoratori, norme di trasparenza e coinvolgimento del
pubblico.
Per i depositi di rifiuti estrattivi vengono elencati vari siti da caratterizzare.
In Liguria: Giacimenti a ossidi di Mn (prevalentemente braunite) dismessi in gran
parte entro il 1960 con l'eccezione delle miniere di Molinello, Cassagna e
Gambaesa, dismesse tra il 1990 e il 2011. Da valutare le risorse rimanenti e
alcuni corpi di discarica (in particolare Cassagna, Stratale, M. Zenone). Altri
elementi critici potenzialmente presenti: V, As, Co, REE. Giacimenti a solfuri
di Cu (prevalentemente calcopirite) dismessi entro il 1962. Circa trenta siti
minerari distribuiti tra le Valli Petronio, Gromolo, Graveglia. Ingenti corpi
di discarica presso la Miniera di Libiola. Da valutare le risorse rimanenti.
Drenaggio Acido di Miniera attivo in molti siti che testimonia l'estrazione di
significative concentrazioni di Cu, Cr, Ni, Ag, Fe, REE dalle mineralizzazioni
rimaste in situ, dalle rocce incassanti e dai corpi di discarica Censimento e
mappatura dei corpi di discarica del distretto minerario della Val Graveglia
(GE) e della Miniera di Cerchiara (SP) con analisi di dettaglio e relativa
mappatura della distribuzione spaziale del Mn e degli altri potenziali elementi
di interesse.
ESTRAZIONE
MATERIE PRIME CRITICHE NEI FONDALI MARINI
I titoli
abilitativi alla realizzazione di progetti di estrazione mineraria nei fondali
marini sono rilasciati tenuto conto dell'aggiornamento della carta mineraria ai
sensi dell'articolo 10 della legge 115/2024 e a condizione che
siano valutati gli effetti dell'estrazione mineraria sull'ambiente marino,
sulla biodiversità, sulla sicurezza della navigazione e sulle attività umane
insistenti sui fondali medesimi.
Secondo il
Programma Nazionale prima di parlare di
estrazione, ed in accordo con la posizione italiana ed europea espressa negli
specifici consessi regolatori internazionali (International Seabed Autority) è
però necessaria una prolungata fase di ricerca mirata non solo alla definizione
delle risorse disponibili ma anche alle metodiche di coltivazione, mitigazione
e ripristino e ad una analisi costi-benefici, come base di una attenta
valutazione degli impatti ambientali. Inoltre, il Programma Nazionale non
prevede, al momento e stante le risorse economiche disponibili, la
realizzazione di ulteriori indagini sui fondali marini. I dati contenuti nel
database minerario GeMMA (QUI)
sono riferiti alle indagini già compiute nel corso di specifiche compagne di
ricerca a mare.
FASI OPERATIVE DEL PROGRAMMA NAZIONALE
Fase 1: completamento del database minerario nazionale e all’esecuzioni
delle indagini programmate nelle aree a maggior potenziale minerario. Nelle
aree di indagine di Fase 1 sono comprese anche tutte le strutture di deposito
dei rifiuti estrattivi presenti
Fase 2 (eventuale, giugno 2026/maggio 2028) di durata biennale:
dedicata al raffinamento di quanto ottenuto in Fase 1 e all’espansione della
ricerca su aree potenzialmente interessanti dal punto di vista minerario ma non
investigate in Fase 1, anche sulla base di specifici interventi di remote
sensing tramite analisi satellitari e programmi di acquisizione dati da sensori
avio/eli trasportati. Proseguimento della caratterizzazione dei rifiuti
estrattivi. Si prevede applicazione della VIA per le attività di questa fase.
Fase 3 (eventuale, giugno 2028/maggio 2030) di durata biennale,
dedicata alla finalizzazione, ed eventuale approfondimento di quanto eseguito
in Fase 1 e 2 ed espansione della ricerca nelle aree limitrofe o in altre aree
di interesse, anche tenendo conto della possibile variazione della lista dei
materiali critici per l’UE.
Obiettivo: realizzare la Carta nazionale delle materie
prime critiche.
AREE DI INDAGINE
Sono state individuate 14 aree /temi oggetto di indagine.
Per la Liguria: Distretti minerari a rame e manganese
della Liguria orientale Progetto che copre i due distretti della Liguria
orientale di manganese e rame, in parte sovrapposti entrambi in ofioliti.
Questo progetto prevede anche la raccolta elaborazione e restituzione di dati
geofisici da acquisizione elettromagnetica aero o elitrasportata (Airborne EM- QUI).
Censimento e mappatura dei corpi di discarica delle principali miniere con
analisi di dettaglio e relativa mappatura della distribuzione spaziale del Cu e
degli altri potenziali elementi di interesse.
Grafite Savonese: Val Bormida Il progetto si propone di
eseguire indagini preliminari di prospezione mineraria al fine di valutare il
potenziale minerario delle mineralizzazioni di grafite localizzate nell’alta
Val Bormida in Provincia di Savona. L’area è stata oggetto di coltivazione
mineraria di Antracite e grafite sino alla seconda metà del ‘900.
Geologicamente l’area di interesse si trova nel dominio Brianzonese delle Alpi
Liguri
Possibile ampliamento nelle Fasi 2 e 3 In funzione dei
risultati del piano di indagine sarà possibile prevedere la continuazione
dell’esplorazione e l’applicazione delle metodologie consolidate e di nuove
metodologie.
PIANO DI MONITORAGGIO
Il monitoraggio e la valutazione dei risultati ottenuti è
fondamentale per garantire che il PNE rimanga pertinente, efficace e allineato
con le priorità nazionali e con gli eventuali, e quanto mai possibili,
cambiamenti nelle disponibilità estere di Materie Prime Critiche e di
conseguenza nella loro criticità. Il monitoraggio costante tramite appositi
indicatori permette, quindi, di riadattare il PNE alla volatilità delle
condizioni geopolitiche internazionali. Oltre agli indicatori della performance
delle attività di esplorazione sarà pertanto necessario elaborare indicatori
sull’andamento globale delle materie prime e sulle necessità dell’industria
nazionale. Un corretto Piano di monitoraggio prevede quindi una chiara
suddivisione dei ruoli, delle responsabilità e dei compiti tra i vari soggetti
coinvolti.
Indicatori di Impatto Ambientale e Sociale nel Piano di Monitoraggio:
In Fase 1 non sono previste attività invasive per cui si
ritiene possa essere rappresentativamente misurato solo il: • Coinvolgimento
delle Comunità Locali: Numero e tipo di interazioni con le comunità interessate
(consultazioni, incontri informativi).
In Fase 2 e 3, se si procederà con l’avvio della campagna di sondaggi saranno da prevedere:
• Area Totale Disturbata dalle Attività di Esplorazione: Misurazione delle superfici interessate da campionamenti, trincee, sondaggi, ecc.
• Gestione dei Rifiuti di Esplorazione: Quantità e modalità di smaltimento dei rifiuti prodotti (es. fanghi di perforazione, scarti di campionamento).
• Qualità dell'Acqua e del Suolo nelle Aree di Esplorazione: Monitoraggio di eventuali contaminazioni dovute alle attività.
• Gestione del Patrimonio Culturale: Rispetto e protezione di siti archeologici o di interesse storico eventualmente presenti nelle aree di esplorazione.
• Benefici Socio-Economici per le Comunità Locali (Potenziali): Valutazione preliminare dei possibili impatti positivi (es. creazione di posti di lavoro futuri).
•
Impatto sulla Biodiversità: Monitoraggio degli effetti sulle specie vegetali e
animali presenti nelle aree di esplorazione.
IL PIANO DELLA COMUNICAZIONE
La mitigazione del conflitto tra necessità di prelievo
delle risorse e la protezione dell’ambiente e delle condizioni delle comunità
locali è un imperativo irrinunciabile e uno dei fondamenti del Critical Raw
Materials Act. (Regolamento (UE) 2024/1252). La ricerca della sostenibilità e il
coinvolgimento delle comunità locali sono quindi processi ineluttabili che
necessitano di una adeguata comunicazione.
Quindi l’attuazione del Programma Nazionale verrà
accompagnato da un Piano della Comunicazione i cui indici sono riportati nella
parte finale del Programma.
Si prevedono conferenze stampa, riunioni con gli
stakeholder, webinar, sezioni specifiche di informazione del pubblico sul
portale GEMMA, convegni, articoli su riviste.
PIANO DI COINVOLGIMENTO DEGLI STAKEHOLDERS
Tra gli stakeholders ci sono anche Cittadini -
associazioni culturali e ambientaliste centrali e locali - rappresentanze
civiche cittadini.
Il Piano di coinvolgimento dovrà essere adattato e
specificato in base al contesto specifico del Programma Nazionale di
Esplorazione mineraria di base, alle caratteristiche delle aree interessate e
alle specificità dei diversi gruppi di stakeholder. È fondamentale, quindi, un
approccio flessibile e adattabile per garantire un coinvolgimento efficace e
significativo.
Obiettivo: garantire la accettabilità sociale degli
interventi previsti dal Programma Nazionale.
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