martedì 29 luglio 2025

Programma Nazionale di esplorazione delle risorse minerarie: descrizione e analisi critica.

Il programma da attuazione all’articolo 10 del Decreto-legge 84/2024 (QUI). Detto Decreto-legge convertito nella legge 115/2024 ha recepito in Italia il Regolamento UE 2024/1252 (QUI). Il Regolamento UE prevede che gli stati membri approvino Programmi nazionale entro il 25 maggio 2025.

Con un Decreto approvato il 1° luglio, il Comitato Interministeriale per la Transizione Ecologica (CITE) ha dato il via libera al Programma Nazionale di Esplorazione Mineraria (QUI), di seguito PNEM.

 

Il PNEM mira, pertanto, a identificare le aree più promettenti dal punto di vista minerario, focalizzando l’interesse sulle Materie Prime Critiche/Strategiche definite dalla UE, in molti casi mai o poco ricercate in Italia, ma anche su altri materiali di specifico interesse per l’industria nazionale.

Si veda inoltre la recente normativa (QUI) di recupero delle materie prime critiche dai rifiuti elettronici.

Di seguito una sintesi critica divulgativa del PNEM e successivamente una descrizione puntuale delle principali parti dello stesso con particolare riferimento alle aree liguri interessate dalla esplorazione.

 

SINTESI CRITICA DEL PNEM 

Il Programma contiene elementi di criticità consistenti soprattutto nel ribadire le deroghe alla VIA e alla Valutazione di Incidenza (per i siti protetti dalla normativa sulla Biodiversità), termini ristretti per le autorizzazioni, concessioni minerarie in deroga alla pianificazione vigente previste dalla sopra citata legge 115/2024 come analizzo nel mio blog (QUI). Questo nonostante che in un suo Report (QUIdella Agenzia Internazionale per le fonti rinnovabili (IRENA) si affermi che le interruzioni dell'approvvigionamento di materiale critico hanno un impatto minimo sulla sicurezza energetica, ma un impatto enorme sulla transizione energetica.

Il Programma contiene le indicazioni per redigere Piani di Comunicazione e di Coinvolgimento dei portatori di interesse ma in una logica appunto di annuncio e di costruzione della accettabilità sociale di interventi da realizzare comunque.

Preoccupante, ma dentro quella è l’attuale situazione internazionale, anche il passaggio (pagina 14 del Programma) per cui: “la carenza di materie prime critiche può significare l’impossibilità di sviluppare una industria competitiva in tutti i settori ad alta tecnologia compresa la realizzazione di sistemi di difesa avanzati che, nell’attuale preoccupante contesto geopolitico, stanno diventando sempre più importanti”. A conferma dell’ormai sempre più progressivo spostamento della transizione ecologica dentro lo scontro geopolitico mondiale in atto sul possesso di risorse energetiche e materie prime.

 

 


ULTERIORI MATERIE PRIME CRITICHE DA RICERCARE OLTRE QUELLE DEGLI ELENCHI UE

Il Programma si impegna a ricerca materie non rientranti nell’elenco UE (attuale) delle materie prime critiche. In particolare, si tratta di materie prime di possibile interesse per l’industria nazionale e per il commercio verso l’estero come ad es. le zeoliti, o che possono presentare future problematiche di approvvigionamento non considerate né considerabili nella redazione della lista UE. Può essere, ad es., il caso del molibdeno materia prima proveniente al 90% dagli Stati Uniti e quindi potenzialmente soggetto alle nuove politiche USA o del cromo proveniente principalmente dal Sud Africa. In questi casi l’opportunità del loro inserimento tra i temi di ricerca sarà posta all’attenzione del Comitato per le Materie prime critiche e strategiche.

 


 

DEROGHE ALLE NORME AMBIENTALI PER I SITI DA ESPLORAZIONI NON INVASIVE

Il Programma a pagina 10 e 11 ribadisce che sulla base del DL 84/2024, art. 7 (QUI), l’esecuzione di attività di ricerca non invasive non necessita di verifica di assoggettabilità alla Valutazione d’Impatto Ambientale. Questo articolo 7 come ho dimostrato sul mio blog (QUI) prevede condizioni di esclusione della VIA non previsto dal Regolamento UE 2024/1252 che al massimo riduce i termini di verifica di assoggettabilità e di conclusione della VIA ordinaria.

Non solo occorre ricordare che secondo la Direttiva sulla VIA non si possono escludere intere categorie di opere da questa procedura di valutazione ma solo caso per caso. Afferma il paragrafo 4 articolo 2 Direttiva 2011/92: “… gli Stati membri, in casi eccezionali, possono esentare in tutto o in parte un progetto specifico dalle disposizioni della presente direttiva, qualora l'applicazione di tali disposizioni incida negativamente sulla finalità del progetto, a condizione che siano rispettati gli obiettivi della presente direttiva.”. Aggiunge poi detto paragrafo che anche in caso di esclusione di una singola opera: devono essere comunque valutati gli impatti del progetto, deve essere svolta una minima procedura di coinvolgimento del pubblico, devono poter essere imposte prescrizioni a tutela dell’ambiente della salute pubblica. Detto paragrafo è ripreso dal comma 11 articolo 6 (QUI) del DLgs 152/2006.

 


 

SITI DI RICERCA DELLE MATERIE PRIME CRITICHE SECONDO IL PROGRAMMA

1. Depositi di Materie Prime Critiche già coltivati in passato sul territorio nazionale come rame, tungsteno, manganese, magnesio, antimonio, grafite, fluorite, barite, feldspati Etc.

2. Depositi di Materie Prime Critiche mai coltivati e mai, o poco, esplorati come litio, cobalto, elementi del gruppo del platino, terre rare leggere e pesanti

3. Depositi di Materie prime non critiche ma che potrebbero essere di importanza strategica per la filiera nazionale come bentonite, zeoliti, caolino o che potrebbero diventare critiche a seguito delle nuove politiche economiche dei paesi alleati come, ad es. il molibdeno le cui forniture all’industria europea provengono al 90% dagli Stati Uniti.

 



LE MATERIE PRIME CRITICHE RICERCATE PER REGIONE DI INTERESSE POTENZIALE

1) Fluorite, Barite, Terre rare (Alpi meridionali)

2) Elementi del gruppo del Platino (Os, Ir, Ru, Rh, Pt, Pd) (Piemonte orientale)

3) Rame e manganese (Liguria occidentale)

4) Grafite (Piemonte, Liguria, Calabria)

5) Litio non-convenzionale (Toscana, Lazio, EMR)

6) Antimonio (Toscana)

7) Magnesite (Toscana)

8) Fluorite, barite, Terre rare (Lazio)

9) Feldspato, Litio, Terre rare (Campania)

10) Feldspato, Terre rare, REE (Sardegna)

11) Rame, Tungsteno, Terre rare, Titanio (Piombo, Zinco, Argento)

12) Fluorite, barite, Terre rare (Sud Sardegna)

13) Tungsteno, Arsenico, Bismuto (+Stagno, Molibdeno) (SW Sardegna)

14) Rame (+Molibdeno, Oro) (SW Sardegna).

 

 


ESPLORAZIONI DI BASE

Il Regolamento UE 2024/1252 prevede nei programmi nazionali solo la esplorazione di base o generale. Tale esplorazione comprende:

a) mappatura dei minerali su scala idonea;

b) campagne geochimiche, anche per stabilire la composizione chimica di terreni, sedimenti e rocce;

c) indagini geoscientifiche, come le indagini geofisiche;

d) elaborazione dei dati raccolti attraverso l’esplorazione generale, anche mediante lo sviluppo di mappe predittive;

e) rielaborazione dei dati delle indagini geoscientifiche esistenti per individuare eventuali mineralizzazioni non rilevate contenenti materie prime critiche e minerali vettori di materie prime critiche.

f) la eventuale dimostrazione di non esistenza nel singolo stato membro di deposito di materie prime critiche o di minerali vettori di tali materie prime critiche

 

Secondo il Programma Nazionale italiano l’esplorazione di base è condotta dallo Stato a livello nazionale ed ha lo scopo di individuare i corpi mineralizzati in aree da aprire successivamente, e previa la Valutazione di Impatto Ambientale, alle istanze di permesso di ricerca per esplorazione operativa da parte delle compagnie minerarie finalizzata, a seguito di apposita istanza, al rilascio di una concessione mineraria.

In aree non comprese nel PNE l’attività di ricerca di base può essere condotta anche dalle compagnie minerarie (non previsto esplicitamente dal Regolamento UE) tramite la richiesta di un Permesso di Ricerca agli organi competenti (Stato o Regioni a seconda dei materiali ricercati).

 

 


ESPLORAZIONE OPERATIVA

L’esplorazione operativa è a carico delle compagnie minerarie e si concentra su un deposito minerario ad alto grado di potenzialità con l’obiettivo di valutare le dimensioni, i quantitativi utili e l’economicità della coltivazione. Comprende quindi studi prolungati e molto dettagliati necessari per definire con la massima precisione possibile il potenziale economico del corpo minerario. Secondo il Programma Nazionale considerato che detta attività è invasiva (con scavi trincee sondaggi) del territorio quindi richiederà la VIA.




IL QUADRO ESTRATTIVO DELLE MATERIE PRIME CRITICHE IN ITALIA SECONDO IL PROGRAMMA NAZIONALE




RIFIUTI ESTRATTIVI ABBANDONATI DA PREGRESSE ATTIVITÀ MINERARIE

Il programma nelle premesse ricorda che per la mappatura e caratterizzazione dei rifiuti estrattivi abbandonati dalle precedenti attività minerarie è stato avviato uno specifico progetto PNRR denominato URBES (URBan mining and Extractive waste information System) focalizzato sul recupero di materie prime seconde da rifiuti urbani ed estrattivi. Sulla gestione dei rifiuti estrattivi si veda il DLGS 30/5/2008 n. 117 (QUI) che disciplina i rifiuti prodotti da attività estrattive (QUI). Una normativa complessa modificata negli anni successivi ma che ha mantenuta al centro strumenti di tutela preventiva del potenziale inquinamento da residui di attività di miniera come il piano di gestione dei rifiuti da estrazione dei minerali, misure di prevenzione degli incidenti, piani di emergenza esterni a tutela della popolazione oltre che dei lavoratori, norme di trasparenza e coinvolgimento del pubblico.

Per i depositi di rifiuti estrattivi vengono elencati vari siti da caratterizzare

In Liguria: Giacimenti a ossidi di Mn (prevalentemente braunite) dismessi in gran parte entro il 1960 con l'eccezione delle miniere di Molinello, Cassagna e Gambaesa, dismesse tra il 1990 e il 2011. Da valutare le risorse rimanenti e alcuni corpi di discarica (in particolare Cassagna, Stratale, M. Zenone). Altri elementi critici potenzialmente presenti: V, As, Co, REE. Giacimenti a solfuri di Cu (prevalentemente calcopirite) dismessi entro il 1962. Circa trenta siti minerari distribuiti tra le Valli Petronio, Gromolo, Graveglia. Ingenti corpi di discarica presso la Miniera di Libiola. Da valutare le risorse rimanenti. Drenaggio Acido di Miniera attivo in molti siti che testimonia l'estrazione di significative concentrazioni di Cu, Cr, Ni, Ag, Fe, REE dalle mineralizzazioni rimaste in situ, dalle rocce incassanti e dai corpi di discarica Censimento e mappatura dei corpi di discarica del distretto minerario della Val Graveglia (GE) e della Miniera di Cerchiara (SP) con analisi di dettaglio e relativa mappatura della distribuzione spaziale del Mn e degli altri potenziali elementi di interesse.

 


 

ESTRAZIONE MATERIE PRIME CRITICHE NEI FONDALI MARINI

I titoli abilitativi alla realizzazione di progetti di estrazione mineraria nei fondali marini sono rilasciati tenuto conto dell'aggiornamento della carta mineraria ai sensi dell'articolo 10 della legge 115/2024 e a condizione che siano valutati gli effetti dell'estrazione mineraria sull'ambiente marino, sulla biodiversità, sulla sicurezza della navigazione e sulle attività umane insistenti sui fondali medesimi.

Secondo il Programma Nazionale prima di parlare di estrazione, ed in accordo con la posizione italiana ed europea espressa negli specifici consessi regolatori internazionali (International Seabed Autority) è però necessaria una prolungata fase di ricerca mirata non solo alla definizione delle risorse disponibili ma anche alle metodiche di coltivazione, mitigazione e ripristino e ad una analisi costi-benefici, come base di una attenta valutazione degli impatti ambientali. Inoltre, il Programma Nazionale non prevede, al momento e stante le risorse economiche disponibili, la realizzazione di ulteriori indagini sui fondali marini. I dati contenuti nel database minerario GeMMA (QUI) sono riferiti alle indagini già compiute nel corso di specifiche compagne di ricerca a mare.

 


 

FASI OPERATIVE DEL PROGRAMMA NAZIONALE

Fase 1: completamento del database minerario nazionale e all’esecuzioni delle indagini programmate nelle aree a maggior potenziale minerario. Nelle aree di indagine di Fase 1 sono comprese anche tutte le strutture di deposito dei rifiuti estrattivi presenti

 

Fase 2 (eventuale, giugno 2026/maggio 2028) di durata biennale: dedicata al raffinamento di quanto ottenuto in Fase 1 e all’espansione della ricerca su aree potenzialmente interessanti dal punto di vista minerario ma non investigate in Fase 1, anche sulla base di specifici interventi di remote sensing tramite analisi satellitari e programmi di acquisizione dati da sensori avio/eli trasportati. Proseguimento della caratterizzazione dei rifiuti estrattivi. Si prevede applicazione della VIA per le attività di questa fase.

 

Fase 3 (eventuale, giugno 2028/maggio 2030) di durata biennale, dedicata alla finalizzazione, ed eventuale approfondimento di quanto eseguito in Fase 1 e 2 ed espansione della ricerca nelle aree limitrofe o in altre aree di interesse, anche tenendo conto della possibile variazione della lista dei materiali critici per l’UE.

 

Obiettivo: realizzare la Carta nazionale delle materie prime critiche.

 


 

AREE DI INDAGINE

Sono state individuate 14 aree /temi oggetto di indagine.

Per la Liguria: Distretti minerari a rame e manganese della Liguria orientale Progetto che copre i due distretti della Liguria orientale di manganese e rame, in parte sovrapposti entrambi in ofioliti. Questo progetto prevede anche la raccolta elaborazione e restituzione di dati geofisici da acquisizione elettromagnetica aero o elitrasportata (Airborne EM- QUI). Censimento e mappatura dei corpi di discarica delle principali miniere con analisi di dettaglio e relativa mappatura della distribuzione spaziale del Cu e degli altri potenziali elementi di interesse.

Grafite Savonese: Val Bormida Il progetto si propone di eseguire indagini preliminari di prospezione mineraria al fine di valutare il potenziale minerario delle mineralizzazioni di grafite localizzate nell’alta Val Bormida in Provincia di Savona. L’area è stata oggetto di coltivazione mineraria di Antracite e grafite sino alla seconda metà del ‘900. Geologicamente l’area di interesse si trova nel dominio Brianzonese delle Alpi Liguri

 

Possibile ampliamento nelle Fasi 2 e 3 In funzione dei risultati del piano di indagine sarà possibile prevedere la continuazione dell’esplorazione e l’applicazione delle metodologie consolidate e di nuove metodologie.

 


 

PIANO DI MONITORAGGIO

Il monitoraggio e la valutazione dei risultati ottenuti è fondamentale per garantire che il PNE rimanga pertinente, efficace e allineato con le priorità nazionali e con gli eventuali, e quanto mai possibili, cambiamenti nelle disponibilità estere di Materie Prime Critiche e di conseguenza nella loro criticità. Il monitoraggio costante tramite appositi indicatori permette, quindi, di riadattare il PNE alla volatilità delle condizioni geopolitiche internazionali. Oltre agli indicatori della performance delle attività di esplorazione sarà pertanto necessario elaborare indicatori sull’andamento globale delle materie prime e sulle necessità dell’industria nazionale. Un corretto Piano di monitoraggio prevede quindi una chiara suddivisione dei ruoli, delle responsabilità e dei compiti tra i vari soggetti coinvolti.

 

Indicatori di Impatto Ambientale e Sociale nel Piano di Monitoraggio:

In Fase 1 non sono previste attività invasive per cui si ritiene possa essere rappresentativamente misurato solo il: • Coinvolgimento delle Comunità Locali: Numero e tipo di interazioni con le comunità interessate (consultazioni, incontri informativi).

In Fase 2 e 3, se si procederà con l’avvio della campagna di sondaggi saranno da prevedere: 

• Area Totale Disturbata dalle Attività di Esplorazione: Misurazione delle superfici interessate da campionamenti, trincee, sondaggi, ecc. 

• Gestione dei Rifiuti di Esplorazione: Quantità e modalità di smaltimento dei rifiuti prodotti (es. fanghi di perforazione, scarti di campionamento). 

• Qualità dell'Acqua e del Suolo nelle Aree di Esplorazione: Monitoraggio di eventuali contaminazioni dovute alle attività. 

• Gestione del Patrimonio Culturale: Rispetto e protezione di siti archeologici o di interesse storico eventualmente presenti nelle aree di esplorazione. 

• Benefici Socio-Economici per le Comunità Locali (Potenziali): Valutazione preliminare dei possibili impatti positivi (es. creazione di posti di lavoro futuri). 

• Impatto sulla Biodiversità: Monitoraggio degli effetti sulle specie vegetali e animali presenti nelle aree di esplorazione.

 


 

IL PIANO DELLA COMUNICAZIONE

La mitigazione del conflitto tra necessità di prelievo delle risorse e la protezione dell’ambiente e delle condizioni delle comunità locali è un imperativo irrinunciabile e uno dei fondamenti del Critical Raw Materials Act. (Regolamento (UE) 2024/1252).  La ricerca della sostenibilità e il coinvolgimento delle comunità locali sono quindi processi ineluttabili che necessitano di una adeguata comunicazione.

Quindi l’attuazione del Programma Nazionale verrà accompagnato da un Piano della Comunicazione i cui indici sono riportati nella parte finale del Programma.

Si prevedono conferenze stampa, riunioni con gli stakeholder, webinar, sezioni specifiche di informazione del pubblico sul portale GEMMA, convegni, articoli su riviste.

 


 

PIANO DI COINVOLGIMENTO DEGLI STAKEHOLDERS

Tra gli stakeholders ci sono anche Cittadini - associazioni culturali e ambientaliste centrali e locali - rappresentanze civiche cittadini.

Il Piano di coinvolgimento dovrà essere adattato e specificato in base al contesto specifico del Programma Nazionale di Esplorazione mineraria di base, alle caratteristiche delle aree interessate e alle specificità dei diversi gruppi di stakeholder. È fondamentale, quindi, un approccio flessibile e adattabile per garantire un coinvolgimento efficace e significativo.

Obiettivo: garantire la accettabilità sociale degli interventi previsti dal Programma Nazionale.

 







 


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