giovedì 22 dicembre 2022

Perché è giuridicamente corretto sospendere nuovi forni crematori in Liguria

Il Presidente della Regione Liguria impone alla sua stessa maggioranza di votare contro un emendamento al disegno di legge collegato al Bilancio, presentato dalle opposizioni (QUI) che chiedeva un semplice rinvio per le autorizzazioni a nuovi forni crematori compreso quello previsto nel cimitero di Staglieno a Genova. Emendamento condiviso perfino dall'Assessore Regionale all'Ambiente e dal Diretto Generale Ambiente della Regione ma il Presidente ha deciso che no bisogna andare avanti a prescindere.
Una sospensione non costava nulla neppure in termini amministrativi anche perchè l'impianto (pur non tendendo conto della ormai nota sentenza del consiglio di stato) deve ancora avere l'autorizzazione ambientale (obbligatoria per legge comunque: AUA) che richiederà una valutazione degli stessi tecnici che sono dentro il gruppo di lavoro regionale che non potranno rimuovere tutto quello che hanno verbalizzato ad oggi. Quindi i tempi tecnici e amministrativi per una sospensione c'erano tutti ma soprattutto c’erano i motivi giuridici e tecnici ma prima di tutto sanitari e ambientali per formalizzare in legge regionale la sospensione e di seguito spiego perché. 

Infatti la proposta di sospensione delle autorizzazioni a nuovi forni crematori in Liguria si fonda sui seguenti presupposti:


1. la mancata attuazione delle norme tecniche nazionali relative alle emissioni da forni crematori come previsto dall’articolo 8 della legge  130/2001 (“Disposizioni in materia di cremazione e dispersione delle ceneri” QUI) secondo il quale entro tre mesi dalla approvazione della legge dovevano essere approvate: “le norme tecniche per la realizzazione dei crematori, relativamente ai limiti di emissione, agli impianti e agli ambienti tecnologici, nonché ai materiali per la costruzione delle bare per la cremazione”. Mancata attuazione non accompagnata in Liguria da alcuna norma o linee guida come invece hanno fatto altre Regioni come la Lombardia, il Piemonte, la Toscana. 


 

2. la sentenza del Consiglio di Stato che giustifica proprio per le suddette lacune normativa nazionale un intervento sia prescrittivo nei singoli procedimenti autorizzatori che regolamentare da parte di enti locali e Regioni. Per una analisi della sentenza si veda QUI.


 

3. la sentenza di cui al punto 2 che ha definito i forni crematori assimilabili agli inceneritori in relazione ai limiti delle emissioni dei singoli inquinanti e ha confermato come i forni siano classificabili come industrie insalubri di prima classe da cui un ruolo specifico del Sindaco ai sensi del TULS nell’esprimere un parere sanitario supportato dall’ASL territorialmente competente.



4. la mancata approvazione da parte della Regione Liguria del piano regionale previsto dall’articolo 6 legge 30 Marzo 2001 che recita “1. Entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, le Regioni elaborano piani regionali di coordinamento per la realizzazione dei crematori da parte dei comuni, anche in associazione tra essi, tenendo conto della popolazione residente, dell'indice di mortalità e dei dati statistici sulla scelta crematoria da parte dei cittadini di ciascun territorio comunale, prevedendo, di norma, la realizzazione di almeno un crematorio per regione.”


 

5. l’attività istruttoria del gruppo di lavoro istituito dalla Regione Liguria per definire natura e contenuti delle prescrizioni da applicare alle emissioni da forni crematori dove si affermano chiaramente delle nette perplessità in merito alla reale esigenza di un nuovo impianto, in mancanza di un piano programmatorio regionale. Attività istruttoria volta proprio a colmare le lacune normative sopra esposte in relazione alla programmazione dei forni crematori effettivamente utili in Liguria e a norme di gestione delle emissioni inquinanti in linea con gli indirizzi della sentenza del Consiglio di Stato sopra richiamata e le norme introdotte da altre Regioni che impongo a questi impianti limiti assimilabili a quelli dei forni inceneritori.

 

 

6. il caso del progetto del nuovo forno crematorio per il cimitero di Staglieno che ha confermato tutti i limiti e le lacune sopra elencate con in più un parere di ASL che ha affermato “Nella relazione (del proponente ndr.) si sono considerati unicamente gli insediamenti industriali limitrofi ma non le civili abitazioni poste sul versante ovest opposto pur se queste siano ad una distanza non superiore ai 500 metri dal sito”

 

 

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