Relazione dal Progetto Mare Caldo (QUI), in
collaborazione tra il DiSTAV dell’Università di Genova e Greenpeace, che si
propone di sviluppare una rete costiera di stazioni di monitoraggio degli
impatti dei cambiamenti climatici nei mari italiani.
La
rete, nata nel 2019 con l’installazione di una prima stazione pilota presso la
costa nord-occidentale dell’Isola d’Elba, conta ad oggi undici aree marine
protette (AMP) aderenti al progetto: AMP Miramare, AMP Portofino, AMP Cinque
Terre, AMP Isole Tremiti, AMP Isola dell’Asinara, AMP Tavolara Punta Coda
Cavallo, AMP Isole di Ventotene e Santo Stefano, AMP Torre Guaceto, AMP Capo
Carbonara, AMP Capo Milazzo e AMP Plemmirio.
Secondo
la relazione gli elevati valori di temperatura rilevati durante le estati del
2020 e del 2022 in tutte le aree di studio forniscono ulteriori spunti per l'individuazione
di anomalie termiche nel Mar Mediterraneo.
Nella
relazione sono riportate le analisi dei dati di temperatura registrati dai temperature
data loggers nelle aree aderenti al progetto, fatta eccezione per l’AMP
Cinque Terre, l'AMP Isole Tremiti, e l'AMP Milazzo dove l’installazione dei
sensori è avvenuta nel corso del terzo anno di progetto. Inoltre, sono
riportati i risultati delle campagne di monitoraggio condotte, nel terzo anno
di progetto Mare Caldo (2021-2022), nell'AMP Cinque Terre, nell'AMP Miramare e
all’Isola d’Elba
SINTESI ANALISI DALLA RELAZIONE
Si
è rilevato un basso stato ecologico (H’~2,5) per l’AMP Portofino, l’AMP Cinque
Terre e l’Isola d’Elba.
In
tutte le aree di studio sono stati osservati segni di sbiancamento e necrosi
delle specie target attribuibili all'effetto del riscaldamento delle acque.
Le
analisi condotte sulle specie termofile (che vivono e si moltiplicano a temperature
relativamente elevate, ovvero oltre i 45 °C e fino ai 122 °C) hanno
rivelato un gradiente latitudinale coerente con i dati sulla temperatura. Nelle
AMP più meridionali di Capo Carbonara e del Plemmirio è stato registrato il
maggior numero di specie termofile. Le specie termofile autoctone sono
naturalmente abbondanti in queste aree; tuttavia, il loro potenziale incremento
e la diffusione di specie esotiche potrebbero portare a un impoverimento delle
comunità autoctone (Occhipinti-Ambrogi, 2007). Diverse specie termofile sono
state osservate inaspettatamente anche all'Isola d'Elba, nell'AMP di Portofino
e nell’AMP Cinque Terre, mentre non sono state osservate specie termofile
nell’AMP Miramare.
In
conclusione, i risultati del terzo anno del progetto Mare Caldo confermano le
osservazioni condotte nell’ambito dei primi due anni. Gli effetti del
cambiamento climatico e delle anomalie termiche sono evidenti in tutte le aree
di monitoraggio, indipendentemente dalla diversa localizzazione geografica,
dalla diversa latitudine e dal diverso livello di conservazione. Come già
evidenziato, la mitigazione e la corretta gestione delle pressioni locali,
anche grazie all’istituzione di aree marine protette, rappresentano le migliori
strategie per aumentare la resilienza degli ecosistemi marini costieri.
Tuttavia, pur essendo validi strumenti di conservazione, non sono sufficienti a
contrastare gli effetti del cambiamento climatico, per i quali sono necessari
anche interventi sinergici a livello globale. Per questo motivo risulta
fondamentale lo sviluppo di reti di monitoraggio e ricerca a livello
internazionale. I risultati ottenuti nei tre anni di progetto Mare Caldo, e il
loro confronto con la rete mediterranea T-MEDNet, evidenziano l’importanza di
valutare in maniera sinottica e comparativa gli effetti del riscaldamento
globale sugli ecosistemi marini.
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