venerdì 26 novembre 2021

L’Autorità di Sistema Portuale spezzina invece che pensare alla centrale a gas affronti l’inquinamento da attività portuale ORA

Secondo il direttore della Autorità di Sistema Portuale (oggi su Città della Spezia): “Se le luci della nave vengono accese grazie all’energia prodotta da una centrale termoelettrica alimentata da fonte fossili, capite che il problema si sposta di qualche chilometro ma non si risolve“.

Trovo queste dichiarazioni sconcertanti e di seguito spiego perché… 


1. intanto visto che i tecnici della Autorità di Sistema Portuale trattano da sempre gli ambientalisti come degli ignoranti, voglio ricordare a questi signori che le emissioni di una centrale a gas moderna sono imparagonabili alle emissioni da gasolio delle navi in porto, in secondo luogo che la centrale a gas PROPOSTA A SPEZIA non c’entra un tubo con l’inquinamento del porto visto che riguarda la stabilità del sistema elettrico nazionale nella fase di transizione alla produzione di energia elettrica da sole fonti rinnovabili.

 

2. quello che avrebbe dovuto dire questo signore invece è che il progetto di centrale a gas deve tenere conto dell'impatto esistente del porto come uno dei parametri fondamentali per bocciare il progetto di centrale a gas all'interno del procedimento di VIA. Quindi non è il progetto di centrale a gas in quanto tale ad essere incompatibile ma semmai il sito dove si vuole collocarlo che vede già fonti di inquinamento rilevanti.

 

3. ma il punto 2 per onestà intellettuale dovrebbe portare la Autorità di Sistema Portuale ad ammettere che l'attuale inquinamento prodotto dal porto è inaccettabile ma soprattutto che ad oggi mancano totalmente studi sull'impatto sanitario della attività portuale , non solo ma i monitoraggi spot non servono a capire il rischio per la salute pubblica e non sono neppure impostati (come sarebbe invece tecnicamente possibile) per poter distinguere l'inquinamento prodotto dal porto rispetto a quello ad esempio del traffico automobilistico o da altre fonti inquinanti presenti nel territorio. Di questo si continua a non parlare, per non ricordare il mancato regolamento che disciplini il rumore dai porti in pieno centro urbano come previsto da anni dalla legge quadro nazionale (vedi QUI).

 

4. I previsti progetti di risanamento ambientale delle attività portuale continuano a non essere chiari soprattutto nella tempistica realizzativa questo nonostante si preveda sia per il porto commerciale che per le navi da crociera un incremento degli attracchi in porto, nel 2022, assolutamente insostenibile nella attuale situazione come confermano gli stessi dati di Arpal.

 

5. I progetti proposti dalla Autorità di Sistema Portuale come pure la dichiarazione riportata all'inizio sulla centrale a gas servono per distogliere la discussione su quello che non si è fatto fino ad ora o che si è, purtroppo, fatto. In particolare:

5.1. si è realizzata una fascia di rispetto inadeguata e contro le stesse prescrizioni del decreto di valutazione di impatto ambientale del Piano Regolatore Portuale approvato nel 2006 come ho spiegato QUI.

5.2. non esiste trasparenza sugli atti di controllo delle navi che attraccano nel porto come ho ampiamento spiegato QUI.

5.3. sulle navi da crociera sussiste una rimozione totale del problema sanitario in atto e di quello che potrebbe succedere nel 2022 quando sono previste oltre 190 navi in attracco nel porto di Spezia. Su questo occorrerebbero nuovi monitoraggi e studi sul rischio sanitario da avviare subito per valutare la attuazione di provvedimenti di limitazione del numero di navi in porto come ho spiegato QUI, anche perché gli accordi volontari non sono sufficienti quando si parla di una nave in attracco quasi ogni giorno in pieno centro città! (vedi QUI)

5.4. l’ampliamento del porto (non solo il terzo bacino ma anche gli interventi fatti sul molo Garibaldi) hanno rimosso l’obbligo scritto nelle prescrizioni del Piano Regolatore Portuale del 2006 di effettuare nuove valutazioni ambientali in sede di approvazione degli interventi nei singoli ambiti in cui è divisa la fascia di demanio portuale come ho spiegato da ultimo QUI.


 

CONCLUSIONI PARLIAMO DI QUELLO CHE NON HA FATTO L’AUTORITÀ PORTUALE ALTRO CHE CENTRALE A GAS

Si è continuato a privilegiare lo sviluppo del porto senza rispettare la chiara indicazione del Ministero dell’Ambiente: valutare preventivamente gli impatti nei diversi scenari di sviluppo del porto commerciale e predisporre misure preventive di tipo ambientale: della serie prima lo sviluppo delle banchine e dei container poi vedremo di metterci qualche pezza ambientale.

Il punto di caduta finale è stato la approvazione del Documento di Pianificazione Strategica di Sistema (DPSS) che ha congelato il PRP del 2006 (a mio avvio in modo illegittimo vedi QUI) ma soprattutto senza effettuare una necessaria verifica di ottemperanza delle prescrizioni fissate nel 2006.

 

 

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