Il nuovo presidente della
Autorità di Sistema Portuale per i porti di Spezia e Carrara dichiara di volere
applicare al porto spezzino i principi del Green New Deal
Intanto non sarebbe male
che cominciasse ad affrontare le seguenti questioni fondamentali per creare davvero
quel “ponte tra mare città” di cui
tratta in un articolo oggi sul Secolo XIX...
RUMORE DA ATTIVITÀ PORTUALE
Sollevare verso il Governo
la questione della mancanza di un apposito regolamento sulle emissioni rumorose
da attività portuali limitrofe a zone densamente abitate. Questo nel rispetto
della stessa legge quadro sul rumore inattuata, sul punto, dal 1995. La legge
447/1995 al comma 1 articolo 11 recita: “1. Con uno o più decreti del Ministro
dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, di concerto con i
Ministri della salute, delle infrastrutture e dei trasporti, della difesa, dei
beni e delle attività culturali e del turismo e dello sviluppo economico,
secondo le rispettive competenze, ai sensi dell'articolo 17, comma 3, della
legge 23 agosto 1988, n. 400, sono adottati uno o più regolamenti, distinti per
sorgente sonora relativamente alla disciplina dell'inquinamento acustico avente
origine dal traffico marittimo, da natanti, da imbarcazioni di qualsiasi
natura, dagli impianti di risalita a fune e a cremagliera, dagli eliporti,
dagli spettacoli dal vivo, nonché dagli impianti eolici."
Ne ho trattato da ultimo QUI.
Nel frattempo non sarebbe male che attraverso un apposito protocollo tecnico con Comune, Arpal, ASL e Regione il neo Presidente applicasse anticipatamente quanto previsto dalla nuova Direttiva UE 2020/367 (QUI - rettifica QUI) , che comunque entrerà i vigore entro il 31/12/2012. La nuova Direttiva ha modificato l’allegato III della direttiva 2002/49/CE relativa alla determinazione e alla gestione del rumore ambientale (QUI). Si tratta del’allegato che definisce i metodi per determinare gli effetti nocivi del rumore nell’ambiente esterno. Uno strumento utile, per imporre prescrizioni alle emissioni rumorose una volta dimostrato specificamente il danno alla salute anche solo potenziale delle stesse.
Ne ho trattato QUI.
EMISSIONI DALLE NAVI NEL PORTO
Qui occorrebbe avviare
prima di tutto dei monitoraggi mirati e specifici per le emissioni portuali,
come previsto da progetti europei e metodologie validate a livello
internazionale, in modo da uscire dalla diatriba inquinamento da traffico stradale
urbano o inquinamento da attività portuale. Non solo ma sarebbe necessario
anche la realizzazione di una mappa georeferenziale che individui per ogni area
del porto commerciale ma anche della cantieristica: emissioni potenziali e
reali nonché gli obblighi di legge da rispettare e come sono rispettati. Questo
è un vecchi progetto iniziato dalla Autorità Portuale anni fa e poi lasciata a
languire in un cassetto nella migliore tradizione occultista della burocrazia e
della politica spezzina.
Inoltre il neo Presidente
dovrebbe impegnare sia l’ente che presiede, per la parte di sua competenza, che
la Capitaneria di Porto a rendere pubblici tutti gli atti relativi ai controlli
delle emissioni da navi e dei combustibili utilizzati all’entrata nel porto
spezzino.
Da ultimo ne ho trattato QUI.
RIPRENDERE E ATTUARE LE PRESCRIZIONI AMBIENTALI DEL PIANO REGOLATORE DEL PORTO VIGENTE
La precedente dirigenza
della Autorità di Sistema Portuale ha deciso con l’approvazione del Documento
di Pianificazione Strategica di Sistema (DPSS) che "Il Prp
spezzino del 2006 è valido e deve essere attuato". Quindi nessun nuovo
Piano Regolatore di Sistema Portuale ai sensi della vigente versione della
legga quadro sui porti perché viene ritenuto valido un Piano Regolatore
Portuale (PRP) vecchio di 14 anni fondato su uno studio del 1990, un piano
che fino ad oggi nelle parti attuate o in attuazione non ha mai rispettato sia
le prescrizioni urbanistiche del Consiglio Regionale che quelle ambientali
della VIA del Ministero dell'Ambiente.
Da ultimo ne ho trattato QUI.
RISPETTARE PIENAMENTE LE PROCEDURE DI LEGGE PER I NUOVI DRAGAGGI DEL PORTO
In particolare occorrerà
valutare le tecniche di dragaggio migliori e soprattutto senza dimenticare che
l’area da dragare è dentro un sito di bonifica (sia pure declassificato formalmente
a regionale) ancora fortemente inquinato.
Quindi l’istruttoria che
porta alla autorizzazione non dovrà essere interpretata come una mera
autocertificazione ma dovrà vedere applicato un iter di valutazione
tecnica molto rilevante che diventa più complesso proprio se sia il punto di
escavo che le aree contermini (nel caso in esame il golfo di Spezia) vedano la
presenza sia di fonti rilevanti di inquinamento anche stabilizzato che di aree
di pregio naturalistico e attività di tipo economico turistico.
Da ultimo ne ho trattato QUI.
AFFRONTARE LA QUESTIONE DEL RISCHIO DI INCIDENTE RILEVANTE NEL PORTO
I Progetti che vedono un
ruolo sempre maggiore del GNL trasportato all’interno del nostro golfo (QUI
e QUI)
si vanno ad inserire in un quadro normativo che vede la scelta folle di
rimuovere le aree portuali con attività differenziate come quella spezzina non
più assoggettate alla disciplina della Seveso III.
Per ovviare a questo
limite non è indispensabile modificare la suddetta normativa, sarebbe
sufficiente un accordo Regione Autorità di Sistema Portuale Comune e Prefettura
per applicare, sulla base di apposito protocollo tecnico, le linee guida (QUI)
elaborate dal sistema Agenzie Regionale Protezione dell’Ambiente (ARPA) e Corpo
Nazionale Vigili del Fuoco. Di come attuare queste linee guida ne ho trattato
nell’ultima parte di questo post QUI.
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