domenica 28 giugno 2015

Piazza Verdi: le responsabilità del Comune nella verifica di interesse archeologico

Con la nota del Direttore Generale Archeologia del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, attraverso la Soprintendenza regionale competente, viene comunicata la sospensione provvisoria del cantiere di Piazza Verdi per valutare il valore archeologico dei nuovi ritrovamenti al centro della piazza dove dovrebbe essere realizzate le famose (piscine) e i portali di Buren nonché l’agorà.   

Le reazioni scomposte dell’assessore competente del Comune, riportate dal quotidiano La Nazione che ha dato la notizia della suddetta nota,  lasciano sconcertati.
L’assessore, con la solita arroganza istituzionale della Amministrazione Federici, di fronte ad un atto di un altra istituzione pubblica,  minaccia querele, azioni di risarcimento danno, parla di “accanimento contro questa Piazza”.  È questa la cultura istituzionale e di governo della Giunta Federici: insulti e minacce a tutti quelli che sembrano voler mettere i “bastoni fra le ruote” ai progetti di questa amministrazione comprese le altre istituzioni!

Peccato che quello che sta accadendo era già tutto scritto nelle carte ufficiali e sarebbe stato compito proprio della Amministrazione Comunale gestire anticipatamente quello che ora sta esplodendo.

Vediamo perché intanto limitandoci a leggere gli atti:



GLI ATTI UFFICIALI DI SOPRINTENDENZE E COMUNE
Con atto della Soprintendenza ai Beni Archeologici, datato 25/5/2012, si affermava che: “la progettazione dell’opera pubblica è stata effettuata in totale difformità” con la vigente normativa in materia di vincolo archeologico.  La Soprintendenza faceva altresì notare che proprio per questa carenza, la mancata verifica preventiva dell’interesse archeologico, sarebbe stato possibile, nel corso dei lavori, il verificarsi di ritrovamenti di rilievo archeologico tali da comportare verifiche nel cantiere con relative sospensione dei lavori.

Nell’atto del 6/11/2012 di autorizzazione complessiva del progetto di Piazza Verdi da parte della Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici si può leggere: “Qualora nella conduzione dei lavori sorgano imprevisti o emergano strutture di interesse storico, artistico o archeologico, il titolare della presente autorizzazione o, per lui, il direttore dei lavori o l’impresa esecutrice sono invitati ad informare tempestivamente questo ufficio che provvederà, compatibilmente con le disponibilità di personale ad attuare le necessarie verifiche. Immediata informazione dovrà altresì essere inviata alla Soprintendenza per i Beni Archeologici per ogni struttura o reperto che emergesse da scavi

Nelle controdeduzioni  del 22/4/2013 n. 1910, all’esposto dell’Avvocato Giromini, la Soprintendenza Archeologica affermava quanto segue: “ Nel caso di Piazza Verdi il Comune ha trasmesso a questa Soprintendenza esclusivamente il progetto definitivo, privo di documento di valutazione del rischio archeologico, giustificando tale operato con problemi di tempistica legati alla scadenza del bando europeo pena la perdita di finanziamenti”.  Le controdeduzioni pur affermando che il progetto nonostante questa lacuna poteva continuare ad essere realizzato,  così concludevano: “Ciò nonostante  considerato che in archeologia il quadro delle conoscenze è suscettibile di  modifiche con il procedere delle esplorazioni, nella nota del 25/5/2012 (vedi sopra ndr) è stata richiesta la assistenza archeologica in corso d’opera, richiamando in particolare l’attenzione sugli interventi elencati in dettaglio, in cui da progetto è previsto uno scavo più profondo”.

Nonostante quanto contenuto negli atti sopra esposti il Comune della Spezia, con totale superficialità diciamo “predittiva” nel Rapporto conclusivo delle Verifiche di del progetto esecutivo di riqualificazione architettonica ed artistica di Piazza Giuseppe Verdi  in data 6/11/2012 affermava: “ le verifiche sono state finalizzate all’accertamento dei seguenti requisiti:….. la minimizzazione dei rischi di introduzione di varianti e di contenzioso”. 



COSA EMERGE DAGLI ATTI UFFICIALI SOPRA RIPORTATI
Dagli atti sopra riportati emergono i seguenti elementi oggettivi:
1. Il Comune non ha svolto la procedura di verifica preventiva  dell’interesse archeologico della Piazza come previsto obbligatoriamente dalla legge (vedi QUI)
2. Il Comune non ha presentato insieme con la suddetta verifica il progetto preliminare alla Soprintendenza Archeologia ma il progetto definitivo
3. le due suddette lacune procedurali costituiscono vizi formali ammessi dalle istituzioni preposte ma, guarda caso, non rilevati ne dal TAR ne dal Consiglio di Stato quando si sono pronunciati sul caso Piazza Verdi
4. Il Comune motivò le suddette lacune procedurali ed istruttorie con il rischio di perdere finanziamenti europei, motivazione senza alcun fondamento legale visto che il bando era precedente addirittura alla delibera del Consiglio di Comunale del 13/10/2008 che dette il via libera alla Giunta e agli uffici a partecipare a detto bando
5. Il Comune sin dal 2012 (quindi molto prima della apertura del cantiere) era consapevole della possibilità di interruzioni legate agli scavi per la realizzazione del progetto.
6. con il nuovo atto della Direzione Generale archeologia del Ministero vengono anche smentite le inopportune anticipazione del Soprintendente della Regione Liguria dei giorni scorsi, vedi QUI.



CONCLUSIONI
La domanda finale:  poteva il Comune fare qualcosa per evitare questo ennesimo stop al cantiere di Piazza Verdi?   Certamente si! 
Sarebbe stato sufficiente che il Comune avesse presentato il progetto preliminare alla Soprintendenza accompagnato dalla prima fase di verifica dell’interesse archeologico. A quel punto si poteva prevedere più facilmente la possibile presenza di emergenze archeologiche, si poteva modificare in tal senso sia il progetto definitivo che dare specifiche puntuali nella realizzazione del progetto esecutivo come ho spiegato ampiamente QUI
In questa vicenda, quindi, la burocrazia non c’entra nulla: si trattava e si tratta di lavorare seguendo la legge e gli indirizzi istruttori chiarissimi del Ministero.

In conclusione comunque la si pensi il Comune non ha alcuna giustificazione a minacciare querele o azioni di risarcimento danno visto che è il primo responsabile di questa situazione di ulteriore ritardo. 

L’Assessore impari a rispettare la legge e le altre istituzioni e  controlli meglio come lavorano i suoi uffici a cominciare dal dirigente responsabile del procedimento sul progetto di Piazza Verdi.
Per il resto lasci svolgere il suo lavoro alla Soprintendenza Archeologica come deve avvenire in una Paese civile che rispetta il ruolo di ogni istituzione e gli interesse generali che questa rappresenta, perché i Beni Archeologici sono Beni Comuni di tutti noi e non possono essere oggetto di trattativa “politica” per realizzare velocemente progetti di un Sindaco che vuole passare alla storia con i soldi dei cittadini!














1 commento:

  1. Se risultassero provate le omissioni del comune di La Spezia nella ricostruzione cronologica fornita per lo studio di fattibilità e per la valutazione dei dati da parte della Soprintendenza regionale,esisterà un funzionario che ha comunque firmato questa inattendibile relazione?.Non è ammissibile che un tale spreco di denaro pubblico non abbia un responsabile?Esisterà da qualche parte un documento firmato che ha causato questo danno ai cittadini.
    Anzichè accusare chi non è in accordo coi progetti imposti rispondano sul tema gli autori di queste omissioni.

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