Questo post potrebbe sembrare una sorta di excusatio non richiesta, in realtà è una accusa anche verso il mondo ambientalista troppo preso da un altra "excusatio" la Excusatio propter infirmitatem, letteralmente: dichiarazione esplicita di inferiorità del locutore, che detto in altri termini qui si riferisce a quell'atteggiamento tipico di certo ambientalismo che si riassume più semplicemente in questo ragionamento: "io le cose le ho denunciate, contestate etc. ho dichiarato il mio no, quindi non ho altro da dire e fare se la vedano quelli che contano e decidono e controllano".
Intanto partiamo dai problemi che ha di fronte chi come me si occupa di vertenze ambientali sul territorio:
1. nella nostra Provincia spezzina, le istituzioni preposte alle problematiche ambientali non svolgono quasi mai
fino in fondo il loro ruolo. Questo non viene fatto sia per mala fede (leggi difesa di un sistema di potere locale clientelare e radicato), a volte
anche per incompetenza, ma ultimamente anche perchè assistiamo ad una sistematica
distruzione dei settori istituzionali preposti all'Ambiente, in primo luogo
quello della Provincia, nel totale "assordante" silenzio di politica, sindacati ufficiali, e, mi dispiace scriverlo ma è così, di ambientalisti molto pronti ad organizzare conferenze di
autopromozione ma poco interessati a battersi per far funzionare le istituzioni
pubbliche;
2. il mondo ambientalista
è assolutamente inadeguato a svolgere questa, purtroppo, necessaria funzione di
supplenza delle istituzioni, inadeguato perchè, come spiego nella second parte di questo post, sottovaluta il suo ruolo in questa fase della crisi del nostro Paese;
3. i cittadini si fidano
sempre meno delle istituzioni e allo stesso tempo vogliono risposte chiare
rispetto ai loro problemi, quasi come se contemporaneamente contestassero ogni Autorità e chiedessero autorevolezza nelle risposte.
Ecco un elenco di vertenze
che sto seguendo insieme a pochissimi altri, direttamente o indirettamente
(come supporto tecnico giuridico):
impianto rifiuti pericolosi
Cerri di Follo,
impianto inerti Lagoscuro
Vezzano Ligure,
impianti rifiuti Saliceti
Vezzano Ligure,
variante al Piano
Regolatore del Porto (l'AP la chiama adeguamento tecnico funzionale),
dragaggio dell'area
portuale,
pianificazione urbanistica
varia (piano spiagge marinella, PUC Vezzano Ligure e Ameglia etc. etc.),
mappatura del rischio
idraulico aggiornata dalla regione liguria,
verifica rispetto
prescrizioni AIA centrale enel,
questione cave Monte Parodi e altro
.....
a questi (ma sono solo le
più significative) occorre aggiungere la analisi puntuale di tutto quello che
viene prodotto a livello di normativa regionale ligure in materia ambientale
e se possibile anche delle principali
istituzioni locali....perchè solo così si riescono a capire in anticipo i
rischi che potrebbero arrivare e soprattutto i limiti eventuali di normative
che poi dovranno essere applicate anche alle vertenze in atto
Tutto questo insieme con
pochissimi altri (ripeto due tre persone) viene svolto in modo completamente
volontario e quindi inevitabilmente artigianale sia perchè manca la
interdisciplinarietà delle competenze (spesso e volentieri) ma anche il tempo
materiale.....
Allora io non faccio più
appelli a nessuno sul fatto che:
chi ha competenze dovrebbe
mettersi a disposizione,
occorrerebbe creare luoghi
e momenti di coordinamento perchè spesso e volentieri molte vertenze si tengono
insieme,
occorrebbe anche studiare
il modo di trovare un minimo di risorse anche economiche.
Ripeto non è un appello ne
ho fatti tanti e sono caduti nel vuoto in questi anni.........la mia è solo ed
unicamente la fotografia della
situazione...............
Certo:
se le
istituzioni funzionassero e soprattutto le facessero funzionare,
se i
funzionari pubblici si preoccupassero prima di tutto di fare il loro dovere e
non di sentire i tempi e le esigenze della politica e degli interessi forti che
si muovono i territori,
allora forse gran parte
delle esigenze sopra esposte cadrebbe…ma viviamo un epoca di crisi profonda delle istituzioni pubbliche
e della democrazia rappresentativa come la abbiamo conosciuta fino ad ora.
Non si tratta di subire questa crisi ma di gestirla:
1. da un
lato aprendo vertenze per riformare e rendere più efficienti e trasparenti le
istituzioni pubbliche preposte alla tutela ambientale
2. dall’altro
organizzando meglio la cittadinanza attiva nel suo ruolo di supplenza ai vuoti
delle istituzioni e della politica ufficiali .
LA
ASSUNZIONE DI RESPONSABILITÀ DEI CITTADINI ATTIVI SU COME SI STA DENTRO I
CONFLITTI E SU COME SI GUARDANO LE ISTITUZIONI DA DENTRO I CONFLITTI
In
questi anni di degenerazione della democrazia rappresentativa, quasi per
reazione negativa, dal versante società civile emerge spesso un disinteresse verso
la crisi e la perdita di sovranità delle istituzioni pubbliche come pure di una
riorganizzazione delle stesse, come se ci fosse una fuga verso un
neocorporativismo comunitario e territoriale anti-istituzionale per
principio.
Chi
ha fatto vertenze ambientali o ha presso parte a processi partecipativi in
questi anni ha notato sicuramente il prevalere di una cultura dei percorsi
partecipativi vissuti non come occasione per contribuire a modificare il
modello decisionale ma come strumenti tattici per imporre il proprio punto di
vista con mezzi tradizionali , interni all’attuale modello decisionale :
ricorsi alla magistratura, liste civiche, manifestazioni se non addirittura
trattative dirette con i politici che contano.
In
realtà la crisi della democrazia rappresentativa e dei partiti tradizionali
come li abbiamo conosciuti nel secolo scorso richiede un ruolo sempre più
attivo delle comunità locali anche e soprattutto nelle articolate forme con le
quali queste reagiscono alla suddetta crisi: associazioni, volontariato,
comitati. Ma se la crisi della democrazia rappresentativa è entro certi
limiti irreversibile e se non vogliamo che questa crisi produca svolte
populiste ed autoritarie allora i movimenti devono uscire dal loro
settorialismo e agire sempre di più come soggetti politici.
Soggetti politici che non devono porsi il problema delle elezioni (quello
resterà compiti dei partiti, rinnovati fin che si vuole ma sempre dei partiti)
ma devono invece porsi il problema della riforma della Pubblica Amministrazione
vista dentro una democrazia rappresentativa che dovrà riconoscere un ruolo
autonomo alle forme di autorganizzazione della società civile.
Occorre un
programma che potrebbe riassumersi in un slogan Promuovere
Intelligenza Territoriale.
Sviluppare l'intelligenza territoriale significa, raccogliere informazioni e
dati sui diversi processi e fenomeni attivi sul territorio, utilizzare
strumenti per la loro analisi e diffusione, con l'obiettivo di accrescere il
livello di know-how delle persone e delle organizzazioni presenti sul
territorio, e utilizzare questo know-how nella ricerca di strategie per la
governance territoriale e lo sviluppo competitivo.
D’altronde questo ruolo di soggetto
politico autonomo dei nuovi movimenti della società civile che, per comodità,
abbiamo racchiuso dentro la definizione di CITTADINI ATTIVI &
REATTIVI, è stato recentemente riconosciuto dalla Corte Costituzionale con la sentenza N. 1/2004 (vedi QUI).
In particolare la
Corte Costituzionale ha ribadito due principi fondamentali contenuti nella
nostra Costituzione e che ne dimostrano la attualità soprattutto nella Parte
I.
1. I partiti e,
quindi i rappresentati eletti nei partiti, non acquisiscono ruolo costituzionale ma sono solo strumenti di
esercizio del diritto di associazione che la costituzione riconosce ai
cittadini
2. la
sovranità popolare appartiene costituzionalmente ai cittadini anche dopo le
elezioni.
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