L’Assessore Mori del
Comune di Spezia non perde occasione per intervenire su questioni di cui non ha
la minima conoscenza. In una intervista al Secolo XIX di oggi dichiara: “ la
procedura di verifica preventiva dell’interesse archeologico avrebbe comportato
costi da paura per poi ritrovarci col solito Politeama e i soliti muri del Torretto.
No meglio così”
Ovviamente non è così e ora vi spiego perché
Premesso che:
a) la procedura
di verifica di interesse archeologico è un obbligo di legge imposto dal codice
degli appalti;
b) la procedura
è stata chiesta formalmente dalla Soprintendenza competente a maggio del 2012;
c) la procedura
di verifica serve proprio per evitare che a progetto esecutivo avviato si debba
bloccare tutto per la scoperta di reperti che devono comunque essere valutati a
prescindere da quanto possa pensare un assessore ignorante di storia e di leggi,
ripeto premesso quanto sopra, e non è poco, occorre dire che
la dichiarazione dell’assessore conferma che il signore non ha la più pallida
di cosa stia parlando quando si riferisce alla procedura di verifica preventiva
dell’interesse archeologico in caso di realizzazione di un’opera pubblica in un
sito storico come è certamente Piazza Verdi.
La procedura
come vedremo consta di due fasi e la prima non è per niente invasiva e neppure
eccessivamente costosa. Anzi la prima fase serve proprio per evitare
preventivamente di trovarsi in una emergenza archeologica a pieno cantiere
aperto ma soprattutto solo dopo una accurata indagine non invasiva e
prevalentemente documentale laSoprintendenza decide di avviare la seconda fase
che invece è effettivamente più impegnativa.
Ma l’Assessore
ignorante dovrebbe considerare che se si arrivasse ad avviare la seconda fase
allora vorrebbe dire che nella piazza ci sono tali e tanti elementi
archeologici che non avrebbero comunque permesso la realizzazione del progetto
su Piazza Verdi o comunque ne avrebbero comportato una profonda modifica.
Questo l’Assessore lo voleva scoprire a cantiere avviato? Come peraltro è avvenuto, sia pure solo in parte?
COME FUNZIONANO LE FASI DELLA PROCEDURA DI
VERIFICA PREVENTIVA DELL’INTERESSE
ARCHEOLOGICO
1.
Acquisire i documenti utili per la verifica contenuti negli archivi storici
della Soprintendenze sia a livello regionale che locale
2.
La documentazione storica dovrà essere inserita nel fascicolo archeologico da allegare al progetto preliminare (nel
caso in esame il progetto di riqualificazione di Piazza Verdi). Il fascicolo
archeologico dovrà essere redatto secondo modelli standard predisposti dal
Ministero dei Beni Culturali.
3. Se
sull’area esistono già ampie documentazioni sulla storia della stessa il
fasciolo archeologico potrà essere semplificato sulla base di un confronto tra
Soprintendenza e Stazione Appaltante con i progettisti (nel nostro caso Comune di
Spezia e Buren Vannetti)
4.
Il responsabile della istruttoria (un archeologo) esamina progetto e il
fascicolo allegato e stende una relazione motivata sulla base della quale il
Soprintendente decide o meno di avviare la procedura di verifica
5.
Nel caso affermativo è prevista la possibilità di un accordo tra Soprintendenza
e Stazione Appaltante (nel nostro caso il Comune), prima giocava un ruolo anche
la Direzione Regionale ora superata dalla riforma della organizzazione
periferica del Ministero per i Beni e le Attività Culturali. In detto accordo,
predisposto sulla base delle indicazioni della Soprintendenza, è possibile
graduare la complessità della procedura, in ragione della tipologia e dell’entità
dei lavori, anche riducendo le fasi e i contenuti del procedimento, e
disciplinare le forme di documentazione e di divulgazione della indagine.
6.
In una prima fase possono essere previste, una volta avviata la procedura di
verifica secondo le modalità descritte nei punti precedenti, indagini geognostiche e di saggi archeologici tali da assicurare
una campionatura dell’area interessata. Tale campionatura va definita
preliminarmente anche sulla base della documentazione contenuta nel fascicolo
archeologico e nell’eventuale accordo di cui al punto precedente. Si tratta
comunque di indagini non invasive.
7.
i veri e propri sondaggi archeologici (trincee o saggi di maggiore entità)
andranno effettuati solo in caso di anomalie che possano emergere dalle
indagini non invasive di cui al punto 6.
8.
chiusa la prima fase, sulla base dell’indagine di cui sopra, il funzionario
archeologo responsabile della istruttoria predispone una relazione interna per
il Sopritendente, descrivendo gli elementi
archeologicamente significativi emersi che giustificano il passaggio alla
seconda fase. Per elementi archeologicamente significativi si intende la
presenza certa di livelli di frequentazione, strutture e/o materiali
archeologici.
9.
In assenza degli elementi di cui al punto 8 la procedura si ritiene terminata e
il Soprintendente rilascia il parere conclusivo
10.
solo l’eventuale avvio della seconda
fase prevede scavi e sondaggi invasivi in estensione e comunque anche in
questo caso tali interventi dovranno essere definiti contemperando la
compatibilità dell’opera pubblica con la tutela del patrimonio archeologico…..come
dire che non si scaverà in modo da impedire, una volta finita la verifica di
interesse archeologico, la realizzazione dell’opera pubblica a meno che non si
dimostri che questa sia totalmente incompatibile con la conservazione delle
emergenze archeologiche ritrovate. Questo lo deciderà il Soprintendente
ovviamente sula base della istruttoria tecnica svolta in questa seconda fase.
CONCLUSIONI
Ovviamente solo dopo il Parere della Soprintendenza il progetto di opera pubblica diventa definitivo e
può andare in esecuzione. Tutto questo poteva essere svolto nel 2012, anno in
cui è avvenuta la autorizzazione del progetto di Piazza Verdi, quindi molto prima dell’avvio
del cantiere e probabilmente si sarebbero fermati solo alla prima fase della
procedura di verifica dell’interesse archeologico. Ma tale procedura andava
svolta non solo perché lo prevede la legge come abbiamo visto ma soprattutto perché
non avere svolto questa procedura preventiva ha comportato molti stop in questi
tre anni di cantiere. Questi stop potevano essere evitati come ho dimostrato sopra
e poteva essere evitato anche lo stop generale del cantiere (giugno 2013) se l’Amministrazione
Comunale avesse svolto la verifica di interesse culturale della Piazza
Verdi ma di questo ho già trattato più volte e non voglio ritornarci.
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