Rispondendo oggi ad un articolo della giornalista Sondra Coggio sul Secolo XIX dello scorso 24 gennaio, Arpal spiega che non ci sono stati superamenti dei limiti di legge per l’inquinante ossido di azoto nelle zone limitrofe alla zona di ormeggio delle navi da crociera.
Il nodo di fondo che affronto in questo post è il modo di comunicare di questi enti tecnici che è frutto prima di tutto dell'assenza della politica e quindi dei nostri amministratori decisori (Comune e Autorità di sistema portuale in primo luogo). Se la politica è assente e non indirizza le decisioni, gli enti tecnici si limitano a fare i notai: "siamo nei limiti di legge", e non potrebbero fare altrimenti! Ma tra i limiti di legge, peraltro non sempre rispettati come Arpal sa bene, e la tutela della salute pubblica c'è un mondo inesplorato di cui dovrebbero occuparsi appunto i decisori pubblici come pure l'altra grande assente in questo dibattito: l'ASL. Vediamo perchè...
Premesso che i rapporti Arpal di tutti questi anni dimostrano una criticità in quell’area dovuta sicuramente alle navi da crociera con superamenti dei limiti negli anni dal 2017 al 2019. Secondo il comunicato di oggi di Arpal non ci sono stati superamenti dei limiti degli ossidi di azoto sia per la media nelle 24 ore che quella annuale nel corso del 2021 e neppure a inizio 2022.
A parte il fatto che se andiamo a vedere anche i soli dati giornalieri di questi giorni risultano picchi di ossido di azoto rilevanti al limite dei valori di legge (vedi QUI) come peraltro ammesso dalla stessa Arpal nel comunicato di oggi. Arpal sul punto gioca con le parole “i valori in questi giorni sono alti ma non si può proprio parlare di livelli record” sic! Dove alti significa due cose:
1. la prima, ammessa da Arpal, che sono molto vicini ai limiti di legge da non superare anzi da cui tenersi più lontani possibile;
2. la seconda, rimossa da Arpal, che i valori degli inquinanti rilevati sono ben al di sopra dei limiti che secondo OMS producono danni alla salute pubblica.
Qui viene in gioco il senso del titolo di questo post. Si perché non il sottoscritto, o qualche giornalista critico, ma l’OMS ha chiarito che i limiti attuali di legge, sia le media annuali che orarie, non tutelano la salute pubblica.
La tabella che riporto all’inizio del post è chiarissima il valore annuale per il biossido di azoto passa, secondo OMS, da 40 a 10 microgrammi/m3 di aria! Capito?
Ma c’è di più perché Arpal nella sua dichiarazione di oggi ad un certo punto afferma: “non esistono limiti giornalieri per gli ossidi di azoto una accortezza del legislatore”! Ma quale accortezza del legislatore semmai una sua lacuna visto che le nuove linee guida dell’OMS hanno introdotto un nuovo parametro temporale, proprio quello delle 24 ore pari a 25 microgrammi/m3 di aria. Arpal nel suo comunicato afferma di dare questi dati delle 24 ore avendo come riferimento la dizione di qualità aria pessima se il dato supera i 60 microgrammi/m3 aria!
Ultimo elemento che emerge da questo comunicato di Arpal è la frase finale: “non esiste neppure una relazione diretta tra sorgenti e dati misurati”. Ci credo! Quando mai monitoraggi di questo tipo sono stati fatti sul porto di Spezia? (QUI) Monitoraggi che non possono basarsi sulla battuta di Arpal: “a San Cipriano la presenza di due navi da crociera in due giorni distinti non ha prodotto valori più alti”.
Peccato che la nota Arpal
del 20 ottobre 2020 afferma esattamente il contrario: “La presenza delle
navi da crociera al molo Garibaldi nel 2017 e nel 2018 ha contribuito al supero
del valore medio annuo di 40 mg/m3 previsto dalla vigente normativa per il
Biossido di Azoto (NO2) presso la postazione sopracitata; nel corso del 2019 si
è assistito, probabilmente grazie alle condizioni meteorologiche meno
favorevoli all’accumulo degli inquinanti, ad una riduzione generalizzata dei
valori di questo parametro che con 39,7 mg/m3 è rimasto, seppur di poco,
al di sotto del valore limite.”
Insomma capire l’impatto
delle navi da crociera non può basarsi sul dato di due giorni sul quale possono
incidere molti fattori non ultimo le condizioni atmosferiche, tutto questo
anche considerando che si parla per il 2022 di quasi 200 navi che attraccheranno
nel porto di Spezia.
Ovviamente in tutta questa bella discussione spicca l’assenza dell’ASL si sa la prevenzione nella tutela della salute pubblica non è molto sentita in quegli uffici anzi non se la “cagano manco per il belino” per scriverla alla spezzina. Questo è l’altro grande problema sul tema della limitazione dell’inquinamento a Spezia perché sia chiaro chi dovrebbe sollevare e approfondire le criticità che faccio in questo post è proprio ASL visto che Arpal ha per legge il compito istituzionale di monitorare gli inquinanti ma la valutazione del rischio sanitario spetterebbe al fantasma ASL igiene ambientale!
Comunque e per concludere consiglio
ai signori di Arpal ma soprattutto di ASL di leggersi la Risoluzione (QUI) del
Parlamento europeo approvata il 25 marzo 2021 sull'attuazione delle
direttive sulla qualità dell'aria ambiente: Direttiva 2004/107/CE (QUI) e
Direttiva 2008/50/CE (QUI).
In quella autorevolissima sede sono state avanzate una serie di proposte alla
Commissione UE molto significative:
1. rivedere le norme sulla qualità dell'aria e
invita la Commissione ad allineare i valori di PM10, PM2,5, SO2 e O3 alle
linee guida dell'OMS;
2. necessità che la legislazione dell'UE tenga
maggiormente e opportunamente conto dell'esposizione umana all'inquinamento
atmosferico individuare appositi indicatori sull’impatto sanitario
dell’inquinamento atmosferico
3. visto che l'impatto dannoso delle navi sulla
qualità dell'aria continua ad aumentare parallelamente alla crescita del
settore, la Risoluzione invita la Commissione a rispettare urgentemente il
proprio impegno di regolamentare l'accesso ai porti delle navi più inquinanti.
Intanto una cosa
semplice si potrebbe fare da subito: signori di Arpal mettete a fianco
delle vostre tabelle sui dati degli inquinanti che monitorate anche i valori
dell’OMS. Lo so non sono obbligatori ma eviterebbero di far pensare ai
cittadini spezzini che come afferma il comunicato di oggi di Arpal: “la lettura
dei dati può essere ambigua”!
Un ultima cosa il titolo del Secolo XIX che riporta il
comunicato di Arpal non è corretto neppure rispetto a quello che afferma Arpal.
Il titolo “Qualità dell’aria mai superati i limiti” fa sembrare che questo non
sia mai avvenuto mentre la stessa Arpal ammette che i limiti negli anni passati
sono stati superati più volte! Come dire
se anche il quotidiano da cui è partita la problematica delegittima se stesso andiamo lontano da una
informazione chiara, peraltro chi fa giornalismo mi dovrebbe insegnare che i titoli incidono moltissimo
sulla impressione del lettore nell’analisi critica di una notizia o no?
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