Nel
seminario di ieri sulla portualità, organizzato da Legambiente Liguria e l’Associazione
TES, il Presidente della AdSP Spezia e Carrara ha contestato la mia
affermazione sul fatto che il piano Operativo Triennale previsto a Spezia è una
sommatoria di progetti, affermando che invece è uno strumento di
programmazione. Per la dinamica del dibattito non ho potuto rispondere alla
affermazione del Presidente e ora lo faccio con questo post sul mio blog dove a
breve pubblicherò la versione integrale della mia relazione al seminario di eri.
IL PIANO OPERATIVO TRIENNALE DEL PORTO DI SPEZIA COME STRUMENTO
ACCELERATORIO DEL PRP DEL 2006 SENZA RISPETTARNE LE PRESCRIZIONI
La
mia affermazione si fonda sul fatto che essendo il Piano Regolatore Portuale
del 2006 congelato senza alcun aggiornamento, inevitabilmente il Piano
Triennale delle opere presentato non è altro che, al di là dei paragrafi
iniziali di analisi dei traffici e di affermazione di principi generici, una
accelerazione di quanto previsto dal PRP del 2006.
Un PRP, ribadisco come anche accennato ieri nel seminario, che non ha avuto una corretta valutazione ambientale strategica, che ha una Valutazione di Impatto Ambientale scaduta da oltre 5 anni, che non ha rispettato in sede attuativa le prescrizioni del Ministero dell'Ambiente e del Consiglio Regionale come ho più volte spiegato producendo un danno pesante alla qualità della vita dei quartieri limitrofi in tutti questi anni peraltro.
Ebbene se noi andiamo a vedere i passaggi che contano del Piano Operativo Triennale del porto spezzino si può leggere chiaramente che la mia tesi è fondatissima infatti a pagina 28 si legge: "Nel prossimo triennio sarà dato impulso decisivo a tutte le attività necessarie a realizzare gli ampliamenti dei moli e delle banchine previsti dal vigente PRP..." e si aggiunge: "La sottoscrizione dell’accordo con LSCT contiene l’impegno del terminalista a presentare, nel breve periodo, una formale istanza di aggiornamento della concessione demaniale marittima, unitamente a un piano dettagliato degli investimenti che rivede la successione temporale delle opere di infrastrutturazione e ne aggiorna il valore."
È
chiaro quindi il mio ragionamento il Piano Operativo risente del fatto che il
vecchio PRP è stato congelato senza effettuare quelle valutazioni ulteriori che
chiedevano addirittura le prescrizioni del Ministero dell’Ambiente e del
Consiglio Regionale quando venne approvato nel 2006.
Di fatto quindi il Piano Operativo Triennale, al di là dei discorsi e delle interpretazioni astratte, per il porto di Spezia è di fatto un atto acceleratorio delle opere decise dalle strategie e dalle destinazioni funzionali del PRP del 2006, infatti il Piano Operativo Triennale come ho dimostrato dalla citazioni sopra riportate chiede ai terminalisti concessionari di accelerare temporalmente le opere riclassificandone al massimo il valore.
Non solo ma la questione che ho sollevato nel seminario di ieri esprime un ragionamento ben più ampio che riguarda la recentissima riforma della disciplina degli strumenti di programmazione e pianificazione dei porti che come sappiamo sono solo due il Documento di Programmazione Strategica di Sistema (DPSS) e il Piano Regolatore di Sistema Portuale (PRSP) che a Spezia è ancora PRP. Mentre il Piano Triennale è uno strumento attuativo dei primi due e di monitoraggio annuale dell’attuazione delle strategie decise comunque da DPSS e PRSP o PRP. Non a caso la legge dopo la parola Piano usa il termine Operativo!
L’USO DEL PIANO OPERATIVO TRIENNALE PER AGGIRARE LA PIANIFICAZIONE DELLE
AREE PORTUALI PER I PORTI SENZA UN NUOVO PRSP
La
nuova riforma della legge quadro sui porti è chiarissima nell’individuare nel
Piano Triennale uno strumento in mano alle Autorità di Sistema Portuale dei
porti per modificare, in via di urgenza, le destinazioni funzionali degli
ambiti in cui è suddivido il demanio portuale e quindi di modificare il PRP.
Tutto
questo è in palese contrasto con la natura sia del Piano Operativo Triennale
che del PRP così come, anche dopo l’ultima riforma, sono disciplinati dalla
legge quadro sui porti.
Secondo l’ultimo periodo
del comma 2 articolo 5 legge 84/1994 il Piano Regolatore dei porti specifica: “gli
obiettivi, le previsioni, gli elementi, i contenuti e le strategie di ciascuno
scalo marittimo, delineando anche l'assetto complessivo delle opere di grande
infrastrutturazione”.
A sua volta il comma 5 articolo
9 afferma che: “il piano operativo triennale,
soggetto a revisione annuale, concernente le strategie di sviluppo delle attività portuali e logistiche”.
Come si vede mentre il PRP (ora PRSP) ha il compito di definire le strategie di ogni scalo marittimo, il Piano Triennale, dice la legge, “concerne” le strategie, strategie che sono comunque definite dal PRP. Al massimo con la nuova legge il Piano Triennale può per urgenza effettuare modifiche al PRP relativamente alle destinazioni funzionali di alcune aree portuali. Tutto questo però contrasta con quanto affermato sempre dalla legge quadro sui porti (legge 84/1994) comma 2ter articolo 5: “Il PRP é un piano territoriale di rilevanza statale e rappresenta l'unico strumento di pianificazione e di governo del territorio nel proprio perimetro di competenza”.
Quindi
ricapitolando:
1. Il
Piano Triennale non fa che ribadire le strategie definite dal PRP attuandolo
con gli interventi progettuali come definiti dalle destinazioni funzionali nei
diversi ambiti da parte del PRP, quindi è di fatto un piano di opere e
sicuramente è così come abbiamo visto nella prima parte di questo post citando
il Piano Triennale del porto di Spezia.
2. L’ultima
riforma della legge quadro sui porti prevedendo la possibilità che il Piano Triennale
modifichi le destinazioni funzionali degli ambiti portuali entra in
contraddizione clamorosa con il resto della legge quadro che assegna al solo la PRP la natura esclusiva di
pianificazione degli ambiti portuali. L’urgenza in questo caso
non è motivata visto che se c’è urgenza la legge prevede tre procedure di
modifiche del PRP in termini di destinazioni funzionali: variante stralcio e
variante generale ma non l'adeguamento tecnico funzionale visto che si parla di modifiche delle destinazioni funzionali del PRP. In realtà la possibilità assegnata al Piano Triennale di
modificare le destinazioni funzionali sembra fatta apposta proprio per aggirare
la procedura delle varianti proprio nei porti che hanno un PRP vigente non
aggiornato come Spezia. D'altronde tutto questo a Spezia è stato anticipato con gli interventi al Molo Garibaldi vedi QUI e QUI.
3. Prevedere,
come fa la riforma ultima della legge quadro sui porti, l’applicazione della
verifica di assoggettabilità a VAS del Piano Triennale nel caso che modifichi
di urgenza le destinazioni funzionali definite dal PRP significa applicare detta
valutazione ad un Piano che non potrebbe effettuare queste modifiche e che
soprattutto non ha il compito di definire le strategie dello sviluppo portuale
compito invece come abbiamo visto del PRP ma soprattutto nel caso del Piano Triennale data la sua natura la verifica di assoggettabilità a VAS sarebbe limitata all'intervento di urgenza puntuale che porta alla modifica di destinazione funzionale non prendendo in considerazione il contesto complessivo in cui tale modifica e relativo intervento di urgenza si collocherebbero come invece avverrebbe con una variante generale al PRP.
4. In
altri termini si vuole depotenziare il ruolo del PRP come unico strumento di
pianificazione delle aree portuali spezzando la visione complessiva della fascia
di demanio portuale per questo ho affermato che è sbagliato applicare la
verifica di assoggettabilità a VAS al Piano Triennale nel caso di modifiche
apportate da questo strumento alle destinazioni funzionali dello scalo portuale,
in quanto il Piano Triennale ha compiti attuativi del PRP relativamente ai
progetti ivi previsti e semmai la VAS va applicata a questo ultimo se si
prevedono modifiche di destinazione funzionale.
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