Acam (vedi QUI) risponde alla critiche sulla gestione dell’impianto di
trattamento rifiuti in località Saliceti. Si tratta di affermazioni di pura
propaganda che, in gran parte, non hanno alcun riscontro nei fatti e negli atti.
Di seguito dimostrerò la non fondatezza delle affermazioni
di Acam che riporto in rosso, mentre in nero ci sono i miei commenti e
soprattutto i riscontri documentali che dimostrano tale non fondatezza.
Ma prima di sviluppare questa analisi occorre dire che al
di la delle questioni specifiche il fatto più eclatante è che a tutt’oggi le
emissioni odorigene dall’impianto di Saliceti continuano a produrre enormi
disagi ai cittadini residenti nella zona.
E questo non solo è un fatto incontestabile ma anche una notizia di
reato e di danno perdurante alla salute dei cittadini interessati come affermano
da tempo giurisprudenza e pubblicistica scientifica.
Veniamo comunque all’analisi critica delle affermazioni di
Acam…7
Afferma Acam: “L’impianto
è stato attivato nel 2008”
L’impianto in realtà è stato autorizzato nel 2005, i ritardi
di realizzazione sono stati determinati dagli errori procedurali svolti nel
procedimento autorizzatorio che hanno comportato sospensione della
autorizzazione, errori determinati dalle Amministrazioni competenti.
Afferma Acam: “i
monitoraggi eseguiti semestralmente sia sulla qualità dell’aria e sia sulle
unità odorimetriche del biofiltro hanno sempre rilevato valori inferiori ai
limiti imposti,”
La Diffida della Provincia dello scorso 5 agosto 2014 n. 560
afferma: “
Nella relazione periodica prot. 469/U/12 del 15/03/2012
risulta fuori del limite 1 punto
Nella relazione periodica prot. 880/U/13 del 18/9/2013
risultavano fuori del limite 3 punti
Nella relazione periodica prot. 190/AU/14 del 26/03/2014
risultavano fuori del limite 5 punti e solo la media (geometrica) degli 8
valori forniva un valore inferiore al limite (190 u.o./m3)
Afferma Acam: “entro
la fine del 2015, verrà realizzato il collegamento fognario al depuratore di
Ghiarettolo, attualmente in fase di ampliamento.”
Questa affermazione non è una notizia positiva ma una
notizia di reato perché dimostra una continuata violazione delle prescrizioni
autorizzatorie fin da quella del 2005. Infatti
la prescrizione contenuta nella Determina
dirigenziale Settore
Tutela Ambientale della Provincia della Spezia n. 170 del
2005 che ha autorizzato l’impianto in oggetto
prevedeva: “……2.2.1 in ottemperanza alla Deliberazione della Giunta
Regionale n. 851 del 02.08.2004:…… la realizzazione della rete fognaria di
connessione all'impianto di depurazione, che sarà opportunamente potenziato,
dovrà essere contestuale alla realizzazione dell'impianto;…”.
D’altronde che Acam non sappia cosa sia il rispetto della
parola data e degli impegni assunti in atti formali lo dimostra l’atto di
conciliazione del 3/4/2009 (vedi QUI)che aveva chiuso il contenzioso con il “Comitato
Vivere Bene La Macchia”. In quell’atto di conciliazione tra le altre cose Acam
si impegnava a garantire “la mitigazione
dell’impatto aggiuntiva rispetto a quello assicurato dalle azioni di Acam all’interno
dei confini dell’impianto stesso”. Ovviamente di tale mitigazione non si è avuta traccia, peraltro
neppure di quello all’interno dei confini dell’impianto viste le problematiche
anche interne al capannone di estrema polverosità.
Afferma Acam: “L’impianto
è …. dotato di un moderno e all’avanguardia impianto di aspirazione e
trattamento aria…e 1 biofiltro”
Peccato che il biofiltro non sia mai stato gestito
correttamente da parte di Acam. Non è una ma affermazione, lo scrive la Provincia della Spezia
nelle sue diffide.
La diffida della Provincia della Spezia del 5 agosto 2014 (quindi
prima della ispezione ASL) la quale imponeva al’Acam di: “effettuare, entro
trenta giorni dalla
data di notifica della diffida, idonei interventi di manutenzione sul biofiltro
in modo da garantire il rispetto del limite di emissione odorigena".
La Diffida della Provincia del 10 settembre scorso afferma che il problema non sta solo
nella revisione del biofiltro (manutenzione periodica annuale prevista da
progetto) ma anche nella cattiva gestione quotidiana dello stesso, in
particolare la nuova Diffida ha rilevato: l’assenza,
peraltro confermata dal tecnico referente della società, di
sonde igrometriche e sensori di pressione e temperatura atti a
segnalare le condizioni di funzionamento del biofiltro”.
A proposito di filtri e di
impegni disattesi da Acam, nell’atto di conciliazione del 2009, sopra citato,
si prevedeva un Protocollo di sorveglianza dell’impianto che doveva coinvolgere
i cittadini e che prevedeva: “la installazione di una centralina per il
controllo delle emissioni nell’aria di fumi e odori nonché il rispetto del cambiamento periodico
del filtro del compattatore e manutenzione dell’impianto come da progetto”.
Afferma Acam: “La
quantità di rifiuti che da poche settimane entra nell’impianto e di provenienza
dal Tigullio, provincia di Genova, è assolutamente compatibile con le attuali
potenzialità e autorizzazioni dell’impianto,”.
In termini quantitativi potrà essere anche vero quanto
affermato da Acam ma la domanda che viene completamente inevasa è come ha
potuto la Provincia autorizzare l’arrivo di nuovo rifiuto indifferenziato ad un
impianto che è tutt’ora sotto inchiesta penale per emissioni odorigene che
superano la normale tollerabilità e non si è ancora del tutto adeguato alle
prescrizioni autorizzatorie, alcune delle quali emanate quasi 10 anni fa?
Quanto sopra tenuto conto inoltre che nella Determina della
Provincia dello scorso 19 novembre 2014 si affermava che le diffide dell’agosto
e del settembre 2014 potevano considerarsi adempiute: “…solo dopo che, a conclusione dell’intervento di manutenzione sul
biofiltro venga condotta una nuova campagna di rilievo che confermi il rispetto
del limite di emissione odorigena in tutti i punti di prelievo per la quale si
concedono ulteriori quindici giorni decorrenti dalla scadenza della presente
Determina”.
Per tutta risposta Acam, invece che adeguarsi alla richiesta della Provincia, ha pensato
bene di impugnare al TAR questa ultima determina.
Afferma Acam“ la nostra caratteristica di
società in house, facente parte di un gruppo a controllo pubblico non ci
permette, come stile di fondo, di fare polemiche, ed in particolare polemiche
politiche”
Intanto non è vero che la dirigenza Acam non faccia polemiche
politiche e personali gratuite. L’anno scorso, per esempio, l'A. D. Garavini ha dato dei “cialtroni”, (vedi QUI), ai
cittadini del Comitato contro la discarica di Mangina, discarica poi bocciata
dalla Regione a proposito della credibilità tecnica del management di Acam.
Ma c'è di più. I dirigenti di
Acam, come fossero una qualsiasi azienda che difende interessi privati, hanno
impugnato, come ho già riportato sopra, la diffida con la quale la Provincia chiedeva che venissero
rispettati i limiti degli odori in tutti i punti di prelievo, questo a
proposito di “stile” istituzionale, vedi QUI.
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