Riflettevo ieri
dopo le contestazioni a Renzi e Paita nel loro comizio elettorale spezzino.....
I politici (non
solo capi di governo) ma anche consiglieri regionali, sindaci, assessori addirittura a volte
consiglieri comunali hanno spesso bisogno di pararsi il culo con schieramenti
militarizzati di polizia..
Basti ricordare,
per rimanere a Spezia, il consiglio comunale su Piazza Verdi
del luglio 2013 con i carabinieri in tenuta antisommossa che impedivano ai
contestatori del progetto di entrare nell’aula consiliare.
A volte,
raramente, ci possono essere effettive ragioni di ordine pubblico, soprattutto
se parliamo di capi di stato e di governo (vedi rischio terrorismo).
Nella maggior
parte dei casi il fenomeno di esagerati schieramenti di polizia alle iniziative
politiche è frutto invece non del rischio ordine pubblico ma della fuga dal conflitto di una classe
politica chiusa dentro il fortino di istituzioni di democrazia rappresentativa sempre
più isolate dalla società civile.
Tutto questo è
espressione della mancanza di coraggio di una classe politica che non sa più
confrontarsi a viso aperto con i cittadini, che è terrorizzata dal conflitto,
che demonizza il conflitto... insomma che ha paura della democrazia.
Chi come il
sottoscritto comincia ad avere qualche anno sulle spalle, ricorda perfettamente
che una volta (parlo solo di pochi anni fa al massimo un paio di decenni) chi
ricopriva cariche politiche non temeva di confrontarsi nelle assemblee
più accese anche contro un pubblico completamente ostile.
Nel breve
periodo in cui ricoprii la carica di assessore non ho mai mancato di andare
proprio alle assemblee dove maggiore poteva essere la contestazione verso
l'amministrazione che rappresentavo.
Mi basavo,
allora come oggi, su un principio
elementare della democrazia: è più importante confrontarsi con chi dissente da
te che con chi invece ti sostiene, perché solo così capisci i tuoi limiti ma
anche quelli di chi ti contesta e
soprattutto solo così la democrazia rappresentativa non si sterilizza, non
perde il contatto con la sua vera linfa vitale: il conflitto.
Ma il conflitto
oggi spaventa le classi politiche dirigenti sia nazionali che locali, anzi
viene continuamente demonizzato e, con il conflitto, vengono demonizzati i
cittadini attivi, quelli che una volta si chiamavano militanti e che oggi sono
considerati dai politici ufficiali alla stregua di “rompicoglioni”, termine
utilizzato qualche tempo fa perfino da un sindaco cólto come Cacciari. Il Sindaco spezzino invece li ha definiti,
tra i vari epiteti, come “disinformatori”.
Invece sono
proprio questi “disinformatori” che possono costituire una risorsa importante
per il futuro della democrazia rappresentativa.
Gabriel Almond,
(non un pericoloso black block ma un politologo statunitense del 900),
introdusse il termine di ATTENTIVE
PUBBLIC per indicare coloro che si trovavano a metà tra i vertici politici
- i centri di potere e la gente comune. Si riferiva a coloro che prestavano
attenzione alle questioni in discussione e che avrebbero forse potuto
specializzarsi su una particolare area delle questioni politiche : gente che
non faceva politica ma nemmeno cittadini
comuni. Erano persone con le quali poteva esserci una qualche comunicazione ,
che potevano mettere in comunicazione le elite politiche con le masse.
Certo la
contestazione e il conflitto non possono essere fini a se stessi ma perché questo
non avvenga occorre ricostruire una democrazia che sintetizzi democrazia
rappresentativa con democrazia partecipativa, e soprattutto occorre non
demonizzare il conflitto e neppure rimuoverlo,
ma considerarlo il sale della democrazia.
Perché come
affermava un antico cultore della democrazia: “La Forza Pubblica non è altro
che la maggioranza sotto le armi” (A. De Tocqueville: La Democrazia in
America).
Nessun commento:
Posta un commento