domenica 3 maggio 2015

Nuova inchiesta sui ritrovamenti nelle colline di Pitelli: i rischi ambientali vanno oltre

Come ho anticipato QUIil decreto di archiviazione sulla inchiesta delle navi dei veleni  emerge una informazione ufficiale la esistenza di una inchiesta della Procura relativa ai nuovi ritrovamenti di rifiuti stoccati illegalmente nelle colline di  Pitelli, ritrovamenti avvenuti ormai molti mesi fa e sarebbe quindi interessante sapere cosa ha fatto la Procura in questi mesi dopo quel primo ritrovamento.

Ma parliamoci chiaro il rischio ambientale del sito di Pitelli va ben al di la del ritrovamento puntuale in una piccola area di poche decine di metri quadri.  Che il rischio sia tutt’ora più ampio lo dimostrano non le mie interpretazioni ma fatti e atti che vado sinteticamente ad elencare….  


  
Le bonifiche, nella parte a mare del sito di Pitelli, fino ad ora sono state fatte in zone non rilevanti sotto il profilo dell’inquinamento, ma rilevanti sotto il profilo degli interessi economici  che muovevano.  Facendo esattamente il contrario  di quello che prevede il Progetto preliminare di bonifica dell’ICRAM, secondo il quale: “In considerazione del fatto che gli interventi di bonifica relativi alle diverse aree potrebbero essere attuati in tempi diversi, dovrà essere data priorità a quelle aree in cui livelli elevati di contaminazione dei sedimenti potrebbero determinare situazioni di rischio sanitario-ambientale”. 
D’altronde che nella parte a mare, del sito di Pitelli,  sia stato fatto quasi nulla fino ad ora lo dimostra la stessa audizione della dott.sa Colonna (direttrice del Dipartimento spezzino dell’Arpal)  alla Commissione Ambiente dove si sono illustrate solo le azioni di messa in sicurezza della parte a terra per la quale comunque, come affermato dalla stessa dott.sa : “…molto c’è ancora da fare” ! Ovviamente questa incompletezza è responsabilità non dell’Arpal che si limita a fotografare la situazione, ma di Comune Regione e Provincia
Peccato che siano passati ben 15 anni dalla perimetrazione del sito Pitelli sia per la parte a mare che per quella a  terra!

Peraltro a conferma che anche dopo la declassificazione dei siti da nazionali a ragionali le procedure amministrative e le metodologie tecniche restino quelli previste dalla vigente normativa lo conferma una recente sentenza del TAR Veneto.  Si tratta della prima sentenza, della giustizia amministrativa, in materia di declassificazione dei siti di interesse nazionale.

Questa sentenza  (Tar Veneto n. 276 del 4/3/2014),  al di la della controversia specifica che affronta, afferma sul piano dei principi generali quanto segue: “……..non è vero che la sopravvenuta esclusione dell’area della parte ricorrente dal perimetro del sito di interesse nazionale abbia fatto venir meno i presupposti normativi per l’effettuazione della bonifica, dato che la necessità o meno della bonifica prescinde dall’inclusione nel perimetro di interesse nazionale. Infatti così come l’inclusione di un’area nel perimetro dei siti di interesse nazionale non comporta una presunzione assoluta di inquinamento tale da comportare l’obbligo di eseguire la bonifica dei terreni (come si evince dallo stesso DM 23 febbraio 2000, con il quale è stata effettuata la perimetrazione, e che ha precisato che all'interno dell'area perimetrata deve essere eseguita l'attività di caratterizzazione al fine di accertare le effettive condizioni di inquinamento), allo stesso modo la sua esclusione dal perimetro del sito di interesse nazionale non comporta di per sé all’esclusione degli obblighi di bonifica. Infatti l’obbligo della bonifica è determinato solamente dal superamento o meno di determinate soglie di sostanze contaminanti, e l’unico effetto ricollegabile dall’inclusione nella perimetrazione del sito di interesse nazionale, è il radicamento della competenza in materia, in deroga alle regole ordinarie, in capo al Ministero dell’Ambiente ai sensi dell’art. 17, comma 14, del Dlgs. 5 febbraio 1997, n. 22.”



LA SCOPERTA DEI NUOVI INTERRAMENTI ABUSIVI DI RIFIUTI ERA PREVEDIBILE  QUANTOMENO DAL 1996.
Come risulta dagli atti depositati dalla Procura  nella Udienza sulla inchiesta navi dei veleni (ora archiviata) sono stati ritrovati nuovi sversamenti anomali  di rifiuti classificati come pericolosi. In particolare secondo la relazione di PG (pagina 2) l’area del ritrovamento non risulta ancora studiata.  La successiva caratterizzazione svolta da Arpal sui materiali ritrovati ha confermato la presenza di rifiuti di origine industriale. La relazione Arpal conclude con la necessità di una messa in sicurezza dell’area visti i  “consistenti costi di una bonifica integrale”.

Questo fatto frutto peraltro non della ordinaria attività di caratterizzazione del sito da parte delle Autorità competenti ma di una iniziativa autonoma della Procura della Repubblica del Tribunale di Spezia conferma quanto  contenuto nel Decreto istitutivo del sito di bonifica nazionale di Pitell: il sito di Pitelli rientra fin dall’inizio nell’ambito dei siti ad inquinamento diffuso e da più fonti, inquinamento e fonti stratificati nel tempo.

Afferma il Decreto istitutivo del sito di Pitelli che  l’area interessata  fa: “riferimento alle zone di discarica, alle aree occupate dagli insediamenti industriali presenti sia nell'entroterra che sulla fascia costiera dei comuni di La Spezia e Lerici e al tratto di mare prospiciente i cui fondali siano stati oggetto di sversamenti abusivi e nei quali abbiano recapitato o recapitino scarichi”. 
Non a caso nei considerando di detto decreto istitutivo si affermava: “all'interno  dell'ambito territoriale delimitato dalla perimetrazione, sarà eseguita l'attività di caratterizzazione al  fine  di  accertare  le effettive condizioni di inquinamento, con
riserva di individuare le eventuali ulteriori aree per le quali, alla luce  dei  primi  accertamenti,  emerga  una  possibile situazione di inquinamento tale da rendere necessario l'allargamento del perimetro.”
C'è stata una ulteriore conferma  che il sito di Pitelli è stato fin dall’inizio un sito in evoluzione per la sua estensione, dove quindi la c.d. caratterizzazione del sito (cioè la verifica dell’estensione dell’inquinamento) non poteva essere limitata a luoghi dove era certo, per ragioni di esistenza di autorizzazioni pregresse illegali illegittime o non rispettate,  che ci potessero essere livelli di inquinamento superiori ai limiti di legge. Nel 2001 un nuovo Decreto ha esteso il perimetro del sito all'area della Pertusola, sede di impianti industriali dismessi in gravi condizioni di degrado e fortemente contaminata da metalli pesanti.
È   indiscutibile che il sito di Pitelli nella sua definizione avrebbe dovuto comportare una visione larga della sua caratterizzazione  non limitandosi solo alle aree conosciute perché legate alle singole attività autorizzate (discariche, impianti industriali) sia pure in contrasto con la normativa su tali autorizzazioni e sui controlli che ne conseguivano.

Peraltro che  il sito fosse caratterizzato non solo da cattive gestioni di impianti e/o attività autorizzati/e in modo illegittimo e controllate ancora peggio, ma da sversamenti abusivi, risultava  ampiamente da anni. Cito solo due esempi estremamente significativi:
1. da inchieste giornalistiche. Ad esempio il Secolo XIX in data 25/6/1988 intervistava un ex trasportatore di rifiuti che ammetteva  l’abbandono incontrollato di “rifiuti tossici  vicino ai centri abitati, proprio come in Nigeria o in Libano. Pitelli, a pochi chilometri da La Spezia……”
2. dalla inchiesta della magistratura iniziata nel 1996, che ha portato poi alla perimetrazione del sito di bonifica, sono emerse aree di stoccaggio totalmente abusive nelle colline di Pitelli: ad es. “Tiro al piattello” e “Campetto” questa ultima vicinissima alla zona in cui sono stati ritrovati, in questi giorni i nuovi smaltimenti abusivi di rifiuti.



Come risulta dal decreto direttoriale Ministero dell’Ambente del 9/7/2012 della Direzione Generale per la Tutela del Territorio e delle risorse idriche : il molo Mirabello è stato autorizzato , realizzato e concessionato nonostante che una parte dell’area interessata non fosse ancora stata bonificata.  La Direzione aveva intimato la bonifica  ma a tutt’oggi non è dato sapere se queste siano o meno state bonificate.
Certo trattasi di problematica relativa ad una area limitata del nostro Golfo ma comunque l’episodio è significativo di come le mancate bonifiche nel sito di Pitelli derivino non certo dalla classificazione del sito come nazionale, ma semmai dalla "inefficienza" della pubblica amministrazione locale!

Il dato ulteriormente significativo è inoltre che il citato documento ufficiale del Ministero dell’Ambiente viene completamente rimosso nella relazione (vedi pagine 5 e 6) che Il Comandante della Capitaneria di Porto  ha inviato in data 13 febbraio 2014  al Comando Generale delle Capitanerie di Porto  e al Ministero dell’Ambiente nell’ambito della indagini predisposto dal Ministro dell’Ambiente dopo le rivelazione della trasmissione tv “Presa Diretta” del 10 febbraio 2014. 



LA RELAZIONE DEI VIGILI DEL FUOCO SUL POSSIBILE INTERRAMENTO NEL GOLFO DI SPEZIA DI SOSTANZE E MATERIALI RADIOATTIVI
La relazione di fatto non esclude tali interramenti e sostanzialmente ammette che una indagine adeguata a scoprirli non sarebbe fattibili solo ed unicamente per i costi economici. In particolare a pagina 2 di detta relazione si afferma:
L’eventuale campagna sistematica di scavi e carotaggi nel sottosuolo comporterebbe costi alquanto elevati e lunghi tempi di effettuazione; l’operatività dei moli portuali interessati per le ordinarie operazioni commerciale verrebbe meno, con evidente penalizzazione dello scalo marittimo”.  Insomma il porto è più importante della tutela della salute degli spezzini! D’altronde non è la prima volta che succede questo, è noto la legge 10/2011 (si veda ultima parte comma 2-undecies articolo 2 vedi QUIha salvato i fondi per le infrastrutture portuali dello scalo spezzino proprio perché il porto di Spezia è dentro il perimetro del sito di Pitelli. Insomma i soldi delle bonifiche delle aree più inquinate non  arrivano, quelli per il porto si anzi e per la precisazione arrivano anche i soldi delle bonifiche ma solo per fare i dragaggi peraltro nelle parti meno inquinate del golfo!



LA VICENDA DELLA MORIA DI MITILI E IL DRAGAGGIO DEL PORTO DI SPEZIA
Il fenomeno di moria di mitili dagli allevamenti nel Golfo della Spezia è stato oggetto di una relazione dell’Arpal che pur non confermando, ma neppure escludendo, una correlazione tra dispersione dei  fanghi e detta moria , conclude in questo modo: “si ritiene opportuno rivedere le modalità di bonifica/dragaggio in quanto quelle utilizzate non forniscono sufficiente garanzie ambientali stante la compresenza di siti sensibili nell’area portuale” (per il testo completo vedi QUI). Ovviamente per ora la sollecitazione dell’Arpal  non ha prodotto alcun effetto e si continua a dragare nelle vecchie condizioni.




IL QUADRO DI RISCHIO SANITARIO

I limiti della attività di bonifica, quelli delle non completate caratterizzazioni, quelli del mancato rispetto delle prescrizioni in materia di dragaggio bonifica, i ritrovamenti di ulteriori interramenti abusivi di rifiuti pericolosi,  si inseriscono in un quadro di rischio sanitario dell’area  abitata maggiormente interessata dal sito di Pitelli che è stato confermato dalla relazione dell’Arpal  denominata rischio di secondo livello (per il testo completo vedi QUITrattasi delle analisi di rischio di secondo livello come previsto dagli allegati al Dlgs 152/2006.
Questa analisi così conclude:
Per le sub-aree 1/d[1]; 2/b[2]; 4/c[3] vi è rischio sanitario solo per le sostanze cancerogene.
Per le sub-aree residenziali 1/d; 2/b; 4/c, si è riscontrato rischio sanitario per sostanze cancerogene, dovuto alla presenza di benzo(a)pirene in concentrazioni vicine al limite di legge e paragonabili a quelle riscontrabili in tutte le aree soggette ad inquinamento da traffico auto-veicolare. Si ritiene che tale contaminazione non sia ascrivibile alle sorgenti industriali perimetrate nel sito, ma costituisca un contributo antropico di altra origine. A tale proposito si propone lo svincolo delle aree, subordinato ad un approfondimento, come riportato al paragrafo 4, sulle dimensioni delle sorgenti secondarie e sulle vie di migrazione contemplate nell'analisi di rischio e/o un supplemento di indagine, allo scopo di valutare il contributo del traffico veicolare nelle aree contigue al Sito di Pitelli.
Per le sub-aree 4/a[4]; 4/b[5]; 5/a[6] vi è rischio sanitario sia per le sostanze cancerogene che per le sostanze tossiche
Per le sub-aree residenziali 4/a; 4/b ove si è riscontrato un rischio sanitario sia per le sostanze cancerogene che per le sostanze tossiche, ma localizzato solo in uno o due dei punti di indagine dell’intera sub area, come rilevabile dall’Allegato 1, si propone un approfondimento di indagine per una perimetrazione di dettaglio degli hot spots individuati e propedeutico alla progettazione della bonifica delle zone così individuate e allo svincolo dell’intere sub-aree. • Per la sub-area 5/a, ove è risultato un rischio nettamente superiore al valore di soglia consentito, determinato da una contaminazione diffusa in maniera omogenea su tutta la superficie, si ritiene necessaria l’elaborazione di un progetto di bonifica, esteso, per quanto detto al paragrafo 5, anche alle aree esterne al Sito ma morfologicamente contigue e pertinenti al lotto medesimo.



CONCLUSIONI
Da  quanto sopra esposto risulta con chiarezza che:
1. la caratterizzazione non è stata completata soprattutto per le aree militari ma non solo
2. la bonifica ha riguardato solo parti del sito
3. non vengono rispettati i piani di bonifica stabiliti dagli atti approvati dalle conferenze dei servizi a cominciare dal Progetto Preliminare per la parte a mare redatto da ICRAM
4. non è ancora chiaro del tutto quanti e quali materiali e rifiuti pericolosi siano interrati sia nella parte a mare ma soprattutto nella parte a terra del sito di Pitelli
5.  permane un potenziale rischio sanitario e ambientale

Alla luce di quanto sopra quindi permane un rischio ambientale e sanitario che potrebbe realizzare,  se protratto nel tempo, una chiara fattispecie di disastro ambientale tenuto conto anche della nuova definizione della fattispecie astratta di questo reato che sta per essere approvata dal Parlamento.

Saprà la Procura di Spezia nella indagine in corso sui ritrovamenti indagare anche gli aspetti sopra esposti o si limiterà a valutare solo un piccolo e, peraltro,  vecchio sversamento in un area limitata delle colline di Pitelli?  Ovviamente lo spero ma alla luce delle recenti decisioni e comportamenti nonché dichiarazioni in udienza e fuori della udienza, consentitemi di dubitarne fortemente!




[1] La sub-area 1/d che comprende tutta la fascia urbana a valle della PENOX fino alla foce del rio Pagliari.
[2] La sub-area 2/b che comprende tutta la zona urbana a valle della discarica fino a Via U. Botti.
[3] La sub-area 4/c definita dalla zona residenziale a valle della discarica Campetto che ha come asse di riferimento via Rizzo e che si estende fino all’ingresso dei cantieri navali Beconcini.
[4] La sub-area 4/a compresa tra l’incrocio Via Pitelli V. le S. Bartolomeo e Via della Rossa
[5] La sub-area 4/b compresa tra Via della Rossa e il crinale che scende dal Monte La Rossa
[6] La sub-area 5/a che comprende tutta la collina di Pertusola fino a Punta S. Teresa, prevalentemente ricoperta a macchia mediterranea e scarsamente abitata.




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