Come ho anticipato
QUI, il decreto
di archiviazione sulla inchiesta delle navi dei veleni emerge una informazione
ufficiale la esistenza di una inchiesta della Procura relativa ai nuovi
ritrovamenti di rifiuti stoccati illegalmente nelle colline di Pitelli,
ritrovamenti avvenuti ormai molti mesi fa e sarebbe quindi interessante sapere
cosa ha fatto la Procura in questi mesi dopo quel primo ritrovamento.
Ma parliamoci chiaro il rischio ambientale del sito di
Pitelli va ben al di la del ritrovamento puntuale in una piccola area di poche
decine di metri quadri. Che il rischio
sia tutt’ora più ampio lo dimostrano non le mie interpretazioni ma fatti e atti
che vado sinteticamente ad elencare….
LA BONIFICA DEL SITO DI PITELLI
HA PROCEDUTO IN PALESE CONTRASTO CON IL PROGETTO PRELIMINARE DELL’ICRAM E CON
LA STESSA NORMATIVA NAZIONALE IN MATERIA DI SITI DI INTERESSE NAZIONALE
Le bonifiche, nella parte a mare del sito di Pitelli,
fino ad ora sono state fatte in zone non rilevanti sotto il profilo
dell’inquinamento, ma rilevanti sotto il profilo degli interessi economici
che muovevano. Facendo esattamente il contrario di quello che
prevede il Progetto preliminare di bonifica dell’ICRAM, secondo il
quale: ““In considerazione del fatto
che gli interventi di bonifica relativi alle diverse aree potrebbero essere
attuati in tempi diversi, dovrà essere data priorità a quelle aree in cui
livelli elevati di contaminazione dei sedimenti potrebbero determinare
situazioni di rischio sanitario-ambientale”.
D’altronde
che nella parte a mare, del sito di Pitelli, sia stato fatto quasi nulla
fino ad ora lo dimostra la stessa audizione della dott.sa Colonna (direttrice
del Dipartimento spezzino dell’Arpal) alla Commissione Ambiente dove si
sono illustrate solo le azioni di messa in sicurezza della parte a terra per la
quale comunque, come affermato dalla stessa dott.sa : “…molto c’è ancora da
fare” ! Ovviamente questa incompletezza è responsabilità non dell’Arpal che
si limita a fotografare la situazione, ma di Comune Regione e Provincia
Peccato
che siano passati ben 15 anni dalla perimetrazione del sito Pitelli sia per la
parte a mare che per quella a terra!
Peraltro a conferma che anche dopo la
declassificazione dei siti da nazionali a ragionali le procedure amministrative
e le metodologie tecniche restino quelli previste dalla vigente normativa lo
conferma una recente sentenza del TAR Veneto.
Si tratta della prima sentenza, della giustizia amministrativa, in
materia di declassificazione dei siti di interesse nazionale.
Questa sentenza (Tar Veneto n.
276 del 4/3/2014), al di la della controversia specifica che
affronta, afferma sul piano dei principi generali quanto segue: “……..non è
vero che la sopravvenuta esclusione dell’area della parte ricorrente dal
perimetro del sito di interesse nazionale abbia fatto venir meno i presupposti
normativi per l’effettuazione della bonifica, dato che la necessità o meno
della bonifica prescinde dall’inclusione nel perimetro di interesse nazionale.
Infatti così come l’inclusione di un’area nel perimetro dei siti di interesse
nazionale non comporta una presunzione assoluta di inquinamento tale da
comportare l’obbligo di eseguire la bonifica dei terreni (come si evince dallo
stesso DM 23 febbraio 2000, con il quale è stata effettuata la perimetrazione,
e che ha precisato che all'interno dell'area perimetrata deve essere eseguita
l'attività di caratterizzazione al fine di accertare le effettive condizioni di
inquinamento), allo stesso modo la sua esclusione dal perimetro del sito di
interesse nazionale non comporta di per sé all’esclusione degli obblighi di
bonifica. Infatti l’obbligo della bonifica è determinato solamente dal
superamento o meno di determinate soglie di sostanze contaminanti, e l’unico
effetto ricollegabile dall’inclusione nella perimetrazione del sito di
interesse nazionale, è il radicamento della competenza in materia, in deroga
alle regole ordinarie, in capo al Ministero dell’Ambiente ai sensi dell’art.
17, comma 14, del Dlgs. 5 febbraio 1997, n. 22.”
LA SCOPERTA DEI NUOVI INTERRAMENTI ABUSIVI DI RIFIUTI ERA PREVEDIBILE QUANTOMENO DAL 1996.
Come risulta dagli atti depositati dalla Procura nella Udienza sulla inchiesta navi dei veleni
(ora archiviata) sono stati ritrovati nuovi sversamenti anomali di rifiuti classificati come pericolosi. In
particolare secondo la relazione di PG (pagina 2) l’area del ritrovamento non
risulta ancora studiata. La successiva
caratterizzazione svolta da Arpal sui materiali ritrovati ha confermato la
presenza di rifiuti di origine industriale. La relazione Arpal conclude con la
necessità di una messa in sicurezza dell’area visti i “consistenti
costi di una bonifica integrale”.
Questo fatto frutto peraltro non della
ordinaria attività di caratterizzazione del sito da parte delle Autorità
competenti ma di una iniziativa autonoma della Procura della Repubblica del
Tribunale di Spezia conferma quanto
contenuto nel Decreto istitutivo del sito di bonifica nazionale
di Pitell: il sito di Pitelli rientra fin dall’inizio nell’ambito dei siti
ad inquinamento diffuso e da più fonti, inquinamento e fonti stratificati nel
tempo.
Afferma il
Decreto istitutivo del sito di Pitelli
che l’area interessata fa: “riferimento alle zone di
discarica, alle aree occupate dagli insediamenti industriali presenti sia
nell'entroterra che sulla fascia costiera dei comuni di La Spezia e
Lerici e al tratto di mare prospiciente i cui fondali siano stati oggetto di
sversamenti abusivi e nei quali abbiano recapitato o recapitino scarichi”.
Non a caso nei considerando di detto
decreto istitutivo si affermava: “all'interno dell'ambito territoriale
delimitato dalla perimetrazione, sarà eseguita l'attività di
caratterizzazione al fine di accertare le
effettive condizioni di inquinamento, con
riserva di individuare le eventuali
ulteriori aree per le quali, alla luce dei primi accertamenti,
emerga una possibile situazione di inquinamento tale da rendere
necessario l'allargamento del perimetro.”
C'è stata una ulteriore conferma
che il sito di Pitelli è stato fin dall’inizio un sito
in evoluzione per la sua estensione, dove quindi la c.d.
caratterizzazione del sito (cioè la verifica dell’estensione dell’inquinamento)
non poteva essere limitata a luoghi dove era certo, per ragioni di esistenza di
autorizzazioni pregresse illegali illegittime o non rispettate, che ci
potessero essere livelli di inquinamento superiori ai limiti di legge.
Nel 2001 un nuovo Decreto ha esteso il perimetro del sito
all'area della Pertusola, sede di impianti industriali dismessi in gravi
condizioni di degrado e fortemente contaminata da metalli pesanti.
È indiscutibile che il sito
di Pitelli nella sua definizione avrebbe dovuto comportare una visione
larga della sua caratterizzazione non limitandosi solo alle aree
conosciute perché legate alle singole attività autorizzate (discariche,
impianti industriali) sia pure in contrasto con la normativa su tali
autorizzazioni e sui controlli che ne conseguivano.
Peraltro che il sito fosse caratterizzato non
solo da cattive gestioni di impianti e/o attività autorizzati/e in modo
illegittimo e controllate ancora peggio, ma da sversamenti abusivi,
risultava ampiamente da anni. Cito solo due esempi estremamente
significativi:
1. da inchieste
giornalistiche. Ad esempio il Secolo XIX in data 25/6/1988 intervistava un
ex trasportatore di rifiuti che ammetteva l’abbandono incontrollato di “rifiuti
tossici vicino ai centri abitati, proprio come in Nigeria o in Libano.
Pitelli, a pochi chilometri da La Spezia……”
2. dalla inchiesta
della magistratura iniziata nel 1996, che ha portato poi alla
perimetrazione del sito di bonifica, sono emerse aree di stoccaggio totalmente
abusive nelle colline di Pitelli: ad es. “Tiro al piattello” e “Campetto”
questa ultima vicinissima alla zona in cui sono stati ritrovati, in questi
giorni i nuovi smaltimenti abusivi di rifiuti.
Come
risulta dal decreto direttoriale Ministero dell’Ambente del 9/7/2012 della
Direzione Generale per la Tutela del Territorio e delle risorse idriche : il
molo Mirabello è stato autorizzato , realizzato e concessionato nonostante che
una parte dell’area interessata non fosse ancora stata bonificata. La
Direzione aveva intimato la bonifica ma a tutt’oggi non è dato sapere se
queste siano o meno state bonificate.
Certo
trattasi di problematica relativa ad una area limitata del nostro Golfo ma
comunque l’episodio è significativo di come le mancate bonifiche nel sito di
Pitelli derivino non certo dalla classificazione del sito come nazionale, ma
semmai dalla "inefficienza" della pubblica amministrazione
locale!
LA RELAZIONE
DEI VIGILI DEL FUOCO SUL POSSIBILE INTERRAMENTO NEL GOLFO DI SPEZIA DI SOSTANZE
E MATERIALI RADIOATTIVI
La
relazione di fatto non esclude tali interramenti e sostanzialmente ammette che
una indagine adeguata a scoprirli non sarebbe fattibili solo ed unicamente per
i costi economici. In particolare a pagina 2 di detta relazione si afferma:
“L’eventuale campagna sistematica di scavi e
carotaggi nel sottosuolo comporterebbe costi alquanto elevati e lunghi tempi di
effettuazione; l’operatività dei moli portuali interessati per le ordinarie
operazioni commerciale verrebbe meno, con evidente penalizzazione dello scalo
marittimo”. Insomma il porto è più
importante della tutela della salute degli spezzini! D’altronde non è la prima
volta che succede questo, è noto la legge 10/2011 (si veda ultima parte comma
2-undecies articolo 2 vedi QUI) ha
salvato i fondi per le infrastrutture portuali dello scalo spezzino proprio
perché il porto di Spezia è dentro il perimetro del sito di Pitelli. Insomma i
soldi delle bonifiche delle aree più inquinate non arrivano, quelli per il porto si anzi e per
la precisazione arrivano anche i soldi delle bonifiche ma solo per fare i
dragaggi peraltro nelle parti meno inquinate del golfo!
LA VICENDA
DELLA MORIA DI MITILI E IL DRAGAGGIO DEL PORTO DI SPEZIA
Il
fenomeno di moria di mitili dagli allevamenti nel Golfo della Spezia è stato
oggetto di una relazione dell’Arpal che pur non confermando, ma neppure
escludendo, una correlazione tra dispersione dei fanghi e detta moria , conclude in questo
modo: “si ritiene opportuno rivedere le
modalità di bonifica/dragaggio in quanto quelle utilizzate non forniscono
sufficiente garanzie ambientali stante la compresenza di siti sensibili
nell’area portuale” (per il testo completo vedi QUI). Ovviamente
per ora la sollecitazione dell’Arpal non
ha prodotto alcun effetto e si continua a dragare nelle vecchie condizioni.
I
limiti della attività di bonifica, quelli delle non completate
caratterizzazioni, quelli del mancato rispetto delle prescrizioni in materia di
dragaggio bonifica, i ritrovamenti di ulteriori interramenti abusivi di rifiuti
pericolosi, si inseriscono in un quadro
di rischio sanitario dell’area abitata
maggiormente interessata dal sito di Pitelli che è stato confermato dalla relazione dell’Arpal denominata rischio di secondo livello (per
il testo completo vedi QUI. Trattasi
delle analisi di rischio di secondo livello come previsto dagli allegati al
Dlgs 152/2006.
Questa
analisi così conclude:
Per le sub-aree
residenziali 1/d; 2/b; 4/c, si è riscontrato rischio sanitario per sostanze
cancerogene, dovuto alla presenza di benzo(a)pirene in concentrazioni vicine al
limite di legge e paragonabili a quelle riscontrabili in tutte le aree soggette
ad inquinamento da traffico auto-veicolare. Si ritiene che tale contaminazione
non sia ascrivibile alle sorgenti industriali perimetrate nel sito, ma
costituisca un contributo antropico di altra origine. A tale proposito si
propone lo svincolo delle aree, subordinato ad un approfondimento, come
riportato al paragrafo 4, sulle dimensioni delle sorgenti secondarie e sulle
vie di migrazione contemplate nell'analisi di rischio e/o un supplemento di
indagine, allo scopo di valutare il contributo del traffico veicolare nelle
aree contigue al Sito di Pitelli.
Per le sub-aree 4/a[4];
4/b[5]; 5/a[6] vi è rischio sanitario sia per le
sostanze cancerogene che per le sostanze tossiche
Per le sub-aree
residenziali 4/a; 4/b ove si è riscontrato un rischio sanitario sia per le
sostanze cancerogene che per le sostanze tossiche, ma localizzato solo in uno o
due dei punti di indagine dell’intera sub area, come rilevabile dall’Allegato
1, si propone un approfondimento di indagine per una perimetrazione di
dettaglio degli hot spots individuati e propedeutico alla progettazione della
bonifica delle zone così individuate e allo svincolo dell’intere sub-aree. •
Per la sub-area 5/a, ove è risultato un rischio nettamente superiore al valore
di soglia consentito, determinato da una contaminazione diffusa in maniera
omogenea su tutta la superficie, si ritiene necessaria l’elaborazione di un
progetto di bonifica, esteso, per quanto detto al paragrafo 5, anche alle aree
esterne al Sito ma morfologicamente contigue e pertinenti al lotto medesimo.
CONCLUSIONI
Da
quanto sopra esposto risulta con chiarezza
che:
1. la caratterizzazione
non è stata completata soprattutto per le aree militari ma non solo
2. la bonifica ha
riguardato solo parti del sito
3. non vengono rispettati
i piani di bonifica stabiliti dagli atti approvati dalle conferenze dei servizi
a cominciare dal Progetto Preliminare per la parte a mare redatto da ICRAM
4. non è ancora chiaro del
tutto quanti e quali materiali e rifiuti pericolosi siano interrati sia nella
parte a mare ma soprattutto nella parte a terra del sito di Pitelli
5. permane un potenziale rischio sanitario e
ambientale
Alla
luce di quanto sopra quindi permane un rischio ambientale e sanitario che
potrebbe realizzare, se protratto nel
tempo, una chiara fattispecie di disastro ambientale tenuto conto anche della
nuova definizione della fattispecie astratta di questo reato che sta per essere
approvata dal Parlamento.
Saprà
la Procura di Spezia nella indagine in corso sui ritrovamenti indagare anche gli
aspetti sopra esposti o si limiterà a valutare solo un piccolo e, peraltro, vecchio sversamento in un area limitata delle colline di Pitelli? Ovviamente lo spero ma alla luce delle recenti
decisioni e comportamenti nonché dichiarazioni in udienza e fuori della udienza,
consentitemi di dubitarne fortemente!
[1] La sub-area 1/d che
comprende tutta la fascia urbana a valle della PENOX fino alla foce del rio
Pagliari.
[2] La sub-area 2/b che
comprende tutta la zona urbana a valle della discarica fino a Via U. Botti.
[3] La sub-area 4/c
definita dalla zona residenziale a valle della discarica Campetto che ha come
asse di riferimento via Rizzo e che si estende fino all’ingresso dei cantieri
navali Beconcini.
[4] La sub-area 4/a
compresa tra l’incrocio Via Pitelli V. le S. Bartolomeo e Via della Rossa
[5] La sub-area 4/b
compresa tra Via della Rossa e il crinale che scende dal Monte La Rossa
[6] La sub-area 5/a che
comprende tutta la collina di Pertusola fino a Punta S. Teresa, prevalentemente
ricoperta a macchia mediterranea e scarsamente abitata.
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