Sul programma di governo della candidata PD alla Presidenza della Regione
Liguria ho già trattato più volte in questo blog soprattutto in relazione alle
questione dell’ambiente e della
democrazia. Un altro aspetto rilevante sul futuro della nostra Regione è quello
della portualità. Anche in questo caso possiamo dire che il programma della
Paita, che pure viene rappresentato dalla signora come un programma concreto, si caratterizza per
contraddittorietà e carenza di analisi non solo sulle questioni dell’impatto
ambientale delle attività portuali ma proprio dal punto di vista della logistica,
come cerco di dimostrare sinteticamente
di seguito…..
Il programma di governo della Signora Paita per le prossime elezioni
regionali, a pagina 18, prevede la realizzazione di un “un piano
regolatore portuale regionale”
Forse alla signora Paita non hanno ancora detto che il
suo leader di partito, il Presidente del Consiglio Renzi, ha proposto un
disegno di legge costituzionale che sposta le competenze in materia di porti
dalla legislazione concorrente Stato-Regioni a quella esclusiva dello Stato!
Ricordo, peraltro, che i tre porti liguri sono di interesse nazionale già ai
sensi della attuale legge quadro sui porti. La signora quindi ha pensato di
cambiare il disegno di legge del suo amico Renzi? Se è così si sbrighi perché
il Renzi è un decisionista e c’è il rischio che la riforma costituzionale
arrivi prima della eventuale insediamento della signora alla Presidenza della Regione.
Aggiunge poi il programma che questo piano
regolatore portuale regionale dovrebbe essere finalizzato allo:
“…obiettivo di rafforzare la competitività degli
scali senza occupare inutilmente specchi acquei.”
Quindi il terzo bacino a Spezia si può non fare chiedo un poco
provocatoriamente?
Chiedo invece più seriamente con quali
criteri e metodi di valutazione per questa
riorganizzazione della portualità ligure?
1.Usando
la valutazione di impatto portuale?[1]
2.Tenendo conto della normativa UE sulla
pianificazione degli ambienti costieri?
3.Tenendo conto della normativa UE sull’accesso al
mercato dei servizi portuali e la trasparenza finanziaria nei porti? [2]
Non è dato sapere: la paginetta del Programma sui
porti è un compendio di luoghi comuni, per esempio: “La Liguria,
attraverso l’efficienza dei suoi tre porti, vuole dare un contributo
all’incremento dell’esportazione dei prodotti italiani e favorire l’attrazione
di investimenti”.
Non solo ma se confrontiamo quello che è scritto nell’attuale
programma elettorale della Paita rispetto a quello che aveva scritto al tempo
delle primarie del PD possiamo notare clamorose contraddizioni.
Nel programma delle primarie la Signora Paita scriveva
in relazione alla riforma dei porti“realizzare una riforma che parta dal
basso e che sia di esempio per l’intero sistema italiano”. All’epoca
la riforma era in alto mare e si poteva "svolazzare" quanto si voleva anche
rimuovendo le competenze statali in materia.
Oggi invece la signora di fronte ad una proposta
definita del Governo, afferma: “Nelle prossime settimane il Governo andrà
avanti sulla riforma, secondo un disegno ben chiaro: ci sarà una regia
nazionale sui finanziamenti, verranno definiti i porti prioritari e i primi
assetti di una nuova governance.”
Come dire la riforma del
basso è già deragliata e la signora si è allineata alle decisioni
del Governo. Tutto ciò dimostra senza alcun dubbio che dietro quello
che scrive e dice quasi sempre non c’è un pensiero forte ma solo l’inseguimento
tattico del vento politico del momento.
A conferma di
come la Signora Paita adegui il suo programma alle esigenze elettorali, si veda
la differenza di
trattamento sul porto di Genova tra il programma delle primarie e
quello delle elezioni prossime. Nel primo i porti liguri erano messi quasi
sullo stesso piano in una sezione portualità e infrastrutture. Nella versione del
programma di governo attuale la
questione della portualità è all’interno del “Progetto Genova”, e nella
sottosezione porto si parla solo ed unicamente del porto di Genova. Forse perché, come hanno dimostrato le
primarie è a Genova che si gioca la partita più difficile, elettoralmente
parlando, per la signora Paita? Direi proprio di si.
E la
competitività tra i porti per aggredire il mercato internazionale di cui si
tutti si riempiono la bocca dove è finita? Divorata dal terrore di un tonfo
elettorale nella provincia di Genova?
Eppoi quanto questo
programma tiene conto di quanto sta avvenendo a livello internazionale nella
portualità in termini strategici?
Nel suo programma la
Signora Paita afferma che: “Il porto del
futuro dovrà poter ospitare grandi navi fino a 20.000 teu.”.
Ma la signora o qualcuno
per lei si è letta/o gli ultimi dati sugli effetti del gigantismo navale nei
porti americani e del nord europa?
La grande capacità delle
singole navi e le concentrazioni tra grandi gruppi che controllano parti di
mercato sempre più ampie stanno
producendo un mix esplosivo per i porti. Gli scali per adeguarsi dovrebbero
investire in infrastrutture per velocizzare
lo scarico delle merci. Nei soli Usa si parla di 30 miliardi di dollari di
investimenti. Non a caso, il prossimo 18 giugno, la Federal
Maritime Commission (FMC), l'agenzia federale statunitense incaricata di
regolare il settore del trasporto marittimo internazionale degli USA, si
incontrerà con le agenzie consorelle della UE e della Cina per affrontare
questo tema. La questione si lega al fenomeno sempre più diffuso della
finanziarizzazione del settore marittimo, per cui i traffici languono a livello
globale (noli bassi[3])
ma aumentano gli ordini per navi sempre più grandi con il rischio che i costi
di tutti ciò a breve siano scaricati sui dipendenti dei terminalisti (bolle
speculative) e sui territori (superterminal che possono diventare semivuoti a breve termine).
Concludendo anche sulla portualità un programma che si caratterizza per carenza di analisi, per contradittorietà, per logica brutalmente elettoralistica, e per spacciare per idee sue progetti che in realtà sono in campo da tempo (come quello sulla diga del porto di Genova).
[1] Studi suddivisi:
1. ruolo dei porti nelle supply chains (catena di approvvigionamento)
2. politica portuale e regolazione
3. pianificazione e sviluppo
4. governance,
5. competizione tra i porti
6. analisi di tipo spaziale
7. terminal
[2] Non è un caso, parlando di gestione integrata delle zone costiere e delle relative politiche marittime, che a livello UE nell'ambito della revisione delle Reti Transeuropee di trasporto (in pratica l'ossatura delle principali infrastrutture europee ) siano state proposte:
1. una lista di "core-ports" strategici per
il futuro dell'Unione
2. una revisione della gerarchia degli investimenti
portuali.
[3] Secondo uno studio di Boston Consulting Group i noli resteranno bassi fino al 2019. Secondo BCG, proprio a causa dell'eccesso di offerta di trasporto marittimo, le tariffe nei prossimi anni potrebbero diminuire ancora e la situazione peggiorerà se saranno introdotte sul mercato tutte le nuove navi già previste. Gli esperti analisti della società di consulenza internazionale sottolineano che la competizione crescente e i prezzi degli slot a bordo relativamente bassi, inducono i vettori ad acquistare navi sempre più capienti, che poi non riescono a riempire. Un vero e proprio circolo vizioso, dove la soluzione più immediata sembra quella della diminuzione delle tariffe, a fronte però di risultati sempre peggiori. (http://www.trasportoeuropa.it/)
L'analisi è troppo dotta e documentata per porre un ulteriore commento.Mi vorrei limitare a valutare i comportamenti umani di una candidata che attribuisce a se i meriti (BANDIERE BLU per la balneabilità ligure) e scarica sui subalterni le responsabilità (MANCATA ALLERTA su una delle alluvioni a Genova) .Il buon comandante si assume le proprie responsabilità,viceversa i fatti dell'isola del Giglio si ripeteranno ciclicamente. Mostrarsi sensibile alle emergenze ambientali,quando si lascia costruire a tre metri dai corsi d'acqua in un terreno a rischio come quello ligure, è una contraddizione di termini.
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