Ora
in città improvvisamente tutti si sono accorti che la centrale a carbone
spezzina non chiuderà nel 2021 o comunque non si avvierà tecnicamente la sua
dismissione questo nonostante Enel abbia da tempo presentato al Ministero dello
Sviluppo Economico il piano di dismissione
(QUI).
La cosa assume toni patetici se letta con il quadro generale che si è sviluppato in questi anni intorno al futuro dell’area occupata attualmente dal sito a carbone.
Da tempo scrivo cosa andava fatto e prima di tutto come andava affrontata la questione del progetto di centrale a gas.
Eppure
le questioni e le responsabilità sono chiarissime e le riassumo in modo non
troppo tecnico rinviando a chi ne ha voglia ai miei numerosi post pieni di norme
documenti e dati chiarissimi (QUI).
1. Il progetto di centrale a gas proposto in sostituzione della attuale centrale a carbone rientra in una quadro di politica nazionale (Piano nazionale energia e clima) ed europea (Direttiva sul sistema elettrico europeo e valutazione della Commissione dei PNIEC)
2. In particolare il progetto di centrale a gas rientra nella programmazione della transizione alla generazione elettrica solo da rinnovabili entro il 2025.
3. Il PNIEC e lo stesso Piano di Terna prevedevano come necessari circa 3.000 MW per la transizione
4. Le norme e gli indirizzi europei non obbligavano gli stati membri a gestire questa transizione solo con il gas
5. Il governo nazionale ha invece deciso di vedere solo nel gas il combustibile per gestire questa transizione assegnando con le aste del meccanismo capacity market migliaia di MW ai maggiori produttori operanti in Italia (vedi alla voce grossi incentivi per realizzare la centrale)
6. Queste scelte del Governo Nazionale sono state fatte oltretutto senza una strategia per cui ora abbiamo al Ministero dell’Ambiente in corso di valutazione 30 progetti (tra impianti a gas nuovi e in upgrade) per un totale circa 15.000 MWe : un delirio
7. È mancato in questo quadro quello che in teoria prometteva lo stesso PNIEC costruire un tavolo Governo – Regioni e Comuni per definire di quanti MW avevamo bisogno, con che tipo di impianti e con quali criteri di localizzazioni
8. Insomma se la sono menata per circa 1 anno e mezzo e ora non avendo deciso nulla Terna , l’ente che decide tecnicamente di cosa ha bisogno il Paese in termini di generazione elettrica, ha deciso di continuare con il carbone a Spezia.
Si
poteva evitare tutto questo ? io dico si e ho spiegato cosa occorreva chiedere
dal livello locale al Governo Nazionale in vari post come ad esempio questo QUI.
Ma il livello locale ha fino ad oggi dimostrato una superficialità disarmante , ogni parte politica più preoccupata di scaricare le responsabilità sul futuro dell’area enel sull’altra.
Sia chiaro le principali responsabilità restano del Governo Nazionale come ho sinteticamente dimostrato sopra e più approfonditamente sul mio blog.
Ma per ribaltare la impostazione sbagliata del Governo la Regione Liguria ad esempio avrebbe avuto uno strumento importante quello della Intesa finale sul progetto di centrale a gas (stesso discorso vale per il progetto presentato a Vado Ligure). Ho spiegato bene ( e lo scrivo per i furbetti del centro sinistra) che comunque l’Intesa non impedisce, se non rilasciata, immediatamente la autorizzazione al progetto visto che la questione viene decisa dal Consiglio dei Ministri sia pure alla presenza dei rappresentanti della Regione dissenziente. Però minacciando da subito il non rilascio della Intesa la Regione avrebbe potuto premere sul governo per avviare quanto previsto alla pagina 111 del PNIEC: “Le valutazioni delle modifiche infrastrutturali eventualmente necessarie ai fini della concreta attuazione del phase out del carbone dalla produzione elettrica si baseranno sul confronto in appositi tavoli settoriali (per zone di mercato elettrico, per singolo sito e specifico per la Sardegna), con gli operatori, le autonomie locali, Terna, le parti sociali e le associazioni ambientaliste e di categoria. I tavoli hanno lo scopo di valutare le condizioni tecniche e normative, le infrastrutture necessarie, nonché le modalità di salvaguardia dell’occupazione (per la quale sono state stanziate apposite risorse)”.
Invece la Regione si è
limitata a fare il compitino delle osservazioni nell’ambito del procedimento di
VIA in corso.
A questo ultimo proposito ENEL ha presentato le sue controdeduzioni a tutte le osservazioni presentate ma di questo nel dibattito politico non si è avuto sentore eppure in quel documento emergono cose interessanti che ho provato a contestare QUI.
Ora di fronte alla notizia (in realtà una non notizia perché la questione era nota da tempo come vedremo subito) che la centrale a carbone per ora resterà in funzione il Sindaco di Spezia afferma "È caduta la maschera dell'ipocrisia della sinistra, che alla Spezia solo a parole è contraria alla centrale a carbone mentre a Roma, forza di Governo, promuove l'utilizzo dei carboni fossili nel Golfo dei Poeti."
Su questa dichiarazione occorre precisare due cose:
la prima
è che sicuramente il Governo è responsabile ma non è caduta alcuna maschera
perchè l’impostazione del Governo (come ho dimostrato sopra) era chiara da
tempo
la seconda è che la possibilità di prorogare oltre il 2021 la centrale a carbone era
già scritta nel decreto di revisione dell'AIA del 6 dicembre 2019.
Quel
decreto di revisione della autorizzazione alla centrale a carbone venne
strombazzato dal Sindaco come un suo risultato personale perché in un
atto a valenza giuridico amministrativa si afferma esplicitamente la
prescrizione che impone ad Enel di presentare il piano dismissioni della
centrale.
Ma all’epoca il Sindaco rimosse due aspetti fondamentali che oggi appaiono emblematici e che allora sottolineai nel mio post QUI :
IL PRIMO:
1.nelle Premesse alle Prescrizioni (Paragrafo 9) contenute
nel Rapporto Istruttorio allegato al Decreto AIA pur confermando
l’impegno Enel a dismettere la centrale a carbone entro il 2021 si aggiunge: “fermo
restando il pronunciamento del Ministero dello Sviluppo Economico in merito
alla sicurezza ed affidabilità del funzionamento del sistema elettrico
nazionale”.
2. la
prescrizione n°8 del Paragrafo 9.3. del Rapporto istruttorio allegato alla
nuova revisione dell’AIA afferma che: ”ferma restando la fermata definitiva
della unità SP2al31/12/2021 di cui alla prescrizione (6), ai sensi del SEN 2017
e del PNIEC 2019, l’utilizzo del carbone quale combustibile per la
alimentazione del gruppo SP3 sarebbe stata ammissibile solamente fino al
31/12/2025”.
IL SECONDO: i nuovi limiti di emissione (più bassi rispetto a quelli attuali) entreranno in vigore solo dopo il 18 agosto 2021.
Come si vede già in quel
decreto c’era scritta la possibilità che, per esigenze del sistema elettrico, la
centrale a carbone avrebbe funzionato anche dopo il 2021 e proprio in vista di questa
possibilità si prevedevano limiti più bassi che permettessero all’impianto di
rientrare negli incentivi del capacity market (meccanismo inventato proprio per
garantire che i produttori lascino in funzione impianti per stabilizzare il
sistema elettrico nazionale in connessione con quello europeo).
Il Decreto è del 2019 c’è
stato oltre un anno di tempo per porre rimedio a questi buchi ma nessuno a livello
locale regionale o nazionale si è mosso!
A sua volta il leader
nazionale ma anche locale del PD nonché ex ministro dell’Ambiente ora dichiara
che scriverà al Ministro dello Sviluppo Economico perché revochi la decisione
di mantenere in esercizio la centrale a carbone.
Stupisce che un politico che mi ha sempre “insegnato” il realismo rimuova una questione oggettiva. La decisione di continuare l’esercizio della centrale non è del Ministro in quanto tale ma frutto di una verifica di Terna sullo stato dei bisogni del sistema elettrico nazionale. Una decisione tecnica nel quadro dato che può essere superata non con i discorsi politici e gli slogan, tanto meno una lettera di un deputato sia pure autorevole, ma dimostrando che non è necessario tenere accesa la centrale.
Per fare questo occorreva (ma occorre ancora oggi) muoversi
per tempo e affrontare le questioni che ho elencato nella prima parte di questo
post compreso quanto scrive Terna nei suoi scenari secondo i quali nonostante
la crescita delle FER in termini di quota sui consumi, si conferma il ruolo
essenziale del termico anche negli scenari di lungo termine, per cui la
capacità installata del termico necessaria per garantire l’adeguatezza del
sistema elettrico non scende sotto i 55-56 GW nemmeno al 2040.
Ma tant’è oggi nella
politica contano più le dichiarazioni sui mass media che gli atti e le istruttorie!
Che scritto da un noto rompicoglioni “irresponsabile” come me dovrebbe far
pensare la politica “ufficiale” o sbaglio?
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