lunedì 18 gennaio 2021

E' IN ATTO UN ATTACCO AL DIRITTO DEI CITTADINI ATTIVI DI AGIRE IN SEDE LEGALE PER TUTELARE L'AMBIENTE SALUBRE.

Negli ultimi tempi per i cittadini attivi è diventato sempre più difficile agire di fronte alla giustizia amministrativa per tutelare diritti alla salute all'ambiente alla identità dei territori.

Non mi riferisco tanto al merito della cause (dove ovviamente è giusto che vinca chi ha più argomenti) ma...



... a decisioni che riguardano in particolare la c.d. non compensazione delle spese.

Assistiamo a decisioni che accollano ai cittadini migliaia di euro addirittura in sede cautelare con argomentazioni tutt'altro che ben motivate per non parlare delle decisioni di merito su cause estremamente complesse e dove, nonostante i ricorsi siano tutt'altro che temerari ma invece ben motivati, assistiamo alla condanna a pagare somme ingenti e immotivate, un discorso a parte meriterebbero poi certe archiviazioni in sede penale.

Insomma la sensazione da parte di uno che segue vertenze legali da 30 anni è che da un po di tempo a questa parte si voglia mandare un messaggio chiaro ai cittadini attivi:"VEDETE DI FINIRLA CON LE VOSTRE AZIONI E LASCIATE LAVORARE IL MANOVRATORE E AL MASSIMO RIVOLGETEVI A LUI". Il manovratore ovviamente è la politica o comunque il decisore pubblico.

La politica? Si appunto proprio la politiche che, insieme con una burocrazia spesso arrogante e ottusa, è quella che da tempo manda i segnali che ora sono recepiti in modo ben più ampio, a differenza del passato, da parte della magistratura.

Eppure la Corte di Giustizia della UE è da tempo chiarissima nell'affermare principi (peraltro in attuazione dell'articolo 10-bis della direttiva sulla VIA vecchia versione ora articolo 11 della vigente Direttiva 2011/92/UE) quali: "I giudici nazionali... sono comunque tenuti, quanto più possibile, ad interpretare il diritto interno, a decorrere dalla scadenza del termine previsto per il recepimento di detto articolo, in modo tale che ai soggetti dell’ordinamento non venga impedito di proporre o proseguire un ricorso giurisdizionale rientrante nell’ambito di applicazione dello stesso articolo a causa dell’onere finanziario che potrebbe derivarne." (Corte Giustizia 17ottobre 2018 QUI).

La domanda alla politica dovrebbe quindi essere: è vostra intenzione tradurre (nel rispetto, ovviamente, dei principi costituzionali di eguaglianza di fronte alla legge) questi principi in norme che tutelino questo diritto dei cittadini italiani "a proporre o proseguire in ricorso giurisdizionale"?

Beh il governo attuale con il recente decreto semplificazioni, ma è solo l'ultimo esempio, ha risposto chiaramente NO . Lo ha fatto introducendo l'articolo 21-decies (QUI) alla legge sul procedimento amministrativo (legge 241/1990) che se applicato nei casi singoli permette addirittura di aggirare sentenze che abbiano annullato autorizzazioni o valutazioni ambientali (guarda caso solo ambientali!). Ora un norma del genere è giuridicamente in se stupida (perché comunque la nuova autorizzazione potrà essere impugnata) ma lancia un messaggio a tutti:

1. ai cittadini attivi: non servono i ricorsi è sufficiente che chi propone un progetto e chi lo deve autorizzare concordi come autorizzarlo, resti fuori chi invece vuole portare la decisione di fronte a un soggetto terzo come appunto un giudice amministrativo

2. ai giudici: evitate di accogliere ricorsi ambientali visto che comunque la vostra decisione potrebbe poi essere superata da un accordo tra amministrazione competente e proponente oltretutto con procedura semplificata dice l'articolo 21-decies, della serie non solo avete prodotto un atto illegittimo ma la illegittimità ve la faccio superare più velocemente di quanto preveda la procedura ordinaria. INSOMMA UN PREMIO ALLA ILLEGITTIMITA'!



Ora capite bene che norme del genere unite alla campagna in atto da tempo contro i "troppi conflitti sulle opere" (peraltro spesso frutto più di una bizantina normativa sugli appalti pubblici che non delle azioni dei cittadini) spiegano anche il giro di vite recente della giustizia amministrativa che tende a scaricare oneri eccessivi a carico di chi perde le cause.

Obiettivo di tutto ciò: scoraggiare le azioni dei cittadini a ricorrere alla giustizia amministrativa violando non solo diritti costituzionali precisi ma soprattutto i principi della sopra citata giurisprudenza della Corte di Giustizia in materia ambientale.




Qualcuno potrà dire a questo punto: i conflitti vanno risolti con le mediazioni non con i ricorsi. Giusto ma per mediare bisogna partire alla pari:

1. avere lo stesso livello di informazioni a disposizione;

2. essere coinvolti fin dall'inizio del processo decisionale in modo da poter presentare per tempo, prima dell'inizio del formale procedimento di autorizzazione, scenari e soluzioni diverse;

3. avere la garanzia di poter esercitare tutti i propri diritti (compreso quello della azioni di fronte alla giustizia ordinaria o amministrativa) pienamente e senza rischi che tali diritti sia siano lesi di fatto prima ancora che di diritto perché frutto di azione dissuasiva preventiva.






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