venerdì 29 gennaio 2021

Ultimi studi sul rapporto tra inquinamento atmosferico e impatto sulla salute pubblica

Pubblico di seguito la sintesi (alla fine delle quali troverete i link per accedere al testo completo) delle parti più significative di 4 studi che analizzano il rapporto tra concentrazioni polveri fini (PM10 e PM2,5) ossidi di azoto e mortalità correlabile.

Gli studi riguardano aree cittadine della pianura Padana e da questi si ricava il permanere di una cattiva qualità dell’aria  e come queste aree devono alti carichi di mortalità derivante dall’inquinamento atmosferico rispetto alla media UE.

Particolarmente significativi sono i dati pubblicati nel 2020 dal Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente dai quali si ricava come l’inquinamento da polveri fini sia rimasto molto significativo nonostante il lungo periodo di lockdown da emergenza COVID19.

Vediamo comunque specificamente questi studi:

 


CONCENTRAZIONI A LUNGO TERMINE DI PARTICOLATO FINE E IMPATTO SULLA SALUTE UMANA A VERONA (DOCUMENTAZIONE INTERNAZIONALE)

Studio pubblicato su ScienceDirect  [NOTA 1] sul rapporto tra presenza di concentrazioni di PM 2,5 (2,5 micron di diametro)  e impatto sulla salute pubblica.

Lo studio riguarda la città di Verona che vede la presenza di una cattiva qualità dell'aria anche per la posizione vicino al centro della Pianura Padana, una delle zone più inquinate d'Italia e d'Europa. Elevate concentrazioni di inquinanti, in particolare di particelle di aerosol fini, sono associate a effetti nocivi sulla salute umana. Lo studio analizza le misurazioni a terra del particolato con diametro (PM2,5) e (PM10) registrato a Verona e provincia dal 2002 al 2015. I mezzi annuali e il numero di giorni in cui sono state superate le norme europee mostrano che la qualità dell'aria è leggermente migliorata nel periodo analizzato, con tendenze negative statisticamente significative presenti sia nei livelli di PM10 che di PM2,5. La mortalità annuale dovuta a diverse malattie attribuibili al PM2,5 è stata stimata per il periodo 2009-2014 impiegando funzioni di concentrazione-risposta basate su studi di coorte epidemiologica. I risultati mostrano che, in media, circa 299 decessi all'anno (3 sono neonati) sono causati da malattie correlate al PM2,5 nella provincia di Verona. Tra questi, circa 88 decessi all'anno (1 è neonato) si verificano nel comune di Verona. Ciò significa che sui decessi totali dovuti a malattie del sistema respiratorio e cardiovascolare un numero significativo è attribuibile all'esposizione a lungo termine all'inquinamento da PM2,5.

TESTO COMPLETO DELLO STUDIO: QUI.

 

 

PERCEZIONE PUBBLICA DELLE FONTI DI INQUINAMENTO ATMOSFERICO IN TUTTA EUROPA (DOCUMENTAZIONE INTERNAZIONALE)

Studio pubblicato su SpringerLink [NOTA 2].

Secondo lo studio l'inquinamento atmosferico è una delle principali preoccupazioni della nostra società per i suoi effetti sulla salute umana e sull'ambiente. Tra le misure politiche che possono essere messe in atto per limitare le emissioni di inquinanti atmosferici, oltre alle tecnologie ci sono gli strumenti normativi. Altrettanto importanti sono le misure comportamentali, che richiedono il coinvolgimento attivo dei cittadini. Il successo di qualsiasi misura volta a limitare le emissioni inquinanti richiede l'accettazione da parte dei cittadini che, a sua volta, implica una corretta percezione dei principali fattori di emissione inquinanti.

Lo studio quindi presenta il confronto tra la percezione pubblica delle fonti di inquinamento atmosferico e la situazione reale attraverso un'indagine condotta in sette paesi europei e che ha coinvolto 16 101 intervistati.

Lo studio mostra una drastica sottovalutazione del contributo del settore agroalimentare all'inquinamento atmosferico. Questo risultato è comune a tutti gli intervistati nei sette paesi esaminati e dipende solo in piccola parte dal sesso, dall'età e dallo status socioeconomico degli intervistati.

TESTO COMPLETO DELLO STUDIO: QUI   


 

SUPERAMENTI LIMITE GIORNALIERO PM10 NEL 2020 (DOCUMENTAZIONE NAZIONALE)

Dati del Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente derivanti dalle stazioni di monitoraggio del PM10 (particolato fine di 10 micron di diametro) presenti sul territorio nazionale.

Secondo il rapporto SNPA i dati del PM10 registrati nel 2020, relativi a complessive 534 stazioni di monitoraggio, evidenziano che il valore limite giornaliero (50 μg/m3, da non superare più di 35 volte in un anno) è stato superato in 155 stazioni (29%), in larga prevalenza (131 stazioni su 534) nel bacino padano (Piemonte, Lombardia, Emilia-Romagna, Veneto, Friuli Venezia Giulia).

Per quanto riguarda invece il valore di riferimento OMS giornaliero (50 μg/m3, da non superare più di 3 volte in un anno), è stato superato nel 2020 in 405 stazioni (75,8%). In questo caso i superamenti interessano tutte le regioni italiane, con la sola eccezione della provincia autonoma di Bolzano.

L’aspetto significativo è che, nonostante i blocchi COVID19,  i dati del 2020 sono in generale superiori rispetto all’anno precedente per quanto riguarda il limite di legge, che nel 2019 era stato superato nel 22% delle stazioni (115 su 521), e sostanzialmente analoghi rispetto al valore di riferimento dell’OMS che nel 2019 era stato superato nel 76% (395 su 521) delle stazioni di monitoraggio

LINK AI DATI: QUI.

 

 

MORTALITÀ PREMATURA DOVUTA ALL'INQUINAMENTO ATMOSFERICO NELLE CITTÀ EUROPEE (DOCUMENTAZIONE INTERNAZIONALE)

Studio pubblicato su  The Lancet.

Finalità dello studio

Secondo lo studio l 'esatta entità degli effetti sull'inquinamento atmosferico sulla salute a livello cittadino è ancora in gran parte sconosciuta. L'obiettivo dello studio era stimare la percentuale di decessi annuali prevenibili dovuti all'inquinamento atmosferico in quasi 1000 città europee.

Metodologia usata

Lo studio ha svolto una valutazione quantitativa dell'impatto sulla salute per l'anno 2015 per stimare l'effetto dell'esposizione all'inquinamento atmosferico (PM2,5 e NO2) sulla mortalità per cause naturali per i residenti adulti (di età compresa tra ≥20 anni) in 969 città e 47 grandi città in Europa. La Corte ha stimato l'onere annuale di mortalità prematura prevenibile se i valori raccomandati dall'OMS (ad esempio, 10 μg/m3 per PM2·5 e 40 μg/m3 per NO2) sono stati raggiunti e se le concentrazioni di inquinamento atmosferico sono state ridotte ai valori più bassi misurati nel 2015 nelle città europee (ad esempio, 3,7 μg/m3 per PM2·5 e 3,5 μg/m3 per NO2). Lo studio ha raggruppato e classificato le città sulla base della popolazione e dell'onere di mortalità standardizzato per età associato all'esposizione all'inquinamento atmosferico. Inoltre, sono state svolte diverse analisi di incertezza e sensibilità per testare la fondatezza delle stime.

Risultati significativi

Il più alto carico di mortalità da PM2·5 è stato stimato per le città della Pianura Padana (Italia settentrionale), Polonia e Repubblica Ceca. Il più alto onere di mortalità per NO2 è stato stimato per le grandi città e le capitali dell'Europa occidentale e meridionale.

TESTO COMPLETO DELLO STUDIO: QUI

 

INQUINAMENTO DELL’ARIA E CORRELAZIONE CON COVID19  (DOCUMENTAZIONE NAZIONALE)

Studio metodologico del Dipartimento di Epidemiologia ASL 1 Roma, Arpae e Dipartimento valutazione e sosteniblità ambientale Ispra.

Lo studio parte dalla necessità di uno strumento per la valutazione dell’esposizione, omogeneo e applicabile su tutto il territorio nazionale. Esistono già esperienze in Italia di modelli ad alta risoluzione spazio-temporale, per la stima del materiale particolato (PM), con l’uso di predittori spazio-temporali, dati satellitari, dati di monitoraggio della qualità dell’aria. Il nuovo studio completa la disponibilità di queste stime per gli anni più recenti (2016-2019) e viene applicato anche per stimare gli ossidi di azoto e l’ozono. Le stime modellistiche sono state utilizzate per calcolare la PWE (population - weighted exposure : esposizione ponderata della popolazione) come media annua pesata sulla popolazione residente in ogni singola cella, che rappresenta la stima dell’esposizione cronica all’inquinamento atmosferico della popolazione italiana. Queste stime sono pronte per essere utilizzate negli studi sull’associazione tra esposizione cronica all’inquinamento atmosferico e patologia COVID-19, così come per indagini sul ruolo dell’inquinamento dell’aria sulla salute della popolazione italiana.

Dallo studio emerge la conferma di concentrazioni di PM più elevate in pianura padana e nei maggiori centri abitati, concentrazioni di NO2 più elevate nelle maggiori metropoli del nord e in corrispondenza delle principali arterie stradali. I livelli di ozono, come atteso in base ai complessi meccanismi di formazione di questo inquinante, sono più alti in quota, sui rilievi appenninici e alpini, e mostrano generalmente un gradiente positivo dall’interno verso l’esterno dei centri abitati.

La PWE calcolata per le 10 città maggiormente popolate (con più di 300.000 abitanti), evidenzia come, mediamente, la popolazione di queste città sia esposta a livelli di biossido di azoto maggiori rispetto al resto della popolazione residente in aree diverse. Si apprezzano comunque importanti differenze tra le diverse aree urbane. Per esempio, emerge una significativa differenza di esposizione della popolazione di Milano rispetto a quella di Roma o Napoli. Tali differenze sono dovute non tanto al carico emissivo complessivo, quanto al contesto orografico e climatico completamente diverso e sfavorevole per Milano e tutta l’area del bacino padano.

Dallo studio si ricava il grande vantaggio di raccogliere dati uniformi a livello nazionale, che si traduce nella possibilità di sviluppare studi su tutto il territorio italiano, così come indagini su aree più ristrette (regione, provincia, comune), ma che consentano la comparabilità dei risultati tra aree diverse per quanto riguarda l’esposizione della popolazione all’inquinamento atmosferico, in quanto basati su protocolli di raccolta e analisi dei dati comuni e standardizzati. Questo strumento è disponibile e gestito dalla Rete italiana ambiente e salute (RIAS; https://rias.epiprev.it/), che coinvolge le strutture sanitarie e ambientale del Paese. Potrà, quindi, essere utilizzato per la valutazione dell’esposizione della popolazione in studi sulla relazione fra inquinamento atmosferico e salute umana. Come prima applicazione, sarà utilizzato dal progetto nazionale EpiCovAir, promosso dall’ISS e dal SNPA, in collaborazione con la Rete italiana ambiente e salute, che prevede un programma di studi epidemiologici per indagare le possibili relazioni fra inquinamento atmosferico e COVID-19. In modo analogo, potrà essere utilizzato per analoghi studi regionali e locali su inquinamento atmosferico e COVID-19, così come sullo studio delle relazioni fra inquinamento e altre patologie.

TESTO COMPLETO DELLO STUDIO: QUI .




INQUINAMENTO ARIA E INCIDENZA SUL COVID19 IN GERMANIA (DOCUMENTAZIONE INTERNAZIONALE)

Studio pubblicato su Science Direct sulla correlazione tra presenza inquinamento atmosferico e sviluppo del COVID19.

Lo studio rileva che pur essendo simili le misure prese dai Governi contro la diffusione di COVID-19, all'interno dei singoli Paesi, il tasso di incidenza varia tra le aree (ad esempio, contee, città). Una potenziale spiegazione è che le persone in alcune aree sono più vulnerabili alla malattia da coronavirus a causa delle loro condizioni di salute peggiorate causate dall'esposizione a lungo termine a una scarsa qualità dell'aria. Lo studio indaga per verificare se l'esposizione a lungo termine all'inquinamento atmosferico aumenti il rischio di infezione da COVID-19 in Germania. I risultati mostrano che il biossido di azoto (NO) è significativamente associato all'incidenza di COVID-19, con un aumento di 1 microgrammo per m3 di aria dell'esposizione a lungo termine all'NO che aumenta il tasso di incidenza di COVID-19 del 5,58% (intervallo credibile al 95% [CI]: 3,35 %, 7,86%). Questo risultato è coerente in vari modelli. Le analisi possono essere riprodotte e aggiornate regolarmente utilizzando fonti di dati pubbliche.

TESTO COMPLETO DELLO STUDIO: QUI .




[NOTA 1] https://www.sciencedirect.com/

[NOTA 2] https://link.springer.com/

 

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