Dopo gli ultimi
ritrovamenti di rifiuti stoccati illegalmente nelle colline della zona est
della città di Spezia ritorna il “tormentone” della riclassificazione
del sito di Pitelli da sito di interesse regionale (SIR) a sito di interesse nazionale (SIN) che vorrebbe dire
principalmente poter usufruire, in teoria, di finanziamenti pubblici non solo
locali per finanziare la bonifica.
Il fallimento della
declassificazione del sito di bonifica di Pitelli da interesse nazionale a
regionale è nei fatti prima ancora che negli atti.
L’area a mare non
bonificata se non per parti secondarie, l’area a terra bonificata solo in parte
e in un parti significative neppure caratterizzata, infatti continuano ad
affiorare rifiuti stoccati illegalmente .
Una declassificazione che
sempre di più appare per quello che è stata: un tentativo di rimuovere le
responsabilità dei passati amministratori locali e regionali prima
sull’inquinamento delle colline di Pitelli e poi sulla mancata bonifica di
queste dando tutta la colpa allo stato centrale.
Ma se i fatti e gli atti
sono li a smascherare la enorme presa in giro della declassificazione è
altrettanto vero che la riclassificazione a SIN per il sito di bonifica
spezzino non può bastare se non è accompagnata da una strategia politica,
amministrativa/legale e finanziaria precisa.
Vediamo quindi nel post
che segue:
1.
perché la declassificazione del sito da SIN a SIR è stata una presa in giro
2.
cosa bisogna fare da un di vista normativo e amministrativo per tornare a SIN
3.
quali azioni politiche occorre intraprendere per avviare una vera bonifica del
sito di Pitelli
LE FINTE RAGIONI DELLA DECLASSIFICAZIONE DEL
SITO DI BONIFICA DI PITELLI
lo scippo delle
finanziarie sulle bonifiche
Prima di tutto occorre
dire che la mancata bonifica nel sito di Pitelli quando era nazionale è responsabilità
dei vari Governi di centro sinistra succedutesi dalla fine degli anni 90 in
poi come ha spiegato nel suo dossier la CGIL (vedi QUI).
Sui finanziamenti
scomparsi per le bonifiche leggete questa mia ricostruzione QUI.
lo scippo dei
finanziamenti per la bonifica delle aree militari
Intanto nessuno dei nostri
amministratori e politici inviati a Roma (senatori, deputati, ministri e sottosegretari)
ha sollevato lo scandalo dei fondi scomparsi per la bonifica delle aree
militari: la legge finanziaria 2008 (legge 244/2007) aveva ridotto di 10
milioni di euro per ciascun anno del triennio 2008-2010 la dotazione del
fondo per tali bonifiche, fondo poi sparito del tutto negli anni successivi.
Questi fondi erano previsti anche per le aree militari del nostro Golfo ovviamente.
le balle
amministrative per giustificare la declassificazione del sito e la rimozione
della bonifica delle aree militari
1. Non è vero
che cancellando il carattere nazionale del sito di Pitelli si
semplifica la procedura di autorizzazione della bonifica. Questo per
il semplice motivo che la procedura autorizzatoria in materia di bonifiche
è la stessa sia per i siti dichiarati di interesse nazionale che per quelli
dichiarati di interesse locale/regionale. Si legga il comma 4 articolo 252 del DLgs 152/2006. Cambiano solo le competenze nel
senso che decidono Comune e Regione senza il coinvolgimento dei Ministeri con
quali risultati dopo oltre tre anni dal decreto di declassificazione stiamo
notando tutti quanti.
2. L'ex Sindaco Federici
ha sostenuto da sempre, mentendo, che la cancellazione del sito di bonifica
nazionale è positiva anche perché le procedure erano troppo burocratiche.
Non è così in questi anni sono state introdotte varie modifiche che
hanno fortemente semplificato le procedure di approvazione dei progetti di
bonifica anche per i siti nazionali come quello di Pitelli. Abbiamo
assistito a 8 procedure di semplificazione delle procedure di bonifica tanto
che la CGIL (non certo un “covo” di ambientalisti estremisti) ha intitolato un
suo Report dell’aprile 2012: “La bonifica dei siti
d’interesse nazionale (SIN): più che
semplificare, occorre un rilancio urgente
degli interventi di completamento e realizzazione dei progetti
di bonifica” (per il testo vedi QUI).
I COSTI DI BONIFICA E LA MANCATA
BONIFICA DELLA PARTE A MARE DEL SITO DI PITELLI RICHIEDONO FINANZIAMENTI NON
SOPPORTABILI DALLE ISTITUZIONI LOCALI
Relativamente ai costi di
bonifica se noi andiamo a vedere gli scenari di bonifica del documento Icram ci
possiamo rendere conto del livello ridicolo di finanziamento annunciato nel 2014
da Regione Liguria e Comune di Spezia: 1,3 milioni di euro per la parte a
terra (peraltro vecchi fondi ministeriali) e per l’area di Pertusola: circa 3
milioni di cui solo 1,3 da parte della Regione. Fondi limitatissimi ma come
abbiamo visto neppure questi "spiccioli" sono arrivati dopo oltre tre
anni di declassificazione del sito. Quindi con la declassificazione abbiamo
perso oltre 2 milioni di euro dallo stato (il sito non è più di competenza del
Ministero dell'Ambiente) mentre neppure quelli regionali sono arrivati e anche
se arrivassero non basterebbero!
Lo studio Icram, solo
per la parte a mare, individuava quattro scenari di intervento di
bonifica a seconda del livello di inquinamento, delle aree interessate,
della tipologia degli inquinanti e della profondità della rimozione degli
inquinanti.
Il costo passa
da 201 milioni di euro ipotesi dello scenario 1 di bonifica
minima, a 563 milioni di euro per lo scenario 4 della bonifica
integrale della rada della Spezia.
Le bonifiche, nella parte
a mare del sito di Pitelli, fino ad ora sono state fatte in zone non rilevanti
sotto il profilo dell’inquinamento, ma rilevanti sotto il profilo degli
interessi economici che muovevano. Facendo esattamente il contrario
di quello che prevede il Progetto preliminare di bonifica dell’ICRAM,
secondo il quale: “In considerazione del
fatto che gli interventi di bonifica relativi alle diverse aree potrebbero
essere attuati in tempi diversi, dovrà essere data priorità a quelle aree in
cui livelli elevati di contaminazione dei sedimenti potrebbero determinare
situazioni di rischio sanitario-ambientale”.
COSA OCCORRE FARE PER TORNARE A SIN DA UN
PUNTO DI VISTA NORMATIVO
Per tornare a sin
occorre modificare la legge vigente in materia?
Una delle tesi che ha
espresso l’ex Sindaco Federici nel
Consiglio Comunale del 7 luglio 2014 è la seguente: “la bonifica del sito di Pitelli può tornare alle competenze
del Ministero dell’Ambiente solo con una modifica della legge nazionale e
quindi solo con un passaggio nelle aule parlamentari”.
Ma cosa dice questa legge
citata dal Sindaco?
La classificazione dei Siti di Interesse nazionale secondo la legge vigente
L’articolo che definisce
ex lege i criteri per classificare i siti di bonifica di interesse nazionale
è l’articolo 252 del DLgs 152/2006. Questo articolo è stato parzialmente
modificato dall’articolo 36bis della legge 7 agosto 2012, n. 134 (vedi QUI). Sulla
base dei nuovi criteri è stata svolta una ricognizione da parte del Ministero
Ambiente che ha portato ad un decreto ministeriale (vedi QUI) che
ha cancellato dall’elenco dei SIN vari siti tra cui anche quello di
Pitelli.
Sulla coerenza di questo
Decreto con la legge che fissa tutti i criteri per definire un SIN ho già avuto
modo di intervenire più volte in questo blog e quindi rinvio chi legge ai miei
post (vedi in particolare QUI).
Nel suo dispositivo, il
Decreto che cancella il SIN Pitelli, fa riferimento a tutti i criteri
per definire un SIN previsti dall’articolo 252 sopra citato, quindi non solo a
quello nuovo aggiunto dalla legge sopra citata e linkata. Già questa
costituisce una contraddizione.
Peraltro, anche rimanendo
alla sola Liguria, se andiamo a vedere gli altri due siti
rimasti come SIN vediamo che ad esempio quello di Cengio (SV) viene così
definito in relazione alle fonti inquinanti: “Bonifica e ripristino ambientale di area industriale in parte dismessa,
di una discarica di rifiuti industriali”. Ora è noto a tutti che nel sito
di Pitelli come afferma la stessa Arpal ( vedi QUI) insistono
le seguenti industrie attive e/o dismesse:
Insediamento industriale
ex PbO (oggi Penox Italia in liquidazione);
Centrale termoelettrica
ENEL “E. Montale” e carbonili;
Stazione elettrica di
trasformazione Terna;
Ex fonderia di piombo
denominata Pertusola (oggi facente parte delle aree della
soc. Navalmare);
Crovara autotrasporti;
EMMECAR s.r.l.;
Ghironi s.r.l.;
Helios s.r.l.;
P.V. TAMOIL n° 8268
Inoltre è presente la
Discarica di Ruffino-Pitelli di rifiuti industriali, per non
parlare dell'area portuale definita area industriale dalla normativa
sul rumore.
Infine sia pure non
all’interno del perimetro del SIN ma comunque insistente, sotto il profilo
dell’inquinamento del golfo, dentro tale perimetro, nel nostro territorio è
stata attiva per decenni una raffineria di enormi dimensioni (raffineria
IP). È proprio a tale insistenza che il nuovo criterio introdotto dalla
legge 7 agosto 2012, n. 134 sopra linkata fa riferimento: “l'insistenza, attualmente o in passato, di
attività di raffinerie, di impianti chimici integrati o di acciaierie”.
Risulta quindi
assolutamente contraddittoria la cancellazione del Sin Pitelli e il
mantenimento, ad esempio, di quello di Cengio.
La sentenza del
TAR Lazio sulla declassificazione di un sito nazionale di bonifica
La scelta del passaggio a
sito regionale di bonifica del Sito di Pitelli è già stata oggetto di una sentenza
del Tar Lazio che ha demolito, sia pure con riferimento ad altro sito
nazionale, i motivi della declassificazione da nazionale a regionale, motivi
applicabili anche al caso Pitelli, vedi QUI,
senza che tutto questo sia mai stato valutato dalla Amministrazione Federici e
tanto meno dal governo regionale sia del PD ma fino ad ora anche del centro
destra in Regione.
Comunque anche se il Decreto di cancellazione del SIN
fosse legittimo è possibile riportare da SIR a SIN il sito di
Pitelli con un Decreto Ministeriale
Ma anche volendo restare
dentro la logica di chi sostiene che il SIN di Pitelli non risponda più
alla definizione integrata dell’articolo 252, prodotta dalla legge 7
agosto 2012, n. 134 sopra linkata, e quindi pure la citata sentenza
del TAR Lazio non sia applicabile al caso spezzino, resta non fondata la tesi che per
un ritorno al SIN si debba modificare la legge e non sia sufficiente un Decreto
Ministeriale.
Infatti la legge 7 agosto
2012 n.134 ha introdotto solo un nuovo criterio per individuare i SIN non ha
modificato ne la definizione generale di SIN (comma 1 articolo 252 DLgs
152/2006) ne soprattutto la procedura per la istituzione dei SIN.
La procedura di
istituzione del SIN resta sempre la stessa: Decreto del Ministro dell'ambiente
e della tutela del territorio, d'intesa con le Regioni interessate sulla base
della verifica istruttoria del livello di inquinamento della estensione
dell’inquinamento , dei rischi per la salute di una ampia fascia di
popolazione, della esistenza di fonti inquinanti di origine industriale (comma
1 articolo 252).
Quindi è la suddetta
istruttoria che ha valutato a suo tempo:
1. prima la
istituzione del SIN (nel 2000),
2. poi la sua
cancellazione (2013).
Ora tale istruttoria
potrebbe eventualmente la nuova istituzione nel caso in cui nei prossimi mesi
si dimostrasse che l’estensione e la complessità dell’inquinamento sono
maggiori di quelli fino ad ora rilevati. Infatti da nessuna parte
della legge, anche modificata, o del Decreto che cancella il SIN di Pitelli si
afferma che la declassificazione del SIN a SIR è dovuta a difficoltà della
procedura di istituzione e bonifica del SIN rispetto ad un SIR.
Non solo ma se noi andiamo
a vedere le modifiche che la legge del 2012 sopra citata e linkata ha
apportato alla previgente normativa, troveremo che essa prevede due
possibilità: una quella attuata per ora per il sito di Pitelli la sua
cancellazione dai SIN, l’altra quella di riverificare la perimetrazione (vedi
ad es.QUI)
del Sin stabilendo le parti che restano nel SIN e quelli che vanno nel SIR a
seconda della complessità e diffusione dell’inquinamento ma anche della
proprietà delle aree stesse, vedi ad esempio nel caso del sito di Pitelli le
aree militari.
OCCORRE UN PIANO DEL GOVERNO COORDINATI CON
REGIONI E COMUNI DI SPEZIA E LERICI
È chiaro quindi che di
fronte ad una situazione così complessa occorreva e occorre tutt’ora un piano di governo che coinvolgesse tutti i livelli
istituzionali (dal Governo fino ai Comuni) ma anche parti sociali e investitori
privati che agiscono da tempo sul territorio. Nessuno ha mai provato a mettere
in piedi una operazione di questo tipo anzi non sono state neppure rispettate
quelle rarissime deliberazioni che potevano innescare un percorso che portasse
al piano di governo prospettato.
Come ho spiegato anche
recentemente QUI, una strategia è stata
approvata dai Consigli Comunale (Spezia) e Regionale ma non è mai stata
avviata.
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