mercoledì 11 maggio 2022

Bandiere blu? Come funzionano i criteri per l'assegnazione

Come ogni anno arriva puntuale l’elenco delle spiagge e litorali con “Bandiera Blu”. Anche quest’ anno in Liguria conquista 32 Bandiere Blu per altrettante spiagge classificandosi al primo posto tra le Regioni italiane (QUI).

Ora partiranno, sono già partite, le dichiarazioni “orgogliose” di amministratori locali.  Ma nessuno che spieghi con chiarezza di particolari in cosa consistano questa bandiere blu, vediamo…..

 


LA FONDAZIONE PER L’EDUCAZIONE AMBIENTALE

Il riconoscimento delle bandiere blu è assegnato dalla Fondazione per l’educazione ambientale (FEE acronimo in inglese)

Non ci sono veri e propri criteri e parametri scientifici ma ci si basa su dati forniti dai Comuni cioè dagli enti che hanno tutto l’interesse a ben apparire nella classifica.

Come afferma il programma operativo della FEE 2022 (fotocopia di quello degli anni passati, vedi QUI) la Giuria Nazionale, o Commissione Tecnica Giudicante, identifica i Comuni idonei tra quelli candidati, attraverso l’analisi e la valutazione delle risposte ai quesiti riportati sul Questionario Bandiera Blu.


 

I CRITERI USATI DALLA FEE PER ASSEGNARE LA BANDIERA BLÙ

Vediamoli questi criteri ricavabili dal questionario compilato dai Comuni su invio della FEE:

1. promozione di educazione e informazione ambientale: sulla balneazione le attività di educazione ambientale sono indefinite ovviamente. Le informazioni ambientali peraltro sono obbligatorie per legge a prescindere dalla bandiera blu, basta leggersi il DLgs 116/2008 (Attuazione della direttiva 2006/7/CE relativa alla gestione della qualità delle acque di balneazione)

2. qualità delle acque: si tratta di rispettare la normativa sulle acque di balneazione, come dire e ci mancherebbe!

3. Gestione ambientale: si tratta di rispettare le norme di gestione delle spiagge, rispetto e  conservazione della biodiversità se ci sono aree classificate e anche qui possiamo dire ci mancherebbe…..   Quanto ai criteri di spiagge pulite, raccolta rifiuti, servizi igienici e spogliatoi puliti e in numero adeguato, scarichi allacciati al sistema fognario: viene da dire come fanno quelli della Commissione a saperlo? Ma è ovvio glielo dicono i Comuni,  a proposito di conflitti di interessi.

 

documenti obbligatori da allegare al questionario di risposta poi sono altrettanto ovvi come le informazioni che abbiamo visto sopra. Infatti devono essere allegati:

1. Mappe dei campionamenti effettuati sulla qualità delle acque di balneazione, impianti di depurazione e discariche.

2. Piano di utilizzo dell’arenile (PUA) approvato e vigente (se non inviato negli anni precedenti e non modificato);

3. Risultati certificati ARPA delle analisi di qualità delle acque di balneazione

4. Documenti sulla quantità e qualità rifiuti prodotti dallo stabilimento balneare

5. Documentazione di iniziative di sostenibilità ambientale

 

I documenti dei punti 2, 3 e 4 sono quelli obbligatori per legge per chiunque gestisca una attività di balneazione e comunque per le Amministrazioni Comunali interessate.

I documenti del punto 1 invece, se ci riferiamo ad una situazione come quella di Spezia, fanno veramente pensare: tutto il golfo di Spezia è dentro un sito di bonifica nazionale, tutto da bonificare e soprattutto con un dragaggio/bonifica in corso e che sta producendo problemi enormi come è noto,  e con questo la potremmo chiudere qui, almeno per Spezia, con queste bandiere blu.

Infine i documenti del punto 5 sono aria fritta in quanto dietro la parola sostenibilità ormai si nasconde qualsiasi cosa.

Nel programma operativo, dal 2017, è stata aggiunta la necessità di inviare la Tabella riassuntiva analisi acque di balneazione BF17_calcolo_95th_percentile in formato elettronico excel da compilare obbligatoriamente per ogni punto di campionamento candidato (allegato da inviare entro il 18 novembre 2021).

 

  

IN REALTÀ PER AVERE LA BANDIERA BLU LA FEE CHIEDE DI MENO DI QUELLO CHE CHIEDE LA VIGENTE LEGGE

Vediamo cosa chiede la normativa (ex DLgs 116/2008 QUI e Decreto 30 Marzo 2010 QUI) non solo a chi ha la bandiera blu ma a tutti i Comuni balneari italiani:

I Comuni assicurano che le seguenti informazioni siano divulgate e messe a disposizione con tempestività durante la stagione balneare in una ubicazione facilmente accessibile nelle immediate vicinanze di ciascuna acqua di balneazione:

a) classificazione corrente delle acque di balneazione ed eventuale divieto di balneazione di cui al DLgs 116/2008 mediante una simbologia che risponda agli indirizzi comunitari;

b) descrizione generale delle acque di balneazione, in un linguaggio non tecnico, basata sul profilo delle acque di balneazione predisposto in base all’allegato III del DLgs 116/2008;

c) nel caso di acque di balneazione identificata a rischio di inquinamento di breve durata:

c1) avviso di acqua di balneazione a rischio di inquinamento di breve durata;

c2) indicazione del numero di giorni nei quali la balneazione è stata vietata durante la stagione balneare precedente a causa dell’inquinamento di cui al punto precedente;

c3) avviso tempestivo di inquinamento, previsto o presente, con divieto temporaneo di balneazione;

c4) informazioni sulla natura e la durata prevista delle situazioni anomale cioè un evento o una combinazione di eventi che impattano sulla qualità delle acque di balneazione nella zona in questione e il cui verificarsi è previsto in media non più di una volta ogni quattro anni;

d) laddove la balneazione è vietata, avviso che ne informi il pubblico, precisandone le ragioni;

e) ogniqualvolta è introdotto un divieto di balneazione permanente, avviso che l’area in questione non è più balneabile con la ragione del declassamento;

f) indicazione delle fonti da cui reperire informazioni più esaurienti.


Le Autorità Competenti, ciascuna per le funzioni di cui sono titolari ex lege, utilizzano adeguati mezzi e tecnologie di comunicazione, tra cui Internet, per promuovere e divulgare con tempestività le informazioni sulle acque di balneazione di cui sopra, nonché, ove opportuno, in varie lingue, le seguenti informazioni:

a) elenco delle acque di balneazione, aggiornato e reso disponibile ogni anno prima dell’ inizio della stagione balneare;

b) classificazione di ciascuna acqua di balneazione negli ultimi tre anni e il relativo profilo, inclusi i risultati del monitoraggio effettuato ai sensi del DLgs 116/2008 dopo l’ultima classificazione tali risultati sono resi disponibili sul sito web del Ministero della Salute, una volta completate le analisi;

c) misura di risanamento delle acque di balneazione previste dal DLgs 116/2008;

d) nel caso di acque di balneazione classificate scarse, informazioni sulle cause dell’inquinamento e sulle misure adottate per prevenire l’esposizione dei bagnanti all’inquinamento e per affrontarne le cause;

e) nel caso di acque di balneazione a rischio di inquinamento di breve durata, informazioni generali relative a:

e1) condizioni che possono condurre a inquinamento di breve durata;

e2) grado di probabilità di tale inquinamento e della sua probabile durata;

e2) grado dell’inquinamento e delle misure adottate per prevenire l’esposizione dei bagnanti all’inquinamento per affrontarne le cause;

f) nel caso di acque interessate dagli inquinamento dovuti a casi particolari, informazioni relative ai rischi per i bagnanti.



MENTRE I COMUNI E LA POLITICA SI NASCONDE DIETRO QUESTI DATI IL RAPPORTO SULLA DRAMMATICA EROSIONE COSTIERA DELLA LIGURIA è FINITO IN UN CASSETTO A PRENDERE POLVERE

Secondo il Rapporto (QUI) l’erosione è dettata in primo luogo dal confronto tra la mappa del consumo di suolo nella fascia costiera e la mappa della presenza di opere rigide nella fascia costiera (fonte Ispra) . Dal confronto emerge  una chiara evidenza dell’intensa antropizzazione della fascia costiera prossimale al mare e si comprende come siano praticamente scomparsi il 90% dei sistemi naturali di dune costiere che rappresentavano il lato terrestre del sistema costiero in equilibrio, oltre che una parte determinante del paesaggio costiero italiano e della biodiversità delle nostre coste.

In particolare  la regione Liguria, con 990 opere rigide complessive è di gran lunga la regione con la maggior densità di barriere e pennelli lungo la costa, con un rapporto opere rigide/lunghezza della costa di 2,8. La seconda regione (la Puglia, che ha il doppio di Km), ha un rapporto di 1,2. Altre opere sono state costruite negli anni a seguire.

Il dato che dovrebbe emergere, in una visione storica complessiva del contesto costiero ligure, è che dopo aver artificializzato quasi tutto il litorale, tra opere rigide di varia natura e porti (gli ultimi dati registrano la presenza di 41 opere portuali), abbiamo ancora il doppio della erosione degli anni 70.

Negli ultimi 15 anni (sempre dati Ministero Ambiente) sono stati erosi circa 100.000 metri quadrati di arenile (come dire una spiaggia lunga 10 km e larga 10 metri), quasi tutti compresi nelle zone più turistiche e segnate dalla presenza di opere rigide, come Alassio, Lavagna, Albenga, S. Margherita Ligure, e recentemente anche Finale Ligure e Spotorno che fino a pochi anni fa avevano goduto di un avanzamento della spiaggia, anche grazie ai ripascimenti effettuati.

Tutto questo nonostante la Liguria sia una delle regioni più attive nel contesto della gestione delle coste. E’ dotata da anni di un piano di tutela ambiente marino e costiero (PTMAC), ha partecipato a progetti europei a partire da “Beachmed”, fino all’ultimo progetto MAREGOT, di cui è Lead partner, un progetto Interreg transfrontaliero finalizzato alla prevenzione e gestione dei rischi derivanti da erosione costiera. Nel maggio scorso si è tenuta la conferenza conclusiva e le indicazioni progettuali in esso contenute, saranno adottate dalla regione. E’ uno studio dettagliato e apre anche a concetti legati alla rimozione e/o rivisitazione delle opere esistenti. 

Così conclude il Rapporto: "Ma gli studi continuano a non incidere sulle scelte concrete nel territorio". 

 

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