domenica 19 maggio 2019

Centrale a gas a Spezia: la mia risposta al Sindaco e ai sindacati


Sul progetto di centrale a gas proposto da Enel a Spezia al posto della attuale sezione a carbone, oggi su La Nazione ci sono interviste al Sindaco e ai dirigenti delle tre sigle sindacali.

In queste interviste ci sono affermazioni, da parte del Sindaco, incomplete e anche non vere e di seguito spiego perché riportando in corsivo  e nel riquadro quello che lui afferma. Quanto ai Sindacati mi pare che come al solito le loro dichiarazioni siano un mix di arroganza verso chi non la pensa come loro e di sudditanza alle scelte strategiche di Enel. 



Afferma il Sindaco in riferimento al progetto presentato da Enel al Governo: “purtroppo non è una decisione che può prendere il Sindaco di un città ma che dipende dal Ministero”.
Questa affermazione non è vera messa come la mette il Sindaco. Infatti la autorizzazione dipende dal Ministero e quindi anche la valutazione di impatto ambientale che dovrà precedere o accompagnare il rilascio della autorizzazione, ma il Sindaco può fare e poteva fare molte cose che potevano  potranno avere un peso sulla decisione del Ministero (Sviluppo Economico e Ambiente).   Eccole le cose che potrebbe fare il Sindaco:
1. il Sindaco come massima autorità sanitaria può esercitare i suoi poteri in materia di regolamentazione delle industrie insalubri da collocare nell’area
2. il Sindaco come capo politico della Amministrazione Comunale può decidere il destino urbanistico dell’area anche attraverso la procedura di valutazione ambientale strategica o del nuovo PUC o di una variante apposita per l’area
3. nell’immediato il Sindaco può, se dovesse porsi realmente il rischio che la centrale duri OLTRE IL 2021 con le non adeguate prescrizioni ambientali attuali (frutto anche di un AIA non all’altezza dei rischi sanitari prodotti dall’impianto), avviare una analisi dei dati sanitari nell’area interessata dalla ricaduta dei fumi. Sulla base dei dati elaborare le motivazioni per chiedere la revisione dell’AIA con nuove prescrizioni in questa fase di transizione verso la chiusura o addirittura la sospensione della attività della centrale. Lo prevede il testo unico ambientale questa funzione del Sindaco che può essere esercitata anche dopo il rilascio dell’AIA quindi da subito!
4. non solo ma il Sindaco potrebbe immediatamente avviare una istruttoria per colmare una lacuna della procedura dell’AIA rilasciata nel 2013. All’epoca il Sindaco in carica non rilasciò il Parere Sanitario (atto obbligatorio per legge) previsto all’interno dell’AIA. Bene grazie a questo Parere (che ha natura provvedimentale grazie al comma 7 [NOTA 1] articolo 29-quater del DLgs 152/2006, quindi non è solo un documento politico) si potrebbe arrivare a chiedere la chiusura immediata della centrale (prima del 2021 e soprattutto prima della vera data a rischio e cioè il 2029) ma soprattutto si potrebbero mettere a confronto i dati sanitari e le eventuali criticità emerse con  vari scenari sul futuro dell’area Enel scegliendo quello a minor impatto ambientale e sanitario.  
5. chiedere chiarimenti sulla documentazione fino ad ora prodotta da Enel sullo stato di inquinamento dei terreni interessati dalla centrale (la c.d. Relazione di Riferimento) e quanto questa documentazione sia adeguata alla nuova normativa sulla garanzie dì fideiussorie intervenuta dopo che Enel ha depositato detta Relazione.

Invece il Sindaco non ha fatto nulla di tutto questo fino ad oggi, anzi ha avvallato la approvazione da parte della sua maggioranza in Consiglio Comunale di un odg che:
a) chiedeva all’Enel di restare con una centrale a gas e allo stesso tempo (in modo schizofrenico) affermava di superare la destinazione industriale dell’area
b) negava l’avvio di uno studio di danno sanitario prodotto dalla centrale affermando in moto totalmente falso (e direi anche confuso scientificamente) che "l’indagine epidemiologica c’è già"! Non solo addirittura si è arrivato a dire che sull’esistente non ha senso svolgere valutazioni di danno sanitario in palese contrasto non solo con la scienza in materia ma addirittura con la recente giurisprudenza della Corte di Giustizia (vedi QUI).
c) negava la possibilità di dichiarare l’area  Enel per il futuro libera da industrie insalubri di prima classe, con motivazioni ridicole sotto il profilo giuridico amministrativo prima ancora che politico (vedi [NOTA 2]).

Su una cosa concordo con il Sindaco: sulle enormi responsabilità della classe dirigente locale regionale e nazionale del centro sinistra che, prima ancora di chi governa ora, non solo non ha predisposto nessuno degli strumenti sopra elencati ma in precedenza (nel 2013) ha rilasciato una nuova autorizzazione (AIA) i cui effetti nefasti si cominciano a comprendere solo ora come ho spiegato ampiamente QUI.  Ma il fatto che si sia sbagliato in passato anche recente non giustifica chi reitera quegli errori.



Sulla fine del carbone nella centrale spezzina il Sindaco afferma: “L’anno scorso io e la Regione abbiamo conquistato lo stop al carbone”.
Mi scuso per la crudezza del giudizio, ma questa è una gigantesca balla che il Sindaco e i suoi amici della giunta Regionale ligure continuano a ripetere da un po di tempo senza deve dire alcun ritegno!
La dismissione del carbone, anzi la dismissione della centrale di Spezia, nasce per decisione di Enel all’interno del progetto Futur-E presentato nel 2015 (quando l’attuale Sindaco non sapeva neppure che si sarebbe candidato). Il progetto come dimostra questa mappa riprodotta a fianco prevedeva e prevede la dismissione di ben 23 centrali termoelettriche (vedi QUI). Quindi il Sindaco attuale e il suo amico Presidente della Regione Liguria non hanno conquistato, per dirla alla spezzina, UN BEL BELINO!
Per favore fatela finita con queste infantili dichiarazioni. Purtroppo (tranne il breve periodo del Sindaco Burraffato che fece chiudere la centrale per inquinamento da scarichi termici) la classe dirigente locale sulla centrale Enel non ha deciso nulla anzi ha subito semmai le strategie di Enel e di chi la sosteneva al governo nazionale, ma questa è una storia che chiunque ha un minimo di onestà intellettuale conosce bene!



Il Sindaco poi facendosi un clamoroso autogoal afferma: “ l’attuale amministrazione non avrebbe certamente costruito una centrale dentro una città, avrebbe realizzato ben altro”.
Ma non aveva detto, il Sindaco, poche righe sopra nella sua intervista a La Nazione, che non è il Comune che può decidere se fare o no una nuova centrale a gas a Spezia?. Per caso sono cambiati gli strumenti normativi a disposizione dei Sindaci in  materia? No assolutamente come ho dimostrato sopra nell’elenco di atti e azioni che il Sindaco poteva e può fare ora, non oltre 60 anni fa quando venne costruita la centrale. 




Ancora sulla bonifica della parte di area Enel che non verrà occupata dalla centrale a gas il Sindaco afferma: “ la sfida è farla intervenire (Enel ndr) nei restanti 63 ettari per la bonifica”.
Caro signor Sindaco questa non è una sfida, Enel deve bonificare come soggetto sia proprietario dell’area che gestore su di essa per decenni di una attività inquinante. Se non lo facesse incorrerebbe nel reato di omessa bonifica (che oggi è un delitto introdotto dalla recente riforma che ha introdotto i delitti ambientali nel Codice Penale). Il punto semmai è che sia l’Amministrazione precedente che quella attuale sulle problematica della bonifica dell’area Enel non hanno fino ad oggi impostato un adeguato confronto con Enel. Eppure le problematiche derivanti dalla bonifica restano aperte da prima che si insediasse la attuale Amministrazione Comunale (vedi QUI  e QUI)




I SINDACATI INVECE NELLA INTERVISTA A LA NAZIONE NON RIESCONO A PENSARE AD ALTRO CHE AVVALLARE IL PROGETTO ENEL 
Mi auguro che il Convegno che vogliono organizzare a fine giugno abbia ben altro spessore propositivo. Ma soprattutto mi auguro che la finiscano con le dichiarazioni, verso chi critica il nuovo progetto di centrale a gas, scioccamente arroganti come questa: “la tendenza ad esprimere giudizi senza alcun reale approfondimento tecnico ed economico non è l’approccio giusto”. Quale è l’approccio giusto invece quello di accettare sempre e comunque quello che propone Enel? Come si difende l’occupazione oggi nel 2019, con progetti che confermano le fonti fossili in pieno centro urbano? Ma soprattutto facciamola finita con questi toni supponenti. Il fronte ambientalista a Spezia da decenni (da ultimo il Comitato SpeziaViadalcarbone) analizza tecnicamente le problematiche della centrale, ha organizzato decine di iniziative portando esperti di fama nazionale se non addirittura internazionale. Quindi liberi di pensare che la centrale a gas sia la soluzione ma fatela finita di disegnare chi non la pensa come voi come una banda di “belinoni incompetenti”.Sono anni che fate questo giochino e vi assicuro che chi critica il progetto di centrale a gas sa benissimo cosa sia un turbogas e quali rischi diversi dal carbone può comportare. Imparate un poco di umiltà nel confrontarvi con chi non la pensa come voi: cioè decine di migliaia di spezzini che hanno subito per decenni servitù energetiche e militari oggi non più accettabili a scatola chiusa!
Quanto alla dichiarazione sempre dei sindacati che non bisogna sulla centrale a gas avere: "un no a priori",  semmai questa è una battuta da rilanciare ad Enel che con questo progetto ha posto invece un "SI A PRIORI" visto che ha affermato: il progetto della centrale a gas va avviato subito, come dire prendere o lasciare, alla faccia del dialogo con i territori. 



IL PROGETTO DI CENTRALE A GAS È IN CONTRADDIZIONE CON IL METODO DEL PROGETTO FUTUR-E DI ENEL
Piuttosto perché Sindaco e Sindacati non hanno posto una questione molto seria ad Enel e cioè: il progetto è coerente con il metodo annunciato dl 2015 sulla attuazione del progetto Futur-E? Io dico di no e sarebbe interessante che su questo punto si aprisse un dibattito vero in città. Infatti come dovrebbe essere noto a chi da lezioni di competenza dall’alto del suo ruolo istituzionale e sindacale, il metodo del Progetto Futur-E di Enel relativo alla dismissione di siti con impianti energetici convenzionali (a carbone, olio e gas) non definisce una soluzione a priori ma definisce un metodo in tre fasi: - ascolto del territorio, - manifestazione di interesse,- invio di proposte progettuali comprensive di offerte vincolanti per l’acquisizione del sito.
Insomma non mi pare che nel caso spezzino Enel abbia seguito il metodo annunciato nel suo progetto. Siamo di fronte al solito atteggiamento arrogante rispetto ai territori. Sarebbe ora che chi ha responsabilità istituzionale spiegasse ad Enel che il ricatto occupazionale negli anni 2000 non funziona più. Anche perché la centrale spezzina dagli anni 80 ha perso oltre 600 posti di lavoro senza che su questo la politica locale e nazionale dicesse “a”, senza considerare che come è noto la tecnologia del gas nella generazione termolettrica riduce i posti di lavoro invece di produrli!






[NOTA 1] In presenza di circostanze intervenute successivamente al rilascio dell'autorizzazione di cui al presente titolo, il sindaco, qualora lo ritenga necessario nell'interesse della salute pubblica, può, con proprio motivato provvedimento, corredato dalla relativa documentazione istruttoria e da puntuali proposte di modifica dell'autorizzazione, chiedere all'autorità competente di riesaminare l'autorizzazione rilasciata ai sensi dell'articolo 29-octies

[NOTA 2] Secondo gli “espertoni” della maggioranza mettendo questa frase si impediva di realizzare anche i “caseifici” usando  un esempio dall’elenco delle categorie di attività considerate industrie insalubri. Dimenticando due particolari  non banali:   
1.come ha affermato il Consiglio di Stato ( sentenza 27/5/2014 n. 2751)  se è vero che la normativa  nazionale sulle industrie insalubri (articolo 216 del T.U. n.1265/1934) non prevede un divieto assoluto di collocazione di queste negli abitati,  non è precluso né illogico fissare con norme regolamentari parametri più rigorosi di quelli rinvenibili nell’art.216 del T.U. n.1265/1934 al fine di conseguire una più intensa tutela della salute pubblica (Consiglio di Stato, sezione V n.338/1996).
2. non avrebbe avuto senso in un odg di un Consiglio Comunale entrare nel merito dell'elenco per distinguere tra  impianti e attività ammesse o meno. L'elenco è suddiviso per sostanze utilizzate (sottoallegato A, prodotti  sottoallegato B, categorie di attività sottoallegato C). Molte di queste categorie di attività  vanno lette insieme con le sostanze utilizzate nel processo produttivo di cui al sottoallegato A quindi non è facile distinguere sopratutto in un atto politico di principio come un ordine del giorno che inevitabilmente non può avere avuto una istruttoria  adeguata. Vi faccio un esempio: la categoria 15 tra le attività riguarda le industrie chimiche dove c'è scritto:  "produzioni anche per via petrolchimica non considerate nelle altre voci". Ora le “altre voci” come dice la legge si  perdono nell'elelnco del sottoallegato B quello sul tipo di prodotti realizzati dalla attività e/o impianto. Quindi  distinguere per singole attività la eventuale esclusione può essere fatto solo dopo adeguata istruttoria e non certo in un atto politico (mozione) del consiglio altrimenti si rischia di ammettere non volendo attività potenzialmente inquinanti tanto quanto i rifiuti, per esempio, ma sono solo esempi ovviamente: concerie, recupero di auto rottamate etc.  L’istruttoria verrà svolta dagli uffici e dalla giunta inserendo una norma specifica nel nuovo PUC o nella Variante  e/o Regolamento ad hoc che dovranno essere motivate adeguatamente ricordando che cmq: “le scelte urbanistiche dettate dall’Amministrazione comunale mediante la relativa strumentazione piano regolatore costituiscono valutazioni connotate da amplissima discrezionalità, sottratte come tali al sindacato di legittimità, salvo che non siano inficiate da errori di fatto abnormi ovvero da manifesta irragionevolezza” (Consiglio di Stato, Sez. IV, 21 ottobre 2013, n.5114).  Non solo ma come è ovvio variante e/o  regolamento per le industrie insalubri dovranno passare dal Consiglio Comunale.



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