giovedì 16 maggio 2019

Sul progetto di biodigestore : le balle chi le dice?

Alla presentazione (QUI) del progetto di biodigestore in località Saliceti (Vezzano Ligure) Gaudenzio Garavini (cda ReCos) dimostrando una bella dose di arroganza  verso chi la non la pensa come lui ha affermato: “Non dimentichiamoci che ReCos è una società di Iren i cui soci sono i Comuni -  O diciamo delle balle noi, oppure le dicono altri. Una via per incontrarsi c'è ed è l'inchiesta pubblica, non abbiamo paura. La Regione ha ritenuto di attivare anche questo percorso di partecipazione, quella è la sede per distinguere le balle dai problemi veri.” 
Voglio seguire il ragionamento di questo signore. Intanto per ora gli unici che hanno detto balle in questa vicenda sono stati gli amministratori pubblici a cominciare da quelli Regionali. 


Non sono i cittadini ma il Consiglio Provinciale ad avere approvato un Piano che individuava come sito la località Boscalino (Arcola) . Viene da chiedersi cosa hanno valutato in Provincia quando hanno approvato quel sito, le colline da abbattere non c’erano ad agosto dello scorso anno? Sono spuntate miracolosamente nelle scorse settimane? Le hanno piantate quelli di Recos (verrebbe da fare questa battuta). 

Non solo…
La delibera del Consiglio Provinciale spezzino aveva affermato alle pagine 5 e 6: “Recos. SpA ha proposto il sito di Boscalino per realizzare un impianto adeguato alle produzioni attese dai Comuni  della provincia della Spezia e del flusso previsto dall’area del Tigullio… Recos Spa ha presentato un progetto preliminare dal quale si evince la adeguatezza del sito di Boscalino per la realizzazione dell’impianto proposto… la verifica suggerita da Arpal risulta positivamente risolta dall’esame dei documenti di progetto, documenti che non erano nella disponibilità dell’Arpal in quanto non inclusi tra quelle trasmessi per la VAS”!
Il 9 agosto 2018 l’Assessore Regionale Giampedrone dichiara (QUI):” il parere Vas (Valutazione ambientale strategica) n.100, assunto con Dgr n.1168 del 2017 sul Piano d’Area di La Spezia, non ha affatto “bocciato” la localizzazione di Boscalino per il biodigestore, ma si è limitato a manifestare alcuni dubbi in merito alla  coesistenza del sito di Boscalino per gli anni 2018/2020 con una stazione di trasferimento in concomitanza con i lavori di realizzazione dell’impianto di digestione anaerobica, considerate le dimensioni limitate dell’area in questione. La Provincia della Spezia, con la revisione del proprio Piano ai fini di conformarsi al parere Vas, ha specificato le motivazioni che hanno condotto all’indicazione di tale sito”.

ALLORA CHI RACCONTA BALLE? 


ANCORA… RELATIVAMENTE ALLA QUESTIONE DELLE FALDE
Il Presidente di RECos SpA Piercarlo Castagnetti: "Vogliamo fare chiarezza. Non c'è nessun rischio  per le falde acquifere o i pozzi di Fornola. Non c'e utilizzo o perdita di acqua in questo impianto, inoltre studi approfonditi individuano il punto di maggior vicinanza tra le falde e l'impianto in 2 km, quindi ben oltre i 200 metri previsti dalla normativa.”
Il Presidente dovrebbe sapere che:
1. in campo ambientale le distanze vanno parametrate ai siti specifici, non sono dei dati matematici assoluti ed astratti
2. il concetto esposto al punto 1 non è solo un principio ambientale ma è ripreso da una recentissima sentenza della Corte Costituzionale.

Con sentenza n° 215 (9 ottobre - 26 novembre 2018, per il testo QUI) la Corte Costituzionale ha riconosciuto il potere delle Regioni di stabilire che gli impianti di gestione rifiuti siano collocati a distanze, superiori a quelle previste dalla legge nazionale, dai punti di captazione per la derivazioni dell’acqua potabile al fine di tutelare preventivamente la salute pubblica.

Oggetto del ricorso contro la Legge Regionale
La norma regionale contestata prevede che l'insediamento di impianti di recupero e smaltimento di rifiuti pericolosi e non pericolosi, in prossimità di  un'opera di captazione di acque destinate al consumo umano, è subordinato al solo rispetto di una distanza superiore a tremila metri, applicabile in modo uniforme in tutto il territorio regionale.

La questione affrontata dalla Sentenza della Corte Costituzionale
L’articolo del DLgs 152/2006 che secondo la Avvocatura di Stato sarebbe stato violato dalla legge  regionale impugnata è il 94. Questa norma prevede che, in assenza dell'individuazione da parte  delle Regioni o delle Province autonome della zona di rispetto ai sensi del comma 1 dell'art. 94, la  medesima ha un'estensione di duecento metri di raggio  rispetto  al  punto  di captazione o di derivazione.
Rispetto alla norma statale, secondo la sentenza della Corte Costituzionale, la disposizione regionale nel prevedere la localizzazione delle discariche a una distanza  superiore a tremila metri, nella specifica ipotesi di impianti collocati a monte dei punti di captazione delle acque, ha dettato un criterio più rigoroso rispetto a quello previsto dal codice dell'ambiente, non riducendo, ma anzi innalzando i livelli di tutela.


CONCLUDENDO... 
PRIMA DI DARE DEI PALLISTI AGLI ALTRI SAREBBE CORRETTO VERIFICARE LE EVENTUALI “PALLE” PROPRIE E ALTRUI!

  


9 commenti:

  1. Dott. Grondacci, sono il signore, in modo cosi' anonimo mi ha definito nel suo commento su mie dichiarazioni alla presentazione pubblica del progetto di realizzazione dell'impianto di trattamento dell'organico. Nessuna arroganza da parte mia, si figuri, penso che la mia storia professionale a SP parli da sé, mi sono sempre confrontato e ascoltato tutti anche nei momenti più critici eduti della vicenda Acam. Ho semplicemente fatto una constatazione a fronte delle tante diversità di cose che si dicono sul progetto, come ho detto e lo ripeto, qualcuno racconta delle balle, può anche essere ReCos che le racconta, quindi per la democrazia partecipativa occorre trovare momenti in cui si fa chiarezza, il processo autorizzativo con i tanti soggetti in campo e la stessa inchiesta pubblica a questo devono servire. I cittadini hanno il diritto di sapere, vista la loro distanza abissale, se sono vere le cose che dice il comitato "no al biodigestore" o se e' vero quanto scritto nel progetto. Con stima Gaudenzio Garavini

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    1. La ringrazio per la precisazione ma l’uso del termine balle nel caso in questione mi è parso un po troppo generico con il rischio di categorizzare preventivamente e in negativo una posizione . Cmq, Inchiesta Pubblica o meno, spero che da ora in poi il confronto resti su un piano di rispetto reciproco. I cittadini possono avere torto o ragione da un punto di vista tecnico ma sono quelli che abitano e quindi vivono, respirano in un territorio e questo non deve mai essere dimenticato quando si fa comunicazione ambientale. Buon lavoro.

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    2. P.S. comunque non l'ho citata come signore, se legge il post e mi pare lo abbia fatto, all'inizio l'ho citata con nome e cognome, giusto per la precisione.

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  2. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  3. PUBBLICO DI SEGUITO IL COMMENTO AL MIO POST INVIATOMI DALL'INGEGNERE MICHELE STRETTI DI RE.COS (AZIENDA CHE VUOLE REALIZZARE IL BIODIGESTORE A SALICETI. PUBBLICO IN TRE PARTI QUESTA CHE SEGUE E' LA PRIMA..
    Caro Marco

    Seguo le tue Note sforzandomi di cogliere gli elementi più interessanti e farmi quindi un’idea. Seguo il rigore che applichi ai ragionamenti e alla lettura delle norme, pretendi che vengano usati i termini nel modo giusto e rendi al lettore una tua coerenza dei fatti giuridici. Ho letto quindi anche la nota nella quale polemizzi sulla questione “balle”.

    Come sai faccio il tecnico e opero oramai da tanti anni sulle tematiche ambientali per professione. Sono però anche animato come te da una certa passione per il più ampio tema culturale e poi politico del conflitto ambientale, di come leggerlo, affrontarlo e risolverlo a favore della maggior parte delle componenti della nostra società (utopisticamente a favore di tutti).

    Vorrei dire qualcosa su alcune questioni relative alle cose vere e alle cose false. Visto che anche io ci tengo a che i termini e i concetti del mio campo professionale siano usati nel modo corretto, mi tocca dedicare gran parte di questo intervento a una divagazione che mi aiuta a supportare una piccola conclusione sul tema. Porta pazienza, ho il solo scopo di usare parole vere con te e i tuoi lettori, e magari trovare un terreno comune. (segue >>>

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  4. SECONDA PARTE COMMENTO DELL'INGEGNERE MICHELE STRETTI DI RE.COS
    IL PERICOLO E IL RISCHIO DI FAR DANNI

    Prendo in prestito l’automobile, oggetto complicato quotidiano e alla portata di tutti, ma ovviamente la cosa vale per tutti gli oggetti (e, per esteso, per gli insiemi complessi di oggetti). Essa è pericolosissima per tantissime caratteristiche intrinseche che la contraddistinguono. Per usarla con il minor rischio possibile di far danno si sono inventati tante soluzioni, dotazioni tecnologiche per limitare il più possibile i guai (la cintura di sicurezza, l’air bag, dei buoni freni, carrozzerie adeguate agli urti), il Codice della Strada che ci dice come regolarci guidandola, per evitare che facciamo come ci pare, la patente di guida per assicurarsi che quando uno guida lo faccia consapevole di cosa sta facendo. Tutto questo non elimina completamente il rischio di far danno (l’auto è sempre, intrinsecamente pericolosa) ma lo riduce moltissimo: per eliminare totalmente il rischio dobbiamo mettere l’auto in garage. In questo modo l’auto resta pericolosissima e perde la sua funzione principale di portarci in giro: non è più un’auto ma un costoso soprammobile. Poi, infine, posso essere un criminale e nonostante tutto guidare l’auto ai 250 all’ora in autostrada. A questo punto se siamo tutti fortunati la polizia mi acchiappa e mi punisce: sapevo di rischiare per me e per gli altri ma me ne sono fregato. Se causo un incidente peggio ancora perché il rischio si traduce concretamente in un danno.

    L’inquinamento atmosferico causato dello scarico di combustione della nostra auto è un bel danno. Per l’ambiente lo scarico di una sola auto è oggettivamente trascurabile ma se sommiamo milioni di veicoli, più o meno nuovi il danno che tutti provochiamo è di portata enorme. Nessuno ha ancora fermato completamente la circolazione delle auto (ogni tanto qualche sindaco lo fa in condizioni estreme, nelle grandi città inquinate dal traffico veicolare), perché? Eppure, esse sono pericolose e dannose. Forse tutti siamo consapevoli di questo ma decidiamo di accettare il rischio? E non facciamo tutti i giorni i conti con il confronto tra rischi che si contrappongono, compreso il rischio del non fare? Nessuno di noi si sognerebbe di fermare l’ambulanza o l’auto pompa dei Vigili del Fuoco perché i loro motori inquinano l’aria: tutti soppesiamo i due rischi e trascuriamo quello ambientale a favore del fatto che entrambi i mezzi ci salvano la vita, nella maggior parte dei casi. Se invece dobbiamo andare in centro a fare la spesa allora forse anteponiamo il rischio ambientale al rischio mobilità, e prendiamo un bell’autobus. E perché non parlare delle stufe a legna o del barbecue, con le loro emissioni in atmosfera? Quando spariamo i mortaretti e i fuochi di artificio a fine anno ci preoccupiamo della diossina che essi emettono?

    Tutti noi conosciamo queste cose ma talvolta sono talmente ovvie che non ci facciamo caso. Passiamo la vita più o meno consapevolmente a misurarci con l’identificazione dei pericoli e con la riduzione massima possibile del rischio di far danno. (segue>>>

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  5. TERZA PARTE INTERVENTO INGEGNERE MICHELE STRETTI DI RE.COS
    E ALLORA, LA SICUREZZA?

    Ma dunque, un’automobile, la stufa a legna, il caminetto, la forbice in cucina sono oggetti d’uso sicuri? Beh, dipende da che significato diamo al termine sicurezza. Se intendiamo per sicurezza la garanzia certa e assoluta, matematica di non provocare mai danni, in alcuna circostanza e in alcun luogo la risposta è no, l’automobile non è per niente sicura.

    Se più correttamente e più concretamente intendiamo per sicurezza la condizione nella quale il rischio di far danno è il più basso possibile, finanche al punto di considerarlo in sostanza insignificante, trascurabile, allora al giorno d’oggi e con le migliori conoscenze tecniche a disposizione possiamo dire che l’automobile è sicura. Per la verità dovremmo dire se e quanto è sicura in confronto a qualcos’altro. L’auto di oggi è più sicura di quella di 50 anni fa, l’auto di lusso forse è più sicura di un’utilitaria perché a bordo di quella lussuosa ci sono costose dotazioni tecnologiche che la rendono propensa a far danno al passeggero meno di un’utilitaria (magari vale per il passeggero ma non per chi è fuori sul marciapiede), guidandola prudentemente e da esperti è più sicura che guidandola da incoscienti o facendola guidare a un bambino.

    La sicurezza deve essere dunque misurata in confronto a qualcosa di più o meno sicuro ed è legata strettamente all’uso che si fa di un certo oggetto o insieme di oggetti: se non usiamo una cosa sfruttandone la sua funzione principale (quella dell’automobile è di portarci in giro) allora quella cosa è assolutamente, certamente, matematicamente sicura, ma la mettiamo in garage e non esiste più come oggetto d’uso. (segue >>>

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  6. QUARTA PARTE INTERVENTO INGEGNERE MICHELE STRETTI DI RE.COS
    LE COSE VERE E LE COSE FALSE

    In questi ultimi tempi ho letto tante cose scritte sul digestore per l’organico da alcune persone, ma prendo solo un esempio che mi ha colpito, per non farla ancora più lunga e noiosa. Ho letto non ricordo dove che produrrò il botulino e il tetano e con essi inquinerò i pozzi d’acqua potabile, e quindi non devo fare l’impianto perché sennò avveleno tutto il golfo dei poeti. Bene, io devo dire che chi dice e scrive queste cose dice cose false, dice delle balle, diffonde un allarme totalmente illogico e ingiustificato, immotivato, non misurato e non misurabile. Devo censurarlo, dice il falso. Faccio per mestiere quel che tutti facciamo più o meno consapevolmente tutti i giorni nella nostra vita quotidiana. Quando decido di far qualcosa identifico i pericoli, cerco di capire quali sono le loro caratteristiche, studio i danni che possono generare (sia nella grandezza del danno sia nella probabilità che esso si verifichi) e lavoro per applicare i migliori rimedi e far sì che la probabilità che quel danno si avveri sia la più bassa possibile, trascurabile; se il rischio non è trascurabile, non è sostenibile, allora meglio non farla.

    Il tempo che noi tecnici abbiamo impiegato nella progettazione del digestore è stato prevalentemente dedicato a fare questo, a identificare i pericoli e ridurre le probabilità di danno a livelli prevedibili e trascurabili, considerata l’utilità per tutti di avere quell’impianto e quindi di farlo.

    Abbiamo studiato le condizioni del suolo e del sottosuolo esistenti (la geologia, la geognostica, la geotecnica, l’idraulica) e quindi – nelle condizioni date - che soluzioni adottare per rendere sicura la costruzione e l’esercizio dell’impianto. Non basta identificare le falde e come si muove l’acqua nel sottosuolo, bisogna anche dire come si realizza un’opera per renderla sicura quando c’è un sisma, quando dovesse accadere un fatto accidentale. Abbiamo reso sicuro quel progetto e la futura costruzione ed esercizio dell’impianto. Lo abbiamo fatto con numeri e dati tecnici, senza superstizione e senza preconcetti.

    Abbiamo fatto sicuramente bene? Qui bisogna che io mi fermi. Io in coscienza sono convinto di sì ma bisogna che il mio progetto - per sicurezza - lo verifichi qualcuno diverso da me, esperto almeno quanto me, o di più, nel giudicare. Per questo devo presentare il progetto all’autorità pubblica (nel nostro caso agli esperti della Regione, della Provincia, dell’ARPAL, dell’ASL, dei VVF, del Parco, dell’Autorità di Bacino, ne ho contati 31 di enti esperti coinvolti finora dalla Regione nella verifica del mio progetto). Oggi poi, diversamente da un po' di anni fa, c’è una coscienza diffusa che per fortuna entra nel dibattito e dice la sua. C’è il coinvolgimento del pubblico (i portatori di interessi diffusi, gli osservatori esterni agli enti, i cittadini interessati) che pretende ancora di più l’impegno a conoscere e valutare l’utilità delle cose, come sono state pensate, come sono state risolte. (SEGUE>>>

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  7. QUINTA E ULTIMA PARTE INTERVENTO INGEGNERE MICHELE STRETTI DI RE.COS
    In definitiva, dunque, torniamo alle cose vere e alle balle e stiamo nelle falde acquifere (ma la cosa può essere estesa).

    Tu vuoi costruire un impianto che inquinerà di botulino e tetano le falde acquifere da cui si emunge l’acqua potabile dell’intero golfo dei poeti. Falso, è una balla da ogni punto di vista.

    Vogliamo essere sicuri che tu hai considerato tutti i pericoli e calcolato tutti i rischi connessi alle eventualità di inquinare le falde rendendo sicuro il tuo impianto. Vero e sacrosanto, questa non è una balla. Lo vogliono i tecnici che giudicano, lo voglio io, lo vuole tutta la popolazione interessata, lo vogliamo anche per la popolazione che non è interessata, fammi dire. Se si giudicherà che qualcosa di più possa e debba essere fatto per aumentare la sicurezza lo si farà. Verrà anche considerato il rischio del non fare, la cosiddetta opzione zero, e se decideranno che il rischio del fare – nonostante tutte le migliori soluzioni tecniche - è più alto del rischio del non fare allora immagino quale sarà la soluzione, e tutti consapevolmente si assumeranno la responsabilità del rischio conseguente.



    PS. Non sono entrato nelle osservazioni giuridiche che sviluppi né nella questione dei programmi (che pure ho studiato e un’opinione me la sono fatta) un po' perché non sono un giurista e un po' perché l’ho già fatta lunga, ma il dibattito in Conferenza dei Servizi e il dibattito nell’Inchiesta Pubblica servono proprio a questo. Se ci pensi l’Inchiesta Pubblica la stiamo già facendo ora, in qualche modo.



    PPS. Il disegno che hai inserito in testa al tuo pezzo non rappresenta il progetto del digestore di cui stiamo dibattendo. Nel disegno che hai messo c’è un motore a combustione per fare energia elettrica, c’è un digestore a umido, c’è una vasca per liquami che sembra sottoterra, c’è un trattore che presumibilmente serve per spandere i liquami nel terreno, e via così, tutta roba che io non messo nel progetto del digestore. A occhio sembra un piccolo, vecchio e decoroso digestore a umido per trattare i rifiuti di defecazione degli animali in agricoltura: se ho ragione è una cosa molto, molto, molto diversa dal progetto di impianto che ho presentato, ma questa non è una balla, è soltanto una svista. Lo cambiamo assieme con il disegno giusto?

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