martedì 12 aprile 2022

Come dimezzare la dipendenza dal gas russo con risparmio e rinnovabili

Rapporto di ECCO (The Italian climate change think tank - QUI) dove vengono definiti un mix di interventi di risparmio e di rilancio delle rinnovabili che permetterebbe entro il prossimo inverno la sostituzione del 50% dei volumi delle importazioni di gas russo e un risparmio della spesa nazionale di 14,5 miliardi di euro ai costi attuali del gas. Il contrario della attuale impostazione del Governo italiano.

Il testo completo del Rapporto QUI.

Vediamo in sintesi le parti più rilevanti del Rapporto...


I LIMITI DELL’INTERVENTO DEL GOVERNO ITALIANO

Secondo il Rapporto negli ultimi anni avremmo avuto la possibilità di rafforzare questa resilienza nazionale, accelerando le politiche per il clima e riducendo la dipendenza dal gas. Gli interventi del Governo, invece, si sono concentrati sulla riduzione dei costi del gas e dell’elettricità sui consumatori finali, senza l’introduzione di misure di sostegno mirato alle fasce più vulnerabili. Sono stati impiegati oltre 10 miliardi di risorse pubbliche e nessuna delle misure contemplate nei fatti permette di affrontare la crisi del gas. Il sussidio ai consumi, al contrario, allontana il consumatore da azioni di risparmio dei consumi che rappresentano la misura indispensabile e prioritaria per ridurre la dipendenza dal gas russo e affrontare la sfida climatica. La gestione corrente, inclusa l’informativa urgente del Presidente Draghi alla Camera dei Deputati del 25 febbraio (QUI), continua a ignorare i grandi potenziali di risparmio sia nell’immediato che nel medio e lungo periodo. Dando priorità al risparmio e alla responsabilità della cittadinanza, all’efficienza energetica strutturale, allo sblocco immediato delle rinnovabili e all’utilizzo delle infrastrutture a gas esistenti, l’Italia riuscirebbe a rispondere al taglio delle forniture russe senza far ricorso a nuove infrastrutture gas, riaccensione delle centrali a carbone o nuova produzione nazionale.

 

 

LA SOTTOUTILIZZAZIONE DELLE INFRASTRUTTURE ESISTENTI PER IL GAS

La capacità complessiva di stoccaggio in Italia arriva a quasi 18 miliardi di metri cubi (dati ARERA), equivalenti da soli alla metà delle importazioni russe medie degli ultimi 5 anni. I gasdotti “non russi” di Passo Gries, Mazara del Vallo e Gela sono largamente sottoutilizzati (16%, 24% e 45% rispettivamente nell’anno termico pre-Covid 2019-2020, dati ARERA) con una capacità aggregata annuale di trasporto di oltre 100 bcm (miliardi m3 di gas), a cui si aggiungono altri 10 bcm del gasdotto TAP. Il grado di utilizzo dei rigassificatori in Italia (Rovigo, Livorno e Panigaglia) ha ancora un margine di aumento di circa il 20% rispetto all’utilizzo del 2020 (dati ARERA) e una capacità aggregata annuale disponibile di circa 20 bcm.

 

 

IL GAS NAZIONALE NON È LA SOLUZIONE

L’incremento di gas nazionale non rappresenta una soluzione né impattante né sostenibile. L’incremento di meno di 2 miliardi di metri cubi all’anno, previsto dal piano del Governo, corrisponde al 6% delle importazioni di gas russo, ha costi di estrazione molto più elevati e richiede un ingente intervento fiscale a carico di tutti per calmierare i prezzi. Il gas nazionale “meno caro” non esiste e la riapertura è in netta contraddizione con gli impegni internazionali presi dell’Italia nel G20 e alla COP26 nel corso del 2021

D’altronde non è vero che spenderemo di meno con il gas nazionale. Che sia importato o estratto localmente, viene comunque immesso nella stessa rete e scambiato in mercati organizzati come prodotto indistinto a un prezzo che è influenzato solo dal rapporto tra offerta complessiva e domanda della macroregione di riferimento (nel nostro caso: l’Europa). Un consumatore non solo non paga prezzi diversi per il gas locale, ma nella gran parte dei casi non è nemmeno in grado di sapere da dove venga il gas che sta consumando (QUI).

 

 

MISURE IMMEDIATE DI AUTORIDUZIONE DEI CONSUMI

In generale, la promozione della cultura del risparmio deve avere la precedenza su tutto. Avere sterilizzato gli aumenti dei prezzi per tutti, anziché adottare una logica di protezione selettiva per le fasce più vulnerabili, ha indotto i consumatori a non modificare i propri atteggiamenti. È necessaria una campagna di informazione circa il valore del risparmio energetico


 

 


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