lunedì 21 marzo 2016

La curatela fallimentare del PD spezzino e il ruolo della opposizione

Ho avuto modo qualche giorno fa di riconoscere pubblicamente come le dimissioni dei tre assessori dalla giunta Federici siano state utili per mettere all'attenzione della opinione pubblica lo strappo istituzionale realizzato dal Sindaco con la estromissione dell'assessore Stretti usando il Comune come uno strumento improprio per combattere lo scontro di potere all'interno del PD.... Riconosciuto questo, diciamo “merito”, ora occorre che chi si è dimesso affronti la vera questione che questa vicenda ha messo in risalto di cui il dimissionamento dell’assessore è solo l’ennesimo sintomo. 


La vera questione sta nella degenerazione del dibattito all'interno del gruppo dirigente del PD spezzino e mi fermo al locale visto che non mi occupo di politica nazionale.

Diciamo la verità di strappi istituzionali questo Sindaco ne aveva prodotti molti e li ho spesso sottolineati anche sul mio blog. Uno su tutti, almeno simbolicamente, la scelta democraticamente "indecente" di impedire, con le truppe antisommossa dei carabinieri, l'accesso alla sala del consiglio comunale ai cittadini critici contro il progetto di Piazza Verdi. Ebbene quella sera vedere un gruppo consistente di cittadini che sventolando fazzoletti rossi cantava "bella ciao" davanti ai carabinieri chiamati dalla Amministrazione Federici, produsse, almeno a livello di immaginario collettivo, il momento più basso della democrazia rappresentativa nella nostra città, per non parlare della sequenza altrettanto indecente di insulti che il Sindaco usò contro i cittadini quella sera in Consiglio Comunale.

Insomma le dimissioni sono state positive ma francamente dovevano arrivare molto prima e soprattutto non serviranno a granché se dentro il PD non si aprirà un vero dibattito non solo su Federici ma su come un partito che proviene dalla tradizione democratica della sinistra italiana sia potuto degenerare in questo modo, sul perché non abbia saputo sviluppare gli anticorpi necessari ad impedire anticipatamente questa degenerazione, sul perché non abbia saputo produrre una nuova classe dirigente all’altezza dei compiti di governo di una città complessa come Spezia, tanto che corre sempre più la voce di utilizzare come candidature “salvatori della patria” come dire non di “primo pelo” politicamente ma anche anagraficamente parlando, per non parlare di ipotizzate candidature per operazioni trasversali tutte dentro il sistema di potere consolidatosi per anni intorno a Cassa di Risparmio e Fondazione, tanto per “non” far nomi.

Tutto questo non riguarda solo il PD, riguarda i cittadini spezzini fin ad ora governati da questo partito, ma riguarda anche l’opposizione che di fronte alla crisi degenerativa di questo partito e della sua classe dirigente non può non porsi un problema enorme e cioè quello di dimostrare di essere in grado di produrre una classe dirigente alternativa e una idea di governo della città diversa da quella attuale. Per fare questo occorrerà determinazione ma anche l’umiltà di non commettere un errore che sarebbe speculare al modo autoritario di governare della attuale Giunta, alla sua degenerazione, alle forme varie di clientelismo antimeritrocratico che la hanno caratterizzata. L’errore speculare potrebbe essere quello che ogni parte della opposizione sia portata a pensare di essere autosufficiente, che pensi che possa bastare aspettare che il “cadavere del nemico” le scorra davanti. Il rischio, se così sarà, è che scorra il cadavere degli interessi generali della città.

Questa città ha bisogno di uscire dagli schemi facili che hanno fino ad ora favorito lo status quo, ha bisogno di valorizzare le persone che in vari campi sono state fino ad ora emarginate: professionalmente e politicamente, ha bisogno di dare spazio alla discussione pubblica, ha bisogno di trasparenza, ha bisogno di autonomia della burocrazia dalla politica di parte, ha bisogno di un percorso politico elettorale che valorizzi tutti ciò, ha bisogno di un dibattito pubblico sulle grandi questioni che esca dalle facili contrapposizioni ed entri nel merito a cominciare dalla attuazione del Piano Regolatore del Porto e del Waterfront. Solo così si potrà provare a rispondere in positivo alla crisi del PD spezzino.

Non sarà facile perché si tratterà non di costruire liste e programmi a tavolino nel chiuso dei propri soggetti politici organizzati, ma con un confronto vero con la città nelle sue ampie e diversificate articolazioni di interessi e di competenze.

Non è vero che, come esige una vulgata interessata perché tutta dentro agli schemi conservatori dello status quo, Spezia sia una città monolitica. Non è vero ed è arrivato il momento che qualcuno lo faccia capire agli spezzini stessi dimostrando che tiene di più agli interessi generali della città che ai proprio interessi di bottega.

Proviamoci, apriamo i cancelli delle nostre menti..... fuori c’è un mondo intero da scoprire e con umiltà e capacità di ascolto, da cambiare.


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