sabato 4 novembre 2023

Investire in centrali nucleari danneggia il clima: uno studio

Studio (QUI) pubblicato su Science Direct redato, tra gli altri, dal responsabile del settore clima ed energia presso l'Ufficio europeo dell'ambiente (EEB- QUI) di Bruxelles.

Lo studio smonta sistematicamente tutti i luoghi comuni del tentativo in atto di rilanciare il nucleare anche nella versione dei c.d. impianti modulari e/o piccolo nucleare, soprattutto in Italia.

In sintesi lo studio dimostra:


SINTESI DELLO STUDIO E DEL POST CHE SEGUE 

1. costruire centrali nucleari anche di nuova generazione richiede troppi anni rispetto ai tempi degli obiettivi per la neutralità climatica come affermano gli stessi esperti di nucleare dell’Enea e del CNR;

2. il nucleare costa troppo come dimostra la stessa Corte dei Conti francese;

3. il nucleare non garantisce il carico di base per la continuità della generazione elettrica;

4. il nucleare non ha risolto il problema della gestione delle scorie nei tempi lunghissimi anche per i c.d. piccoli reattori.

Di queste criticità del nucleare ne avevo trattato anche QUI, analizzando un Rapporto del Gestore dei Mercati Energetici e dell’Agenzia Internazionale per l’Energia e degli esperti che supportano le istituzioni UE nella procedura di aggiornamento della tassonomia verde. Peraltro, lo stesso Net Zero Industry Act che mette il nucleare di nuova generazione tra le net zero technologies non lo mette tra quelle strategiche QUI. Infine molto significative sono le tesi di chi in Comitato Economico e Sociale della UE ha contestato la proposta di rilancio del nucleare QUI.

Ma nonostante ciò il governo italiano ci sta provando a rilanciare il nucleare italiano con la c.d. Piattaforma Nazionale per il Nucleare Sostenibile (QUI), solita sigla da greenwashing.

Analizziamo di seguito i passaggi più significativi dello studio su Science Direct

 

 


TEMPI ECCESSIVAMENTE PER COSTRUIRE LE CENTRALI NUCLEARI RISPETTO AGLI OBIETTIVI A BREVE TERMINE DELLA NEUTRALITÀ CLIMATICA

Secondo lo studio gli investimenti in nuove centrali nucleari sono dannosi per il clima a causa dei costi elevati e dei lunghi tempi di costruzione. Data l'urgenza della mitigazione dei cambiamenti climatici, che richiede di ridurre quasi a zero le emissioni della rete elettrica dell'UE entro il 2030 (Pietzcker et al.), la preferenza dovrebbe essere data alla tecnologia più economica che può essere implementata più rapidamente. Sia in termini di costi che di velocità, le fonti di energia rinnovabile battono il nucleare. Ogni euro investito in nuove centrali nucleari ritarda così la decarbonizzazione rispetto agli investimenti in energia rinnovabile. In un mondo in via di decarbonizzazione, i ritardi aumentano le emissioni di CO2 Emissioni.

LO studio sottolinea le nuove centrali nucleari (non sull'eliminazione graduale delle centrali esistenti) negli Stati Uniti e in Europa. In Europa, nuove centrali nucleari sono in programma o seriamente discusse in Francia, Repubblica Ceca, Ungheria, Polonia, Bulgaria, Slovenia, Svezia e Regno Unito.

Lo studio non si concentra invece sulla Cina, dove i prezzi dell'elettricità fissati dal governo e i costi di capitale sovvenzionati rendono più difficile contrastare la redditività dei diversi tipi di fonti energetiche.

Anche l'Agenzia Internazionale per l'Energia Atomica e l'Agenzia per l'Energia Nucleare (QUI), organizzazioni che promuovono l'uso dell'energia nucleare, ipotizzano tempi di costruzione di circa un decennio

 

 

 

I COSTI ELEVATI DEL NUCLEARE

I reattori nucleari sono il tipo di investimento con i maggiori e più frequenti sforamenti dei costi, insieme alle dighe idroelettriche. Il 97% dei 180 progetti di investimento in reattori nucleari inclusi nella loro analisi ha subito sforamenti dei costi, con un aumento medio dei costi del 117% per progetto.

I costi di costruzione sono determinati dalla sicurezza. Gli incidenti nucleari rimangono una possibilità e i danni possono essere globali. 

I tempi di costruzione molto lunghi e i ritardi generano costi di finanziamento particolarmente elevati per un determinato tasso d'interesse.

La Corte dei conti francese stima che il costo della centrale nucleare francese di Flamanville aumenterà da 13,2 miliardi di euro a 20 miliardi di euro, tenuto conto dei costi di finanziamento e dei ritardi. In secondo luogo, il rischio storicamente elevato di insolvenza si traduce in tassi di interesse più elevati. Questi due fattori fanno sì che la redditività dei progetti nucleari dipenda molto dalle condizioni di finanziamento.

I costi non dovrebbero scendere molto nemmeno per i sei nuovi reattori che dovrebbero essere costruiti entro il 2035 (il costo stimato è di 52 miliardi di euro in totale, pari a 8,6 miliardi di euro per reattore). La più recente costruzione EPR, Sizewell C nel Regno Unito, è anche uno dei progetti più costosi, con circa 23 miliardi di euro (20 miliardi di sterline). 

 





 

LA QUESTIONE DEL CARICO DI BASE O CONTINUITÀ DELLA PRODUZIONE DA NUCLEARE

Riguardo alla questione posta dai filonucleari per cui Il nucleare, secondo l'argomentazione, fornisce elettricità stabile per il carico di base che è un prezioso contributo a un mix di generazione.

Lo studio rispetto a questo tema risponde a due domande:

1.il nucleare può produrre in modo affidabile il carico di base? Il nucleare non è del tutto affidabile. Ciò è stato evidente in Francia alla fine dell'autunno del 2022: sebbene l'UE si trovasse in un periodo di fornitura limitata di energia elettrica con frequenti picchi dei prezzi dell'elettricità superiori a 3 €/kWh, circa la metà dei 56 reattori francesi non era disponibile a causa di interruzioni pianificate e non pianificate. È probabile che il cambiamento climatico aumenti gli episodi di caldo estremo, le basse portate dei fiumi e i problemi associati al raffreddamento delle centrali nucleari con breve preavviso.

2. quanto è prezioso il carico di base?  È necessaria la flessibilità piuttosto che la produzione di carico di base per bilanciare un sistema elettrico basato sulle energie rinnovabili.

 

 


SCORIE NUCLEARI

Le scorie nucleari sono il problema irrisolto dell'industria nucleare. Lo stoccaggio a lungo termine a basso costo per le sostanze radioattive antropogeniche è elusivo, nonostante gli sforzi decennali in tutto il mondo. In assenza di una comprovata tecnologia di stoccaggio permanente a basso costo, le scorie nucleari dovranno essere trattate regolarmente e stoccate in strutture fuori terra. I costi si protrarrebbero per molte migliaia di anni.

Il problema delle scorie si pone anche per i piccoli reattori (QUI).

 


 

PIATTAFORMA NAZIONALE PER UN NUCLEARE SOSTENIBILE PNNS

Promossa dal Governo italiano e si configura come un network strutturato il cui obiettivo è creare un punto di sintesi e convergenza nazionale sulle diverse iniziative, le esperienze, le criticità, le prospettive e le aspettative sul settore nucleare avanzato che presenta caratteri e aspetti innovativi come sostenibilità e contributo alla decarbonizzazione dei sistemi energetici e produttivi.

L’obiettivo prioritario della Piattaforma sarà di sviluppare nell’arco di alcuni mesi linee guida e una roadmap, con orizzonte 2030 e 2050, per seguire e coordinare gli sviluppi delle nuove tecnologie nucleari nel medio e lungo termine, valutando nel medio termine le possibili ricadute in ambito italiano, in particolare nel settore degli SMR (reattori modulari) e dei reattori di IV generazione, e le possibilità di impiego di tali tecnologie, ove provate di livello di sicurezza ed economicità adeguati, e della fusione nel lungo termine, a supporto dello sviluppo della generazione di energia dalle rinnovabili, secondo gli obiettivi indicati nell’aggiornamento del PNIEC per giungere alla decarbonizzazione totale al 2050.

Peccato che da Nature Italia (QUI) si ricava che:

1. "Costruire un impianto richiede dai sette ai dieci anni", afferma Alessandro Dodaro, Direttore del dipartimento nucleare dell'ENEA. "Ma in un Paese senza presenza e accettazione del nucleare, ci vogliono almeno altri cinque anni per informare le persone e farle capire i vantaggi".

2. Non solo ma "Il tempo è un fattore chiave nella transizione energetica", afferma Nicola Armaroli, analista energetico del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR). "Non abbiamo tempo di aspettare l'energia nucleare tra 20 anni. A quel punto, dobbiamo completare la decarbonizzazione del settore elettrico e l'energia rinnovabile sarà meno costosa, più socialmente accettabile e più fattibile".

 

 

Nessun commento:

Posta un commento