venerdì 24 novembre 2023

Gestore Mercati Energetici: le fossili non se ne vanno!

La Newsletter (QUI) del Gestore Mercati Energetici (GME) di Novembre 2023 fa il punto su un anno dalle caratteristiche eccezionali per il sistema energetico globale, in special modo per il mercato europeo e le prospettive di transizione energetica.

Dal rapporto del GME emergono i seguenti elementi critici significativi:

1. la quota fossile, soprattutto il petrolio, nel mix energetico della UE torna a crescere, nel 2022, anche a causa della crisi ucraina;

2. le rinnovabili sono al 15% contro il 38% del solo petrolio;

3. drastico calo del nucleare nella generazione elettrica a conferma della non assoluta stabilità, vedi il caso francese dove si sono persi 80 Twh nel 2022, di questa fonte nonostante che questa sono le accuse fino ad ora rivolte alle sole rinnovabili;

4. aumenta il gnl rispetto al gas naturale nelle condotte con un ruolo preponderante degli USA ma anche un ruolo comunque significativo della Russia a dimostrazione di quanto rilevino più le strategie geopolitiche di quelle sulla affermata difesa della Ucraina contro gli invasori russi;

5. nella generazione elettrica riprendono quota gas e carbone a conferma del rischio che la penetrazione elettrica si traduca in un ritorno delle fossili con buona pace degli obiettivi di neutralità climatica;

6. nel quadro sopra elencato le riduzioni di emissioni di CO2 sono troppo limitate e non sufficienti pe rispettare l’Accordo di Parigi (QUI). Senza dimenticare, cosa che invece fa il Rapporto del GME, le emissioni di metano (QUI) anche grazie il proliferare del trasporto di gnl e rigassificatori conseguenti;

7. gli investimenti per la transizione net zero emissioni gas serra non sono sufficienti soprattutto che continuano ad essere significativi i sussidi per le fossili.


Vediamo più approfondimentamente le problematiche sopra elencate con una analisi critica più complessiva sul rischio in atto di un forte ritorno delle fossili e del fallimento degli obiettivi di neutralità climatica 2030-2050.  


 

COMPOSIZIONE DELLE FONTI ENERGETICHE NEL MIX UE

La quota fossile sul mix energetico, infatti, torna a crescere dopo alcuni anni di costante seppur lieve calo; un aumento trainato sorprendentemente da petrolio e carbone rispetto ad un calo nella quota del gas naturale. Segnale del forte impatto che l’invasione russa dell’Ucraina ha avuto sulla sicurezza degli approvvigionamenti di gas nel vecchio continente. Resta, in ogni caso, il forte divario tra il peso delle fossili in UE che si attesta intorno al 71% rispetto a quanto accade a livello mondiale che ancora registra una quota sopra l’80%.

Il petrolio è la fonte che, in termini assoluti, cresce di più rispetto al 2021 e raggiunge quota 38% sul mix energetico europeo, la percentuale più alta dal 2009 a questa parte. Il carbone ha registrato un aumento del 2% ma il suo ruolo è fortemente ridimensionato in Europa, dove rappresenta la quarta fonte di consumo a quota 12%

Le rinnovabili confermano il loro trend di crescita nel mix energetico europeo, con un aumento del 9,5% rispetto all’anno precedente e una quota che sfiora il 15%, più del doppio della quota FER sul mix energetico a livello mondiale.

 

Nucleare e idroelettrico, per contro, subiscono un consistente calo rispettivamente del 17% e del 21% e scendono a quota 9% e 4%, risentendo di eventi congiunturali come manutenzioni agli impianti e un periodo di forte siccità. Impianti nucleari francesi che hanno fatto venir meno buona parte della capacità operativa del paese. Non sorprende, quindi, che il principale responsabile del calo della produzione elettrica in UE sia la Francia, la quale da sola ha perso nel 2022 circa 80 TWh, pari all’intera generazione del Venezuela, seguita a distanza dalla Germania (-12 TWh)

 

Sul gas: se, da una parte, le importazioni tramite pipeline sono crollate prevalentemente a seguito dell’interruzione delle forniture russe, dall’altra, il GNL ha acquisito un ruolo crescente, con le importazioni aumentate del 57% in Europa nel 2022 e in continuo aumento anche nel 2023. Con un mutamento delle modalità di trasporto del gas naturale, si modificano anche i fornitori: tra le novità maggiori, la scalata degli Stati Uniti a principale fornitore di GNL in Europa incidendo per oltre il 40% dell’import totale. Altro dato importante riguarda sorprendentemente la Russia, la cui centralità resta elevata: nonostante abbia via via cancellato le proprie esportazioni di gas via tubo in Europa, infatti, ha aumentato quelle di GNL, attestandosi come secondo fornitore europeo, coprendo una quota del 15% sull’import europeo. Tutto questo smentendo quando veniva dichiarato  dallo stesso GME nel Marzo 2023 (QUI) sulla progressiva scomparsa del gas russo nella UE.

 

 


MIX FONTI PER LA GENERAZIONE ELETTRICA

Nuove sfide e vecchie contraddizioni Anche la generazione elettrica è stata colpita dalla crisi energetica ed economica, mostrando nel 2022 un generoso calo di oltre il 3% arrivando a 2812 TWh, il livello più basso mai raggiunto dal 2002 a questa parte. L’Agenzia Internazionale dell’Energia (AIE) prevede che la domanda di elettricità nell’UE diminuirà di un ulteriore 3% nel 2023 che, cumulato a quello dell’anno passato, equivale al più grande calo della domanda elettrica mai registrato nell’UE.

Nel 2022, le rinnovabili (FER) sono state la prima fonte di energia elettrica in UE con una quota del 29%, avendo superato il nucleare in calo di 3 p.p. sull’anno precedente che si è fermato a quota 22%

Il gas naturale è preponderante nella generazione elettrica europea (20%), seguito dal carbone che ha ripreso quota (16%) rispetto al periodo della pandemia in cui aveva subito un forte calo,

I dati provvisori del 2023, nei primi 7 mesi dell’anno, hanno registrato un calo complessivo delle fossili rispetto alle fonti low carbon. Gas naturale e carbone, in particolare, risentono della stretta delle sanzioni alla Russia, subendo una riduzione rispettivamente del 14% e 26%. L’idroelettrico è in ripresa rispetto alla performance negativa dello scorso anno, registrando la crescita più elevata tra le fonti (+11%). Seguono le rinnovabili che proseguono il loro trend crescente, confermandosi come prima fonte di generazione elettrica anche nel dato parziale del 2023. Trattasi dati ancora da stabilizzarsi vista la situazione internazionale: non solo guerra Ucraina ma anche Medioriente.

 

 


OBIETTIVI NET ZERO

Di fronte alla spinta verso una crescente penetrazione elettrica afferma il rapporto del GME: “non è sufficiente che i TWh generati da fonti green crescano in modo robusto: la crescita dovrà essere superiore al 100% dell’incremento di domanda elettrica perché solo così si verificherà la diminuzione delle emissioni totali”.

Altrimenti, il rischio paradossale è che la penetrazione elettrica che pure è alla base della transizione energetica costituisca un fattore di aumento anche dell’apporto delle fossili e quindi delle emissioni climalteranti.

Nella UE le emissioni di CO2 registrano un leggero calo dello 0,6% nel 2022. Tuttavia, questo risultato è evidentemente troppo contenuto per essere in linea con quanto richiesto dall’Accordo di Parigi e dagli ultimi pacchetti climatici europei. Secondo alcune stime (QUI), riportate dal Rapporto del GME, l’obiettivo di riduzione del 55% al 2030 richiederebbe attualmente un calo medio annuo delle emissioni di circa il 6,5% nei prossimi otto anni. Peraltro, proprio dette stime confermano che la compensazione del gnl rispetto al gas naturale è costata cara alla UE: “il calo di circa 55 miliardi di metri cubi (mld m3) dei consumi dell’UE ha permesso un ritmo di riempimento degli stoccaggi tale da portarli dai minimi decennali di fine 2021 ai massimi decennali di fine 2022. Dal lato dell’offerta, il balzo delle importazioni europee di GNL ha compensato oltre 50 dei quasi 80 mld m3 in meno di gas russo, sebbene al costo di prezzi a premio rispetto al mercato asiatico”.

Il documento di stime, vedi sopra, citato dal rapporto del GME conclude in modo inquietante: “gli obiettivi di decarbonizzazione al 2030 richiedono tassi di riduzione delle emissioni più alti di prima”. Inoltre, “i prezzi dell’energia, leva funzionale alla decarbonizzazione, hanno già raggiunto livelli tali da rappresentare una «minaccia esistenziale per la competitività dell’industria europea» (Timera Energy 2022) e non possono quindi essere usati per scoraggiare ulteriormente i consumi.

Conclusione che sicuramente ha elementi di verità ma che si limita a subire passivamente una tendenza frutto della inerzia dei decisori, che deve essere invertita pena il fallimento degli obiettivi di neutralità climatica come confermato dai seguenti elementi di fatto confermati da studi autorevoli.

Intanto tutto questo conferma il rischio paventato in un rilevante rapporto dell’EASAC (European Academies’ Science Advisory Council): la non utilità del gas come fonte strategica nella transizione energetica alla neutralità climatica.

 

 

 

INVESTIMENTI INSUFFICIENTI PER LA TRANSIZIONE ALLE RINNOVABILI SECONDO IL GME MA ANCHE ALTRI STUDI

Il rapporto di GME la Commissione Europea, l’Europa necessita ancora di investire 584 miliardi di euro entro il 2030 per modernizzare ed espandere le proprie reti, sostenendo la crescita della distribuzione decentrata. In realtà cifre sottodimensionate comunque come dimostrano studi a livello planetario (QUI). A questo occorre aggiungere il problema del permanere dei sussidi alle fossili (QUI) Non solo ma un recente studio, (QUI) della Banca Mondiale agenzia dell’ONU, dimostra la pericolosità, dovuta alla enormi cifre che li sostanziano, dei sussidi che creano danni all’ambiente. Lo studio analizza i sussidi espliciti (i finanziamenti decisi a favore di fonti e attività inquinanti) e quelli impliciti (i danni economici e ambientali indiretti prodotti dai suddetti finanziamenti).

Nonostante l’overdose di atti, documenti, iniziative, comunicati e dichiarazioni roboanti “vi sono scarsi elementi probatori che confermino che i piani d’azione per l’economia circolare, e in particolare le azioni relative alla progettazione circolare dei prodotti e dei processi produttivi, abbiano influito sulle attività di economia circolare negli Stati membri.” Lo afferma la Corte dei Conti della UE in un suo recente Rapporto (QUI).

 

 


SUGLI INVESTIMENTI ALLE TECNOLOGIE ENERGETICHE INASCOLTATE LE INDICAZIONI DELLA AGENZIA INTERNAZIONALE PER L’ENERGIA RINNOVABILE

Si fa riferimento qui al Rapporto: “WORLD ENERGY TRANSITIONS OUTLOOK 2023: 1.5°C PATHWAY” (QUI) dove emerge che:

1. Gli investimenti globali in tutte le tecnologie di transizione energetica hanno raggiunto un livello record di 1,3 trilioni di dollari nel 2022.

2. Gli investimenti in capitali in combustibili fossili sono stati quasi il doppio di quelli in energie rinnovabili.

3. Da produzione di energia e trasporto alla lavorazione di carbone, petrolio e gas, l'infrastruttura globale dedicata all'energia dovrà cambiare.

4. Ogni decisione di investimento e pianificazione relativa alle infrastrutture energetiche oggi dovrebbe considerare la struttura e geografia dell'economia a basse emissioni di carbonio del futuro.

5. L'infrastruttura energetica è longeva, quindi gli investimenti in infrastrutture fisse dovrebbero considerare il lungo termine.

6. L'accettazione da parte del pubblico è fondamentale per qualsiasi impresa su larga scala e può essere garantiti attraverso la trasparenza del progetto e opportunità per le comunità di esprimere le proprie prospettive.

7. Le norme di sostegno delle politiche pubbliche devono sistematicamente dare la priorità all'accelerazione della transizione energetica e una riduzione del ruolo dei combustibili fossili.


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