martedì 28 marzo 2023

Il Rischio GNL in Europa per l’inverno 2023-2024

La Newsletter di Marzo 2023 (QUI)del Gestore Mercati Energetici affronta il tema delle prospettive del gas ed in particolare del GNL in chiave UE ma non solo.

Gli elementi che emergono in sintesi sono:

1. la tendenza ad una sempre più drastica riduzione dell’import di gas dalla Russia

2. il permanere comunque di una significativa percentuale di gas russo verso la UE che nel caso di continuazione della guerra potrebbe azzerarsi andando ad aggravare le ulteriori problematiche elencate ai punti successivi;

3. il GNL dagli USA ha sostituivo in gran parte quello Russo ma con costi molto maggiori visto la tipologia diversa della formazione dei prezzi del gas tra la UE (mercato spot) e i mercati asiatici (contratti di lungo periodo) spostando grosse quantità di GNL verso la UE in una fase di riduzione della domanda di gas soprattutto dalla Cina;

4. le previsioni Agenzia Internazionale per l’Energia (di seguito IEA) vedono a breve una riduzione dei consumi di gas ma la situazione resta instabile per i rischi legati alla crisi dell’idroelettrico alle difficoltà del nucleare francese che, con l’aumento previsto della domanda di elettricità potrebbe smentire le previsioni al ribasso della IEA;

5. sul lato della offerta di GNL la situazione non è rosea in quanto gli impianti sono sovrasfruttati (soprattutto quelli di liquefazione) e questo potrebbe comportare interruzione delle forniture soprattutto se ripartirà come probabile la domanda cinese.

Ma vediamo in particolare il Report contenuto nella nuova Newsletter del GME…


 

IMPORTAZIONI GAS RUSSO ANDRANNO A SCOMPARIRE ENTRO IL 2024-2025

Nel contesto attuale di minori approvvigionamenti dalla Russia, i quali andranno secondo gli annunci del governo ed ENI a scomparire interamente entro il 2024-2025, l’Italia rimane estremamente vulnerabile alla stabilità dei flussi di gas provenienti da questa regione

 


IMPORTAZIONI GNL STRATEGICHE E SOPRATTUTTO DI ORIGINE USA

Di strategica importanza per l’UE sono divenute invece le importazioni di GNL, aumentate nel corso del 2022 del 60% rispetto l’anno precedente, per un ammontare di circa 170 mmc.

 

Fondamentali sono state le importazioni di GNL proveniente dagli Stati Uniti, assestatesi sui 25 mmc nel secondo semestre del 2022, pari a oltre il 60% in più rispetto le importazioni di gas russo (solo gasdotto) durante lo stesso periodo.



LE RAGIONI DELLO SPOSTAMENTO DEL GNL USA DAI MERCATI ASIATICI A QUELLI UE

Storicamente, gran parte delle esportazioni di GNL americano sono confluite sui mercati asiatici. Due le cause principali di questo fenomeno. La prima è l’incremento delle capacità di liquefazione degli impianti USA nel 2022, vicine ad un +11%, grazie alla messa in operazione dell’impianto di Calcasieu Pass e del sesto treno dell’impianto di Sabine Pass. La seconda è la fortissima crescita dei prezzi medi del GNL, specie nei mercati particolarmente esposti alle importazioni spot, come quelli europei. Ciò ha fatto sì che si dirottassero importanti volumi di GNL dai mercati asiatici verso il nostro continente (Figura 3).

Il ruolo predominante dei contratti di lungo periodo e indicizzati al prezzo del petrolio, esistenti nei tradizionali mercati del Nordest Asia come Giappone, Corea del Sud e, in parte, in Cina, abbiano limitato in questa regione l’aumento dei prezzi.



GLI ENORMI COSTI DELLA UE PER L’IMPORTAZIONE DEL GNL RISPETTO AL RESTO DEL MONDO

In questo modo mentre in Cina il costo di approvvigionamento di GNL è cresciuto di circa il 20%, per un valore totale di 50 miliardi di dollari, benché le importazioni siano diminuite del 20% circa, nell’UE, il prezzo medio per l’importazione di GNL ha registrato un +200%, per un valore totale stimato di 190 miliardi di dollari.

Considerando che l’anno scorso il costo totale per le importazioni di GNL ha raggiunto a livello globale i 450 miliardi di dollari, raddoppiando rispetto l’anno precedente, l’UE ha pagato i volumi aggiuntivi di GNL necessari una cifra pari al 60% dell’incremento complessivo dei costi di approvvigionamento a livello mondiale9. Questa variazione ha reso largamente non competitivo il costo del gas per vari settori industriali, forzati a chiusure e limitazioni della produzione.

 

 

IL CROLLO DEL PREZZO DEL GAS PER LA MITEZZA DELL’INVERNO CHE STA FINENDO

Attualmente il prezzo del TTF front-month è scambiato in un range che va dai 42 ai 50 €/MWh e che corrisponde a una frazione del picco di 340 €/MWh raggiunto nell’agosto 2022.

Ma questo dato non è comunque del tutto positivo visto in prospettiva storica considerato che il prezzo attuale del gas corrisponde a circa il doppio del prezzo medio del decennio 2010-2020, rendendo per le filiere industriali europee ad alta intensità energetica particolarmente doloroso il contesto attuale e le prospettive di competitività nel futuro.

 

 

LE STIME IEA SUL CONSUMO DI GAS NELLA UE PER IL 2023

Secondo le stime dell’Agenzia, la domanda di gas naturale dovrebbe rimanere costante nel corso del 2023, e la sua crescita concentrarsi nei mercati del Medio Oriente ed Asia Pacifico. Nel Nord America ed Eurasia, la domanda andrebbe a registrare un declino di pari proporzioni. L’Europa sarebbe così destinata a ridurre ulteriormente i consumi di gas rispetto allo scorso anno di un 3%.

Ma non è tutto “oro quello che luccica” in quanto la caduta del tasso di crescita già in atto sta producendo quanto segue:

1. Buona parte dell’aumento degli investimenti in progetti a basso impatto carbonico verrà assorbito dalla crescente inflazione che sta impattando il settore. Non a caso per il 2022 si annunciano (secondo Wind Europe - QUI) solo 13 GigaWatt di nuovi progetti di eolico e non sono state prese decisioni di investimento per l’eolico offshore.

2. La siccità sta bloccando l’idroelettrico.

3. Sul nucleare se da un lato la Francia è riuscita a riattivare 46 dei 56 reattori disponibili ma recentemente assistiamo nuovi ritardi nella messa in funzione di reattori al momento fermi per cause di natura infrastrutturale, ritardi che rischiano di diventare ancora più significativi per l’indebitamento di EdF che rischia di non avviare il programma di nuovi reattori considerati gli altissimi costi previsti di 51 miliardi di euro.  A tutto questo occorre aggiungere la questione siccità che rischia di ridurre drasticamente anche la produzione nucleare.

La conseguenza di quanto sopra potrà essere che di fronte alla prevista crescita della domanda elettrica in Europa, prevista del +1,4% annuo nel periodo 2023-2025, ma in assenza di un adeguato supporto da idroelettrico e nucleare, verterebbe così sulle rimanenti opzioni, ovvero rinnovabili, carbone e gas. Il rischio, dunque, è che la domanda di quest’ultima fonte incrementi rispetto al 2022, contraddicendo, anche in questo caso, gli stessi scenari suggeriti da IEA

 

 

LE PROSPETTIVE DI OFFERTA DEL GNL

Stati Uniti

Negli Stati Uniti, alla progressiva massimizzazione delle esportazioni da Calcasieu Pass andrà ad aggiungersi il ritorno in operatività di Freeport LNG. Al momento, l’impianto lavora a circa un terzo della propria capacità e nel corso delle prossime settimane il ritorno all’export di circa 16-19 cargo di GNL al mese dovrebbe ampliare l’offerta europea.


Africa

Inoltre, IEA stima in salita l’offerta di gas e GNL provenienti dall’Africa, con Egitto e Algeria in testa, seguiti dalle esportazioni di GNL provenienti da diversi impianti, per un totale di circa 10 mmc.

Anche qui però ci sono le seguenti problematiche:

1.Da una parte, Il Cairo deve fare i conti con una domanda interna crescente di gas naturale che sopravanza i tassi produttivi dei giacimenti egiziani, a dispetto degli imponenti investimenti fatti dalle compagnie occidentali nel corso dell’ultimo decennio. Questo comporta un basso tasso di utilizzazione degli impianti per l’export di GNL (in particolare Idku LNG) e suggerisce la possibilità che, nel prossimo futuro, il paese diventi maggiormente dipendente dalle importazioni di gas da Cipro ed Israele.

2. Algeria, un paese dalle grandi potenzialità produttive, potenziatesi nel 2022, ma in larga parte andate a colmare una domanda interna in costante crescita. Nei fatti, nonostante i prezzi alle stelle del 2022, l’Algeria ha ridotto l’export di gas sia attraverso gasdotti che in forma di GNL, dirottando parte della produzione, prima venduta attraverso il transito dal Marocco in Spagna, verso l’Italia. Il nostro rimane infatti l’unico paese europeo che ha ricevuto un maggiore influsso di gas algerino nel corso del 2022. Anche dal punto di vista dell’export di GNL verso l’Europa, l’Algeria ha registrato un calo di oltre il 20% rispetto l’anno precedente2

 

Indonesia

È atteso per giugno la finalizzazione del terzo treno di Tangguh LNG, dalla capacità di circa 5 mmc, portando l’intera capacità annuale dell’impianto indonesiano a poco più di 15 mmc25. Infine, nel corso dell’anno, il progetto Greater Tortue Ahmeyim (GTA), sviluppato lungo le coste di Mauritania e Senegal, dovrebbe essere definitivamente reso operativo, per una capacità fissata attorno i 3 mmc, mentre parte della produzione contribuirà al fabbisogno interno dei due stati2

 

Olanda

Il destino del giacimento olandese di Groningen, il più vasto del continente, sembra ormai segnato. A seguito di un report parlamentare di circa 2000 pagine, la credibilità del governo olandese e dei partner Shell ed ExxonMobil è stata messa a dura prova e a fronte di una produzione in continua discesa, le circostanze potrebbero forzare l’Aia a interrompere totalmente la produzione entro l’anno.

 

Romania

La Romania si appresta invece a divenire il paese che maggiormente contribuirà al progresso della produzione interna europea. Giacimenti sia onshore che offshore sono al momento in fase di sviluppo, ma un duro confronto (QUI) è in corso tra la compagnia Black Sea Oil and Gas e il governo di Bucarest, minacciando la stabilità stessa della produzione.

 

Come si vede abbiamo anche sul versante GNL una situazione complessa se vista in prospettiva con impianti, peraltro che potranno subire interruzioni impreviste nella produzione di GNL, favorite dagli alti tassi di utilizzo a cui gli impianti sono sottoposti ormai da anni e manutenzioni approssimative.

 

 

IL RISCHIO LEGATO ALLA POSSIBILE DEFINITIVA INTERRUZIONE DI GAS DALLA RUSSIA ALLA UE

Nello scenario di base, IEA prevede che nel 2023 i volumi di gas russo ai clienti europei si assesteranno tra i 25 e 28 mmc, dovessero essi continuare al livello attuale29. Non si può però escludere che il prosieguo della guerra possa comportare l’interruzione, anche totale, delle esportazioni russe. Allo stesso modo, Mosca potrebbe decidere autonomamente di bloccare ogni flusso di gas verso l’UE, magari in risposta al sabotaggio di Nord Stream 1, per la quale la Russia accusa gli alleati atlantici30. Una situazione che imporrebbe un’ulteriore stretta in Europa, visto che tutt’oggi, a più di un anno dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina, il gas russo (gasdotto+GNL) corrisponde a circa il 13% delle importazioni totali UE.

 

 

LA DOMANDA CINESE

Secondo IEA (QUI), l’entità della domanda di gas cinese, e in particolare sotto forma di GNL, sarà il principale fattore di incertezza dei mercati per tutto il 2023. Con un range che varia di circa 40 mmc nelle sue estremità, questo elemento sarà ancor più influente della stabilità delle esportazioni russe verso l’UE. Infatti, il comportamento cinese condizionerà la disponibilità di volumi sul mercato spot, di cui l’UE è costretta a fare incetta per rimpinguare i propri stoccaggi. Le iniziative della Cina incideranno quindi profondamente sull’equilibrio tra mercati asiatici e quelli europei. Gli obiettivi fissati dal governo di Pechino per una crescita modesta del PIL, attorno al 5% per il 2023, appaiono confortare gli analisti, intimoriti che una spinta

 

Rispetto a questo quadro in un modo francamente poco strategico si continua a promuovere l’uso indiscriminato di gnl con i progetti SMALL SCALE (QUIvendendo la narrazione che serve per gli interessi nazionali prima ancora che europei che poi di quale Europa ? 

 

 


  



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