Come risulta anche
da notizie di stampa ormai datate (ad es. Secolo XIX dello scorso 17 maggio 2018) l’indirizzo che sta prendendo l’inchiesta della Procura
del Tribunale di Spezia è quello di
chiedere un rinvio a giudizio solo per i responsabili di cantiere. Quindi
nessuna responsabilità per i
rappresentanti di Autorità Portuale (di seguito AP)!
Una
interpretazione dei motivi che stanno indirizzando la Procura in questa direzione
è che l’attività di dragaggio del Molo Garibaldi nel porto di Spezia non poteva
essere adeguatamente controllata dai
tecnici dell’AP. In particolare questi
controlli “impossibili” riguarderebbero
la verifica di come le gonne o panne erano o meno ancorate ai fondali
per impedirne la fuoriuscita dei fanghi in quanti consistenti come invece è
avvenuto e su questo mi pare non ci siano dubbi come ha confermato la sentenza
della Cassazione n.46170 del 3 novembre 2016 (vedi QUI)
Non è
mia intenzione sostituirmi alle autorità giudiziarie sotto il profilo della individuazione responsabilità penali però anche da una sommaria ricostruzione degli atti
riguardanti la vicenda del dragaggio che ha portato al sequestro del cantiere
tutt’ora in corso, emergono forti dubbi sulla "non responsabilità" di questo ente
appaltante i lavori di dragaggio.
LE COMPETENZE DELLA AUTORITÀ
PORTUALE SUI DRAGAGGI IN SITI DI BONIFICA
Intanto
cosa dice la legge, in vigore al momento dei dragaggi oggetto della inchiesta,
sotto il profilo delle competenze della AP.
L’articolo
5-bis della legge 84/1994 afferma che il progetto di bonifica-dragaggio deve
essere presentato dalla stessa Autorità Portuale. Come è noto l’area di
dragaggio in oggetto è dentro il perimetro del sito di bonifica di Pitelli e
all’epoca della presentazione del progetto
il sito era di interesse nazionale quindi fu approvato (conferenza
servizi decisoria 2005) dal Ministero dell’Ambiente per gli aspetti ambientali.
Successivamente
il sito di Pitelli (siamo nel 2013) è stato declassificato ed è diventato sito
di interesse regionale. Come è noto secondo la vigente normativa all’epoca (ma
tutt’ora in vigore sul punto) per i siti di bonifica regionale i progetti di
bonifica sono approvati dal Comune
territorialmente interessato in conferenza dei servizi gestiti dalla Regione,
questo vale anche per le modifiche al progetto.
Alla Conferenza dei Servizi partecipano tutti gli enti interessati
compresa la Autorità Portuale nel caso in esame.
Questa
sintetica ricostruzione normativa rileva moltissimo per il proseguo del mio
ragionamento, infatti una cosa è certa l’AP è soggetto proponente il progetto di
dragaggio bonifica, partecipa alla conferenze dei servizi istruttorie per la
sua approvazione. Non solo ma è anche stazione appaltante del progetto quindi responsabile
sia del rispetto del capitolato da parte dell’appaltatore sia della coerenza
del capitolato con il progetto di bonifica approvato dal Ministero dell’Ambiente
previa conferenza dei servizi decisoria alla presenza della Regione Liguria.
Vediamo
ora cosa è successo di quel progetto di bonifica approvato dal
Ministero dell’Ambiente, e lo farò non basandomi su mie interpretazioni ma dalla lettura degli atti
stessi prodotti da tutte le Autorità Competenti in questa vicenda.
I VERBALI DELLA
COMMISSIONE TECNICA SULLA ATTIVITÀ DI DRAGAGGIO
MOLO GARIBALDI
A
questa Commissione, o Tavolo che sia, partecipano tutti gli enti interessati
compresa la Autorità Portuale. E’ quindi un osservatorio molto interessante per capire quanto
l’Autorità Portuale abbia vigilato per rispettare le prescrizioni del progetto
da essa presentato nonché per promuoverne o accettarne le modifiche senza
adeguate precauzioni.
Mi
limito in questa sede pubblica a mettere a confronto i seguenti documenti ufficiali...
Arpal
nella sua relazione del febbraio
2015, ha affermato: “si ritiene
opportuno rivedere le modalità di bonifica dragaggio in quanto quelle
utilizzate non forniscono sufficienti garanzie ambientali stante la compresenza
di siti sensibili nell’area portuale”. Una curiosità prima di proseguire:
questo documento l’Autorità Portuale non lo ha mai pubblicato nel suo sito
insieme con i molti che invece ha reso pubblici!
Nel
verbale di riunione del 24 febbraio 2015 presso la Capitaneria di Porto la rappresentante di Arpal
ribadisce che è necessario migliorare: “le modalità operative del dragaggio”.
Insomma
dal febbraio 2015, nonostante l’attività di dragaggio fosse in atto da 5 mesi,
si susseguono ben 5 riunioni di questa Commissione Tecnica senza che nulla si
faccia per andare incontro a quanto affermato da Arpal e, purtroppo, Arpal stessa
contraddittoriamente con quanto dichiarato più volte, avvalla questa
impostazione.
La
spiegazione di questo comportamento (sia di Arpal ma soprattutto della AP) sta nella lettera di Arpal
del 12 maggio 2015 inviata alla AP dove si evince che, per ragioni meramente
logistiche (vedi attività portuale), si è cambiato il campo panne da fisse a
mobili modificando il progetto di bonifica approvato.
In particolare si riporta il passaggio
emblematico dalla lettera Arpal:
Che
le “soluzioni alternative”, di cui scrive Arpal nella sua lettera, alle
prescrizioni iniziali non abbiano funzionato è ormai storia altrimenti non
saremmo arrivati al sequestro del cantiere e alla sentenza della Cassazione che
ha affermato: “: "presenza nei
fanghi fuoriusciti dall'area di bonifica, di sostanze tossiche quali i metalli
pesanti ed idrocarburi policiclici aromatici (questi ultimi qualificati anche
come cancerogeni e mutageni), la cui presenza nelle acque, indipendentemente
dagli effetti letali sulla fauna, può determinarne la contaminazione”.
Perché
modificarono il progetto di bonifica e le prescrizioni sul campo fisso di panne
per impedire il rilascio dei fanghi di dragaggio? Ma lo dice la ditta stessa nel verbale
di riunione della Commissione Tecnica del 24 febbraio 2015: “il campo fisso risulta improponibile in
quanto per essere rimosso richiederebbe un periodo di almeno 10 giorni”.
Insomma
è un problema di tempistica altro che di tutela ambientale!
Tutto
ciò è non solo avvallato ma voluto dalla stessa AP, il cui rappresentante nel verbale di riunione della Commissione
Tecnica del 3 aprile 2015 dichiara esplicitamente: “in considerazione del atto che i dragaggi procedono da 7 anni a questa
parte con le stesse modalità non ritiene esistano motivazioni per modificarle”.
Ovviamente le motivazioni le aveva fornite Arpal nella relazione del febbraio 2015, ma tutti i presenti alla
Commissione sembrano rimuovere questo dato di fatto!.
Non
voglio aggiungere altro ognuno trarrà le sue conclusioni, spero in primo luogo
secondo la sua coscienza visto che stiamo parlando del Golfo di Spezia un bene
di tutti gli spezzini!
Nessun commento:
Posta un commento