venerdì 30 novembre 2018

Inchiesta sui dragaggi nel porto di Spezia: ma davvero l’Autorità Portuale non ha avuto alcuna responsabilità?


Come risulta anche da notizie di stampa ormai datate (ad  es. Secolo XIX dello scorso  17 maggio 2018) l’indirizzo  che sta prendendo l’inchiesta della Procura del Tribunale di Spezia  è quello di chiedere un rinvio a giudizio solo per i responsabili di cantiere. Quindi nessuna responsabilità per  i rappresentanti  di Autorità Portuale (di seguito AP)!  
Una interpretazione dei motivi che stanno indirizzando la Procura in questa direzione è che l’attività di dragaggio del Molo Garibaldi nel porto di Spezia non poteva essere adeguatamente  controllata dai tecnici dell’AP.  In particolare questi controlli “impossibili” riguarderebbero  la verifica di come le gonne o panne erano o meno ancorate ai fondali per impedirne la fuoriuscita dei fanghi in quanti consistenti come invece è avvenuto e su questo mi pare non ci siano dubbi come ha confermato la sentenza della Cassazione n.46170 del 3 novembre 2016  (vedi QUI)

Non è mia intenzione sostituirmi alle autorità giudiziarie sotto il profilo della individuazione responsabilità penali però anche da una sommaria ricostruzione degli atti riguardanti la vicenda del dragaggio che ha portato al sequestro del cantiere tutt’ora in corso, emergono forti dubbi sulla "non responsabilità" di questo ente appaltante i lavori di dragaggio.
 

LE COMPETENZE DELLA AUTORITÀ PORTUALE SUI DRAGAGGI IN SITI DI BONIFICA
Intanto cosa dice la legge, in vigore al momento dei dragaggi oggetto della inchiesta, sotto il profilo delle competenze della AP.
L’articolo 5-bis della legge 84/1994 afferma che il progetto di bonifica-dragaggio deve essere presentato dalla stessa Autorità Portuale. Come è noto l’area di dragaggio in oggetto è dentro il perimetro del sito di bonifica di Pitelli e all’epoca della presentazione del progetto  il sito era di interesse nazionale quindi fu approvato (conferenza servizi decisoria 2005) dal Ministero dell’Ambiente per gli aspetti ambientali.
Successivamente il sito di Pitelli (siamo nel 2013) è stato declassificato ed è diventato sito di interesse regionale. Come è noto secondo la vigente normativa all’epoca (ma tutt’ora in vigore sul punto) per i siti di bonifica regionale i progetti di bonifica sono approvati  dal Comune territorialmente interessato in conferenza dei servizi gestiti dalla Regione, questo vale anche per le modifiche al progetto.  Alla Conferenza dei Servizi partecipano tutti gli enti interessati compresa la Autorità Portuale nel caso in esame.

Questa sintetica ricostruzione normativa rileva moltissimo per il proseguo del mio ragionamento, infatti una cosa è certa l’AP è soggetto proponente il progetto di dragaggio bonifica, partecipa alla conferenze dei servizi istruttorie per la sua approvazione. Non solo ma è anche stazione appaltante del progetto quindi responsabile sia del rispetto del capitolato da parte dell’appaltatore sia della coerenza del capitolato con il progetto di bonifica approvato dal Ministero dell’Ambiente previa conferenza dei servizi decisoria alla presenza della Regione Liguria.

Vediamo ora cosa è successo di quel progetto di bonifica approvato dal Ministero dell’Ambiente, e lo farò non basandomi su mie interpretazioni ma dalla lettura degli atti stessi prodotti da tutte le Autorità Competenti in questa vicenda.



I VERBALI DELLA COMMISSIONE TECNICA SULLA ATTIVITÀ DI DRAGAGGIO  MOLO GARIBALDI
A questa Commissione, o Tavolo che sia, partecipano tutti gli enti interessati compresa la Autorità Portuale. E’ quindi un osservatorio molto interessante per capire quanto l’Autorità Portuale abbia vigilato per rispettare le prescrizioni del progetto da essa presentato nonché per promuoverne o accettarne le modifiche senza adeguate precauzioni.

Mi limito in questa sede pubblica a mettere a confronto i seguenti documenti ufficiali...

Arpal  nella sua relazione del febbraio 2015, ha affermato: “si ritiene opportuno rivedere le modalità di bonifica dragaggio in quanto quelle utilizzate non forniscono sufficienti garanzie ambientali stante la compresenza di siti sensibili nell’area portuale”. Una curiosità prima di proseguire: questo documento l’Autorità Portuale non lo ha mai pubblicato nel suo sito insieme con i molti che invece ha reso pubblici!
Nel verbale di riunione del 24 febbraio 2015 presso la Capitaneria di Porto la rappresentante di Arpal ribadisce che è necessario migliorare: “le modalità operative del dragaggio”.

Insomma dal febbraio 2015, nonostante l’attività di dragaggio fosse in atto da 5 mesi, si susseguono ben 5 riunioni di questa Commissione Tecnica senza che nulla si faccia per andare incontro a quanto affermato da Arpal e, purtroppo,  Arpal stessa contraddittoriamente con quanto dichiarato più volte, avvalla questa impostazione.

La spiegazione di questo comportamento (sia di Arpal ma soprattutto della AP) sta nella lettera di Arpal del 12 maggio 2015 inviata alla AP  dove si evince che, per ragioni meramente logistiche (vedi attività portuale), si è cambiato il campo panne da fisse a mobili modificando il progetto di bonifica approvato.
In particolare si riporta il passaggio emblematico dalla lettera Arpal:

Che le “soluzioni alternative”, di cui scrive Arpal nella sua lettera, alle prescrizioni iniziali non abbiano funzionato è ormai storia altrimenti non saremmo arrivati al sequestro del cantiere e alla sentenza della Cassazione che ha affermato: “: "presenza nei fanghi fuoriusciti dall'area di bonifica, di sostanze tossiche quali i metalli pesanti ed idrocarburi policiclici aromatici (questi ultimi qualificati anche come cancerogeni e mutageni), la cui presenza nelle acque, indipendentemente dagli effetti letali sulla fauna, può determinarne la contaminazione”.
Perché modificarono il progetto di bonifica e le prescrizioni sul campo fisso di panne per impedire il rilascio dei fanghi di dragaggio? Ma lo dice la ditta stessa  nel verbale di riunione della Commissione Tecnica del 24 febbraio 2015: “il campo fisso risulta improponibile in quanto per essere rimosso richiederebbe un periodo di almeno 10 giorni”.
Insomma è un problema di tempistica altro che di tutela ambientale!

Tutto ciò è non solo avvallato ma voluto dalla stessa AP, il cui rappresentante nel verbale di riunione della Commissione Tecnica del 3 aprile 2015 dichiara esplicitamente: “in considerazione del atto che i dragaggi procedono da 7 anni a questa parte con le stesse modalità non ritiene esistano motivazioni per modificarle”. Ovviamente le motivazioni le aveva fornite Arpal nella relazione  del febbraio 2015, ma tutti i presenti alla Commissione sembrano rimuovere questo dato di fatto!.

Non voglio aggiungere altro ognuno trarrà le sue conclusioni, spero in primo luogo secondo la sua coscienza visto che stiamo parlando del Golfo di Spezia un bene di tutti gli spezzini!

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