sabato 11 ottobre 2025

Autobotti cariche di gnl nel golfo di Spezia: la ordinanza della Capitaneria non basta per escludere il rischio incidentale

La Capitaneria di porto di Spezia, come riporta anche il Secolo XIX di oggi, ha emanato una ordinanza (QUI) sul trasporto di autobotti cariche di GAS NATURALE LIQUEFATTO (di seguito gnl) nel golfo spezzino.

Un progetto che, come ho dimostrato QUI, è stato approvato con gravi profili di illegittimità soprattutto per responsabilità della Autorità di sistema portuale.


L'ordinanza della Capitaneria di porto spezzina si limita a stabilire una distanza di 100 metri delle navi dalle bettoline che trasportano il gnl, ma sotto il profilo della sicurezza non solo della navigazione ma anche dei residenti nelle aree di affaccio sul golfo, questo misura non basta per i seguenti motivi di seguito sinteticamente illustrati…

martedì 7 ottobre 2025

Corte Costituzionale la disciplina delle materie prime critiche è competenza statale e attiene alle esigenze della Difesa

La Corte costituzionale con sentenza n° 136 del 28 luglio 2025 (QUI) ha giudicato la costituzionalità della legge nazionale 115/2024 (QUI) che definisce nelle more di una disciplina organica del settore delle materie prime critiche, misure urgenti finalizzate all'attuazione di un sistema di governo per l'approvvigionamento sicuro e sostenibile delle materie prime critiche considerate «strategiche.

Dietro le esigenze geopolitiche dettate dalle necessarie materie prime strategiche per la transizione c.d. ecologica la legge 115/2024 (e successivamente il Programma nazionale di esplorazione delle risorse minerarie: QUI) contengono molte criticità rappresentate in particolare da eccessi semplificatori e derogatori in relazione alle norme ambientali sulla valutazione e autorizzazione delle attività di estrazione delle suddette materie. Non casualmente la Corte Costituzionale, nella sentenza di seguito esaminata, afferma che la legge 115/2024 è riconducibile alla materia della difesa.

Per una analisi più approfondita della legge 115/2024 rinvio al mio post QUI, per quella del Programma nazionale delle risorse minerarie vedi QUI.

La sentenza della Corte costituzionale pare sottovalutare dette criticità dimenticando quanto affermato in una precedente sentenza: la tutela dell’ambiente ammette semplificazioni senza accelerazioni decisioniste QUI

In realtà anche questa sentenza si inserisce nella tendenza alla militarizzazione delle leggi sulla transizione ecologica: QUI.

Di seguito riassumo in premessa le criticità della legge 115/2024 per poi analizzare puntualmente le motivazioni della sentenza della Corte costituzionale.

giovedì 2 ottobre 2025

La Corte Costituzionale fissa i principi e i limiti delle leggi regionali sulle aree idonee e non per gli impianti da fonti rinnovabili

La Corte Costituzionale con sentenza n° 134 del 28 luglio 2025, QUI, ha statuito:

1. la legittimità costituzionale del Decreto Ministeriale 21/6/2024 sulle aree idonee che consente alle Regioni, con proprie leggi, di individuare le aree sia idonee che non idonee per realizzare impianti da fonti rinnovabili (di seguito impianti FER);

2. la illegittimità su leggi regionali che stabiliscano divieti assoluti a priori di localizzazione di impianti FER che prescindano da una idonea istruttoria che motivatamente dimostri la sostenibilità di una data localizzazione;

3. la illegittimità costituzionale di una legge regionale che stabilisca un divieto assoluto di esercizio per gli impianti a biomasse già esistenti che non adeguino la potenza generata al limite dei 10 MW entro sei mesi.

Infine la sentenza della Corte Costituzionale contiene anche una precisazione in relazione al rapporto tra il nuovo articolo 9 (QUI) della Costituzione, che consacra la preminente rilevanza accordata […] alla protezione dell’ambiente, con la possibilità che le leggi ordinarie che disciplinano la autorizzazione degli impianti a biomasse possano dare via libera a questi impianti anche in aree tutelate per la biodiversità con il rischio di mettere in discussione i principi costituzionali affermati da detto articolo 9. Sulla problematica la Corte Costituzionale invita le Autorità Competenti a rilasciare le valutazioni e autorizzazioni di detti impianti di tenere nella debita considerazione detto mandato costituzionale al fine di rispettare l’esigenza di tutelare la biodiversità e i delicati ecosistemi che si sviluppano nei parchi nazionali o regionali.

lunedì 29 settembre 2025

La Corte Costituzionale su necessità di manutenzione e rimozione antenne dopo disattivazione e fideiussioni di ripristino ambientale

La Corte Costituzionale con sentenza n° 108 (QUI) dello scorso 17 luglio 2025 ha dichiarato:

1. la legittimità costituzionale di una norma regionale che impegna il gestore di telefonia mobile ad una corretta manutenzione in esercizio della antenna e la sua rimozione con relativo ripristino ambientale del sito. Inoltre, la norma dichiarata costituzionale impegna i gestori a rispettare le prescrizioni fornite dall’Agenzia Regionale per la protezione ambientale

2. la illegittimità costituzionale di una norma regionale che impegna i gestori a presentare un apposito certificato fideiussorio relativo agli oneri di smantellamento e ripristino ambientale.


N.B. la parte dichiarata costituzionale è particolarmente interessante perché il riferimento alla possibilità che la normativa regionale imponga il rispetto delle prescrizioni anche di tutela ambientale e della salute pubblica può avere come conseguenza la possibilità di introdurre finalmente nella normativa, quanto meno regionale, l'obbligo del parere sanitario di asl per dare il via libera ai piani antenne e alla installazione delle singole antenne. Obbligo ad oggi non esistente 

Vediamo partitamente le motivazioni di legittimità costituzionale e di incostituzionalità delle norme regionali contestate dal Governo nazionale.

lunedì 22 settembre 2025

La comunicazione dei motivi di diniego di autorizzazione ambientale: il caso dell’impianto gestione rifiuti Edison di Jesi

Il post che segue affronta le criticità della procedura che ha portato la Provincia di Ancona (Autorità Competente) a inviare un preavviso di diniego di autorizzazione (PAUR ex articolo 27-bis DLgs 152/2006QUI) alla istanza di un impianto di recupero rifiuti pericolosi presentata dalla società Edison nel Comune di Jesi.

La norma (articolo 10-bis legge 241/1990QUI) che disciplina detto preavviso concede al massimo 10 giorni al proponente della istanza autorizzatoria per replicare ai motivi del Preavviso diniego di autorizzazione, ma la Provincia di Ancona ha concesso invece ben 60 giorni.

La motivazione della Provincia è che in questo modo si sono anticipate contestazioni da parte di Edison, in sede di ricorso al TAR contro la conferma definitiva del diniego di autorizzazione. Contestazioni che, senza la proroga suddetta, sarebbero derivate da non avere avuto sufficiente tempo di replica alla società proponente del progetto.

È davvero così? Soprattutto era obbligata la Provincia (nella sua qualità di Autorità Competente al rilascio del PAUR) ad applicare il termine breve previsto dalla legge?

Ad avviso di chi scrive le motivazioni della Provincia sono risibili ed un eventuale ricorso contro il diniego definitivo di PAUR semmai si fonderebbe sul merito di detto diniego non certo per una mancata proroga di 60 giorni che, come vedremo, non è prevista da alcuna norma del nostro ordinamento giuridico. Non solo ma, come si dimostrerà nel seguito del post, la possibilità della Autorità Competente di applicare il termine di soli dieci giorni previsto dalla legge deriva dalla natura giuridica dell’istituto del preavviso di diniego come affermato da ampia giurisprudenza in materia che verrà riportata nel commento che segue.

Nella parte finale del post si tratta anche della criticità relativa alla non disponibilità da parte di Edison (proponente) del terreno dove realizzare l'impianto.

mercoledì 10 settembre 2025

Nuove sanzioni per abbandono e gestione di rifiuti

Il Decreto-legge 116/2025 (QUI) modifica il sistema sanzionatorio sulle gestioni illecite dei rifiuti ma anche in relazione ai delitti ambientali (disastro ambientale, inquinamento ambientale).

Si prevedono trasformazioni di varie contravvenzioni in delitti in particolare per l’abbandono di rifiuti pericolosi e spedizioni illegali di rifiuti. Si escludono in questi casi la applicazione della oblazione (paghi e il reato non c’è più) come pure la possibile estinzione del reato ex articolo 318-septies DLgs 152/2006. Insomma, modifiche positive sempre che non intervenga in sede di conversione in legge qualche azione lobbista.

Di seguito prima una sintesi delle principali modifiche al suddetto sistema sanzionatorio, per poi descrivere puntualmente ogni singola modifica.

martedì 9 settembre 2025

La ricostruzione post calamità naturali: come funziona la nuova legge

Legge 40/2025 (QUI): Il coordinamento delle procedure e delle attività di ricostruzione nei territori colpiti da eventi calamitosi di origine naturale o derivanti dall’attività dell'uomo per i quali sia cessato o sia stato revocato lo stato di emergenza di rilievo nazionale dichiarato ai sensi dell'articolo 24 del codice della protezione civile, di cui al Decreto legislativo 2 gennaio 2018, n. 1 (QUI) e per i quali ricorrano le condizioni.

La legge prevede un sistema fondato su direttive presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento della Protezione civile e nomina di commissari governativi per la realizzazione degli interventi di ricostruzione.

Di seguito analizzo la legge 40/2025 previa una sintesi delle parti più rilevanti in termini ambientali:

lunedì 8 settembre 2025

Il Comitato Economico Sociale della UE conferma i rischi irrisolti dei rifiuti da nucleare

Chi pensa che il nucleare sia davvero uno soluzione sicura (per ambiente e salute) a breve termine si legga questo Parere (QUI) del Comitato Economico e Sociale che pur non partendo da una posizione pregiudiziale contro la tecnologia nucleare dimostra tutte le problematiche irrisolte ad oggi del ciclo di questa fonte energetica. Un insegnamento, che ovviamente non verrà ascoltato, per il governo italiano.

In particolare, dal Parere emergono:

1. Una grave mancanza di trasparenza nella gestione dei rifiuti radioattivi come pure un inadeguato coinvolgimento delle comunità locali interessate dagli interventi sul nucleare

2. La lontananza nel tempo (addirittura si fa riferimento in alcuni casi fino al 2130!) della soluzione per lo stoccaggio dei rifiuti radioattivi ad alta attività. In questo modo, afferma il Parere, “Il prolungamento dello stoccaggio dei rifiuti ad alta attività per più di un secolo potrebbe far aumentare i rischi e i costi ed essere un onere a carico delle future generazioni.”

Il Parere conclude con alcune raccomandazioni a Commissione e Stati Membri.

sabato 6 settembre 2025

La UE mette in mora l’Italia per inadeguati controlli sulle emissioni di gas metano

Con la costituzione in mora vengono richieste delucidazioni e spiegazioni allo stato membro in merito alla presunta violazione degli obblighi comunitari, con l’obbligo di adempiere entro due mesi.

Per capire il significato della messa in mora e dei successivi passaggi a carico dell’Italia vedi QUI.

La messa in mora deriva dalla violazione del Regolamento 2024/1787 (QUI) che stabilisce obblighi in materia di controllo e riduzione delle emissioni del metano anche nella versione gnl.