Il Presidente Toti, vedi titolo qui a
fianco, si dichiara favorevole ad altri rigassificatori in Liguria oltre all’esistente a
Panigaglia (Portovenere - SP) ma come al solito lo fa con i vetusti slogan elettorali del decisionismo
incompetente più becero rimuovendo questioni fondamentali che emergono dietro
la propaganda della ”emergenza energetica”.
Vediamole le questioni rimosse dal
Presidente della Regione Liguria
PRIMA QUESTIONE: DEROGHE INACCETTABILI
ALLE NORME AMBIENTALI
I rigassificatori di cui oggi si
discute, grazie ad una normativa semplificatoria (QUI), vengono autorizzati in deroga
alle più rigorose norme ambientali (VAS VIA e normativa Seveso III sul rischio
di incidente rilevante) come sta avvenendo a Piombino (QUI).
In questa normativa acceleratoria, si
prevedono rigassificatori galleggianti anche in aree militari anche qui facendo
decidere la non applicazione delle norme ambientali da un decreto del Ministero
della Difesa. Si regalano 30 milioni di euro per ciascuno degli anni dal
2024 al 2043 al fine di limitare il rischio sopportato dalle imprese di
rigassificazione che realizzano e gestiscono le opere e le infrastrutture. Le
autorizzazioni sono in mano a Commissari con buona pace della democrazia dei
territori e della trasparenza delle istruttorie.
Quanto sopra è frutto della azioni di lobbying di Assocostieri iniziata da tempo che già ad inizio 2022 chiedevano garanzie che i finanziamenti europei e statali per la transizione ecologica durassero, per i rigassificatori, ben oltre il 2025. Obiettivo raggiunto inserendo il gas nella tassonomia Verde. Insomma è chiaro anche da questa richiesta come l'emergenza Ucraina c'entri relativamente ma soprattutto che costruire molti rigassificatori ora, con la scusa di detta emergenza, vincolerà il sistema energetico nazionale ben oltre la guerra in corso. Ecco quindi che la nuova normativa sopra riportata prevede 30 milioni di euro di ristori all'anno per i rigassificatori fino addirittura al 2043!
SECONDA QUESTIONE: I RIGASSIFICATORI DI CUI SI
PARLA NON SERVONO ALLA EMERGENZA ENERGETICA ATTUALE
1. il Gestore dei Mercati Energetici in un suo report (QUI) dello scorso giugno ha dimostrato che le nuove infrastrutture per il GNL non serviranno per affrontare l’emergenza Ucraina. Due sono le questioni critiche che questo rapporto affronta:
1.1 i tempi lunghi di realizzazione di
rigassificatori a terra (oltre tre anni) mentre quelli offshore meno ma solo se
si va in deroga alle norme ambientali suddette
1.2. la situazione mondiale della produzione
di gas liquido: La capacità di rigassificazione mondiale risulta nettamente
superiore a quella di liquefazione, oltre il doppio e pari a 993 Mt. Il
differenziale molto ampio fra capacità di rigassificazione e importazioni di
GNL spiega perché, anche nel 2021, il tasso di utilizzo medio dei
rigassificatori, a livello mondiale, si sia attestato al 37,5%, in linea
con il 2020, ma leggermente più basso del 2019 (38,6%). Morale il rischio è di
costruire rigassificatori velocemente senza avere il gnl oppure per averlo
pagarlo a prezzi elevati vista la carenza di offerta rispetto alla domanda.
2. il Parlamento UE ha approvato una Risoluzione del 21 ottobre 2021 dove si afferma che la produzione e il trasporto di gas naturale liquefatto non solo sono estremamente inefficienti, se si considerano le perdite di energia dovute alla liquefazione e al raffreddamento, ma contribuiscono anche ad aumentare in maniera esponenziale le emissioni di metano del settore del petrolio e del gas.
3. Piano REPowerEU (testo piano QUI) che mira a ridurre rapidamente la dipendenza della UE dai combustibili fossili russi, afferma di aggiunte “limitate alle infrastrutture del gas”.
TERZA QUESTIONE I RIGASSIFICATORI E IL MERCATO DEL GAS
Aggiungiamo che Diversi
istituti di ricerca, da Bruegel (QUI) a IEEFA (QUI) a Rystad (QUI), hanno dimostrato che
1. l’offerta continuerà a faticare a tenere
il passo ad una domanda che corre veloce. Per Rystad, nel 2022, a fronte di una
domanda di GNL pari a 436 Mt, l’offerta sarà solo di 410 Mt. Ancora oggi è
indisponibile una parte di capacità di liquefazione a causa di manutenzioni,
guasti o mancanza di materia prima. Affermano gli studi: "Pensare che vi si possa sopperire a
breve con nuovi progetti appare velleitario". Per quanto, infatti,
l’impennata della domanda abbia ridato vigore a progetti che sembravano ormai
dimenticati, realizzare infrastrutture di tale portata richiede tempi
inevitabilmente lunghi (i primi si attendono non prima del 2024). Inoltre i
costi sono lievitati negli ultimi due anni almeno del 25% a causa del caro
prezzi che sta interessando ogni tipo di materia prima (ad es. il costo
dell’acciaio che serve a produrre i tanker di stoccaggio di un impianto di GNL
è aumentato di oltre 10%, mentre quello del nickel è cresciuto di oltre il 40%
da febbraio 2022)17.
2. le strutture contrattuali del mercato globale del GNL rimangono prevalentemente legate a contratti di lungo termine
pluriennali (mediamente 20 anni), riducendo quindi i margini di flessibilità
nel dirottare carichi da un punto all’altro.
3. il mercato dovrà fare i conti con prezzi che verosimilmente rimarranno
molto elevati sul lungo periodo. Più dubbi che certezze, quindi,
contraddistinguono i prossimi mesi, che rischiano di rivelarsi difficili,
specie se il conflitto fra Russia e
Ucraina dovesse prolungarsi oltremodo. Non a caso il punto 42 delle premesse alla Direttiva 94/2014/UE (sulle infrastrutture per lo stoccaggio del GNL ai fini del trasporto marittimo, vedi paragrafo successivo del post) afferma come sia opportuno basare la decisione sull'ubicazione dei punti di rifornimento per il GNL nei porti su un'analisi costi-benefici.
QUARTA QUESTIONE I SITI INADEGUATI DI CUI
PARLA PRESIDENTE DELLA REGIONE LIGURIA
Toti individua come siti: Vado e l’area del
porto di Genova. Zone assolutamente inadeguate sotto il profilo prima di tutto
del rischio incidentale, stiamo parlando infatti di impianti classificati
Seveso III.
Vado vede già la presenza di un centrale a
gas, di varie industrie Seveso e di un mega porto mercantile. Se applicassimo
correttamente le norme della Seveso III questo sito risulterebbe assolutamente
inadeguato.
Genova: Toti usa l’argomentazione dello
spostamento depositi petroli, spostamento ancora da definire e con tempi
lunghissimi senza considerare che in questo modo in quell’area verrebbero
sostituiti impianti classificati Seveso con altri impianti assoggettati alla
stessa normativa sul rischio rilevante di incidente industriale.
Peraltro nell’area genovese in questione venne già qualche tempo fa proposta la realizzazione di un deposito stoccaggio del GNL. Questo progetto era in palese contrasto con il Piano Strategico Nazionale sull’utilizzo del GNL in Italia che tra i criteri orientativi per la scelta dei porti dove installare serbatoi di stoccaggio di GNL mette quello per cui il porto, sempre in una prima fase, sia ubicato a breve - media distanza da terminal di rigassificazione (esistenti o in progetto) per cui siano utilizzabili navi shuttle per il trasporto del GNL fino ai serbatoi di bunkeraggio situati nei porti stessi. Forse il Presidente Toti vorrebbe colmare questa lacuna proponendo un rigassificatore in quell’area? Se così fosse dovrebbe leggersi la Direttiva UE 94/2014 del 22/10/2014, il DLgs 257/2016 che le recepisce ma anche lo stesso Quadro Strategico nazionale per l’uso del gnl che sottolinea di valutare La fattibilità tecnica, dei singoli progetti, al fine di tenere conto: “di tutte le prescrizioni della normativa tecnica e di prevenzione incendi vigente oltre ad eventuali vincoli di carattere urbanistico, ambientale e/o paesaggistico”.
CONCLUDENDO
La posizione di Toti è poco più di una boutade che peraltro si inserisce in una strategia in atto da tempo da parte delle lobby delle fonti fossili che con la guerra in Ucraina c’entra poco anzi diremmo quasi niente. D’altronde sia sufficiente leggere Il Piano sviluppo di Terna 2021 presentato prima della crisi della Ucraina che a pagina 220 confermava che il termoelettrico vedrà sempre la presenza di fonti fossili: “Dal punto di vista della capacità di generazione termoelettrica fossile, invece, si osserva in tutti gli scenari una graduale riconversione a gas, in linea con i target nazionali ed europei di decarbonizzazione.”
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