Come si ricava dall’articolo del portale on line Città della Spezia: “Enel ha costituito una società per il recupero e la riconversione in Italia, di aree e strutture inutilizzate adiacenti alle centrali elettriche, situate nelle vicinanze di luoghi strategici come porti, aeroporti e interporti da destinare a deposito doganale per la logistica, la movimentazione e lo stoccaggio di merci. I primi due siti pilota potrebbero essere operativi a inizio 2021, con la collaborazione delle istituzioni locali, nelle aree della centrale Eugenio Montale alla Spezia e all’interno del sito della centrale Marzocco a Livorno.”, (vedi QUI articolo completo).
Enel ci ha abituati a queste forzature ma occorre dire che in un momento così delicato come quello attuale dove è in discussione il contestatissimo progetto di centrale a gas nell’area della attuale centrale a carbone, questa uscita assume i toni della vera e propria provocazione e devo dire bene ha fatto il Sindaco a rispondere (QUI) con fermezza a questa proposta!
Dato al Sindaco e alla nostra città quello che è giusto dare, occorre dire che questa uscita è anche frutto della assenza di iniziativa da parte della Regione Liguria ma, diciamo la verità soprattutto dalle scelte del Governo nazionale a cominciare dal Ministero dello Sviluppo Economico oltre che dal Ministero dell’Ambiente; infatti:
1. Il Ministero dello Sviluppo Economico con il decreto capacity market e successivamente l’assegnazione delle aste per i MW solo a gas per la transizione al 2025 (data in cui ci dovrà essere solo generazione elettrica da Fonti Rinnovabili) non ha sfruttato tutti i margini di flessibilità che l’Europa riconosce agli stati membri per garantire al 2025 la stabilità dei sistemi elettrici in uno scenario non fondato sulle fonti fossili.
2. Il Ministero dell’Ambiente non ha ad oggi contestato, dentro il procedimento di VIA in corso sul progetto di centrale a gas, i contenuti del quadro programmatico dello Studio di Impatto Ambientale chiaramente in contrasto con la possibilità di utilizzare i margini di flessibilità degli indirizzi europei sul mercato interno della energia elettrica.
3. La Regione Liguria non ha dato sviluppo al tavolo di confronto che aveva avviato con tutti gli interlocutori istituzionali e sociali in epoca pre-COVID, ne ha chiarito ad oggi come intende usare il suo potere di Intesa sulla autorizzazione finale al progetto in questione, in chiave soprattutto energetica: riaprendo lo scenario della transizione al 2025 (data in cui ci dovrà essere solo generazione elettrica da Fonti Rinnovabili) con ipotesi non fondate solo sulle fonti fossili.
Enel ci ha abituati a queste forzature ma occorre dire che in un momento così delicato come quello attuale dove è in discussione il contestatissimo progetto di centrale a gas nell’area della attuale centrale a carbone, questa uscita assume i toni della vera e propria provocazione e devo dire bene ha fatto il Sindaco a rispondere (QUI) con fermezza a questa proposta!
Dato al Sindaco e alla nostra città quello che è giusto dare, occorre dire che questa uscita è anche frutto della assenza di iniziativa da parte della Regione Liguria ma, diciamo la verità soprattutto dalle scelte del Governo nazionale a cominciare dal Ministero dello Sviluppo Economico oltre che dal Ministero dell’Ambiente; infatti:
1. Il Ministero dello Sviluppo Economico con il decreto capacity market e successivamente l’assegnazione delle aste per i MW solo a gas per la transizione al 2025 (data in cui ci dovrà essere solo generazione elettrica da Fonti Rinnovabili) non ha sfruttato tutti i margini di flessibilità che l’Europa riconosce agli stati membri per garantire al 2025 la stabilità dei sistemi elettrici in uno scenario non fondato sulle fonti fossili.
2. Il Ministero dell’Ambiente non ha ad oggi contestato, dentro il procedimento di VIA in corso sul progetto di centrale a gas, i contenuti del quadro programmatico dello Studio di Impatto Ambientale chiaramente in contrasto con la possibilità di utilizzare i margini di flessibilità degli indirizzi europei sul mercato interno della energia elettrica.
3. La Regione Liguria non ha dato sviluppo al tavolo di confronto che aveva avviato con tutti gli interlocutori istituzionali e sociali in epoca pre-COVID, ne ha chiarito ad oggi come intende usare il suo potere di Intesa sulla autorizzazione finale al progetto in questione, in chiave soprattutto energetica: riaprendo lo scenario della transizione al 2025 (data in cui ci dovrà essere solo generazione elettrica da Fonti Rinnovabili) con ipotesi non fondate solo sulle fonti fossili.
Rispetto a questo quadro
quindi la comunità locale spezzina dovrebbe, a partire dal Consiglio Comunale
di questa sera, unirsi per dire tre cose:
1.
no ad una nuova servitù energetica fondata sulle fonti fossili
2.
no ad ipotesi di uso dell’area enel non confrontate con il territorio e le
istituzioni locali che lo rappresentano come quella da ultimo prospettata da
Enel in relazione ai container (vedi inizio di questo post)
3.
chiedere con forza al Governo Nazionale di sospendere il procedimento di VIA in
corso sul progetto ed avviare un tavolo di concertazione con tutti i soggetti
istituzionali e sociali interessati al fine di applicare i margini di
flessibilità del mercato interno della energia elettrica ad oggi rimossi.
Questi tre punti vanno
tenuti insieme ma se sui primi 2 c’è in città una chiara condivisione anche tra
le forze politiche (sia di maggioranza che di opposizione), sul terzo non vedo
e non sento dichiarazioni che dimostrino la consapevolezza sia della posta in gioco che delle modalità per superare alcuni vincoli che oggettivamente ci sono.
IN ALTRI TERMINI…
IL PROGETTO DI CENTRALE A
GAS SI FONDA SU NORME E STRUMENTI DI PROGRAMMAZIONE ENERGETICA CHE PONGONO
VINCOLI AGLI STATI MEMBRI CHE NON POSSONO ESSERE RIMOSSI DEL TUTTO IN UNA LOGICA
DI OPPOSIZIONE SOLO LOCALISTICA, PERCHÉ LOCALISTICA NON È OGGETTIVAMENTE E
NORMATIVAMENTE.
QUINDI PER OTTENERE
UN GIUDIZIO NEGATIVO DI VIA SUL PROGETTO OCCORRE ANALIZZARE SE IN QUEI
VINCOLI CI SONO SPAZI DI AZIONE PER
DIMOSTRARE CHE IL PROGETTO ( NEL SUO QUADRO DI RIFERIMENTO PROGRAMMATICO) VA
OLTRE I SUDDETTI VINCOLI NON TENENDO
CONTO DEGLI SPAZI DI FLESSIBILITA' CHE LI ACCOMPAGNANO.
Vediamoli questi vincoli e di seguito anche i margini
di flessibilità utilizzabili che
possono superare i vincoli senza rischiare procedure di infrazione o ricorsi da
parte di chi ha solo interesse a realizzare la centrale a gas (anzi le centrali
a gas visto che trattasi di più siti).
I VINCOLI
1. Regolamento (UE) 2019/943 sul mercato interno dell'energia elettrica.
Il Regolamento prevede il
meccanismo capacity market che conferma, sia pure in
modo ridotto rispetto al passato, le remunerazioni supplementari pagate ai grandi impianti di produzione elettrica per la loro disponibilità a
produrre energia in caso di problemi strutturali di sicurezza.
2. Decreto del 28 giugno 2019 (QUI) con il quale è
stata approvata la disciplina del sistema di remunerazione della
disponibilità di capacità produttiva di energia elettrica ex regolamento UE
2019/943.La finalità del Decreto, così come è stato
costruito è chiara: solo centrali
termoelettriche a fonti convenzionali possono garantire la transizione ad un
futuro sistema elettrico fondato solo sulle rinnovabili nel 2025.
3.
Il Piano Nazionale Integrato
Energia Ambiente 2030 - PNIEC (versione 21
gennaio 2020 - QUI) presentato dal Governo alla UE prevede sinteticamente
questi obiettivi in relazione alla transizione alla generazione elettrica da sole
fonti rinnovabili:
3.1. nella transizione va garantita la generazione termoelettrica (Pagina 87
PNIEC);
3.2. si tratterà di impianti termoelettrici nuovi (Pagina 95 PNIEC);
3.3. si tratterà di impianti termoelettrici a gas (Pagina 96 PNIEC);
3.4. la
capacità a gas nuova da avviate tra il 2020-2025 sarà di 3GW, quindi 3.000 MW
(Pagina 111 PNIEC);
3.5. entro il 2020 dovranno essere autorizzate le opere, quindi anche le
nuove centrali a gas, previste (Pagina 112 PNIEC);
3.6. Il PNIEC non indica i siti specifici dove verranno fatte le centrali a
gas, ma questi li troviamo attraverso le aste gestite da Terna a cui ovviamente
hanno partecipato solo impianti esistenti o da realizzare ma legati a fonti
convenzionali nella specie gas.
I MARGINI DI FLESSIBILITÀ
NON UTILIZZATI AD OGGI DAL GOVERNO NAZIONALE
Gli spazi di azione europei per i governi nazionali, le regioni
e i comuni
Il Regolamento UE sul
mercato interno della energia elettrica sopra citato all’articolo 24 afferma
che la valutazione nazionale delle risorse per garantire, nella fase di
transizione alle fonti rinnovabili, la stabilità del mercato interno
della energia elettrica verrà svolta a
livello regionale. Non solo ma detto regolamento non vincola la istituzione
dei meccanismi di capacità all’uso delle fonti fossili nella generazione
termoelettrica e quindi neppure a tetti obbligatori da garantire come si evince
dagli articoli 21 (Principi generali per i meccanismi di capacità) e 22 (principi
di concezione per i meccanismi di capacità).
La concertazione con il livello locale
prevista dal PNIEC
In relazione
ai siti dove sono previste chiusura di impianti a carbone a PAGINA 111 del
PNIEC si afferma: “Le valutazioni delle modifiche infrastrutturali
eventualmente necessarie ai fini della concreta attuazione del phase out del
carbone dalla produzione elettrica si baseranno sul confronto in appositi
tavoli settoriali (per zone di mercato elettrico, per singolo sito e
specifico per la Sardegna), con gli operatori, le autonomie locali,
Terna, le parti sociali e le associazioni ambientaliste e di categoria
I finanziamenti per la chiusura dei siti
delle centrali a carbone danno priorità agli investimenti nelle fonti rinnovabili
La quota annua dei proventi derivanti dalle aste
di assegnazione dei MW per la transizione al 2025, eccedente il valore di 1000
milioni di euro, dovrà essere destinata, nella misura
massima di 100 milioni di euro per il 2020 e di 150 milioni di euro annui a
decorrere dal 2021, al Fondo per la transizione energetica nel settore
industriale, per finanziare interventi di decarbonizzazione e di
efficientamento energetico del settore industriale e, per una quota
fino ad un massimo di 20 milioni di euro annui per gli anni dal 2020 al
2024, al "Fondo per la riconversione
occupazionale nei territori in cui sono
ubicate centrali a carbone" . Il tutto dando priorità a interventi di riconversione sostenibili, caratterizzati da processi di decarbonizzazione che escludono l'utilizzo di ulteriori combustibili fossili diversi dal carbone.
Raccomandazione 18 GIUGNO 2019 (2019/C 297/12 - QUI) su attuazione meccanismo del capacity
market
La parte che
riguarda l’Italia afferma che la proposta di Piano nazionale integrato energia
e clima presentata dal Governo italiano dovrà: “… precisare la misura in cui
il previsto sviluppo nel settore del gas è compatibile con gli obiettivi di
decarbonizzazione dichiarati e con il programmato abbandono graduale degli
impianti termoelettrici a carbone”.
Questa precisazione
il Governo nazionale non l’ha mai fatta si è limitata scegliere il gas punto, come dimostra il
Decreto 28 giugno 2019 sopra citato.
La revisione del PNIEC e i nuovi
obiettivi UE sulle emissioni gas serra
Non solo ma
i nuovi obiettivi europei proposti a inizio 2020 prevedono riduzioni delle
emissioni di gas serra ulteriori che richiederanno una revisione dello stesso
PNIEC come ammesso dallo stesso Governo Nazionale (QUI).
Lo stesso SIA, presentato
il 20/12/2019, non tiene conto quindi di quanto affermato nella
Comunicazione del 11.12.2019 COM(2019)
640 finale, intitolata ”Il Green Deal europeo”.
QUINDI…
Dalla
analisi sopra riportata restano spazi non banali che i territori possono usare
per trasformare progetti, che ad oggi sembrano solo nuove servitù energetiche
(viste dal locale), in progetti territorio ambiente fondati non sulle fonti
fossili.
Di certo
tutto questo conferma, per il progetto presentato da Enel, un difetto ab origine dello stesso in quanto il decreto capacity market e la
procedura di asta successiva con relativa assegnazione non hanno minimamente
tenuto in considerazione i meccanismi di flessibilità delle norme comunitarie
ma anche dello stesso PNIEC e della evoluzione delle politiche UE. Non solo ma
non c’è stata alcuna concertazione preventiva con Regioni ed Enti Locali nella
definizione sulle quantità di gas necessarie per la transizione, sui criteri di
localizzazione dei siti, sul coordinamento degli investimenti previsti dalla
normativa nazionale ed europea sopra descritta.
Tutto questo
ha sfalsato il processo di costruzione delle alternative presentate nel SIA che
risultano quindi riduttive sia rispetto agli indirizzi normativi e della
giurisprudenza comunitaria in materia di VIA, che al quadro generale della
normativa in materia di mercato interno della energia. In questo modo le
alternative sono costruite in modo da porre
il livello regionale e locale dentro alla dicotomia: proroga centrale a carbone V/S autorizzazione
centrale a gas.
Tutto questo
è inaccettabile e rende necessario rigettare il progetto di centrale a gas o
quanto meno sospendere il procedimento
di VIA chiedendo ad Enel nel confronto con il Governo e con la concertazione
sopra esposta un nuovo progetto territorio ambiente fondato su scenari
alternativi al tutto-gas, compreso l’uso delle fonti rinnovabili e/o sistemi di
accumulo.
Insomma ci
vuole visione strategica, rispetto del territorio, unità delle forze politiche
se si vuole evitare una nuova servitù energetica condita di container per la
nostra città e la nostra Provincia!
SI PUÒ FARE!
Nessun commento:
Posta un commento