Nell’intervista pubblicata oggi sul Secolo
XIX, la Presidente della Autorità di sistema portuale Spezia-Carrara quando
parla del porto commerciale afferma quanto segue: “Nel 2016 circa
il 2% in meno di container rispetto all’anno precedente, un dato non
preoccupante. In termini di numeri assoluti siamo intorno a un milione e 300
mila teus che potranno sensibilmente aumentare nei prossimi anni una volta
ultimati i lavori in programma: l'ampliamento a est e del molo Garibaldi,il congiungimento
del terminal Fornelli col Ravano e i prolungamento verso mare del Fornelli. A
regime, intorno al 2020, si dovrebbe arrivare a circa due
milioni e 500 mila contenitori all’anno”.
Sembra di leggere la
dichiarazione della rappresentante sindacale dei terminalisti portuali, nessun
accenno alle problematiche del territorio in generale, all’impatto del porto con
i quartieri limitrofi, nessun accenno alla questione dei dragaggi e della
inchiesta della magistratura in corso che ha dimostrato il fallimento di una
procedura di gestione di questa attività che ha prodotto danni enormi non solo
al nostro golfo ma anche alla sua economia, nessun ragionamento su una visione
della portualità commerciale non legata solo al traffico container, nessun
accenno alla crisi finanziaria mondiale dei traffici container. Per non parlare della superficialità con cui fa riferimento al progetto di stazione crocieristica che dovrà essere oggetto di apposite procedure di valutazione per scenari, in particolare a mio avviso di procedure di VAS ma su questo tornerò in seguito.
D’altronde la scarsa attenzione della
Presidente verso il territorio che si sviluppa a pochi metri dall’area del
porto commerciale lo ha già dimostrato recentemente in relazione alla questione
della fascia di rispetto in rapporto al rispetto delle prescrizioni di VIA per
l’attuazione del PRP vigente (vedi QUI).
Ma a questo punto dirà il
solito cultore dello “sviluppismo senza se e senza ma”, ma cosa vuoi dire Grondacci che le Autorità
Portuali non dovrebbero promuovere il traffico commerciale dei porti?. Non è
questo il punto dico che compito della Autorità Portuale deve essere quello di
creare le condizioni di uno sviluppo equilibrato della portualità con il resto
del territorio che circonda il porto anche in relazione con il sistema della
portualità nazionale. Compito di promuovere i traffici container deve essere
dei concessionari portuale e quindi del mercato. L’Autorità Portuale deve regolarlo questo
mercato.
Non sono io che affermo
questa visione della Autorità Portuale ma la stessa legge quadro in materia anche dopo la recente riforma (per il testo
coordinato della legge 84/1994 vedi QUI) come pure la giurisprudenza amministrativa.
Ma vediamo quali sono i compiti che la legge assegna alla Autorità di
Sistema Portuale
QUALI SONO I COMPITI DELLA AUTORITÀ PORTUALE
Il comma 4 articolo 6
legge 84/1984 collega l’elenco dei compiti dell’Autorità di Sistema Portuale
con le finalità generali della legge stessa a conferma quindi del ruolo di terzietà che la legge assegna a
questo ente. Vediamoli questi compiti:
a) indirizzo, programmazione,
coordinamento, regolazione, promozione e controllo, delle operazioni e dei
servizi portuali, delle attività autorizzatorie e concessorie e delle altre
attività commerciali ed industriali esercitate nei porti e nelle circoscrizioni
territoriali.
poteri di ordinanza, anche
in riferimento alla sicurezza rispetto a rischi di incidenti connessi alle
attività e alle condizioni di igiene sul lavoro;
b) manutenzione ordinaria e
straordinaria delle parti comuni nell'ambito portuale, ivi compresa quella per
il mantenimento dei fondali;
c) affidamento e controllo delle
attività dirette alla fornitura a titolo oneroso agli utenti portuali di
servizi di interesse generale, non coincidenti né strettamente connessi alle
operazioni portuali di cui all'articolo 16, comma 1, individuati con decreto
del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti;
d) coordinamento delle attività
amministrative esercitate dagli enti e dagli organismi pubblici nell’ambito dei
porti e nelle aree demaniali marittime comprese nella circoscrizione territoriale;
e) amministrazione in via
esclusiva delle aree e dei beni del demanio marittimo ricompresi nella propria
circoscrizione;
f) promuove forme di raccordo
con i sistemi logistici retro portuali e interportuali.
Come si vede dal suddetto elenco
anche quando si usa, lettera a),
il termine promozione lo si lega subito
al termine controllo a conferma che
questa promozione deve essere svolta proprio come funzione di garanzia
delle attività portuali e non come mera promozione commerciale delle operazioni
portuali.
COSA DICE LA GIURISPRUDENZA AMMINISTRATIVA
SUL RUOLO DELLA AUTORITÀ PORTUALE
Una sentenza che conferma il ruolo di autorità indipendente della Autorità
Portuale
Il TAR
PUGLIA in una sentenza n.1138 del 4/7/2012 (vedi qui) aveva
confermato la natura di ente pubblico non economico della Autorità Portuale
(ora Autorità di sistema portuali). Sentenza nei suoi principi di fondo
ancora valida dopo la riforma delle quadro sui porti avvenuta con il DLgs
169/2016. Il TAR Puglia in quella sentenza ha ripreso gli
indirizzi che emergono dalla normativa e prevalente giurisprudenza in materia
sostanzialmente validi ancora dopo la recente riforma:
1. “L’AdSP è ente pubblico non economico di
rilevanza nazionale a ordinamento speciale” articolo
6, comma 5 articolo 6 legge n.84 del 1994
2. Le competenze
della Autorità Portuale elencate dal comma 4 dell’articolo 6 legge n.84
del 1994. “Tali attività, implicanti,
come si è visto, anche l’esercizio di poteri autoritativi, riguardando
prevalentemente attività di supervisione e di controllo sul corretto
funzionamento del porto e delle sue strutture operative, assumono una specifica
connotazione di carattere pubblicistico e coerentemente, quindi, al successivo
comma 2 del medesimo articolo 6 della legge n. 84 del 1994, si specifica che l’Autorità
portuale ha personalità giuridica di diritto pubblico”: Parere del Consiglio di Stato n. 1641 del
9/7/2002.
Aggiunge nella citata
sentenza il TAR Puglia che la separazione fra la promozione del
mercato e la partecipazione allo stesso in regime di parità con altri operatori
è affermata a chiare lettere dall’art. 6, comma 11, che recita : “Le autorità portuali non possono
esercitare, né direttamente né tramite la partecipazione di società, operazioni
portuali ed attività ad esse strettamente connesse. Essa può,
inoltre, assumere partecipazioni, a carattere societario di minoranza, in
iniziative finalizzate alla promozione di collegamenti logistici e intermodali,
funzionali allo sviluppo del sistema portuale,.”
Non solo ma precisa sempre
il TAR Puglia che la partecipazione diretta al mercato si esprime solo
nell’ipotesi di cui all’art. 23, quinto comma ,della legge n.84 del 1994,secondo
il quale : “Le autorità portuali
istituite nei porti in cui le organizzazioni portuali svolgevano i servizi di
interesse generale di cui all'articolo 6, comma 1, lettera c) , possono
continuare a svolgere in tutto o in parte tali servizi, escluse le operazioni
portuali,…”
Conclude il TAR
Puglia : “Si può, pertanto,
concludere nel senso che l’Autorità portuale, per la assoluta prevalenza dei
compiti pubblicistici affidatile dalla legge e per le modalità con le quali li
persegue, è un ente pubblico non economico…… Che i poteri
attribuiti al Presidente dell’Autorità portuale riguardino interessi della
collettività nella fase della individuazione degli stessi e delle vie per
raggiungerli, cioè poteri pubblici nella loro più elevata declinazione
nell’ambito dell’amministrazione non sembra che possa essere posto in dubbio.”
Il Consiglio di Stato interpreta la legge quadro sui porti configurando una Autorità Portuale quale ente di gestione delle aree demaniali di competenza tenendo conto di tutti gli interessi economici, ambientali: insistenti sul territorio interessato
È indiscutibile che la
normativa e la giurisprudenza sopra citate individuino nella AP un ente che
nell'indirizzare (pianificare e programmare) lo sviluppo del porto debba
svolgere un ruolo super partes in grado di equilibrare tutti “gli interessi della collettività”, tra i
quali rientrano sicuramente anche quelli dei cittadini residenti nei quartieri
prospicienti al porto.
In particolare il ruolo
fondamentale in campo ambientale in ambito portuale è infatti onere precipuo
dell’AP, stante il dettato normativo sia della L. 84/1994,
sia di quella ambientale ed in materia di sicurezza del lavoro, che
direttamente o indirettamente identificano l’Autorità Portuale con
poteri/doveri simili a quelli dei Comuni. In quest’ottica, le Autorità Portuali
si devono muovere, organizzando e controllando le attività di prevenzione e
tutela ambientale su tutte le aree portuali. Non a caso il Parere
del Consiglio di Stato n. 1641 del 9/7/2002 nell’analizzare i
compiti della Autorità Portuale ex articolo 6 legge quadro 84/1994 afferma: “Tali attività, implicanti, come si è visto,
anche l’esercizio di poteri autoritativi, riguardando prevalentemente attività
di supervisione e di controllo sul corretto funzionamento del porto e delle sue
strutture operative, assumono una specifica connotazione di carattere
pubblicistico”.
Non solo ma lo
stesso Consiglio di Stato, nel suo parere n. 2361 del 25/7/2008
(vedi qui),
ha chiarito che questa visione di una Autorità Portuale quale ente
di indirizzo e controllo per uno sviluppo armonico (in termini urbanistici,
economici, ambientali, di sicurezza in generale di lavoratori e cittadini
residenti ) si sposa con l’evoluzione della visione dei porti commerciali nella
legge quadro del 1994. Afferma il parere citato: “Il porto è dunque visto, nell’ottica del legislatore del 1994 e nella
concreta esperienza di applicazione di quella legislazione, non più come
un semplice punto di approdo, ma un centro di vasti e complessi interessi
industriali e commerciali che travalicano l’ambito portuale per coinvolgere il
vasto entroterra regionale con interventi logistici, trasportistici, infrastrutturali
non solo controllati ma anche direttamente gestiti, con strumenti di diritto
pubblico e privato, dell’autorità portuale.”
CONCLUSIONI
Sarebbe ora che oltre che
scrivere certi principi, funzioni e compiti questi venissero anche rispettati
da chi ricopre cariche pubbliche non solo nella gestione amministrativa
quotidiana dell’ente ma anche nel modo di comunicare nei confronti della
collettività intera non solo quella che vive di economia portuale.
Ma forse è chiedere troppo
in Italia e soprattutto a Spezia.
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