Tutta la classe politica dirigente del nostro territorio, tranne rare eccezioni, ha fatto diventare i parchi dei postifici di politici trombati, ha tagliato i
fondi da sempre, hanno trasformato i parchi in versioni povere di un ente di
secondo grado e questo a prescindere dalle competenze tecniche che ci sono nei
parchi compreso quello del Magra a cominciare dal suo nuovo Direttore.
Hanno
in sostanza stravolto il senso di un parco che deve essere quello di un
soggetto amministrativo ad elevata specializzazione tecnico scientifica, con
una rilevante indipendenza dalle strutture di derivazione politico
rappresentativa. L’Ente Parco quindi deve perseguire la finalità di
conservazione/valorizzazione del patrimonio naturale, non attraverso un
processo di mediazione politica ma all’interno di un sistema di procedure e
strumenti di gestione il più possibile oggettive e scientifiche attuate
attraverso responsabilità tecniche precise e trasparenti.
Eppure la governance del
parco in chiave di tutela antropologica e non solo naturalistica c’è eccome
basterebbe applicare la legge vigente
UNA MODERNA GOVERNANCE DEL PARCO SECONDO LA
VIGENTE LEGISLAZIONE NAZIONALE E REGIONALE
A conferma si veda la
variegata composizione del Consiglio di Amministrazione (dove gli enti locali
sono ben presenti come Comunità del Parco ma non costituiscono mai da soli la
maggioranza in Consiglio)
Questa architettura
istituzionale dell’Ente Parco, disegnata dalla legge quadro sulle aree
protette, non costituisce una assoluta penalizzazione del livello istituzionale
locale e tanto meno della comunità locale , ci sono infatti nella legge sui
parchi strumenti di gestione e concertazione (previsti o prevedibili anche
dalla legislazione regionale in materia) per evitare questo rischio:
1.
la permanenza dei diritti reali e degli usi civici consuetudinari
2.
l’intesa obbligatoria con i Comuni per l’approvazione del piano del parco nelle
aree di promozione economico sociale
3.
la predisposizione da parte della Comunità del Parco del piano pluriennale
economico e sociale per la promozione delle attività compatibili.
4.
la possibilità di esercitare all’interno del parco attività collegate agli usi
locali se previste dal regolamento del parco e , in deroga alla normativa
generale sui parchi, ad eccezione della possibilità di modificare norme in
materia di divieto di attività venatoria .
5.
la possibilità per i Comuni di predisporre strumenti urbanistici in attuazione
del Piano del Parco (articolo 19 LR 12/1995)
ORA QUESTA CLASSE POLITICA IMBELLE E INCOMPETENTE PROPONE DI ABOLIRE IL
PARCO DELLA MAGRA CON LA SCUSA DELL'ECCESSO DI BUROCRAZIA QUELLA STESSA
BUROCRAZIA CHE LORO HANNO CREATO.
I casi sono due:
1. il Parco Montemarcello-Magra in
quanto tale non serve ma allora si spieghi perché è stato tenuto in piedi fino
ad ora anche dal centro destra in regione quando ha governato tempo fa prima dei due mandati di Burlando;
2. oppure il problema sono i
parchi in generale perché le norme "sbagliate" che vengono citate dai
nuovi affossatori valgono per tutti i parchi quindi se non vanno bene per
quello di Monte Marcello-Magra non vanno bene per tutti i parchi.
In realtà il vero obiettivo, attaccando il Parco Montemarcello-Magra è il secondo cioè attaccare il ruolo dei Parchi in generale!
E per favore non si tirino
fuori le alluvioni che con i Parchi non c’entrano un tubo mentre c’entra eccome
la pianificazione urbanistica dei Comuni che hanno devastato il territorio come
pure la mancanza di manutenzione dello stesso sotto il profilo idrogeologico,
mai perseguita proprio da quella classe politica che oggi usa i Parchi come
capro espiatorio per rimuovere le vere responsabilità.
Poi se vogliamo parlare di
una certa rigidità nella applicazione dei vincoli del Parco su aspetti particolari come la presenza quotidiana dell'uomo nel parco è altra cosa
ancora, ma questo riguarda la cultura "venatoria" (caccia alle piccole violazioni mentre le discariche abusive proliferavano e non certo solo per colpa del parco) di chi lo ha amministrato soprattutto nel
passato più che del ruolo dell’Ente Parco in se. Il punto è che sono stati proprio coloro
(amministratori regionali e comunali) che non hanno mai fatto decollare la
governance strategica del Parco che ho descritto sopra a ridurre il Parco ad
una sorta di "commando dei vigili sul fiume" come qualcuno ha impropriamente detto. "Commando" peraltro funzionante poco per le grandi violazioni (vedi discariche abusive)! Ma diciamo la verità anche su questo quanto ha giocato la demolizione dei corpi di controllo come Polizia Provinciale e Guardie Forestali, demolizione di cui non è responsabile l'esistenza del Parco ma la politica e le sue scelte a prescindere dagli schieramenti.
Come sempre gli assassini
tornano sempre sul luogo del delitto per rimuovere le prove delle loro colpe!
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