La Relazione ha
riscontrato che, nonostante un miglioramento della qualità dell’aria, le norme
in materia non sono state sempre rispettate o hanno iniziato ad essere
rispettate solo di recente. Ha inoltre osservato che le nostre città sono
ancora troppo rumorose.
La Corte ritiene che la
mancanza di obiettivi di riduzione del rumore da parte dell’UE disincentivi gli
Stati membri dal dare priorità alle azioni volte a ridurre efficacemente
l’inquinamento acustico. Osserva inoltre che le soglie di segnalazione del
rumore riguardano solo la parte della popolazione dell’UE che potrebbe essere
esposta a emissioni acustiche nocive.
La Corte raccomanda di
ridurre i livelli nocivi di rumore, ma soprattutto di fissare a livello UE
valori di emissioni e valori obiettivo delle emissioni acustiche, attualmente
esistenti solo su scala nazionale. La eventuale fissazione di tali valori dovrà
tenere conto di quanto previsto dalla Direttiva UE 367/2022 che definisce i
metodi per determinare gli effetti nocivi del rumore nell’ambiente esterno (QUI).
CRITICITÀ RILEVATE DALLA
CORTE DEI CONTI
Carenze informative dagli
stati membri sulla attuazione della normativa sul rumore
Il quadro giuridico
dell’UE in materia di qualità dell’aria è in fase di revisione per introdurre
norme più rigorose entro il 2030, ma la direttiva UE del 2002 sul rumore
ambientale non è mai stata rivista.
È difficile valutare i
progressi compiuti nella riduzione dell’inquinamento acustico, principalmente
perché la maggioranza degli Stati membri dell’UE valuta e segnala l’entità di
tale inquinamento in modo incompleto e con ritardo. Le lacune della mappatura
acustica privano le autorità di dati essenziali sull’esposizione dei cittadini
a livelli di rumore nocivi.
Non ci sono valori limite
e obiettivo UE sul rumore
A livello dell’UE, se da
un lato esistono norme in materia di qualità dell’aria, dall’altro mancano
valori-limite o valori-obiettivo dell’UE sulla riduzione dell’inquinamento
acustico. La Corte ha riscontrato che le azioni volte alla riduzione del rumore
non sono prioritarie nelle città selezionate e, nella migliore delle ipotesi,
sono attuate solo parzialmente. La Corte ritiene che la mancanza di obiettivi
di riduzione del rumore da parte dell’UE disincentivi gli Stati membri dal dare
priorità alle azioni per una riduzione efficace dell’inquinamento acustico. La
Corte osserva inoltre che le soglie di segnalazione del rumore riguardano solo
la parte della popolazione dell’UE che può essere esposta a livelli nocivi di
emissioni acustiche. Su questa criticità la Commissione UE nel rispondere (QUI) alla
Relazione della Corte dei Conti UE ha affermato: “La Corte raccomanda alla
Commissione di valutare la fattibilità dell'introduzione di valori-obiettivo
dell'UE in materia di riduzione del rumore e limiti di rumore nella direttiva
sul rumore ambientale e di allineare il più possibile le soglie di segnalazione
applicabili all’esposizione al rumore a quelle raccomandate dall'Organizzazione
mondiale della sanità. La Commissione riconosce l'importanza della questione e
della raccomandazione e la accetta pienamente. La raccomandazione è in linea
con le conclusioni della relazione sull'attuazione della direttiva sul rumore
ambientale, pubblicata nel 2023, in cui si osserva in particolare che la
Commissione valuterà i possibili miglioramenti della direttiva, tra cui
valori-obiettivo di riduzione del rumore a livello di UE (come sottolineato nel
piano d'azione per l'inquinamento zero).”
Ritardi nei piani di risanamento acustico da parte degli stati membri
Per risolvere
efficacemente il problema dell’inquinamento atmosferico e acustico nelle aree
urbane, le regioni e le città dovrebbero elaborare e attuare piani d’azione. In
alcune occasioni, la Corte ha riscontrato che i piani d’azione nelle città
selezionate erano in ritardo o non erano stati affatto elaborati; ciò ha
impedito di attivare risposte tempestive ed efficaci a tali problemi.
La Corte ha inoltre riscontrato che l’efficacia delle misure sottoposte ad audit, adottate per combattere l’inquinamento atmosferico e acustico a livello locale, era spesso ridotta a causa di una pianificazione e un coordinamento inadeguati da parte delle autorità nazionali e regionali. Di conseguenza, le soluzioni programmate sono state talvolta ridimensionate o rinviate.
Difficoltà nel valutare
l’efficacia dei progetti finanziati dalla UE
Analizzando i progetti
selezionati co-finanziati dall’UE che hanno potenzialmente contribuito a
migliorare la qualità dell’aria e a ridurre l’inquinamento acustico, la Corte
ha rilevato che era spesso impossibile valutare l’efficacia di tali progetti e,
dunque, quella del corrispondente finanziamento dell’UE. Ciò era dovuto
all’assenza di indicatori di progetto specifici che consentissero di valutare
gli effetti di un progetto in relazione al suo contributo ad una migliore
qualità dell’aria e livelli di rumore più bassi.
SUGGERIMENTI DELLA CORTE
DEI CONTI
1. introdurre
valori-obiettivo di riduzione del rumore e limiti al livello di rumore nella
direttiva sul rumore ambientale;
2. allineare il più
possibile le soglie di segnalazione del rumore a quelle raccomandate
dall’Organizzazione mondiale della sanità. Su questo secondo aspetto
occorrerebbe una corretta applicazione di una delle novità più importanti della
direttiva quadro sul rumore ambienta riformata nel 2020 (QUI).
Nessun commento:
Posta un commento