mercoledì 6 luglio 2022

Area ex IP si avvia una bonifica sostitutiva con soldi regionali di fronte alle inadempienze di Eni ed Helios SpA

Il Comune di Spezia con apposita delibera N. 178 del 09/06/2022 ha deciso di dare mandato al Settore Ambiente dell’Ente per l’adeguamento del progetto di bonifica del Sito Ex Raffineria IP e per le attività di messa in sicurezza del cantiere dei sub lotti ancora da bonificare, in sostituzione dei responsabili inadempienti-ENI S.p.A. (responsabile della contaminazione) e Helios S.p.A. in liquidazione (proprietario dei terreni) - avvalendosi del finanziamento che sarà messo a disposizione da Regione Liguria di importo € 160.000,00, nell’ambito delle procedure sostitutive del responsabile della contaminazione inadempiente ai sensi dell’art. 250 del D.lgs. n.152/2006 e ss.mm

Insomma si stanziano 160.000 euro di soldi pubblici per capire a che punto è la situazione dei lotti dell’area della ex raffineria IP al fine molto probabile di avviare una bonifica sostitutiva visto che ne ENI (soggetto inquinatore) ne Helios SpA (proprietaria dell’area) hanno concluso come invece avrebbero dovuto la bonifica.

 

 

INTANTO RICOSTRUIAMO LA STORIA DI QUESTA BONIFICA

La porzione “ex AGIP” di ENI è stata completata e certificata (come “ex sub distretto 8). Nella parte residua, cosiddetta “porzione Grifil”, la bonifica è stata dapprima svolta dalla società omonima proprietaria della quasi totalità, in parte in modo coordinato, in parte in contrasto con la società Sviluppo Immobiliare, proprietaria di porzione dell’area. A seguito di inerzia, la bonifica è stata riassunta da ENI, quale soggetto inquinatore, tramite la soc. Foster Wheeler; infine, dal 2005, al posto della soc. Grifil è subentrata la soc. Immobiliare Helios, quale nuova proprietaria e avente interesse a svolgere la bonifica per realizzarvi le previsioni urbanistiche.

Dal 2013 Helios SpA ha interrotto le operazioni di bonifica nelle porzioni residue, il Comune ha contestato l’inadempienza nel dicembre 2015, minacciando l’attivazione delle procedure sostitutive e l’escussione della fidejussione. Il legale della società ha contro dedotto e successivamente, con ulteriore raccomandata del febbraio 2016, il Comune ha rinnovato la diffida.

La società assicurativa che ha garantito nel 2012 la buona esecuzione dei lavori di bonifica dell'area ex IP, su richiesta di Immobiliare Helios spa, è stata coinvolta in un contenzioso che vede fronteggiarsi da una parte Immobiliare Helios (adesso in Concordato preventivo), dall'altra parte il Comune di Spezia, ente beneficiario della polizza fideiussoria rilasciata da detta società assicurativa.

ENI dall’inizio del contenzioso non più pervenuta.

 

 

LA NUOVA DELIBERA DEL COMUNE DELLO SCORSO 9 GIUGNO

Una cosa risulta intanto è che all'inizio del 2022 con apposito accordo con il MITE (QUI) la Regione Liguria ha richiesto tutti i  € 2.317.685,00 di euro che il programma siti orfani (QUI) ha stabilito per la Liguria. La cifra servirà come scritto nell'accordo per:

1. Progettazione interventi di bonifica e messa in sicurezza ed esecuzione dei primi interventi di messa in sicurezza dell'ex area Pittaluga (Comune di Portovenere)

2. Progettazione esecutiva ed esecuzione della messa in sicurezza permanente per la discarica Capanna del Frate (Comune di Albisola).


Voglio ricordare che l’area ex IP è nell’elenco dei siti orfani e teoricamente avrebbe potuto ricevere i suddetti stanziamenti per la conclusione della bonifica ma non poteva visto il contenzioso in atto che dura come ho scritto in precedenza dal 2013 una durata inaccettabile che dimostra l’incompetenza e la superficialità di chi ha governato fino ad ora il Comune ma la prima responsabilità è delle Giunte di centro sinistra precedenti a quella attuale per i motivi su cui tornerò a conclusione di questo post. 

Peraltro se uno va a leggere il Decreto del 29 dicembre 2020 (Programma Nazionale finanziamento siti orfani QUI) all'articolo 3 si afferma che il programma non si applica "alle procedure e agli interventi di cui all'articolo 242 del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, in corso di esecuzione o per i quali sono già individuate e destinate altre fonti di finanziamento;". E' indiscutibile che l'area ex IP da tempo ha avviato la procedura di bonifica peraltro mai conclusa, per cui al di la dell'inserimento formale nell'elenco siti orfani questo criterio escludente potrebbe impedire di accedere anche nel futuro ai finanziamenti per i siti orfani. Non solo ma il comma 3 articolo 5 di detto Decreto 29/12/2020 afferma: "3. Le risorse di cui alla tabella contenuta nell'allegato sono trasferite ai soggetti beneficiari solo dopo l'individuazione del sito orfano/dei siti orfani, dell'area oggetto di contaminazione e della tipologia di intervento da eseguire.". Quindi l'inclusione nell'elenco non rende automatico l'accesso ai fondi ministeriali come dimostrano i criteri di accesso ai finanziamenti definiti dal Decreto MITE n° 15 del 23 febbraio 2022 recante “Criteri di ammissibilità degli interventi nei siti orfani da realizzare con le risorse del PNRR (misura M2C4, investimento 3.4) per l’adozione del Piano d’azione e check-list di verifica” QUI.

Comunque i 160.000 euro stanziati dalla nuova Delibera del Comune sono soldi della Regione da quanto si capisce ma serviranno solo ad una ricognizione di quanto non ancora bonificato. Per avere una quantificazione degli ulteriori costi complessivi occorrerà quindi capire come finirà questa ricognizione ma intanto occorre notare che essendo il contenzioso ancora aperto è molto probabile che la ricognizione non sia sufficiente per la bonifica ed è probabile che senza soluzione del contenzioso sarà necessario avviare l'intervento sostitutivo di bonifica a carico iniziale delle casse pubbliche come peraltro paventato dalla stessa delibera del Comune.

Sui costi di bonifica se penso che l'area ex Pittaluga (Le Grazie Portovenere) costerà oltre 1 milioni di euro immagino quello che resta dell'area ex IP (tanto a mio avviso) quanto potrà costare , si parla (fonti uffici del Comune di Spezia riportate anche dai mass media locali) di oltre 13 milioni di euro, chi li pagherà? Certo ci possono essere altri fondi, lo prevedono gli stessi decreti che disciplinano i siti orfani, ma allo stato potranno essere fonti attivati solo dalla Regione con tutte le difficoltà del caso. Ci sono anche i fondi della misura M2C4, investimento 3.4, del PNRR si tratta di 500 milioni di euro totali per tutti i siti orfani elencati (vedi aggiornamento ex Decreto MITE n° 32 del 22 marzo 2022 QUI) cioè centinaia di siti in tutte le regioni italiane!

Resta quindi incomprensibile il non avere attivato un coinvolgimento di Eni vero soggetto inquinatore, la procedura dell'articolo 250 di solito diventa inevitabile (al di là del dettato formale della legge) quando l'inquinatore non è individuato o individuabile ma in realtà qui è tutto molto chiaro.

Non solo ma se l'area è ancora inquinata tanto, come già scritto sopra, da essere dentro l'elenco dei siti orfani, sorge una domanda. Perchè il Comune visto che la delibera fa riferimento ad un ripristino del piano di monitoraggio non ha utilizzato il comma 13-ter dell'articolo 242 che prevede un piano di indagine a carico del "proponente" quindi di ENI soggetto inquinatore per interpretazione estensiva del termine proponente e visto che Helios è ko economicamente e il soggetto inquinatore resta comunque responsabile in solido della bonifica a prescindere da eventuali accordi tra le parti private, questo perché la natura della responsabilità dell’inquinatore è oggettiva.

 

 

QUANTA PARTE DELL’AREA EX IP è ANCORA DA BONIFICARE

Secondo la nuova delibera del Comune: “ad oggi risultano ancora da completare le attività di bonifica coincidenti con i sub- distretti nn. 4 - 5 -11.” Inoltre la delibera ammette che anche per il sub-distretto 2 la bonifica non è conclusa.

Come potete vedere da questa cartografia (tratta dalla analisi di rischio del 2011 su una parte dell’area ex IP) si tratta di aree non piccole rispetto ai sub-distretti in cui è stata suddivisa l’area da bonificare. Non solo ma non risulta agli atti alcun riferimento al subdistretto 6 dove potrebbero essere stati stoccati nel passato ingenti quantità di piombo tetraetile quando ancora funzionava la raffineria ovviamente.

 

Se parti importanti non hanno ancora avuto un avvio di bonifica anzi addirittura per queste, come scrive la delibera del Comune, si parla di ricognizione adeguamento del progetto di bonifica e di ripristino del piano di monitoraggio, due cose mi inquietano:

1. andando a svolgere questo adeguamento potrebbero emergere trasmigrazioni degli inquinanti dalle aree non bonificate a quelle presuntivamente bonificate

2. potrebbero emergere livelli di inquinamento non valutati fino ad ora. Ricordo solo come esempio quanto scrisse il dott. Busà che per un breve periodo fu consulente del Comune (su mia chiamata nel periodo del mio assessorato) poi subito licenziato dopo le mie dimissioni ovviamente perché aveva bocciato insieme con me la schifezza di primo progetto di bonifica presentato sull’area poi ripreso dagli assessori successivi con i risultati che sappiamo prima di tutto in termini di pestilenziali emissioni odorigene per anni. Ebbene il dott. Busà in quella relazione scriveva: “sul piombo tetraetile non si hanno notizie sui quantitativi residui nella raffineria IP al momento della dismissione del sito e su come tali residui sono stati smaltiti e se sono stati smaltiti. La pratica comune delle raffinerie prima della introduzione della normativa sui rifiuti (D.P.R. n.915/82) era quella di interrare le morchie dei serbatoti contenenti piombo-tetraetile in aree di raffineria prossime al recinto e comunque in zone non operative. Nei casi migliori tali morchie venivano trattate con permanganato di potassio per renderle meno offensive con il processo ossidativo. Non sono state mai individuate o dichiarate nell’area della ex raffineria IP i siti specifici di interramento. Potrebbero quindi aversi delle sorprese a seguito della presenza di fusti interrati con il prodotto tal quale o con morchie Per come sopra detto, la contaminazione del suolo da piombo tetraetile potrebbe essere accompagnata anche da quella di composti organici alogenati.” Ovviamente questo è solo un esempio ma direi calzante.

 

 

CONCLUSIONI... MA NON SOLO 

Diciamo la verità se dopo la perizia Boeri che dimostrò il livello abnorme di inquinamento dell’area ex raffinerai, perizia consegnata nel 1999 al Comune, siamo ancora a parlare di indagini preliminari alla bonifica e di revisione di piani di monitoraggi non è un caso o solo frutto del contenzioso di cui ho parlato all’inizio.

Intanto la impostazione della bonifica è stata errata fin dall’inizio come aveva dimostrato sia il dott. Busà ma anche altri consulenti del Comune non ascoltati.

Ricordo in tal senso anche la relazione della dott.ssa Tunesi (consulente del Comune di Spezia all’epoca poco ascoltata) dove si affermava: “la progettazione della bonifica e del recupero urbanistico devono essere integrate considerando tutti i subdistretti del sito ex IP ed avendo come riferimento l’assieme degli obiettivi posti dal Piano di area”. Non solo ma la dottoressa criticava anche la scelta di dividere l’area in subdistretti e precisava: “un elemento che ha generato problemi di cantiere e ostacolata una efficace bonifica del sito è la diversificazione in subdistretti e la mancata adozione di una progettazione, che anche se suddivisa per fasi di attuazione, rimanga unitaria ed omogenea. Nella rivisitazione del progetto le diverse fasi operative che i soggetti responsabili propongono di adottare nei diversi subdistretti devono essere connesse tra loro nei tempi e nei modi, dettagliando i tempi in cui i diversi obiettivi di bonifica saranno raggiunti nei diversi subdistretti

 

Questa mancata visione complessiva dell’area da bonificare non è stata frutto di errori tecnici ma di una scelta politica delle amministrazioni Pagano prima di tutto e avvallata poi dalla Giunta Federici senza alcune vera opposizione da parte del centro destra di allora (vedi QUI).

La scelta politica errata è stata quella di scegliere prima gli investitori (vedi centro commerciale) e poi far conseguire la bonifica. Per cui la bonifica diventava un di cui rispetto all’obiettivo della realizzazione del centro commerciale. Questo ha portato ad accelerare le decisioni [NOTA 1] a rilasciare le concessioni edilizie per il centro commerciale ( fino a che rimasi assessore bloccai questa decisione che però venne riattivata subito dopo la decadenza del mio incarico) prima ancora dell’avvio della vera bonifica, usando tecniche inadeguate e soprattutto per molti anni con caratterizzazioni fondate su analisi parziali della quantità qualità e diffusione dell’inquinamento fino ad arrivare allo spezzettamento dell’area per realizzare la bonifica a fasi contestata dagli stessi consulenti del Comune, il tutto addirittura con il riconoscimento al Comune di Spezia di un bonus di oltre 2 milioni di euro grazie alle accelerazioni autorizzatorie per la realizzazione dell’ipercoop (QUI).

 

Mi auguro che il percorso deciso dal Comune con la nuova delibera venga ora resto più trasparente possibile coinvolgendo il Consiglio Comunale per ogni fase di attuazione, pubblicando immediatamente tutti gli atti. Ma insieme a questo sarebbe utile quella Inchiesta Indipendente che chiedo, inascoltato, da anni vedi QUI.

 



[NOTA 1] Un esempio solo ma emblematico: dal verbale della conferenza dei servizi relativa alla variante del progetto di bonifica del 28/7/2008 risulta che, la ditta che ha gestito la bonifica, rifiutò tecniche meno invasive per la popolazione perché avrebbero comportato: “tempi lunghi” (pagina 4 verbale della Conferenza dei Servizi del 19/5/2008), decidendo così di mantenere “più fronti scavo aperti”. Il tutto contro i consigli degli stessi consulenti del Comune come vedremo nella parte finale di questo post.


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