domenica 21 aprile 2024

Le teorie “culinarie” (spezzatino) sul futuro dell’area Enel servono per rimuovere le verità del passato e del prossimo futuro

Il segretario della Cgil spezzina dichiara, oggi sul Secolo XIX, che sul futuro dell'area Enel non si deve seguire la logica dello spezzatino. Concordo sul termine ma c'è una reticenza grave dietro a questa parola di origini culinarie, perchè rimuove il fatto che la mancanza di una visione complessiva sul futuro dell'area è il prodotto della logica passiva dimostrata da tutta la classe dirigente spezzina, dirigenza sindacale confederale compresa, in tutti questi anni, ovviamente a cominciare da chi ha governato e chi governa ora Comune Provincia e Regione:


1. si è parlato di procedure accelerate magari in deroga a norme ambientali (vedi la zona logistica semplificata);

2. si è rimossa ad oggi la questione aperta della bonifica (vedi ultima audizione enel in Regione;

3. si sono prodotti studi teorici inutili come quello Enea dalle amministrazioni di centro sinistra;

4. si sono persi finanziamenti importanti con motivazioni ridicole come quelli sulla hydrogen valleys ma dimostrando al contempo un provincialismo imbarazzante sulla situazione reale dei progetti sull’idrogeno;

5. si sono usati i protocolli per le ultime autorizzazioni (2013 e del 2023) alla centrale Enel per portare a casa risultati ridicoli quando già in quella sede ci poteva essere l'occasione per costringere Enel ad una vera discussione sul futuro dell'area;

6. si sono perse occasioni fondamentali per costringere Enel a risarcire la città sui danni ambientali prodotti dal 1960, risarcimenti economici. Mi riferisco alla decisione delle vecchie giunte di sinistra di sanare con gli inutili protocolli legati alla autorizzazione alla centrale a carbone del 2013 sulla possibilità di agire per una azione di risarcimento danni contro l’inquinamento della centrale a carbone alla luce delle sentenze di condanna per l’inquinamento prodotto nel passato sul risarcimento del danno ambientale da riconoscere alla città a prescindere dalla bonifica che è invece un obbligo di legge;

7. nessuno ha mai presentato un masterplan per l'area: il Comune di Spezia si è limitato a produrre una ridicola variantina di esclusione delle industrie insalubri quando nell’area esiste un porto che inquina pesantemente da decenni per poi avvallare lo sbarco del gnl altra attività pericolosa. Variantina demagogica prodotta con la scusa di fermare la centrale a gas ben sapendo che non avrebbe potuto fermare questo progetto per legge che per fortuna si è bloccato per ragioni di mancato accesso da parte di Enel ai finanziamenti del famigerato capacity market;

8. nessuno ha mai provata a produrre una proposta di progetto industriale complessivo (Governi precedenti e attuali) mentre la Regione Liguria di Toti continua a lavarsene le mani affermando che il futuro dell'area lo decide Enel che è proprietaria, in una indecente visione feudale e contra legem della urbanistica;

9. si è rimosso che decidere di usare la zona dell'ex pontile enel per sbarcare il gnl avrebbe costituito una nuova servitù demaniale per la città vincolando anche il futuro dell'area della ex centrale fondata sul vecchio modello di sviluppo della città: alti investimenti di capitale bassa produttività forza lavoro rilevante impatto ambientale e rischio incidentale.



CONCLUSIONI

Mentre si “ciancia” sul rischio spezzatino nessuno ha posto minimamente in discussione quanto dichiarato anche qualche giorno fa dal rappresentante del C.d.A. di Msc sull’utilizzare l’area Enel per espandere l’attività del porto con buona pace delle dichiarazioni “rassicuranti” di Enel che la società di logistica costituita da questa società non avrebbe riguardato ulteriori spazi per container e attività portuale tradizionale.

Emblematica la confusione della classe dirigente spezzina, sindacati compresi, è il tentativo fatto anche dal centro sinistra di legare il progetto della hydrogen valleys (per ora abortito) con la zona logistica semplificata. Come dire uso il bocconcino green dell’idrogeno per rilanciare di fatto un futuro portuale per l’area della ex centrale a carbone che è quello che sta avvenendo e quasi sicuramente avverrà.


Di tutto questo ho spesso scritto motivatamente nel mio blog alla voce centrale Enel e non sto ad appesantire la lettura di questo post per chi ha voglia di capire meglio e verificare tutto quanto sopra scritto veda QUI.

Ma la vera questione rimossa da tutti è che si continua a discutere sul futuro di quell'area senza prima di tutto avere promosso (e si poteva fare da anni e a questo punto sarebbe stato pronto) su quali danni sanitari hanno prodotto la presenza della centrale a carbone e le attività inquinanti persistenti: porto prima di tutto ma non solo.


Occorreva e occorrerebbe promuovere un protocollo sul futuro dell’area enel supportato da un accordo di programma ai sensi della legge 241/1990 e del testo unico delgi enti locali che però sia il punto finale di un metodo di lavoro fondato su questi presupposti  

1. avviare immediatamente, coinvolgendo tutte le autorità tecniche competenti, uno studio del danno sanitario prodotto dalla centrale a carbone in questi anni ma anche da altre fonti inquinanti in atto nella zona, al fine di avere un quadro sulle reali criticità sanitarie necessario per qualsiasi discussione sul futuro uso delle aree attualmente occupate dalla centrale a carbone;

2. avvia un confronto pubblico (secondo la metodologia swot: punti di forza debolezza opportunità e minacce) con tutti gli interessi economici ma anche diffusi (quindi anche ambientali) per elaborare scenari di utilizzo dell’area applicando la metodologia della valutazione ambientale strategica di piani programmi al fine di individuare gli scenari più sostenibili sotto il profilo ambientale tenuto conto degli obiettivi di neutralità climatica della UE recepite dal Piano Nazionale Integrato energia e clima e relative aggiornamenti;

3. il protocollo quindi avrebbe dovuto produrre, con i passaggi di cui ai punti 1 e 2, un vero e proprio piano di riconversione dell’area in rapporto con l’area vasta da sottoscrivere da tutti i soggetti istituzionali che possono avere un ruolo operativo (Ministeri Ambiente e Sviluppo Economico, Regione, Provincia della Spezia, Comuni di Spezia e Arcola). Piano/Programma presentato e discusso pubblicamente legato con studi di fattibilità economica sociale e ambientale poi approvato dai consigli comunali provinciale e regionale.    

 


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