La discussione che c’è
stata questa mattina in Consiglio Regionale della Liguria sulla ricollocazione dei cantieri
di riparazioni navali a prescindere
dalla diverse posizioni in campo, è stata
forse anche per la logica di schieramento tipica delle assemblee elettive piuttosto limitata sotto il profilo
strategico.
Eppure in Europa su questi temi è in atto un dibattito che ha prodotto
strumenti di regolamentazione della pianificazione sostenibile degli ambienti costieri e
degli usi che in tali ambienti l’uomo ha realizzato o prevede di realizzare.
Strumenti anche di tipo operativo con apposite linee di finanziamento per piani
programmi e progetti sostenibili nell’uso delle nostre coste.
Sarebbe interessante che
in Consiglio Regionale si discutesse anche su come gli strumenti che descrivono
di seguito sono stati o non sono stati recepiti nelle scelte concrete sull’uso
delle coste liguri come è noto tra le più “ingolfate” di attività con impatti
cumulativi significativi ambientali, sociali ed economici.
Di cosa sto parlando lo
spiego in questo post.
LO SPAZIO MARITTIMO-COSTIERO SECONDO LA
UE: PROBLEMATICHE DA AFFRONTARE
Tra i principi del Protocollo
sullagestione integrata delle zone costiere ritengo siano particolarmente significativi come parametri per
definire la pianificazione degli spazi costieri i seguenti:
1. Occorre
applicare l’approccio ecosistemico alla pianificazione e alla
gestione delle zone costiere, in modo da assicurarne lo sviluppo sostenibile.
2. Occorre garantire una governance appropriata, che consenta alle popolazioni locali e ai soggetti della società civile interessati dalle zone costiere una partecipazione adeguata e tempestiva nell’ambito di un processo decisionale trasparente.
3. Occorre garantire un coordinamento istituzionale intersettoriale dei vari servizi amministrativi e autorità regionali e locali competenti per le zone costiere.
4. Occorre elaborare strategie, piani e programmi per l’utilizzo del territorio chetengano conto dello sviluppo urbano e delle attività socioeconomiche, nonché altre politiche settoriali pertinenti.
5. Occorre garantire una distribuzione bilanciata degli usi sull’intera zona costiera, evitando la concentrazione non necessaria e una sovraccrescita urbana.
6. Occorre definire indicatori dello sviluppo delle attività economiche al fine di garantire l’uso sostenibile delle zone costiere e ridurre le pressioni eccedenti la capacità di carico.
2. Occorre garantire una governance appropriata, che consenta alle popolazioni locali e ai soggetti della società civile interessati dalle zone costiere una partecipazione adeguata e tempestiva nell’ambito di un processo decisionale trasparente.
3. Occorre garantire un coordinamento istituzionale intersettoriale dei vari servizi amministrativi e autorità regionali e locali competenti per le zone costiere.
4. Occorre elaborare strategie, piani e programmi per l’utilizzo del territorio chetengano conto dello sviluppo urbano e delle attività socioeconomiche, nonché altre politiche settoriali pertinenti.
5. Occorre garantire una distribuzione bilanciata degli usi sull’intera zona costiera, evitando la concentrazione non necessaria e una sovraccrescita urbana.
6. Occorre definire indicatori dello sviluppo delle attività economiche al fine di garantire l’uso sostenibile delle zone costiere e ridurre le pressioni eccedenti la capacità di carico.
Un altro documento
ufficiale della UE che sarebbe utile quale parametro per valutare la migliore
soluzione per il waterfront, da un punto di vista più strettamente marittimo, è la
Comunicazione della Commissione UE (Direzione generale affari marittimi)
su “Unapolitica
marittima integrata per una migliore governance nel Mediterraneo” (2009 QUI).
Tale documento è finalizzato a evidenziare i meccanismi e gli strumenti che
consentono di realizzare un approccio integrato per la gestione delle attività
marittime nel bacino mediterraneo.
Il documento nella sua
parte analitica rileva tra l’altro come le infrastrutture e gli impianti turistici e ricreativi
continuano a moltiplicarsi su coste già densamente popolate e fitte di
abitazioni (in varie regioni costiere d’Italia, Francia e Spagna, il tasso di zone edificate nel primo chilometro di fascia litoranea supera già il
45%). Questo sviluppo, sempre secondo la Commissione UE,
costante delle attività umane ed economiche, ha condotto ad un aumento del
degrado ambientale.
GLI INDIRIZZI OPERATIVI E GLI STRUMENTI PER LA PIANIFICAZIONE DELLO SPAZIO
MARITTIMO SECONDO LA UE
Tre sono gli indirizzi operativi che andrebbero affrontati, secondo la CommissioneUE, per tutelare nel futuro le nostre aree costiere: 1. superare la frammentazione delle competenze e delle scelte che non permette di affrontare l’impatto cumulativo delle attività marittime persistenti sulla costa.
2. la partecipazione delle parti interessate, la trasparenza del processo decisionale e l’attuazione di norme fissate di comune accordo
3. il miglioramento della governance dello spazio marino a livello sub-regionale (quindi pensando al caso del waterfront spezzino ad un livello quanto meno interprovinciale).
Ma lo strumento principe individuato dalla Commissione UE per attuare i suddetti indirizzi operativi è la pianificazione dello spazio marittimo (PSM).
La PSM costituisce uno strumento di governance efficace ai fini di una gestione basata sugli ecosistemi che affronti l’impatto combinato delle attività marittime, i conflitti connessi alle diverse utilizzazioni dello spazio e la preservazione degli habitat marini.
I PRINCIPI PER LA
PIANIFICAZIONE SOSTENIBILE E PARTECIPATA DELLO SPAZIO MARITTIMO
Un’altra comunicazione della Commissione UE ha fissato i principi relativi
all’elaborazione di approcci PSM da parte degli Stati membri. Si
tratta della Direttiva 2008/56/CE (vedi
QUI) che istituisce una quadro per l’azione comunitaria nel campo della
politica per l’ambiente marino. Direttiva attuata, in Italia, con DLgs 190/2010.
I principi che emergono da questa Direttiva:
1. l’approccio eco sistemico quindi non
limitato solo alla visione dello spazio da occupare da parte del progetto singolo
ma su una scala vasta
2.pianificazione
a tre dimensioni. Come conseguenza del punto 1 la
pianificazione deve operare in tre dimensioni in quanto interessa attività che
si svolgono a) sul fondale marino, b) nella colonna d'acqua; e c) sulla
superficie. Questo consente di utilizzare lo stesso spazio per scopi diversi.
3.
approccio strategico: coerenza fra pianificazione
dello spazio terrestre e di quello marittimo — legame con la gestione integrata
delle zone costiere.
4.
Strategicità temporale: il tempo, in quanto la compatibilità degli utilizzi e le esigenze di gestione di una determinata area marittima potrebbero variare nel corso del tempo.
5.
prescrizioni chiare di tutela preventiva. Per
zone a forte densità di attività (come il caso del waterfront spezzino) o
particolarmente vulnerabili potrebbe essere necessario un piano di
gestione dello spazio più prescrittivo e quindi meno flessibile.
6. integrazione delle politiche di pianificazione: coerenza fra
pianificazione dello spazio terrestre e di quello marittimo - legame con la
gestione integrata delle zone costiere
7.
flessibilità della pianificazione: Il processo di pianificazione deve
essere sufficientemente flessibile da reagire a tali cambiamenti e consentire
la revisione dei piani a tempo debito
8.
trasparenza. Tutti i documenti e le procedure relativi alla PSM devono essere
trasparenti e le diverse fasi della sua attuazione devono essere facilmente
comprensibili per l'opinione pubblica. In questo modo tutti gli interessati
potranno essere pienamente informati, con un conseguente miglioramento della
prevedibilità e aumento del grado di accettazione.
9.
partecipazione. Per garantire un'ampia accettazione del progetto, la sua
appropriazione e il sostegno alla sua attuazione è altrettanto importare
coinvolgere fin dalle prime fasi del processo di pianificazione tutte le
parti interessate, in chiave di area vasta. La partecipazione dei
portatori di interesse è anche una fonte di conoscenze che possono
migliorare notevolmente la qualità della PSM.
10.
monitoraggio. Il processo di pianificazione deve essere sufficientemente
flessibile da reagire a tali cambiamenti e consentire la revisione dei piani a
tempo debito. Per soddisfare questi due requisiti occorrerebbe integrare nella
PSM un meccanismo trasparente di monitoraggio e valutazione periodici.
11.pianificare
conoscendo. Secondo la UE La PSM deve fondarsi su
informazioni affidabili e conoscenze scientifiche. È necessario che la
pianificazione tenga il passo con l'evolversi delle conoscenze (gestione
adattiva). La Commissione ha posto in atto diversi strumenti
scientifici e per la raccolta dei dati destinati a coadiuvare la PSM in
tale processo, fra cui una rete europea di osservazione e di dati dell'ambiente
marino (EMODNET), una banca dati integrata per le statistiche socioeconomiche
marittime (attualmente in fase di elaborazione da parte di ESTAT),
l'Atlante europeo dei mari (previsto per il 2009) e il Monitoraggio globale per
l'ambiente e la sicurezza (Kopernicus).
12.
sicurezza marittima. La rigorosa attuazione della normativa
comunitaria in materia di sicurezza marittima
REGOLAMENTO (UE) N. 1255/2011 DEL 30 NOVEMBRE 2011 CHE ISTITUISCE UN PROGRAMMA DI SOSTEGNO PER L’ULTERIORE SVILUPPO DI UNA POLITICAMARITTIMA INTEGRATA
Il Regolamento (per il testo vedi QUI) istituisce un programma destinato a sostenere misure intese a promuovere lo sviluppo ulteriore e l’attuazione della politica marittima integrata dell’Unione («programma»).
In particolare il Programma ha come obiettivi, tra gli altri, quelli di
a) promuovere lo sviluppo e l’attuazione di una governance integrata degli affari marittimi e costieri;
b) contribuire allo sviluppo di strumenti intersettoriali, segnatamente la pianificazione dello spazio marittimo, il sistema comune per la condivisione delle informazioni (CISE) e le conoscenze oceanografiche riguardo agli oceani, ai mari e alle regioni costiere all’interno e adiacenti all’Unione, per sviluppare sinergie e sostenere le politiche che interessano il mare o le coste, in particolare nei settori dello sviluppo economico, dell’occupazione, della protezione dell’ambiente, della ricerca, della sicurezza marittima, dell’energia e dello sviluppo di tecnologie marittime verdi, tenendo conto e muovendo dagli strumenti e dalle iniziative esistenti.
INFINE LA NUOVA DIRETTIVA SULLA
PIANIFICAZIONE DELLO SPAZIO MARITTIMO
La nuova Direttiva sulla
pianificazione degli ambienti costieri integrata con le politiche
marittime (vedi QUI)
va ad integrare gli atti sopra riportati.
Si tratta di una Direttiva che ha per compito una pianificazione sostenibile non solo degli ambienti naturali marittimi e costieri ma anche degli usi di questi ambienti a cominciare ovviamente dal trasporto marittimo, dai porti commerciali, dalla nautica da diporto compresi porticcioli e cantieri.
Si tratta di una Direttiva che ha per compito una pianificazione sostenibile non solo degli ambienti naturali marittimi e costieri ma anche degli usi di questi ambienti a cominciare ovviamente dal trasporto marittimo, dai porti commerciali, dalla nautica da diporto compresi porticcioli e cantieri.
La nuova direttiva
disciplina le modalità attuative e procedurali dei principi generali nelle
politiche delle articolazioni istituzionali degli stati membri
Nella Relazione di presentazione della proposta di Direttiva si
legge (pagina 3) che: "Gli Stati membri dovranno elaborare e attuare processi
coerenti per pianificare gli usi umani dello spazio marittimo e garantire
la gestione sostenibile delle zone costiere. Uno dei principali valori aggiunti
della proposta è il sostegno offerto alla connettività terra-mare grazie
al requisito di coerenza tra la pianificazione dello spazio marittimo e la
gestione integrata delle zone costiere. I dettagli della pianificazione e
la determinazione degli obiettivi di gestione sono lasciati agli Stati
membri. L'UE non prenderà parte a tali processi.”
In
particolare gli obiettivi della direttiva andranno applicati agli strumenti di
pianificazione esistenti.
Secondo la Relazione di presentazione della Direttiva: “Il processo di
pianificazione propriamente detto deve essere condotto dalle autorità
degli Stati membri in funzione delle rispettive strutture costituzionali
e di governance, delle priorità politiche settoriali nazionali e, nella misura
del possibile, deve basarsi su meccanismi e politiche esistenti.”
Come dovrà essere recepita in
Italia la Direttiva
La Direttiva dovrà essere recepita dagli stati membri entro il 18
settembre 2016, lasciando agli stati membri decidere come recepire nei propri
strumenti di pianificazione, gli strumenti nuovi di pianificazione (piani
di gestione dello spazio marittimo) e di programmazione (strategia di gestione
integrata delle zone costiere).
Ad esempio i principi e gli obiettivi definiti sia dalla nuova Direttiva
che dal sopra citato Protocollo UE sulla gestione integrata delle zone costiere
del mediterraneo potranno essere trasformati in parametri vincolanti per gli
strumenti di pianificazione esistenti, in Italia e in Liguria, come ad
esempio:
1. piani regolatori dei porti
2. piani regionali di tutela delle coste
3. piani paesaggistici per le aree costiere
4. strumenti urbanistici tradizionali (piani
urbanistici comunali, piani territoriali di coordinamento provinciali e
regionali), ma anche strumenti urbanistici attuativi di questi piani.
5. piani dei trasporti nazionali e regionali con
particolare riferimento alla attività marittima.
L’obbligo di coinvolgere il
pubblico nella elaborazione approvazione degli strumenti di pianificazione
integrata degli ambienti costieri con le politiche marittime
L’articolo 9 della nuova Direttiva prevede che:: “Gli Stati membri
predispongono le modalità di partecipazione del pubblico affinché tutte le
parti interessate possano contribuire fin dalle fasi iniziali
all'elaborazione dei piani di gestione dello spazio marittimo e
delle strategie di gestione integrata delle zone costiere. 2. Gli Stati membri assicurano
altresì che i soggetti interessati e le autorità competenti, nonché la
popolazione interessata, abbiano accesso ai piani non appena questi siano
ultimati.”
L’applicazione della VAS alla
pianificazione degli ambienti costieri
Mentre sugli strumenti di pianificazione, la nuova Direttiva lascia agli
Stati membri la decisione su come coordinare quelli esistenti con quelli nuovi, sotto il profilo valutativo la nuova Direttiva nel considerando numero 23 prevede che: "Nei casi in cui i piani di gestione dello spazio marittimo possono avere effetti significativi sull’ambiente, è opportuno che siano soggetti alla direttiva 2001/42/CE (vedi QUI)." Non solo ma a pagina 4 della Relazione alla proposta di questa Direttiva si legge che: “La
valutazione degli effetti ambientali legati ai piani di gestione dello spazio
marittimo e alle strategie di gestione integrata delle zone costiere deve
essere effettuata in conformità delle disposizioni della direttiva 2001/42/CE”.
Aggiunge la Relazione alla proposta di Direttiva (pagina 4): “Questa
valutazione ambientale strategica farà sì che venga presa in
considerazione in una fase precoce la totalità degli impatti, compresi
quelli cumulativi, provenienti dalle varie attività umane e
faciliterà pertanto l'attuazione di progetti futuri. Se in un secondo
tempo risultassero necessarie valutazioni d'impatto ambientale per
singoli progetti, la valutazione specifica sarà in grado di attingere alle
analisi già svolte nell'ambito della pianificazione ambientale
strategica; ciò consentirà di evitare una duplicazione delle valutazioni e i
relativi oneri amministrativi”
Si conferma quindi che gli strumenti di pianificazione degli ambienti
costieri, devono essere valutati, non come somme di progetti,
ma tenendo conto dell’area vasta in cui si vanno a collocare le diverse
attività insistenti sullo spazio costiero e marittimo oggetto della
pianificazione/programmazione. Solo così potranno essere presi in
considerazione quegli “impatti cumulativi provenienti dalle
diverse attività umane” citati dalla Relazione di presentazione della nuova
Direttiva.
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