martedì 29 ottobre 2019

Precisazioni su chiusura centrale a carbone di Spezia, futuro area Enel e la Salute Pubblica


Il Sindaco come risulta dal titolo dell’articolo del Secolo di oggi, riprodotto qui a fianco, ha emanato un comunicato nel quale in sintesi afferma che andrà alla conferenza dei servizi presso il Ministero dell’Ambiente per impedire che la revisione dell’AIA comporti un rinnovo della durata della centrale Enel, sezione a carbone, ben oltre la data di legge del 2029.
Intanto mi sento di precisare che il  2029 è la date giusta che sostengo  da anni per stabilire la durata della efficacia legale della autorizzazione vigente rilasciata nel 2013. L’ho spiegato inascoltato più volte e come avevo spiegato in questo post QUI  del 2017, che anticipava la procedura di cui tratta il comunicato del Sindaco di ieri. Fa piacere che ora gli amministratori pubblici attuali lo ammettano!

La questione invece rimossa dal comunicato del Sindaco è che... 

la durata della centrale a carbone non dipende solo dalla autorizzazione vigente  (peraltro già di per se lunga parliamo infatti del 2029) ma anche dalle esigenze del sistema elettrico nazionale gestito da Terna. Terna è  il gestore della  rete di trasmissione italiana in alta tensione e deve garantire che l’offerta di energia immessa nella rete sia costantemente uguale alla domanda, ossia ai consumi di elettricità, svolgendo quindi un servizio pubblico di interesse nazionale.

Per cui, come è avvenuto per la centrale di Genova, se Terna rileva che esiste una rischio di dispacciamento nelle rete nazionale può chiedere al Ministero dello Sviluppo Economico di non smantellare la sezione a carbone e addirittura di riattivarla.
D’altronde questo è già avvenuto, di fatto, riguardo lo smantellamento  delle due sezioni  turbogas esistenti in centrale e messi solo in sicurezza  come risulta dal piano di dismissione delle sezione SP1 e SP2  nonché dai controlli del PMC sia 2018 che l'ultimo del gennaio 2019. Da questi documenti risulta che  gli interventi di messa in sicurezza dei sistemi sopra elencati consistono in generale nella rimozione delle sostanze dai circuiti, nell’intercettazione dell’alimentazione elettrica e nello svuotamento dei circuiti di lubrificazione e regolazione, le  operazioni di messa fuori servizio si sono  concluse nel luglio 2016 ma le apparecchiature sono ancora presenti ma fuori servizio.

Parliamoci chiaro essendo la data di scadenza della attuale autorizzazione  il 2029 cioè ben altri 10 anni, risulta impensabile e sarebbe del tutto immotivato che Terna eserciti una richiesta per un ordine temporale così lontano come prospettato dal Sindaco: il 2037!

Ne Enel può avere interesse a chiedere una durata oltre il 2029, allo stato dei fatti, perché questo comporterebbe non solo una nuova AIA ma anche un VIA (quanto meno nella forma della VIA ex post visto che una VIA la centrale spezzina non ha mai avuto) che  costringerebbero Enel a grossi investimenti sulla centrale in un quadro europeo attuale che vede il 2025 come data di chiusura del carbone per la generazione termoelettrica.
Non solo ma il Regolamento UE 2019/943 (sul mercato interno della energia elettrica) all’articolo 22 (commi 4 e 5 vedi QUI)  prevede che  le centrali elettriche esistenti che  emettono più di 550 gr di CO2 di origine fossile per kWh e 350 kg di CO2 in media all'anno per kW installati non potranno partecipare ai meccanismi di capacità dopo il 1 ° luglio 2025.

Quindi oggi parlare di proroghe oltre il 2029 della autorizzazione alla sezione a carbone non ha alcun senso e non si capisce quindi il Comune cosa dovrebbe sventare sul punto oggi in Conferenza dei Servizi.

Peraltro volendo seguire il ragionamento del comunicato del Sindaco, che ripeto non ha alcun fondamento ne tecnico ne giuridico,  lui come Autorità Sanitaria ha gli strumenti per bloccare non tanto la proroga oltre il 2029 (che non è attualmente all’ordine del giorno come spiego sopra) ma semmai impedire che la sezione a carbone vada oltre il 2021 quindi quanto meno funzioni per altri due o tre anni (fino al 2025 vedi sopra regolamento UE 2019/943) questo si è un rischio reale per il meccanismo europeo della transizione alla rinnovabili per generazione elettrica  (vedi ultima Raccomandazione della Commissione UE all’Italia del 18 GIUGNO 2019 (2019/C 297/12 - TESTO RACCOMANDAZIONE: QUI)  La parte che riguarda l’Italia, di questa Raccomandazione,  afferma che la proposta di Piano nazionale integrato energia e clima presentata dal Governo italiano dovrà entro la fine di questo anno per il settore energia elettrica: “ valutare l’adeguatezza delle risorse tenendo conto del contesto regionale e delle potenzialità effettive degli interconnettori e delle capacità di produzione nei paesi limitrofi; precisare la misura in cui il previsto sviluppo nel settore del gas è compatibile con gli obiettivi di decarbonizzazione dichiarati e con il programmato abbandono graduale degli impianti termoelettrici a carbone”.

Quali strumenti ha il Sindaco per bloccare una eventuale situazione di questo tipo? Quello di far valere, per il sito spezzino, un interesse superiore a quello della sicurezza del sistema di dispacciamento elettrico nazionale ed europeo: LA SALUTE PUBBLICA!



COSA DOVREBBE FARE IL SINDACO NEL CASO IN CUI SI VERIFICASSE L’IPOTESI DI UNA DURATA OLTRE IL 2021 E FINO AL 2025 DELLA SEZIONE A CARBONE
Il Sindaco ovviamente non può incidere sulle date che sono fissate dalla legge  come pure sulle dismissioni anticipate che sono prodotto da decisioni dei gestori degli impianti. Il Sindaco, però, come massima autorità sanitaria comunale e soprattutto avvalendosi del potere di Parere Sanitario (non rilasciato al momento della autorizzazione del 2013 dal Sindaco Federici) può dimostrare con una valutazione di impatto sanitario che la centrale a prescindere da quando chiuderà produce un impatto sanitario eccessivo ora e quindi proporre prima delle scadenze sopra esaminate  prescrizioni per una revisione dell’AIA ex comma 7 (articolo 29-quater DLgs 152/2006) tali da comportare la immediata chiusura della sezione a carbone.


LA QUESTIONE DELLA CENTRALE A GAS
Lo studio sanitario suddetto potrebbe servire anche per fermare il progetto di centrale a gas che attualmente, in assenza di azioni nel senso suddetto da parte del Comune ma anche della Regione e della Provincia (con un atteggiamento troppo passivo dello stesso Ministero dell’Ambiente peraltro) rischia di passare come nuova servitù energetica per il nostro territorio.  
Questo è quanto dovrebbe fare il Sindaco, ma non solo lui vedi altri interlocutori, se davvero vuole chiudere con sicurezza il carbone nel 2021 e non vuole far realizzare il progetto di centrale a gas.
La variante urbanistica proposta sull’area Enel attualmente occupata dalla centrale termoelettrica invece è uno strumento utile ma debole per due motivi di fondo:
1. l’ autorizzazione del Ministero dello Sviluppo Economico va in variante agli strumenti urbanistici vigenti o anche solo adottati
2. le esigenze dettate dalle norme UE sopra citate richiedono all’Italia di garantire la transizione alle fonti rinnovabili del 2025 anche con centrali a fonti fossili e il meccanismo degli incentivi del capacity market rende per Enel molto appetibile la centrale a gas ma non quella a carbone che non rientra in questi meccanismi se non con interventi di ristrutturazione pesanti economicamente.

Il punto 2 sopra riportato per essere bypassato, vale a dire gestire la transizione con sistemi di produzione elettrica diversi dalle fonti fossili, sempre che sia possibile richiederebbe un tavolo a livello governativo quindi non può certo essere gestito solo a livello di un Comune.

Ecco perché lo strumento della Salute Pubblica può essere fondamentale ma nessuno ha mai voluto attivarlo seriamente a cominciare dalla autorizzazione del 2013 rilasciata senza Parere Sanitario del Sindaco che era ed è obbligatorio per legge (comma 6 articolo 29-quater DLgs 152/2006).  

Se non si vuole attivare questo strumento allora sarebbe più serio che l’Amministrazione Comunale spezzina con la Regione, invece di giocare con le date della autorizzazione, chiedessero di avviare un tavolo con il Governo ed Enel per definire un progetto  integrato di investimenti non solo energetici (per garantire la transizione alle rinnovabili insieme con la chiusura della sezione a carbone nel 2021) ma anche ambientali. In modo che anche se dovesse arrivare la centrale a gas gli investimenti possano garantire comunque un bilancio ambientale e sanitario positivo.

Quanto sopra a mio avviso è quello che dovrebbe essere esaminato e nei limiti del possibile fatto, tutto il resto è dibattito politichese che può essere utile per la prossima campagna elettorale per le regionali liguri ma che sulla vicenda futuro area Enel non c’entra un tubo tanto per essere chiari!




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