giovedì 18 gennaio 2018

Impianti Inerti Lagoscuro: No ad autorizzazione per interdittiva antimafia e quello di Cerri di Follo?

Con Determina  dirigenziale n. 97 del 18 gennaio 2018 (vedi QUI) la Provincia di Spezia ha rigettato la domanda di autorizzazione unica ambientale alla ditta  Granulati srl (ex Inerti).

La motivazione del rigetto è frutto della conferma da parte della Prefettura della Spezia della interdittiva antimafia con provvedimento prot. n. 771 del 05.01.2018.


Secondo la determina della Provincia il dissenso della Prefettura non è superabile ai sensi della norma di cui all’articolo 67 del DLgs 159/2011 (Codice leggi antimafia) secondo la quale chi è interdetto per antimafia non può avere:  “f) altre iscrizioni o provvedimenti a contenuto autorizzatorio, concessorio, o abilitativo per lo svolgimento di attività imprenditoriali, comunque denominati;". 
Quanto sopra è stato confermato dalla sentenza del Consiglio di Stato n.565 del 9 febbraio 2017 (vedi QUIproprio in relazione alla ditta Granulati.
Con detta sentenza è stata annullata la sentenza del TAR Emilia Romagna n. 123 del 2016 con la quale era stata annullata la l’informativa antimafia del 21 gennaio 2015 e gli atti consequenziali o presupposti della ditta Granulati. Sulla base di quella sentenza del TAR era quindi stata dichiarata illegittima anche la decisione della Provincia della Spezia di non rilasciare Autorizzazione Unica Ambientale (di seguito AUA) a questo impianto.

Per una analisi approfondita di questa sentenza si veda QUI



LA SENTENZA DEL CONSIGLIO DI STATO E LA CONSEGUENZIALE DECISIONE DELLA PROVINCIA SONO APPLICABILI AD ALTRI CASI COME QUELLO DELL’IMPIANTO RIFIUTI IN LOCALITÀ CERRI DI FOLLO
Come è noto il rappresentante legale dell’impianto di trattamento rifiuti speciali anche pericolosi in località Cerri di Follo (provincia di SP) è stato sottoposto ad interdittiva antimafia.
Nonostante ciò l’impianto ha continuato a funzionare ricevendo addirittura  (vedi QUI) una nuova e recentissima autorizzazione per l’esercizio dell’impianto di trattamento rifiuti. La deroga integra l’autorizzazione vigente permettendo ulteriori attività legate ai rifiuti ingombranti prodotti dalla recente esondazione del fiume Magra in data 11 dicembre 2017.
Questo impianto come ammesso dai rappresentanti della Provincia nonché dai rappresentanti della azienda che lo gestisce, deve andare ad una nuova autorizzazione: autorizzazione integrata ambientale.

Il rappresentante legale dell’azienda di Cerri di Follo si è fatto sostituire dalla consorte ma la prima domanda che sorge è:  questo impianto può ottenere la nuova autorizzazione (AIA) dopo l’interdittiva alla luce della sentenza del Consiglio di Stato sopra esaminata per il caso Granulati?
La situazione appare simile a quella della Granulati e quindi della sentenza del Consiglio di Stato.
Nell’esposto (redatto dal sottoscritto con l’avvocato Massimo Lombardi) predisposto per i cittadini residenti nella zona nella estate del 2016 contro l’inquinamento della Granualti, sottolineavamo come il trasferimento della rappresentanza legale della ditta alla moglie del titolare risultasse un tentativo di aggiramento della normativa antimafia. Ciò è stato confermato dalla sentenza del Consiglio di Stato secondo cui: “Né il rapporto di coniugio – al di là della circostanza, irrilevante, che i coniugi, residenti in Comuni diversi, avrebbero avviato le pratiche per separarsi (p. 24 dell’appello incidentale) – né l’esistenza di tali rapporti tra -OMISSIS- (e la sua famiglia) e la criminalità ‘ndranghetista, quali peraltro emergono, e in modo molto consistente, dal già menzionato provvedimento di diniego di iscrizione nella white list, sono stati efficacemente smentiti, nella loro indubbia oggettiva e pregnante rilevanza sintomatica, dall’odierna appellante incidentale, che si è limitata a censure generiche e, comunque, ininfluenti ai fini del decidere.” 
Sul punto si veda anche Consiglio di Stato sez. III sentenza 3754/2016: "Quanto ai rapporti di parentela tra titolari, soci, amministratori, direttori generali dell’impresa e familiari che siano soggetti affiliati, organici, contigui alle associazioni mafiose, l’Amministrazione può dare loro rilievo laddove tale rapporto, per la sua natura, intensità, o per altre caratteristiche concrete, lasci ritenere, per la logica del ‘più probabile che non’, che l’impresa abbia una conduzione collettiva e una regìa familiare (di diritto o di fatto, alla quale non risultino estranei detti soggetti) ovvero che le decisioni sulla sua attività possano essere influenzate, anche indirettamente, dalla mafia attraverso la famiglia, o da un affiliato alla mafia mediante il contatto col proprio congiunto." Aggiunge in modo molto significativo la sentenza del Consiglio 3754 del 2016 che la influenza mafiosa: "può essere desunta non dalla considerazione (che sarebbe in sé errata e in contrasto con i principi costituzionali) che il parente di un mafioso sia anch'egli mafioso, ma per la doverosa considerazione, per converso, che la complessa organizzazione della mafia ha una struttura clanica, si fonda e si articola, a livello particellare, sul nucleo fondante della 'famiglia', sicché in una 'famiglia' mafiosa anche il soggetto che non sia attinto da pregiudizio mafioso può subire, nolente, l'influenza del 'capofamiglia' e dell'associazione;
- hanno dunque rilevanza circostanze obiettive (a titolo meramente esemplificativo, ad es., la convivenza, la cointeressenza di interessi economici, il coinvolgimento nei medesimi fatti, che pur non abbiano dato luogo a condanne in sede penale) e rilevano le peculiari realtà locali, ben potendo l'Amministrazione evidenziare come sia stata accertata l'esistenza - su un'area più o meno estesa - del controllo di una 'famiglia' e del sostanziale coinvolgimento dei suoi componenti (a fortiori se questi non risultino avere proprie fonti legittime di reddito)."

La seconda domanda è nel caso dell’impianto di Cerri di Follo sono stata svolte adeguate indagini sugli eventuali legami tra i due coniugi in relazione al provvedimento di interdittiva come richiesto dalla sentenza del Consiglio di Stato nel passaggio sopra riportato oltre che dalla normativa antimafia?  Perché se così non fosse se tali verifiche non sono state fatte dalle autorità competenti possiamo porci una terza domanda: esistono più interpretazioni della interdittiva e dei suoi effetti nella nostra Provincia?

Attendiamo chiarimenti…

NEL FRATTEMPO E A PRESCINDERE DALLA INTERDITTIVA L’IMPIANTO IN LOCALITà CERRI DI FOLLO CONTINUA A VIOLARE LA AUTORIZZAZIONE VIGENTE  STOCCANDO RIFIUTI IN MODO ANOMALO NEL PIAZZALE ANTISTANTE IL CAPANNONE COME DIMOSTRATO DALLA FOTO QUI A FIANCO SCATTATA OGGI.

Non provo a spiegare neppure perchè ulteriormente.
Leggetevi questi due post: 
del 27 settembre 2016 : QUI 
del 16 novembre 2017:  QUI 

Ma credo che la foto sia sufficiente più di mille parole scritte!

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