lunedì 17 agosto 2020

Elezioni Regionali in Liguria: cosa chiedo ai candidati che si dichiarano ambientalisti

Come annunciato sul mio profilo di fb sviluppo di seguito una serie di richieste che avanzo ai candidati alle elezioni regionali che hanno messo al centro della loro campagna i temi ambientalisti. 
Non ho ovviamente la pretesa di toccare tutte, in assoluto, le problematiche ambientali della provincia spezzina e mi scuso fin d'ora se ne lascio fuori qualcuna. 
Il mio è per ora un primo approccio sia di merito che di metodo, centrato soprattutto sulla provincia spezzina ma non solo come vedrete. Un approccio volto a capire se dietro gli slogan sulla green economy  la economia circolare e il c.d turismo sostenibile, ci sia anche la consapevolezza  dei temi principali e del modo concreto di affrontarli.
Per ora ho visto solo slogan, carini ma proprio per questo inutili, mentre i problemi o marciscono o stanno prendendo soluzioni che con la green economy c’entrano come il “cavolo a merenda”.
Sia chiaro, non sono nato ieri, potrebbe succedere che i candidati accettino tutte le richieste che di seguito vado ad illustrare per poi rimangiarsele dopo le elezioni. Come vedrete le mie richieste hanno linkati riferimenti puntuali attuativi rispetto ai quali non è possibile trovare scuse del tipo “non si può fare”. Tutte le mie richieste sono fattibili giuridicamente perché frutto di approfondimenti di anni, di conseguenza è questione solo di volontà politica. Aggiungo che sottoscrivere quanto chiedo non è solo un impegno elettorale generico, non sono slogan ma azioni sostenute da atti concreti.  In sostanza non sfuggirete alle vostre responsabilità se dopo le elezioni farete i  furbi statene certi ma già ora per aderire alle mie richieste occorrerà dimostrare di averle studiate e capite.
Buona lettura…

PIANO REGOLATORE DEL PORTO SPEZZINO
Il Documento di Pianificazione Strategica di Sistema (DPSS) approvato dalla Regione Liguria recentemente dopo il passaggio in Comitato di gestione della Autorità di Sistema Portuale formalizza la decisione di considerare il Piano Regolatore Portuale spezzino del 2006 valido e da realizzare completamente. Trattasi di un Piano  vecchio di 14 anni fondato su uno studio di economia portuale del 1990, un piano che fino ad oggi nelle parti attuate o in attuazione non ha mai rispettato sia le prescrizioni urbanistiche del Consiglio Regionale che quelle ambientali della VIA del Ministero dell'Ambiente (vedi QUI). Un Piano Regolatore Portuale del 2006 che, sotto il profilo ambientale, è fondato su una VIA (Decreto Ministero Ambiente del 11/4/2006 n° 317) scaduta dal 2011 secondo la legge vigente ad oggi. Quindi questo Piano oltre a non avere rispettato le prescrizioni emanate al momento della sua valutazione/approvazione  si fonda su valutazioni socioeconomico e ambientali superate (QUI).
Premesso che nel 2006 non era ancora vigente la Valutazione Ambientale Strategica (VAS) che oggi è invece pienamente in vigore ed è obbligatoria per i Piani Regolatori Portuali, la domanda che rivolgo ai candidati ambientalisti o che si dichiarano tali è la seguente: siete disponibili ad impegnarvi una volta eletti a chiedere la applicazione della VAS alle fasi attuative del Piano Regolatore Portuale del 2006 ?  
Non accetto la risposta “è troppo tardi ormai”. Giuridicamente si può fare anzi per me è un obbligo di legge, dimostrate il contrario io sarò qui a controbattere ma lo dovete dimostrare, il tempo del cazzeggio politichese per chi si candida da ambientalista a governare la Regione, sempre che sia mai iniziato, è finito per sempre!



DRAGAGGI NEL PORTO DI SPEZIA
Nonostante il processo in corso per violazione delle normativa in materia di dragaggio bonifica , violazione confermata da sentenza della Cassazione (vedi QUI), sono già stati realizzati nuovi dragaggi (in aree limitate) e tra poco arriveranno nuovi dragaggi più imponenti legati all’ampliamento del porto anche per navi con maggiore pescaggio.
A candidati ambientalisti o che si dichiarano tali chiedo che i nuovi dragaggi rispettino le indicazioni della giurisprudenza in materia (da ultimo vedi QUI) ma anche del Progetto Preliminare dell’ICRAM non è un semplice studio a valenza scientifica ma  è attuativo del Decreto Ministeriale che ha istituito e perimetrato il sito di bonifica di Pitelli a sua volta in attuazione della legge nazionale, all’epoca ancora il DLgs 22/1997 (articolo 17). Il Progetto è stato approvato con Conferenza dei Servizi del 24 marzo 2004. Questa è la condizione per evitare un nuovo disastro ambientale al nostro golfo in danno sia dell’ecosistema marino ma anche delle attività storiche che in questo ambito si svolgono a cominciare dalla mitilicoltura.



PROGETTO BIODIGESTORE  A VEZZANO LIGURE – PRODUZIONE COMBUSTIBILE SOLIDO SECONDARIO (CSS)  E NUOVA PIANIFICAZIONE PROVINCIALE E REGIONALE
Tutti o quasi i candidati alle prossime regionali, almeno nella circoscrizione  spezzina, si dichiarano contrari al sito individuato, in modo a mio avviso illegittimo, in località Saliceti (Vezzano Ligure) per il progetto di biodigestore per il trattamento di rifiuti organici.
La questione però, per chi si candida al governo della Regione, non può limitarsi a dire no al sito di Saliceti ma deve comportare un chiarimento su quale pianificazione di gestione dei rifiuti in Liguria. In data 6 agosto 2018 scrivevo sul mio blog che il Piano di Area Provinciale poi recepito nel Piano di Ambito Regionale era già illegittimo prima ancora dello spostamento del sito del progetto di biodigestore da Boscalino a Saliceti (vedi QUI). Per non parlare del fatto che la logica dei biodigestori come soluzione unilaterale per la gestione dell’organico (al di la della questione dei siti) è già nel Piano Regionale Rifiuti del 2015. 
Aggiungo che già il Piano Regionale del 2015 e successivamente un Protocollo della Regione del 2016 (vedi QUI)  promuove l’uso del combustibile solido secondario (CSS) poi ripreso dai Piani di Area Provinciale recepiti nel Piano di Ambito Regionale.

Quindi quello che chiedo ai candidati ambientalisti o che si dichiarano tali è quindi se intendono oltre che contrastare il sito di Saliceti per il progetto di Biodigestore anche riavviare una nuova pianificazione di area per scenari alternativi non solo sui siti ma anche sulle tecnologie di gestione della chiusura del ciclo dei rifiuti e questo sia per biodigestori che per l’uso  del CSS. Quindi di conseguenza chiedo che ci si impegni ad abrogare la Delibera di Giunta Regionale che a suo tempo approvò la produzione e l’uso del CSS in Liguria.



PROGETTO CENTRALE A GAS AL POSTO DELLA CENTRALE A CARBONE SPEZZINA
Sul progetto di centrale a gas tutti i candidati alle elezioni regionali si dichiarano contro il progetto ma nessuno svolge una analisi adeguata alla fase storica e alla vigente normativa non solo in materia ambientale ma di mercato interno della energia elettrica.
I due principali schieramenti di centro destra e centro sinistra , colti da improvviso furore ambientalista, si sperticano nel dichiarare la loro contrarietà al gas ma facendo questo in realtà si limitano a scaricare le responsabilità da un parte all’altra senza individuare precisamente cosa dovrebbero fare le principali istituzioni coinvolte (Governo Nazionale e Regione guarda caso governate dai suddetti schieramenti), troppo comodo!
Quello che chiedo ai candidati ambientalisti o che si dichiarano tali è di impegnarsi una volta eletti ad usare il potere di Intesa della Regione per riaprire un Tavolo a livello ministeriale che usi i poteri di flessibilità del mercato interno della energia elettrica nel definire la tipologia di tecnologie e di fonti energetiche per la gestione della transizione della generazione elettrica a sole fonti rinnovabili al 2025,non limitandosi solo alle fonti fossili. Allo stesso modo i suddetti candidati, se nel centro sinistra, devono stigmatizzare le attuali responsabilità del Governo Nazionale che ha totalmente delegato la gestione di detta transizione a soggetti tecnici (Terna) e imprenditoriali (Enel e non solo) come ho spiegato più volte nel mio blog da ultimo QUI  e QUI.



BONIFICA SITO DI PITELLI
Il sito di Pitelli come è noto è stato declassificato (dal centro sinistra) da nazionale a regionale in modo illegittimo come sancito da una sentenza del TAR Lazio (su altro sito ma con principi applicabili anche al caso di Pitelli). Questa declassificazione non ha minimamente affrontato il completamento della bonifica del sito sia per la parte a mare che per buona parte di quella a terra, senza contare che quelle poche volte che si è scavato anche in aree contermini al perimetro del sito di bonifica si sono trovati interramenti  abusivi di rifiuti pericolosi.
Ai candidati ambientalisti o che si dichiarano tali chiedo un impegno ad attuare quanto previsto da due mozioni approvate a stragrande maggioranza dal consiglio Comunale spezzino e dal Consiglio Regionale in particolare su questi due punti fondamentali:
1. avviare, con la collaborazione di Regione Liguria, Provincia ed Arpal una immediata campagna di monitoraggio integrativa di quella svolta fino a ora, a partire dalle aree ancora non caratterizzate, utilizzando strumenti geodiagnostici adeguati
2. predisporre un piano tecnico e finanziario, anche attraverso il reperimento di risorse private, oltre a quelle regionali, nazionali e comunitarie: utilizzando tutte le procedure di semplificazione che la normativa ha introdotto da anni per il coinvolgimenti dei privati nelle attività di bonifica.
3. fino a quando non verranno realizzati i suddetti due punti ogni intervento in questa zona non dovrà avere l'avvallo della Regione per la parte di sua competenza.


AREE MILITARI E RISCHIO AMBIENTALE E SANITARIO
Nel golfo di Spezia sussistono presenze militari che ad oggi non risultano adeguatamente monitorate non solo dalle autorità civili ma anche da quelle militari.
I candidati ambientalisti o che si dichiarano tali devono impegnarsi se eletti a:
1. avviare un piano di bonifica complessivo dalla presenza di amianto in Arsenale Militare;
2. far cessare il gioco di rimpalli tra autorità militari, ministero difesa e autorità civili sul monitoraggio della effettiva quantità di amianto presente in arsenale (vedi QUI);
3. bloccare qualsiasi nuovo cantiere di demolizione di navi militari anche alla luce della gestione assolutamente non trasparente dei due precedenti (vedi QUI);
4. avviare una vera bonifica della discarica c.d. “campo in ferro” in località Marola, ad oggi abbandonata ad un confuso progetto di auto bonifica “floreale”, il tutto in violazione del Decreto Ministeriale  22/10/2009 . Secondo questo decreto, se i rifiuti contenuti in siti di bonifica di aree militari rientrano nelle categorie di cui ad un altro DECRETO 6 marzo 2008 (Decreto (sui rifiuti da armamenti e sistemi di difesa) , devono essere rimossi secondo delle procedure speciali disciplinate dal sopra citato Decreto 22/10/2009. Nessuna rimozione dei rifiuti e quindi nessuna vera bonifica di questa are ma solo una messa in sicurezza e avvio di attività di fitodepurazione di cui non si sa quasi nulla;
5. applicazione della normativa ambientale del Codice dell’Ordinamento Militare a cominciare dalla estensione dei poteri e della composizione dell’Osservatorio creato a suo tempo in Regione e che non ha mai funzionato (vedi QUI);
6.attuare la mozione approvata in Consiglio Regionale ( ma totalmente rimossa anche dalla opposizione di centro sinistra)che tra le altre cose prevede: “Promuovere la elaborazione ed approvazione di apposito accordo di programma per l’avvio della caratterizzazione delle aree militari interne al sito di Pitelli, verificando anche l’opportunità di utilizzare nel caso di mancata risposta da parte dei Ministeri competenti (Difesa ed Ambiente) nonché delle autorità militari competenti anche i poteri di ordinanza che la legge riconosce anche per l’inquinamento delle aree militari nel momento in cui questo possa produrre un danno all’ambiente e alla salute del territorio comunale circostante”;
7. attuare il Codice dell’Ordinamento Militare per le strutture con potenziali emissioni elettromagnetiche (radar su navi, impianti di trasmissione). Quindi sul punto si tratta di recepire quanto previsto dalla legge quadro sull’inquinamento elettromagnetico che prevede la gestione di tali strumentazioni, con specifici accordi, da parte di appositi Comitati Misti Paritetici tra Autorità Militari e Regioni.



RISCHIO INCIDENTI INDUSTRIALI NEL GOLFO DI SPEZIA
Come è noto nel nostro golfo insistono vari impianti classificate a rischio di incidente rilevante secondo la normativa Seveso III: rigassificatore, centrale Enel, impianto POL Nato per lo scarico del carburante degli aree militari. A questi impianti occorre aggiungere il trasporto via mare ma anche via terra di sostanze pericolose nonché la presenza di naviglio Nato a propulsione nucleare. In un quadro di questo tipo sta per arrivare un nuovo progetto (c.d. SMALL SCALE GNL) per il trasporto (via navetta) e lo stoccaggio di gnl per autotrasporto a terra e per le navi.
Tutto questo avviene in un quadro normativo che non prevede più alcun Rapporto di Sicurezza Portuale e relativi piani di emergenza per tutta l’area portuale, grazie all’impegno della lobby portuale che ha fatto cancellare tali obblighi sia dalla normativa nazionale sulla Seveso III che dalla legge quadro sui porti.
Il tentativo di impegnare la Regione a riattivare strumenti di prevenzione degli incidenti per le intere aree portuali liguri è stato bocciato in Consiglio Regionale anche grazie al centro sinistra con una sua pelosa astensione (QUI).
I candidati ambientalisti o che si dichiarano tali devono impegnarsi ad attuare quanto previsto dalla linee guida del Sistema Nazionale delle Agenzie per la Protezione Ambientale (vedi QUI) che individuano gli indirizzi per la redazione di un Piano di Emergenza Portuale (PEP) valido nel caso o meno di presenza di aziende Seveso e dovrà comprendere gli aspetti derivanti dallo stoccaggio, anche temporaneo, ed il trasporto di merci pericolose in ambito portuale.
In secondo luogo i candidati ambientalisti devono impegnarsi a porre il veto alla Intesa da parte della Regione al progetto Small Scale GNL fino a quando non verrà realizzato quanto previsto da dette linee guida. Solo dopo avere predisposto un nuovo Rapporto di Sicurezza Portuale (quali rischi di incidenti e come prevenirli) e relativo Piano di Emergenza Portuale (cosa fare dopo incidente) si potrà valutare la sostenibilità non solo di detto progetto ma anche del permanere della presenza del rigassificatore in pieno golfo.



INFINE 5 QUESTIONI GENERALI PER TUTTA LA REGIONE 

La riforma dell'ARPAL 
Arpal deve essere riformata diventando una vera Autorità Ambientale terza anche rispetto alla Regione, sia per le nomine del Direttore Generale e dei Dipartimenti sia per i finanziamenti che non devono più essere legati alla programmazione decisa ogni anno dalla Giunta Regionale di turno. Allo stesso tempo occorre che si creino obbligatoriamente forme di coordinamento tra strutture Arpal e Dipartimenti Prevenzione ASL  nei processi decisionali a rilevanza ambientale di competenza regionale
I candidati ambientalisti o che si dichiarano tali devono impegnarsi ad abrogare la attuale legge regionale  che disciplina struttura e funzioni di Arpal e quindi riformarla secondo i chiari indirizzi sopra indicati.

L'annullamento degli atti della Giunta Toti sulla Autonomia Regionale 
Sulla autonomia Regionale le proposta avanzate dalla Regione Liguria attraverso appositi atti di indirizzo contengono richieste chiaramente incostituzionali che se approvati in accordo con il Governo Nazionale (come prevede la procedura ex articolo 116 della Costituzione) produrrebbero una situazione da “far west” nelle decisioni ambientali regionali come ad esempio quella sulla definizione di rifiuto ma non solo.
Per una analisi di queste richieste della Regione vedi QUI
I candidati ambientalisti o che si dichiarano tali devono impegnarsi ad abrogare gli atti di indirizzo della Regione sul Regionalismo Differenziato

La Valutazione di Impatto Sanitario Obbligatoria  
Attualmente la Valutazione di Impatto Sanitario o Valutazione Integrata di Impatto Ambientale e Sanitario non è obbligatoria  per le procedure di VIA e di VAS di competenza della Regione Liguria. Esiste una delibera di giunta regionale che però costituisce solo delle linee guida sistematicamente rimosse nelle specifiche procedure di valutazione di progetti fortemente impattanti su ambiente e salute.
La materia in questo caso rientra nella competenza esclusiva dello Stato ma la Regione volendo può disciplinare quanto sopra obbligatoriamente. Infatti il parametro salute pubblica è previsto dal testo unico ambientale sia per le procedura di VAS che di VIA ma anche per quelle di AIA (vedi parere obbligatorio del Sindaco come autorità sanitaria secondo il Testo Unico Leggi Sanitarie del 1934 tutt’ora in vigore.
I candidati ambientalisti o che si dichiarano tali devono impegnarsi una volta eletti a far approvare dalla nuova giunta una delibera che disciplini la valutazione del parametro salute pubblica (nelle procedura di VAS e di VIA)  rispettando obbligatoriamente quanto contenuto in tale delibera.
Per le procedura di AIA detta delibera deve servire da riferimento metodologico operativo per redigere il Parere Sanitario obbligatorio da parte dei Sindaci.

Sul  progetto infrastrutturale della Gronda di Genova  
Molto spesso abbiamo assistito in questi anni ad un modo totalmente illegittimo e comunque anomalo di gestire le procedure di Valutazione di Impatto Ambientale che ormai, soprattutto in Liguria, sono diventate procedure di giustificazione di opere da fare ad ogni costo e non procedure di valutazione preventiva dell'impatto di un progetto su ambiente  salute. Un esempio in questo caso è il progetto della Gronda. Occorre come motivo ampiamente QUI, riaprire la procedura di VIA su questo progetto non per fare del formalismo burocratico ma per i seguenti motivi:
1. prima di tutto sul rinvio continuo a studi e monitoraggi addirittura dopo la realizzazione dell’opera per problematiche di grande rischio come quelle idrogeologiche, idrauliche e relative al possibile isterilimento delle numerose sorgenti
2. sulla mancata considerazione delle numerose osservazioni del pubblico sui suddetti rischi
3. sulla mancata valutazione di alternative  reali secondo gli indirizzi descritti dalla giurisprudenza comunitaria e nazionale
4. sulla mancata valutazione delle alternative emerse nel Dibattito Pubblico all’interno del procedimento di VIA di fatto quindi aggirando perfino quel limitato percorso partecipativo
5. sulla mancata applicazione dei principi innovativi in materia di partecipazione del pubblico dentro il procedimento ordinario di VIA, unica garanzia per far si che la VIA prendesse in considerazione ulteriori alternative considerato che rispetto alla conclusione della VIA sono ormai passati 5 anni e si è deciso oltretutto di prorogarla senza colmare tutte le lacune istruttorie e procedurali emerse.
I candidati ambientalisti o che si dichiarano tali devono impegnarsi a riaprire questo procedimento di VIA pena il rischio di produrre un disastro ambientale di proporzioni strategiche nella zona interessata dal progetto, ma soprattutto per impedire che la VIA nata per prevenire gli impatti ambientali venga usata come fosse un bollino da staccare una tantum come peraltro è avvenuto anche il progetto del Terzo Valico (vedi QUI).


Sulla Green Economy 
Sul tema in generale nessun candidato ad oggi ha chiarito due cose fondamentali:
1.il Governo nazionale ha prodotto una pioggia di incentivi frammentati rispetto ai quali le Regioni devono chiedere un riordino immediato per evitare quello che in parte sta già  avvenendo di trasformarli in una sorta di distribuzione di soldi pubblici alle varie lobby industriali
2. la Regione dovrà impegnarsi a strutturare il sistema degli incentivi nazionale da attuare  e degli incentivi frutto della sua autonomia , creando strumenti di pianificazione e programmazione fondati su parametri vincolanti in chiave di bilanci ambientali  
I candidati ambientalisti o che si dichiarano tali devono impegnarsi ad approvare una legge regionale con apposito regolamento tecnico per riordinare quanto previsto in particolare al punto 2 sopra riportato.




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