lunedì 23 agosto 2021

La fine delle Marine a Spezia una scelta che non era inevitabile e non è stata valutata come prevedeva il Piano Regolatore del Porto del 2006

Leggo sui quotidiani cartacei ed online note di nostalgia sulla fine della Marina del Canaletto dove verrà realizzato il terzo bacino del porto. Poteva essere evitato tutto questo e comunque potevamo avere un porto diverso? Io dico di si sarebbe stato sufficiente rispettare le prescrizioni di VIA del Ministero dell'Ambiente e del Piano Regolatore Portuale approvato dal Consiglio Regionale del 2006, ma dopo quella data sarebbe anche stato sufficiente applicare metodologie di valutazione dell'impatto sociale economico ambientale dello sviluppo del porto con scenari alternativi come da anni è scritto nelle norme europee sulla valutazione ambientale e la pianificazione costiera e si studia nelle Università come quella genovese sugli studi di impatto portuale (QUI).

Ma veniamo alla dimostrazione della scelte di distruggere le Marine di Canaletto e Fossamastra senza adeguate valutazioni e non rispettando le prescrizioni del PRP del 2006.

 

Sul tema ho svolto numerosi interventi sul mio blog e come membro tecnico del Tavolo di Concertazione (abortito da Presidenti della Autorità Portuale precedenti) ma qui faccio solo due esempi:

 

Secondo la delibera del Consiglio Regionale che approvò il PRP nel 2006: “Per quanto concerne le Norme di Attuazione del PRP e più in generale il rapporto tra il PRP e i PUC si rileva quanto segue.

Le Norme di attuazione del PRP risultano per un verso, come afferma la stessa Relazione illustrativa, generiche, nel senso che l’attuazione degli interventi previsti è demandata a ”Schemi di assetto urbanistico” che vengono prescritti per tutti gli Ambiti considerati dal Piano. Al contempo il Piano non richiama – in quanto adottato anteriormente – i meccanismi di attuazione introdotti dalla LR 9/2003 contenente la disciplina per l’approvazione dei Piani Regolatori Portuali e dei progetti di interventi negli Ambiti portuali. Né il Piano si dà carico di differenziare le regole e la conseguente disciplina della parte strettamente portuale o mista (portuale/industriale/urbana) e quelle parti prevalentemente urbane (intendendo per tali quelle in cui non si svolgono funzioni portuali). Conseguentemente non viene differenziata la normativa e le modalità di intervento. Al riguardo è prescrivere quanto segue. Le norme del PRP devono riportare per ciascun ambito la relativa disciplina di intervento in termini di destinazione d’uso, parametri e modalità attuative, flessibilità delle relative indicazioni.”

Domanda:  dove sono gli schemi di assetto urbanistico relativi ai diversi ambiti di attuazione del PRP in primo luogo l'ambito del porto commerciale dedicato al traffico container che dovrebbero definire puntualmente le definitive destinazioni d'uso, i parametri e le modalità attuative (ad esempio la quantità di traffico container e il relativo dimensionamento reale delle banchine)?

 


La Delibera Consiglio Regionale di approvazione del Prp del 2006 ha previsto la: verifica dimensioni nuove banchine in sede di attuazione dell'ambito porto commerciale. Afferma infatti la delibera: ".......con riferimento alla esigenza di garantire la necessaria flessibilità nell’attuazione del Piano, si ritiene ammissibile una flessibilità nella configurazione dei riempimenti esistenti e di nuova previsione entro la linea di testata dei moli come previsto nell’intesa in Comitato Portuale"
in relazione alla attuazione cronologica delle opere previste dal PRP occorrerà che venga: "VALUTATO al riguardo che la prevista consequenzialità nella realizzazione delle opere connesse all’attuazione del PRP risulta in grado di  ridurre , preliminarmente , le cause di impatto sulle componenti ambientali prima di procedere al completamento delle opere vere e proprie destinate a potenziare le attività produttive portuali attraverso il potenziamento di   moli e  banchine ;
”. 

Domanda: 
dove è stata fatta questa valutazione di flessibilità, dove sono i parametri di valutazione ambientale, sociale ed economica per svolgerla?

 

Il Presidente della nuova Autorità di Sistema Portuale ha dichiarato che vuole istituire un tavolo di confronto con la comunità locale non solo istituzionale. Per fare cosa visto che le grandi decisioni sono ormai state prese a cominciare dal terzo bacino e dalla fine delle Marine?

Il Presidente è nuovo in questo ruolo ma dovrebbe sapere che un Tavolo venne istituito in tempi in cui ancora la attuazione del PRP del 2006 poteva essere valutata  tenendo conto non solo delle esigenze del porto ma anche delle migliaia di persone che vivono nei quartieri del Canaletto e di Fossamastra. Quel Tavolo venne reso inutilizzabile da parte dei Presidenti delle Autorità Portuali precedenti e dagli Amministratori comunali e regionali succedutesi in questi anni.

 

Voglio ricordare al neo Presidente  ma anche a tutti i politici spezzini smemorati che

Secondo l'articolo 3 del Regolamento del Tavolo di confronto, l'Assemblea dei partecipanti: "..... dovrà predisporre, sulla base del lavoro istruttorio della Commissione tecnica, documenti di indirizzo e di verifica/controllo in relazione:

1. alle modalità di attuazione e allo stato di rispetto delle prescrizioni previste dal giudizio di VIA

2. alla valutazione degli ambiti o dello stato di attuazione del PRP

3. verificare la tipologia e le modalità di approvazione/attuazione della fascia di rispetto porto città anche alla luce dei primi due punti

4. alla costruzione del percorso di implementazione di un Sistema di Gestione Ambientale per l'area portuale". 

Domande: 

1. dove sono questi documenti di indirizzo e verifica/controllo?

2. perché non si è dato attuazione a quanto previsto dal Protocollo operativo dei lavori dl tavolo?

Per chi vuole sapere di più del Tavolo legga QUI   ma anche la lettera (QUI) che il sottoscritto e l’altra rappresentante inviarono alle associazioni ambientaliste nel 2009 manifestando la nostra preccupazione sulla deriva che il Tavolo stava prendendo e annunciando le nostre dimissioni da rappresentanti ambientalisti, preoccupazione negli anni successivi rivelatasi fondatissima purtroppo!


Insomma il terzo bacino e la fine delle Marine si sono volute nel solo interesse degli operatori portuali violando prescrizioni di atti formali e le corrette metodologie di valutazione di cui la indecente fascia di rispetto (QUI) realizzata è ulteriore dimostrazione. È stata una scelta politica a favore di una parte. La storia dirà chi ha avuto ragione su quanto tutto ciò sia interesse degli spezzini o di una sola parte (minoritaria: chi lavora e fa profitti nel porto) ma di certo ad oggi il prezzo più grande lo hanno pagato prima di tutto la salute dei residenti dei quartieri limitrofi al porto e, se me lo consentite, la storia di questa città.

 

 

 


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