Il Presidente della Autorità di Sistema Portuale per i porti di
Spezia e Carrara , rivolgendosi al monopolista del porto spezzino, sulle
pagine regionali di Repubblica di oggi dichiara: “Contship deve tenere conto
di tutto quello che sta intorno la miticoltura, le marine sociali è difficile
ma questa è la rotta”.
Il concetto è condivisibile ma per certi aspetti fuori tempo
massimo almeno per le marine il cui spostamento e relativo terzo bacino si stanno attuando, come ho spiegato
anche ieri QUI, violando
le prescrizioni con cui venne approvato il PRP del 2006. Ma se per le Marine i
giochi, purtroppo sono fatti, resta in piedi al 100% la problematica del
rapporto porto città in termini di impatto ambientale e di qualità della vita
dei residenti; così come restano in piedi altre problematiche quali la gestione
dei dragaggi futuri anzi imminenti e in parte già attivi e la sicurezza della
gestione del traffico navale dentro golfo.
Le gestioni precedenti della Autorità Portuale mi lasciano molto
pessimista rispetto a dichiarazioni fate sulla stampa locale ma per questa
volta voglio prendere sul serio, ma solo perché è arrivato da poco, le parole
del Presidente.
Ci sono 4 questioni su cui il Presidente potrà dimostrare che perseguirà
sul serio una nuova alleanza porto città, come dichiara oggi
su La Repubblica. Le elenco di seguito e attendo risposte chiare anche e
soprattutto nella tempistica.
L'articolo riprodotto a fianco riporta una mia intervista a La Nazione del 2018, quell'impegno purtroppo ad oggi non ha prodotto nulla da parte del Governo ma il tema resta attualissimo, chiedere a chi vive vicino ad importanti porti commerciali come Spezia e Genova!
Occorre quindi sollevare verso il Governo la questione della mancanza di un apposito regolamento sulle emissioni rumorose da attività portuali limitrofe a zone densamente abitate e chi meglio di un Presidente della Autorità di Sistema Portuale potrebbe farlo?
Ricordo che la stessa legge quadro sul
rumore è inattuata, sul punto, dal 1995. La legge 447/1995 al comma 1 articolo 11
recita: “1. Con uno o più decreti del Ministro dell'ambiente e della tutela
del territorio e del mare, di concerto con i Ministri della salute, delle
infrastrutture e dei trasporti, della difesa, dei beni e delle attività
culturali e del turismo e dello sviluppo economico, secondo le rispettive
competenze, ai sensi dell'articolo 17, comma 3, della legge 23 agosto 1988, n.
400, sono adottati uno o più regolamenti, distinti per sorgente sonora
relativamente alla disciplina dell'inquinamento acustico avente origine dal
traffico marittimo, da natanti, da imbarcazioni di qualsiasi natura, dagli
impianti di risalita a fune e a cremagliera, dagli eliporti, dagli spettacoli
dal vivo, nonché dagli impianti eolici."
Ne ho trattato da ultimo QUI.
Nel frattempo non sarebbe male che attraverso un apposito
protocollo tecnico con Comune, Arpal, ASL e Regione il neo Presidente
applicasse anticipatamente quanto previsto dalla nuova Direttiva UE
2020/367 (QUI - rettifica QUI) ,
che comunque entrerà i vigore entro il 31/12/2022. La nuova Direttiva ha
modificato l’allegato III della direttiva 2002/49/CE relativa alla
determinazione e alla gestione del rumore ambientale (QUI). Si
tratta dell’allegato che definisce i metodi per determinare gli effetti nocivi
del rumore nell’ambiente esterno. Uno strumento utile, per imporre prescrizioni
alle emissioni rumorose una volta dimostrato specificamente il danno alla
salute anche solo potenziale delle stesse.
Ne ho trattato QUI.
EMISSIONI DALLE NAVI NEL PORTO
Qui occorrerebbe avviare prima di tutto dei monitoraggi mirati e
specifici per le emissioni portuali, come previsto da progetti europei e
metodologie validate a livello internazionale, in modo da uscire dalla diatriba
inquinamento da traffico stradale urbano o inquinamento da attività portuale.
Non solo ma sarebbe necessario anche la realizzazione di una mappa
georeferenziale che individui per ogni area del porto commerciale ma anche
della cantieristica: emissioni potenziali e reali nonché gli obblighi di legge
da rispettare e come sono rispettati. Questo è un vecchio progetto iniziato
dalla Autorità Portuale anni fa e poi lasciata a languire in un cassetto nella
migliore tradizione occultista della burocrazia e della politica spezzina.
Inoltre il neo Presidente dovrebbe impegnare sia l’ente che
presiede, per la parte di sua competenza, che la Capitaneria di Porto a rendere
pubblici tutti gli atti relativi ai controlli delle emissioni da navi e dei
combustibili utilizzati all’entrata nel porto spezzino.
Da ultimo ne ho trattato QUI.
In particolare occorrerà valutare le tecniche di dragaggio
migliori e soprattutto senza dimenticare che l’area da dragare è dentro un sito
di bonifica (sia pure declassificato formalmente a regionale) ancora fortemente
inquinato.
Quindi l’istruttoria che porta alla autorizzazione non dovrà
essere interpretata come una mera autocertificazione ma dovrà vedere
applicato un iter di valutazione tecnica molto rilevante che diventa più
complesso proprio se sia il punto di escavo che le aree contermini (nel caso in
esame il golfo di Spezia) vedano la presenza sia di fonti rilevanti di
inquinamento anche stabilizzato che di aree di pregio naturalistico e attività
di tipo economico turistico.
Da ultimo ne ho trattato QUI.
I Progetti che vedono un ruolo sempre maggiore del GNL trasportato
all’interno del nostro golfo (QUI e QUI) si
vanno ad inserire in un quadro normativo che vede la scelta folle di rimuovere, dalla disciplina della Seveso III, le aree portuali con attività differenziate come quella spezzina.
Per ovviare a questo limite non è indispensabile modificare la
suddetta normativa, sarebbe sufficiente un accordo Regione Autorità di Sistema
Portuale Comune e Prefettura per applicare, sulla base di apposito protocollo
tecnico, le linee guida (QUI)
elaborate dal sistema Agenzie Regionale Protezione dell’Ambiente (ARPA) e Corpo
Nazionale Vigili del Fuoco. Di come attuare queste linee guida ne ho trattato
nell’ultima parte di questo post QUI.
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