L’incendio all'impianto di rifiuti pericolisi di cerri nel Comune
di Follo di sabato sera non è purtroppo dovuta al “destino cinico e baro” ma ad
una gestione che ormai da anni si protrae
spesso violando non solo la
normativa generale ma anche le prescrizioni autorizzative della Provincia. Da molti mesi il comitato dei cittadini denunciava lo
stoccaggio illegale di rifiuti pericolosi nel piazzale a poche decine di metri
dall'impianto, arrivando ad inviare (lo scorso fine maggio) una lettera di
diffida alla Provincia ed al Sindaco di Follo (vedi QUI) ad
intervenire per rimuovere la situazione di pericolo in atto da tempo.
Di seguito una analisi sul potenziale rischio
tutt’ora in atto in questo impianto che tratta anche rifiuti pericolosi con
buona pace di Arpal.
L’impianto
in questione fino dalla autorizzazione del 2008 poteva trattare rifiuti
plastici e da imballaggio quindi tipologie di rifiuti facilmente
infiammabili soprattutto se non gestiti con adeguate misure di prevenzione nel loro deposito.
Negli
anni a tipologie di rifiuti tipicamente speciali si sono aggiunti anche quelli
classificabili come pericolosi:
1. tubi
fluorescenti, imballaggi pericolosi, batterie pericolose, medicinali pericolosi
(autorizzazione 2008)
2. apparecchiature
pericolose (monitor – Tv), frigoriferi, pneuamtici (2009)
3. batterie
al piombo (2012)
4. residui
dalla pulizia stradale (2014), questi ultimi peraltro rientrano nei rifiuti
urbani che dovrebbero essere gestiti direttamente dal gestore di ambito in
questo caso Acam
In
particolare nelle apparecchiature
elettriche ed elettroniche sono presenti diverse sostanze pericolose come
piombo, mercurio, cadmio, cromo esavalente, oli minerali e sintetici, PCB
(policlorobifenili) e altri idrocarburi aromatici. Molte di queste sostanze si
possono accumulare nell’ambiente e provocano effetti acuti e cronici sugli
organismi viventi, sovente con danni irreversibili alla salute. Non a caso
esiste una specifica normativa europea (Direttiva 2011/65/UE modificata ) e nazionale (DLgs 27/2014) sulla restrizione
all’uso di sostanze pericolose nelle apparecchiature elettriche ed elettroniche
(AEE) al fine di contribuire alla tutela della salute umana e dell’ambiente,
compresi il recupero e lo smaltimento ecologicamente corretti dei rifiuti di
AEE. Per un esame della normativa sulla gestione dei rifiuti da apparecchiature
elettroniche vedi QUI.
Secondo
la autorizzazione del 2009 questi rifiuti pericolosi o potenzialmente
pericolosi secondo la loro composizione dovevano esssere collocati sull’area
pavimentata dotata di regimazione delle acque meteoriche oppure all’interno del
capannone della ditta, se all’esterno in cassoni chiusi o se pneumatici all’interno
del capannone in cumuli delimitati. Tutta l’area di stoccaggio esterna al
capannone deve essere cementata e le acque di dilavamento devono essere
convogliate ad impianto di trattamento prima di essere scaricate.
Soprattutto
come dovrebbe essere noto almeno alle autorità di controllo (Arpal e Comune di
Follo) e di autorizzazione (Provincia della Spezia) è assolutamente vietato, ai
sensi dell’articolo 187 del DLgs 152/2006, miscelare
rifiuti pericolosi aventi differenti caratteristiche di pericolosità ovvero
rifiuti pericolosi con rifiuti non pericolosi.
Dalla documentazione
fotografica allegata all’esposto che insieme con il Comitato dei Cittadini
residenti stiamo per depositare, risultano chiaramente vari stoccaggi abusivi
(non rispettosi neppure delle blande prescrizioni di autorizzazione della
Provincia), quali copertura se fuori dal capannone o dai cassoni, limiti alla
quantità, pavimentazione.
Non solo ma le notevole
quantità di rifiuti stoccate in vari punti non configurano una situazione fuori
controllo sotto il profilo della tipologia dei rifiuti accatastati illegalmente.
Arpal già nella serata di
sabato ad incendio ancora da domare del tutto aveva già anticipato (vedi secolo
XIX di ieri) che il fumo emesso dall’incendio non conteneva rischi sanitari.
Dichiarazione molto avventata considerato che non era ancora chiaro cosa era
bruciato vista la situazione di totale confusione nel piazzale dell’impianto in
questione.
D’altronde Arpal lo scorso
11 febbraio 2015 durante una ispezione non aveva rilevato le due montagne di
rifiuti (con altezza che già allora superava quella del capannone) accatastate illegalmente fuori dal capannone e
la Provincia ne aveva preso “burocraticamente” atto nella sua Diffida, a
proposito di affidabilità dei controlli pubblici in questa Provincia.
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