lunedì 6 luglio 2015

Incendio impianto rifiuti Cerri di Follo: l’Arpal ha la sfera di cristallo?

L’incendio all'impianto di rifiuti pericolisi di cerri nel Comune di Follo di sabato sera non è purtroppo dovuta al “destino cinico e baro” ma ad una gestione che ormai da anni si protrae  spesso violando non  solo la normativa generale ma anche le prescrizioni autorizzative della Provincia.  Da molti mesi il  comitato dei cittadini denunciava lo stoccaggio illegale di rifiuti pericolosi nel piazzale a poche decine di metri dall'impianto, arrivando ad inviare (lo scorso fine maggio) una lettera di diffida alla Provincia ed al Sindaco di Follo (vedi QUIad intervenire per rimuovere la situazione di pericolo in atto da tempo.

Di seguito una analisi sul potenziale rischio tutt’ora in atto in questo impianto che tratta anche rifiuti pericolosi con buona pace di Arpal.


L’impianto in questione fino dalla autorizzazione del 2008 poteva trattare rifiuti plastici e da imballaggio quindi tipologie di rifiuti facilmente infiammabili soprattutto se non gestiti con adeguate misure di prevenzione nel loro deposito. 

Negli anni a tipologie di rifiuti tipicamente speciali si sono aggiunti anche quelli classificabili come pericolosi:
1. tubi fluorescenti, imballaggi pericolosi, batterie pericolose, medicinali pericolosi (autorizzazione 2008)
2. apparecchiature pericolose (monitor – Tv), frigoriferi, pneuamtici (2009)
3. batterie al piombo (2012)
4. residui dalla pulizia stradale (2014), questi ultimi peraltro rientrano nei rifiuti urbani che dovrebbero essere gestiti direttamente dal gestore di ambito in questo caso Acam


In particolare nelle apparecchiature elettriche ed elettroniche sono presenti diverse sostanze pericolose come piombo, mercurio, cadmio, cromo esavalente, oli minerali e sintetici, PCB (policlorobifenili) e altri idrocarburi aromatici. Molte di queste sostanze si possono accumulare nell’ambiente e provocano effetti acuti e cronici sugli organismi viventi, sovente con danni irreversibili alla salute. Non a caso esiste una specifica normativa europea (Direttiva 2011/65/UE modificata  ) e nazionale (DLgs 27/2014) sulla restrizione all’uso di sostanze pericolose nelle apparecchiature elettriche ed elettroniche (AEE) al fine di contribuire alla tutela della salute umana e dell’ambiente, compresi il recupero e lo smaltimento ecologicamente corretti dei rifiuti di AEE. Per un esame della normativa sulla gestione dei rifiuti da apparecchiature elettroniche vedi QUI


Secondo la autorizzazione del 2009 questi rifiuti pericolosi o potenzialmente pericolosi secondo la loro composizione dovevano esssere collocati sull’area pavimentata dotata di regimazione delle acque meteoriche oppure all’interno del capannone della ditta, se all’esterno in cassoni chiusi o se pneumatici all’interno del capannone in cumuli delimitati. Tutta l’area di stoccaggio esterna al capannone deve essere cementata e le acque di dilavamento devono essere convogliate ad impianto di trattamento prima di essere scaricate.

Soprattutto come dovrebbe essere noto almeno alle autorità di controllo (Arpal e Comune di Follo) e di autorizzazione (Provincia della Spezia) è assolutamente vietato, ai sensi dell’articolo 187 del DLgs 152/2006, miscelare rifiuti pericolosi aventi differenti caratteristiche di pericolosità ovvero rifiuti pericolosi con rifiuti non pericolosi.

Dalla documentazione fotografica allegata all’esposto che insieme con il Comitato dei Cittadini residenti stiamo per depositare, risultano chiaramente vari stoccaggi abusivi (non rispettosi neppure delle blande prescrizioni di autorizzazione della Provincia), quali copertura se fuori dal capannone o dai cassoni, limiti alla quantità, pavimentazione.
Non solo ma le notevole quantità di rifiuti stoccate in vari punti non configurano una situazione fuori controllo sotto il profilo della tipologia dei rifiuti accatastati illegalmente.

Arpal già nella serata di sabato ad incendio ancora da domare del tutto aveva già anticipato (vedi secolo XIX di ieri) che il fumo emesso dall’incendio non conteneva rischi sanitari. Dichiarazione molto avventata considerato che non era ancora chiaro cosa era bruciato vista la situazione di totale confusione nel piazzale dell’impianto in questione.

D’altronde Arpal lo scorso 11 febbraio 2015 durante una ispezione non aveva rilevato le due montagne di rifiuti (con altezza che già allora superava quella del capannone)  accatastate illegalmente fuori dal capannone e la Provincia ne aveva preso “burocraticamente” atto nella sua Diffida, a proposito di affidabilità dei controlli pubblici in questa Provincia.  

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