Come ho riportato in un
primo commento sul mio profilo di fb, la testata on line Gazzetta della Spezia
& Provincia, usando la tecnica taglia&cuci, ha recuperato pezzi di miei
post sul mio blog relativi alla vicenda del dragaggio del nostro Golfo da parte
della Autorità Portuale (di seguito AP),
per tradurli in un mai avvenuto confronto tra il sottoscritto e la
stessa AP. La cosa grave è che di quei blog sono stati riprodotte parti che non
danno adeguatamente conto del mio pensiero, il tutto ovviamente senza avere
avuto neppure il buon gusto di
mettermi al corrente di quello che stavano per pubblicare.
Insomma si è cercato di
sintetizzare, senza chiedere spiegazioni all’autore, in poche battute, un
pensiero su un tema sul quale ho scritto decine di post in questi anni. Per non parlare del titolo dove si anticipava già un giudizio favorevole per l'AP!
In questa nota voglio
riportare gli esempi più eclatanti che dimostrano il chiaro tentativo di
stravolgere il senso del mio punto di vista sulla problematica del dragaggio ma
anche della gestione della bonifica del sito
di Pitelli, questione che riguarda solo in parte la tematica del dragaggio.
LA QUESTIONE DEL RISCHIO SANITARIO
POTENZIALE NELL’AREA INTERESSATA DAL SITO DI PITELLI
Ad un certo punto
l'AP, nell’articolo pubblicato dalla Gazzetta della Spezia, dichiara che io mi dovrei assumere la
responsabilità anche sul piano giudiziario della affermazione secondo la quale
permane un rischio sanitario potenziale nell'area del sito di Pitelli sia a
mare che a terra.
Non so se il riferimento a
mie presunte responsabilità giudiziarie
costituisca un tentativo di intimidazione nei mie confronti. Se così
fosse all'AP possono stare tranquilli che
non smetterò di scrivere e dire quello che penso, pur avendo a disposizione
solo il mio blog e non testate giornalistiche.
Quindi si ribadisco quello
che ho scritto nei miei post sul potenziale rischio sanitario ma motivandolo in
modo adeguato cosa che non mi è stata permessa nel finto confronto riportato da
Gazzetta della Spezia
Il rischio a terra
Il finto confronto guarda
caso non riporta questo passaggio di uno dei mie tanti post
i limiti della attività di
bonifica, quelli delle non completate caratterizzazioni, quelli del mancato
rispetto delle prescrizioni in materia di dragaggio bonifica, i ritrovamenti di
ulteriori interramenti abusivi di rifiuti pericolosi, si inseriscono in
un quadro di rischio sanitario dell’area abitata maggiormente interessata
dal sito di Pitelli che è stato confermato dalla relazione
dell’Arpal denominata rischio di secondo livello. Trattasi delle analisi di rischio di secondo
livello come previsto dagli allegati al Dlgs 152/2006.
Questa analisi così
conclude:
1.Per le sub-aree
1/d; 2/b; 4/c vi è rischio sanitario solo per le sostanze cancerogene.
2.Per le sub-aree
residenziali 1/d; 2/b; 4/c, si è riscontrato rischio sanitario per sostanze
cancerogene, dovuto alla presenza di benzo(a)pirene in concentrazioni vicine al
limite di legge e paragonabili a quelle riscontrabili in tutte le aree soggette
ad inquinamento da traffico auto-veicolare. Si ritiene che tale contaminazione
non sia ascrivibile alle sorgenti industriali perimetrate nel sito, ma
costituisca un contributo antropico di altra origine. A tale proposito si
propone lo svincolo delle aree, subordinato ad un approfondimento, come
riportato al paragrafo 4, sulle dimensioni delle sorgenti secondarie e sulle
vie di migrazione contemplate nell'analisi di rischio e/o un supplemento di
indagine, allo scopo di valutare il contributo del traffico veicolare nelle
aree contigue al Sito di Pitelli.
3.Per le sub-aree
4/a; 4/b; 5/avi è rischio sanitario sia per le sostanze cancerogene che per le
sostanze tossiche
4. Per le sub-aree
residenziali 4/a; 4/b ove si è riscontrato un rischio sanitario sia per le
sostanze cancerogene che per le sostanze tossiche, ma localizzato solo in uno o
due dei punti di indagine dell’intera sub area, come rilevabile dall’Allegato
1, si propone un approfondimento di indagine per una perimetrazione di
dettaglio degli hot spots individuati e propedeutico alla progettazione della
bonifica delle zone così individuate e allo svincolo dell’intere sub-aree.
5. Per la sub-area 5/a,
ove è risultato un rischio nettamente superiore al valore di soglia consentito,
determinato da una contaminazione diffusa in maniera omogenea su tutta la
superficie, si ritiene necessaria l’elaborazione di un progetto di bonifica,
esteso, per quanto detto al paragrafo 5, anche alle aree esterne al Sito ma
morfologicamente contigue e pertinenti al lotto medesimo.
Il rischio a mare
Anche qui io mi sono
sempre limitato a citare quanto affermato dal Progetto Icram (su cui tornerò
anche dopo in questo post) secondo il
quale l’insieme delle aree inquinate a mare da bonificare presenta
rischi alti di tipo eco tossicologico[1] come
affermato a pagina 102: “dalla
integrazione dei dati ecotossicologici emerge una situazione complessiva
negativa. La maggior parte dei sedimenti saggiati, infatti, è in grado di
provocare effetti tossicologici acuti importanti, sia nella frazione solida che
liquida. Ciò denota la presenza di miscele complesse di contaminanti di natura
organica ed inorganica in forma di concentrazione biodisponibile per gli
organismi.”
Inoltre ho chiesto che
venissero pubblicati i dati dei controlli previsti dalla seconda parte del
Piano di Monitoraggio sul dragaggio del Garibaldi ma anche di quelli
precedenti. Su questo l’AP nel confronto sulla Gazzetta della Spezia non
risponde e attendo ancora questa pubblicazione, infatti…..
Fino ad ora non è
stato prodotto alcun rapporto ufficiale da parte degli organi
preposti: Autorità portuale, Capitaneria, Arpal. Basti confrontare
quanto previsto dal Piano di Monitoraggio con quanto fino ad ora dichiarato e
pubblicato da Arpal:
punto 2.2.2. tempistica e frequenza delle indagini eco
tossicologiche
punto 2.2.3. tipologia ed ubicazione delle aree per il
controllo microbiologico sugli organismi
punto 2.2.4. tempistica e frequenza per il controllo
microbiologico sugli organismi
punto 2.2.5. tipologia ed ubicazione delle aree per il
controllo qualitativo delle biocenosi sensibili (es. praterie di posidonia,
quindi organismi stanziali anche nelle aree limitrofe del nostro golfo)
punto 2.2.6. tempistica e frequenza per il controllo
qualitativo delle biocenosi sensibili
Per ognuna delle seguente
attività di controllo il Piano di Monitoraggio prevede verifiche prima durante
e dopo la attività di dragaggio con frequenze piuttosto brevi (anche solo
10 giorni da un controllo all’altro).
Quindi anche qui nessun
processo alle intenzioni come si vuol far credere nel confronto pubblicato
dalla Gazzetta della Spezia ma solo la richiesta di trasparenza da parte di
enti pubblici con compiti di tutela ambientale.
LA QUESTIONE DELLA BONIFICA DELLE AREE
MILITARI
Secondo l’AP: “la Ap
non ha competenze nella aree militari…..le
analisi della zona militare sono state effettuate dalla Marina Militare e
consegnate al Ministero dell'Ambiente.”
Intanto io non ho mai
scritto che per le aree militari la competenza alla bonifica sia della AP come
scorrettamente sembra emergere dal confronto sulla Gazzetta della Spezia. Ma
sulla questione più rilevante: lo stato di bonifica delle aree militari, è
sufficiente andare nel sito dell’Arpal sezione Pitelli per capire che in realtà
su queste aree non c’è chiarezza sullo stato della bonifica. Nella relazione presentata lo scorso 18 febbraio
2014 durante l'audizione Arpal in Commissione Ambiente del Senato si
afferma testualmente (pag.2 , vedi QUI): “Il tipo D aree
militari non si è al momento sottomesso alle disposizioni del D.Lgs 152/06 a
parte le aree a mare”. Quindi intanto
non risponde al vero quanto dichiarato sulla Gazzetta della Spezia da parte
della AP.
Ma su questa problematica
della bonifica delle aree militari dentro e fuori il sito di Pitelli c’è di
più.
In una serie di post, nessuno dei quali ovviamente riportato nel confronto di cui
stiamo trattando, ho dimostrato la non
fondatezza dei due assunti che circolano da tempo sulla bonifica delle aree
militari:
1. nelle aree militari da bonificare le
autorità civili non hanno mai avuto poteri
2. dopo la declassificazione del sito di bonifica nelle aree militari delle colline di Pitelli: Ministero dell’Ambiente, Regione ed Enti Locali non avrebbero più poteri di intervento.
2. dopo la declassificazione del sito di bonifica nelle aree militari delle colline di Pitelli: Ministero dell’Ambiente, Regione ed Enti Locali non avrebbero più poteri di intervento.
Invito chi ha voglia di
capire a leggersi i seguenti post da me pubblicati in ordine temporale
LA QUESTIONE DELLA MANCATA BONIFICA DEL SITO
DI PITELLI
La AP afferma che non è
responsabilità sua la mancata bonifica di ampie zone della parte a mare del
sito di Pitelli.
Io non ho mai scritto che
sia responsabilità della AP la completa bonifica del golfo. Ho fatto un altro ragionamento che ovviamente
non è riportato nel confronto sulla Gazzetta della Spezia. Ho affermato che
nella parte a mare si è bonificato solo nelle zone interessate dai dragaggi e
non in quelle più inquinate.
Ho precisato che questo è
responsabilità del Ministero dell’Ambiente, della Regione Liguria, dei Comuni
interessati (Spezia e Lerici) almeno per le parti demaniali oltre che dei
soggetti inquinatori che sono molteplici
a cominciare in primo luogo dagli ex gestori della discarica della
Sistemi Ambientali per il percolamento a mare.
Ho spiegato più volte come
esistano procedure (alcune discutibili altre invece utili) che potrebbero,
coinvolgendo finanziatori privati, attivare la bonifica delle aree più
inquinate
Vedi in ordine temporale questi due post:
Ho infine spiegato che il “progetto
Icram” (come lo definisce la AP) non è un semplice progetto di analisi del Golfo ma un vero e proprio
piano di bonifica (integrabile certo con aggiornamenti sullo stato dell’inquinamento)
ma che contiene prescrizioni precise su come condurre la bonifica del Golfo.
Infatti nel titolo del documento Icram si usa il termine progetto preliminare
che nella dizione della allora vigente normativa (allegato IV al Decreto
471/1999) era appunto il termine per
definire il piano di indirizzo operativo della bonifica di un sito inquinato.
Il progetto Icram è attuativo del Decreto
Ministeriale che ha istituito e perimetrato il sito di bonifica di Pitelli a
sua volta in attuazione della legge nazionale, all’epoca ancora il DLgs 22/1997
(articolo 17). Il Progetto è stato approvato con Conferenza dei Servizi del 24
marzo 2014. Quindi il Progetto ha valore cogente per chiunque svolga una
attività di bonifica o altro nel golfo.
Sul
mancato rispetto del progetto Icram la AP risponde nel confronto sulla Gazzetta
della Spezia in modo totalmente improprio alle questioni da me poste nei miei post e riportate in modo
confuso dalla Gazzetta. Infatti io non
ho mai detto che la responsabilità del mancato rispetto delle priorità di
bonifica stabilite dall’Icram sia responsabilità della AP. Ho solo spiegato (vedi da
ultimo QUI prima parte del post) che nel modo di procedere sulla bonifica del Golfo non è stato rispettato
il Progetto Icram relativamente:
1. individuazione delle aree prioritarie
su cui intervenire per il disinquinamento e/o messa in sicurezza
2. parametri per
definire le aree da bonificare
3. aree su cui effettuare ulteriori
approfondimenti di indagine
4. diverse modalità e tecniche di
bonifica
Ho inoltre rilevato come non
il sottoscritto ma il Progetto Icram affermi testualmente: “In considerazione del fatto che gli interventi di
bonifica relativi alle diverse aree potrebbero essere attuati in tempi diversi,
dovrà essere data priorità a quelle aree in cui livelli elevati di
contaminazione dei sedimenti potrebbero determinare situazioni di rischio
sanitario-ambientale”.
Ovvio che qui le
responsabilità sono delle istituzioni preposte ad approvare i progetti di
bonifica:
Ministero dell’Ambiente e
Regione (quando il sito di Pitelli era nazionale)
Regione Comune (quando il
sito di Pitelli è diventato regionale).
Tutto questo chi ha letto i
miei post lo sa bene basti vedere quelli che trattavano del passaggio da sito
nazionali a sito regionale , si veda ad esempio QUI.
LA QUESTIONE DEL REATO DI OMESSA BONIFICA
Il confronto pubblicato
sulla Gazzetta della Spezia tende a far credere al lettore che il sottoscritto avrebbe imputato nei suoi
post il reato di omessa bonifica (introdotto recentemente nel nostro
ordinamento giuridico: articolo 452-terdecies nel Codice Penale) alla Autorità Portuale. Sarebbe bastato leggere con
attenzione i miei post e la relazione tecnico amministrativa allegata all’Esposto
di Legambiente e che ho riprodotto in parte in questo post vedi QUI, per capire che questa
accusa non ha alcun fondamento. Prima di tutto se questo reato venisse
dimostrato la responsabilità cadrebbe su Ministri dell’Ambiente, Presidenti e
Assessori regionale nonché Sindaci della Spezia.
Potrebbe esserci anche una responsabilità della AP del reato di cui sopra, ma non in generale come sembra adombrare il finto confronto pubblicato dalla Gazzetta della Spezia, ma solo in relazione alle situazioni in cui la AP aveva il compito di dragaggio/bonifica (scavo fondali per il porto) e non abbia effettivamente attuato la bonifica e comunque sempre dopo la entrata in vigore del nuovo reato ovviamente.
Potrebbe esserci anche una responsabilità della AP del reato di cui sopra, ma non in generale come sembra adombrare il finto confronto pubblicato dalla Gazzetta della Spezia, ma solo in relazione alle situazioni in cui la AP aveva il compito di dragaggio/bonifica (scavo fondali per il porto) e non abbia effettivamente attuato la bonifica e comunque sempre dopo la entrata in vigore del nuovo reato ovviamente.
Una responsabilità penale della AP invece, se dimostrata dalla autorità giudiziaria competente, potrebbe esserci in relazione al reato di violazione delle prescrizioni delle autorizzazioni di dragaggio/bonifica (comma 1 articolo 257 DLgs 152/2006)
Non è vero comunque quanto
affermato dal confronto pubblicato sulla Gazzetta della Spezia da parte della
AP per cui il reato non è applicabile comunque perché entrato in vigore solo
ora. Ovviamente non è applicabile per il passato ma se l’omessa bonifica
continuasse sarebbe applicabile nel presente
e soprattutto nel futuro.
LA QUESTIONE DEL DISASTRO AMBIENTALE
Non ho mai detto che sia
già in atto la fattispecie del disastro ambientale (nuovo reato introdotto nel
nostro ordinamento ma è comunque applicabile a fattispecie simile anche il
vecchio reato generico peraltro).
Ho svolto nei miei post
(ma il confronto pubblicato sulla Gazzetta non lo ha pubblicato) un altro
ragionamento riportato anche nella relazione tecnica amministrativa allegata
all’esposto di Legambiente che qui riporto sinteticamente.
Ciò che si vuole mettere
in rilievo è come sia per la parte a terra che per la parte a mare:
1. la caratterizzazione non è stata completata
soprattutto per le aree militari ma non solo
2. la bonifica ha riguardato solo parti del sito e
neppure quelle più inquinate
3. non vengono rispettati i piani di bonifica
stabiliti dagli atti approvati dalle conferenze dei servizi a cominciare dal
Progetto Preliminare per la parte a mare redatto da ICRAM
4. non è ancora chiaro del tutto quanti e quali
materiali e rifiuti pericolosi siano interrati sia nella parte a mare ma
soprattutto nella parte a terra del sito di Pitelli
5. permane quindi un potenziale rischio sanitario
e ambientale accelerato proprio dalla vicenda dei dragaggi ma anche di altri progetti esistenti e in atto come pure dal passaggio continuo del naviglio mercantile, passeggeri ma anche militare.
Alla luce di quanto sopra
sotto il profilo penale si sottolinea come il permanere di un inquinamento
diffuso contemporaneamente con ulteriori interventi nelle zone inquinate
(dragaggi, passaggio di navi sempre più grandi, ulteriori attività previste nel
golfo) comporta un costante rischio ambientale e sanitario che potrebbe
realizzare, e probabilmente lo ha già realizzato, una fattispecie di disastro
ambientale tenuto conto anche della nuova definizione della fattispecie
astratta di questo reato approvata dal Parlamento
CONCLUSIONI
Invece che pubblicare
questo confuso, e per certi versi inutile confronto, la Gazzetta della Spezia
avrebbe dovuto chiedere alla AP di pubblicare tutti i documenti che dimostrino
quanto affermato dal suo Presidente nella conferenza stampa di ieri.
Non c’è problema questa richiesta ampiamente motivata l’ho pubblicata io in questo post vedi QUI.
Invece l’AP continua a
presentare , come fa oggi sui giornali, perizie commissionate ad hoc,
stravolgendo il suo ruolo istituzionale pubblico e comportandosi come fosse una azienda
privata.
Come ho già scritto se pubblicherà i dati veri richiesti dagli atti autorizzatori sopra analizzati e dalla vigente normativa vorrà dire che almeno sotto il profilo della trasparenza il mio compito critico sarà raggiunto non avendo io altro scopo che il bene della comunità io cui vivo.
[1] Queste sostanze hanno
effetti devastanti sul sistema ormonale di alcune specie, e anche gli esseri
umani potrebbero correre dei rischi se consumassero pesci contaminati. Si tratta di composti capaci di alterare persino le
caratteristiche sessuali degli organismi colpiti, con gravissime ripercussioni
sulla riproduzione
Nessun commento:
Posta un commento