Qualcuno ha commentato le suddette dichiarazioni: “una risposta forte”………. Una risposta forte? Io la definirei una risposta reticente.
Ma in questa vicenda la reticenza non è solo ovviamente della Autorità Portuale ma anche di altri enti pubblici:
1.hanno omesso di bonificare le parti più inquinate del golfo in violazione del Piano Icram e cioè: Ministero dell’Ambiente, Regione e Comune della Spezia ed in parte Lerici.
2.continuano a non svolgere il ruolo di controllo e prevenzione dell’inquinamento del golfo non producendo studi adeguati per far comprendere il dato reale della situazione del nostro golfo in particolare della zona perimetrata nel sito di Pitelli (Arpal, Capitaneria di Porto e Asl)
“Dato a Cesare quello che è di Cesare” torniamo alle dichiarazioni di Forcieri.
Forcieri sostiene che chi dichiara che i dragaggi hanno prodotto morie dei mitili afferma delle “balle”.
Io dico e affermo che anche le affermazioni di Forcieri non forniscono adeguati elementi di conoscenza e potrebbero costituire quindi altrettante balle, in questo caso ancor più gravi perché prodotte da un rappresentante di una Istituzione Pubblica come la Autorità Portuale.
Forcieri costruisce ipotesi su distanze e depositi dei fanghi dispersi dai dragaggi ma non fornisce la documentazione che dimostri il rispetto non di quello che pensano mitilicoltori o ambientalisti ma le prescrizioni che sono state stabilite per lo svolgimento dei dragaggi nel nostro golfo.
Vediamole queste prescrizioni e vediamo cosa dovrebbe essere pubblicato
Il Piano di Monitoraggio
Il Piano di Monitoraggio per le attività di bonifica dei fondali esterni al Palancolato del Molo Garibaldi, in attuazione del Progetto preliminare dell’Icram , prevede in generale specifiche e puntuali modalità di controllo della attività di dragaggio.
Ad oggi non abbiamo ancora avuto la pubblicazione di un report che puntualmente chiarisse il rispetto di quanto sopra ma dichiarazioni e verbali di controllo confusi e contraddittori se non addirittura reticenti da parte di Autorità Portuale, Arpal e Capitaneria. Basti pensare che Arpal a febbraio di questo anno, dopo i primi episodi di diffusione della torbità nel golfo dichiara che le modalità di dragaggio vanno riviste, mentre oggi si afferma che tuttosommato non dovrebbe essere il dragaggio ad avere creato il problema
nella scelta delle tecnica di dragaggio (quella a benna) non è stata condotta una adeguata istruttoria tecnica che mettesse a confronto le tecniche di dragaggio indicate da pagina 127 e seguenti del Progetto Preliminare di Bonifica dell’ICRAM di cui ho trattato sopra. Invece che scrivere frasi generiche sarebbe interessante capire se Arpal Autorità Portuale e Capitaneria di Porto pensano che sarebbe necessario svolgere finalmente la suddetta istruttoria magari scegliendo tecniche di dragaggio più sicuri come quelli indicati nel suddetto Progetto Preliminare.
Ma c’è di più in fatto di insufficiente analisi dello stato post dragaggio del nostro golfo perché uno studio, commissionato dalla Autorità Portuale, sui rischi di dispersione dei fanghi dalla attività di dragaggio fa riferimento solo a due scenari estremi:
1.rottura completa delle panne distribuite intorno all’area di mare dragata
2.condizioni di mare estremamente sfavorevoli
Non ci sono, in questo studio, scenari relativi a situazione più puntuali legate alla violazione di singole prescrizioni delle attività di dragaggio, che poi sono quelle che si stanno puntualmente verificando.
A tutt’oggi non è stato pubblicato alcun documento ufficiale da parte di nessun Ente preposto alla vicenda che dimostri il rispetto delle seguenti prescrizioni:
1. per la realizzazione del campo di bonifica e del successivo escavo a quota -11,00 è previsto l’impiego di panne galleggianti speciali, costituite da teli in poliestere ad alta resistenza resinati e vincolati tramite cavi di acciaio INOX austenitico a corpi morti adeguatamente posati sul fondale marino. Le panne dovranno corrispondere a caratteristiche tecniche e prestazionali tali da garantirne la resistenza e la durabilità durante le operazioni di esavo dei fondali, nonché l’impermeabilità ad eventuali particelle solide in risospensione.
2. separazione dell’area di scavo da quella di carico trasferimento del materiale dragato
3. necessità di interrompere i lavori non solo quando si verificano rotture di panne ma anche quando vengano spostate
4. minimizzazione od eliminazione della perdita di materiale con conseguente ridotta produzione di torbidità e di dispersione dei contaminanti
5. massimizzazione del contenuto di sostanza solida nel materiale dragato e conseguente minimizzazione dei volumi d’acqua che richiedono trattamento e gestione
6. collocazione sul mezzo dragante di una vasca contenente acqua, con un adeguato franco di sicurezza per immergervi la benna dopo lo sversamento nel pozzo di carico e prima della successiva immersione. Tale acqua dovrà essere preleva in sicurezza e campionata.
7. speciale cautela nel manovrare la benna sul pontone per il prelievo dei sedimenti di dragaggio dalla betta al fine di evitare perdite di materiale e rilascio di contaminanti alla colonna d’acqua
8. il trasferimento del materiale dragato dalla draga alla nave da trasporto deve avvenire con sistema di aspirazione proteggendo l’area di manovra con ulteriori panne galleggianti che dovranno essere aperte solo dopo la fine della attività di carico e comunque la betta potrà uscire solo dopo che sia stata verificata la assenza di torbidità dell’acqua
Il punto 2.2 di del Piano di Monitoraggio relativo al controllo degli effetti della bonifica sugli organismi che formano l’ecosistema golfo spezzino. Questa parte del Piano di Monitoraggio prevede stazioni di controllo per indagini eco tossicologiche precisando le tipologie di controlli ma anche le tempistiche di controllo.
Fino ad ora non è stato prodotto alcun rapporto ufficiale che dimostri il rispetto di quanto sopra da parte degli organi preposti: Autorità portuale, Capitaneria, Arpal. Basti confrontare quanto previsto dal Piano di Monitoraggio con quanto fino ad ora dichiarato e pubblicato da Arpal:
punto 2.2.2. tempistica e frequenza delle indagini eco tossicologiche
punto 2.2.3. tipologia ed ubicazione delle aree per il controllo microbiologico sugli organismi
punto 2.2.4. tempistica e frequenza per il controllo microbiologico sugli organismi
punto 2.2.5. tipologia ed ubicazione delle aree per il controllo qualitativo delle biocenosi sensibili (es. praterie di posidonia, quindi organismi stanziali anche nelle aree limitrofe del nostro golfo)
punto 2.2.6. tempistica e frequenza per il controllo qualitativo delle biocenosi sensibili
Per ognuna delle seguente attività di controllo il Piano di Monitoraggio prevede verifiche prima durante e dopo la attività di dragaggio con frequenze piuttosto brevi (anche solo 10 giorni da un controllo all’altro).
CONCLUSIONI
Quando saranno state pubblicate tutte queste informazioni secondo le modalità richieste dai documenti ufficiali e non dalle "ubie" di questo o quel dipendente della Autorità Portuale, dell'Arpal o della Capitaneria.....allora potremmo verificare con un minimo di credibilità chi afferma balle e chi non le afferma.
Fino ad ora non è stato prodotto alcun rapporto ufficiale che dimostri il rispetto di quanto sopra da parte degli organi preposti: Autorità portuale, Capitaneria, Arpal. Basti confrontare quanto previsto dal Piano di Monitoraggio con quanto fino ad ora dichiarato e pubblicato da Arpal:
punto 2.2.2. tempistica e frequenza delle indagini eco tossicologiche
punto 2.2.3. tipologia ed ubicazione delle aree per il controllo microbiologico sugli organismi
punto 2.2.4. tempistica e frequenza per il controllo microbiologico sugli organismi
punto 2.2.5. tipologia ed ubicazione delle aree per il controllo qualitativo delle biocenosi sensibili (es. praterie di posidonia, quindi organismi stanziali anche nelle aree limitrofe del nostro golfo)
punto 2.2.6. tempistica e frequenza per il controllo qualitativo delle biocenosi sensibili
Per ognuna delle seguente attività di controllo il Piano di Monitoraggio prevede verifiche prima durante e dopo la attività di dragaggio con frequenze piuttosto brevi (anche solo 10 giorni da un controllo all’altro).
CONCLUSIONI
Quando saranno state pubblicate tutte queste informazioni secondo le modalità richieste dai documenti ufficiali e non dalle "ubie" di questo o quel dipendente della Autorità Portuale, dell'Arpal o della Capitaneria.....allora potremmo verificare con un minimo di credibilità chi afferma balle e chi non le afferma.
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