sabato 14 giugno 2014

Pitelli: i rifiuti interrati abusivamente e le dimenticanze degli enti spezzini!

La vicenda del sito di bonifica di  Pitelli ritorna di attualità dopo i recentissimi ritrovamenti di rifiuti anche pericolosi (secondo la classificazione ex lege) smaltiti illegalmente  lungo la strada che porta a questo paese.

Le verifiche sono in corso e vedremo alla fine cosa e quanto verrà trovato di preciso. 
Ma questa notizia intanto va inquadrata nella questione più generale del sito di bonifica che voglio ricordare riguarda gran parte delle colline della zona est della città della Spezia e soprattutto l’intero golfo dentro diga.

Vediamo di seguito perchè......


LA SCOPERTA DEI NUOVI INTERRAMENTI ABUSIVI DI RIFIUTI ERA PREVEDIBILE QUANTOMENO DAL 1996.
Intanto una affermazione discutibile è stata pubblicata subito dopo il ritrovamento dei rifiuti: "il luogo dove sono stati trovati è fuori del perimetro del sito di bonifica di Pitelli".  Francamente questa affermazione in se non ha alcun valore scientifico, tanto meno giudiziario (l’illegalità c’è comunque sia che li abbiano smaltiti dentro o fuori il perimetro), quindi perché questa affermazione? Forse una svista di chi l’ha fatta  o più probabilmente un maldestro tentativo  di giustificare sotto il profilo amministrativo la non corretta caratterizzazione del sito svolta e/o approvata ( a seconda che le aree fossero pubbliche o private)  dalle autorità competenti o da privati con l'approvazione delle autorità. 

Infatti  se noi andiamo a vedere cosa c’era scritto nel Decreto istitutivo del sito di bonifica nazionale di Pitelli (ora denazionalizzato ma su questo punto torno successivamente) possiamo notare che il sito di Pitelli rientrava fin dall’inizio nell’ambito dei siti ad inquinamento diffuso e da più fonti, inquinamento e fonti stratificati nel tempo.

Afferma il Decreto (vedi QUIistitutivo del sito di Pitelli che  l’area interessat  fa: “riferimento alle zone di discarica, alle aree occupate dagli insediamenti industriali presenti sia nell'entroterra che sulla fascia costiera dei comuni di La Spezia e Lerici e al tratto di mare prospiciente i cui fondali siano stati oggetto di sversamenti abusivi e nei quali abbiano recapitato o recapitino scarichi”. 
Non a caso nei considerando di detto decreto istitutivo si affermava: “all'interno  dell'ambito territoriale delimitato dalla perimetrazione, sarà eseguita l'attività di caratterizzazione al  fine  di  accertare  le effettive condizioni di inquinamento, con
riserva di individuare le eventuali ulteriori aree per le quali, alla luce  dei  primi  accertamenti,  emerga  una  possibile situazione di inquinamento tale da rendere necessario l'allargamento del perimetro.”
C'è stata una ulteriore conferma  che il sito di Pitelli è stato fin dall’inizio un sito in evoluzione per la sua estensione, dove quindi la c.d. caratterizzazione del sito (cioè la verifica dell’estensione dell’inquinamento) non poteva essere limitata a luoghi dove era certo, per ragioni di esistenza di autorizzazioni pregresse illegali illegittime o non rispettate,  che ci potessero essere livelli di inquinamento superiori ai limiti di legge. Nel 2001 un nuovo Decreto (vedi QUI) ha esteso il perimetro del sito all'area della Pertusola, sede di impianti industriali dismessi in gravi condizioni di degrado e fortemente contaminata da metalli pesanti.

È   indiscutibile che il sito di Pitelli nella sua definizione avrebbe dovuto comportare una visione larga della sua caratterizzazione  non limitandosi solo alle aree conosciute perché legate alle singole attività autorizzate (discariche, impianti industriali) sia pure in contrasto con la normativa su tali autorizzazioni e sui controlli che ne conseguivano.

Peraltro che  il sito fosse caratterizzato non solo da cattive gestioni di impianti e/o attività autorizzati/e in modo illegittimo e controllate ancora peggio, ma da sversamenti abusivi, risultava  ampiamente da anni. Cito solo due esempi estremamente significativi:
1. da inchieste giornalistiche. Ad esempio il Secolo XIX in data 25/6/1988 intervistava un ex trasportatore di rifiuti che ammetteva  l’abbandono incontrollato di “rifiuti tossici  vicino ai centri abitati, proprio come in Nigeria o in Libano. Pitelli, a pochi chilometri da La Spezia……”
2. dalla inchiesta della magistratura iniziata nel 1996, che ha portato poi alla perimetrazione del sito di bonifica, sono emerse aree di stoccaggio totalmente abusive nelle colline di Pitelli: ad es. “Tiro al piattello” e “Campetto” questa ultima vicinissima alla zona in cui sono stati ritrovati, in questi giorni i nuovi smaltimenti abusivi di rifiuti.



CONCLUSIONE 1: GLI SVERSAMENTI ABUSIVI NON LI TROVANO MAI GLI ENTI PREPOSTI PER LEGGE
Se è vero che le competenze in materia di siti di interesse nazionale sono del Ministero dell’Ambiente, occorre aggiungere che tutti i passaggi formali dalla caratterizzazione alla approvazione del progetto di bonifica e/o messa in sicurezza ed eventuale piano di monitoraggio ex post, vedono il coinvolgimento di Regione (conferenza servizi decisoria) ed Enti Locali (conferenza dei servizi istruttoria).  Non solo ma  come dimostra il decreto del 2001, sopra citato,  con il quale il perimetro del sito di Pitelli venne ampliato,  Enti Locali e Regione interessati  potevano chiedere, anche sulla base di loro dirette attività di monitoraggio, la estensione del perimetro.

Quindi la prima conclusione è che ancora una volta per conoscere il reale stato della diffusione dell’inquinamento nel sito di Pitelli abbiamo dovuto attendere molti anni e l’intervento della magistratura, mentre invece potevamo saperlo con largo anticipo visto che le competenze e gli strumenti tecnici in mano agli Enti Locali e alla Regione, esistevano già negli anni 90.



CONCLUSIONE 2: IL SITO DI PITELLI DOVEVA RESTARE NAZIONALE
Ho letto sui quotidiani locali dichiarazioni di esponenti del PD “pentiti” sulla declassificazione del sito di Pitelli da nazionale a regionale.  
Peccato che quando venne presentato il decreto di declassificazione nessuno di quell’area politica spese pubblicamente parole di critica.
Eppure la questione, del totale non fondamento sostanziale e legale di questa scelta, era chiara fin dall’inizio (vedi QUI): si voleva declassificare per poter controllare solo dal livello locale tutta la partita delle bonifiche ma anche degli interramenti abusivi che potessero essere eventualmente scoperti successivamente.
Ma questo ultimo ritrovamento di rifiuti interrati abusivamente nella zona interessata dal sito di Pitelli dimostra ulteriormente il totale contrasto della scelta di declassificare il sito con la legge vigente.

La nuova scoperta di rifiuti abusivamente stoccati dimostra, infatti la diffusione dell’inquinamento nel sito di Pitelli in un area ampia, addirittura ancora più ampia di quella già di per se notevole a suo tempo perimetrata con la costituzione del sito di interesse nazionale nel ormai lontano 2000.
Secondo il comma 1 dell’articolo 252 del Testo Unico Ambientale, DLgs 152/2006 e s.m. " I siti di interesse nazionale,  ai fini della bonifica, sono individuabili in relazione alle caratteristiche del sito, alle quantità e pericolosità degli inquinanti , al rilievo dell'impatto sull'ambiente circostante in termini di rischio sanitario e ecologico nonché di pregiudizio per i beni culturali e ambientali ".  
I parametri, quindi,  sono solo dei criteri specificativi di questa ratio (del comma 1 articolo 252 sopra riportato) ma è chiaro che quello che conta per definire un sito di interesse nazionale è quanto affermato proprio nel detto comma 1: 
1. le dimensioni ampie dell’inquinamento
2. la pericolosità degli inquinanti, 
3. il rischio sanitario, 
4. il pregiudizio di aree con vincoli paesaggistici. 

Tutte caratteristiche in cui rientra il sito di Pitelli. 

Insomma sono le dimensioni dell’inquinamento che caratterizzano l’interesse nazionale di un sito non le singole attività inquinanti, e come si vede dai nuovi ritrovamenti le dimensioni aumentano progressivamente mentre la bonifica del sito langue come ho ampiamente spiegato QUI




  

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