Documento (QUI) della Associazione Transport & Environment (T&E) che fornisce delle raccomandazioni per rafforzare il sistema di scambio di quote di emissione dell'UE (ETS) per il settore marittimo, in vista dell'imminente revisione delle politiche e dell'obiettivo climatico dell'UE per il 2040.
T&E sottolinea la necessità di mantenere sia l'EU ETS
(QUI)
che il Net Zero Framework NZF (QUI)
dell'IMO, poiché nessuno dei due da solo è sufficiente per soddisfare la quota
del trasporto marittimo nell'azione per il clima.
Il documento di T&E dimostra che entrambi i sistemi
sono necessari, soprattutto perché nessuno dei due è sufficiente da solo a
raggiungere gli obiettivi climatici dell'UE o a coprire il reale costo
climatico delle emissioni.
Soprattutto il Documento riprende la Valutazione di
Impatto ambientale ma anche socioeconomico che la Commissione ha svolto in vista
della approvazione della normativa EU ETS. Valutazione che ha chiarito come la
normativa avrà un impatto minimo sulla competitività dei porti, nonché marginale
sui costi ambientali nella scelta del porto.
Nonostante ciò dobbiamo leggere recentissime dichiarazioni (QUI) dal fronte “portualista” (armatori in testa) che attaccano per l’ennesima volta la suddetta normativa…
Questi signori ripropongono una tesi che come si dimostra
nel proseguo del post non è fondata tecnicamente ed economicamente. La tesi
è che la normativa EU ETS debba adeguarsi all’accordo IMO (NZF). L’obiettivo è
rendere la normativa quindi più blanda per gli armatori confermando la loro
logica di aggirare sempre e comunque le norme ambientali.
D’altronde deroghe e aggiramenti delle norme ambientali sono
il “must” degli armatori come ho già dimostrato ampiamente QUI. Ma questi signori sono incontentabili
(come i loro profitti inarrestabili oltre 5 miliardi di utili nel solo 2024) per cui più recentemente abbiamo
avuto: la delega ad organismi di accreditamento privati la certificazione della
sicurezza delle navi (QUI), le violazioni della
normativa sul riciclaggio delle navi (QUI),
una disciplina del bunkeraggio di combustibili pericolosi non adeguata alla
complessità dei porti italiani (QUI),
le nuove regole per i dragaggi (QUI).
Il tutto nonostante la Comunicazione (QUI)
della Commissione UE del 5 giugno 2025 (COM (2025) 281 finale, abbia confermato
le criticità e i ritardi del trasporto marittimo relativamente ad emissioni
delle navi e il rischio incidentale.
Ma vediamo cosa dice lo studio di Transport &
Environment…
LA NECESSITÀ DI MANTENERE IL SISTEMA EU ETS SULLE
EMISSIONI DI GAS SERRA DAL TRASPORTO MARITTIMO
Secondo il
documento di T&E gli accordi in sede IMO non garantiscono adeguatamente che
chi inquina nel trasporto marittimo paghi per la propria quota di inquinamento.
Per questo la
normativa UE ETS è uno strumento fondamentale per raggiungere gli obiettivi
climatici dell'UE per il settore marittimo e non può essere sostituito dal NZF
dell'IMO, che lascia oltre l'85% delle emissioni del trasporto marittimo
dell'UE senza prezzo. In particolare, secondo T&E sovrapponendo le
emissioni tariffate indirettamente dall'NZF e dall'EU ETS,
si evidenzia che,
in media, solo il 15% delle emissioni tariffate ogni anno nell'ambito dell'EU
ETS sarà anche tariffato nell'NZF. Ciò significa che l'applicazione della sola
IMO NZF esenterebbe oltre l'85% delle emissioni totali del trasporto marittimo legate
all'UE (comprese quelle non soggette al sistema ETS) dalla fissazione del
prezzo del carbonio.
Inoltre, poiché
l'IMO NZF esenta così tante emissioni dalla fissazione del prezzo del carbonio,
l'UE dovrebbe considerare l'estensione dell'ambito di applicazione del sistema
ETS al 100% dei viaggi extra SEE, anziché all'attuale 50%.
RISORSE GENERATE
DAL SISTEMA ETS E NFZ
Pur essendo una
misura regionale, si prevede che l'ETS genererà in Europa le stesse entrate
(circa 10 miliardi di euro all'anno) della misura dell'IMO a livello globale
(circa 10 miliardi di dollari all'anno). Una parte dei fondi ETS dovrebbe
essere reinvestita nella produzione di carburante elettrico verde in Europa, al
fine di sostenere la decarbonizzazione del trasporto marittimo e rafforzare
l'autonomia strategica dell'UE. T&E dimostra che il 25% delle suddette
entrate possa essere sufficiente a sostenere un'adozione di circa il 5% di
e-fuel per uso marittimo prodotti in Europa entro il 2030.
ESTENSIONE
DELL'ETS ALLE IMBARCAZIONI TRA 400 E 5000 GT (QUI).
Le imbarcazioni
più piccole tra 400 e 5000 GT sono attualmente escluse dall'ETS UE, nonostante
rappresentino una quota considerevole del traffico marittimo e contribuiscano
in modo significativo alle emissioni di gas serra e inquinanti atmosferici, in
particolare, nelle zone costiere. L'inclusione di queste imbarcazioni nell'ETS
creerebbe gli incentivi necessari e genererebbe entrate a sostegno della loro
decarbonizzazione: in media circa 2,4 miliardi di dollari all'anno, tra il 2028
e il 2035.
Le tecnologie
necessarie, come la propulsione elettrica a batteria, a idrogeno e ibrida, sono
già disponibili in commercio e ben si adattano a queste tipologie di
imbarcazioni, dato il loro minore fabbisogno energetico e le rotte fisse.
Tuttavia, la loro diffusione rimane limitata senza incentivi politici.
Per ridurre al
minimo gli oneri amministrativi mantenendo al contempo l'ambizione ambientale,
si raccomanda un duplice approccio:
1. le navi che operano prevalentemente tra i
porti del SEE potrebbero rientrare nell'ETS 2 (QUI),
con una tariffazione del carbonio a monte (punto di vendita del carburante) e
una rendicontazione semplificata: limitata al monitoraggio del consumo annuale
di carburante, dei tipi di carburante e delle ore operative.
2. Altre navi di piccole dimensioni potrebbero
essere incluse nell'ETS 1 (QUI)
per evitare il tankering, ovvero il rifornimento in porti terzi, evitando così
l'applicazione dell'ETS a monte. Il tutto con requisiti "MRV-light"
(regolamento marittimo in materia di comunicazione monitoraggio verifica:
regolamento MRV-QUI)
adattati per facilitare la conformità.
Questa inclusione differenziata sosterrebbe l'implementazione di tecnologie pulite, contribuirebbe a ridurre le emissioni e contribuirebbe a una strategia climatica marittima equa ed efficace dell'UE.
TECNOLOGIE PER RIDURRE EMISSIONI DELLE NAVI PIÙ PICCOLE È
MATURA
Poiché queste navi richiedono meno energia per la propulsione a causa della loro minore capacità di carico e delle distanze di navigazione più brevi, le navi più piccole sono adatte alla propulsione elettrica a batteria, attualmente ampiamente utilizzata nel trasporto su strada. Ad esempio, alcuni traghetti elettrici e navi portuali funzionano già con successo a batteria. Molte piccole imbarcazioni (ad esempio traghetti, rimorchiatori, navi cargo per la navigazione interna) operano anche su rotte fisse, facilitando l'installazione di infrastrutture di ricarica o rifornimento a terra.
Tecnologie come i sistemi di propulsione elettrica a batteria, a idrogeno o ibridi sono già commercialmente impiegate per le piccole imbarcazioni, ma il loro numero rimane ancora limitato rispetto alle dimensioni della flotta.
Pertanto, l'inclusione delle piccole imbarcazioni nell'ETS rappresenterà un incentivo essenziale per gli armatori a sviluppare e implementare ulteriormente queste tecnologie nel rinnovamento della propria flotta, contribuendo così alla transizione energetica, all'efficienza energetica e alla riduzione dell'inquinamento climatico e ambientale nei porti europei e lungo le coste.
ELIMINAZIONE DELLE ESENZIONI PER I TRAGHETTI CHE POSSONO
GIÀ ESSERE ELETTRIFICATI
L'ETS esenta alcune rotte di traghetti tra le piccole
isole dell'UE e la terraferma fino al 2030, in base alla popolazione e alla
mancanza di collegamenti terrestri. Tuttavia, molte di queste rotte marittime a
corto raggio potrebbero già essere servite da tecnologie navali elettriche o
ibride esistenti, in grado di coprire le distanze richieste. Ciò suggerisce che
le esenzioni potrebbero non
più essere necessarie e potrebbero essere gradualmente
eliminate entro il 2028, poiché alternative pulite sono facilmente
disponibili. Ad esempio, i nuovi
traghetti di grandi dimensioni offrono possibilità di propulsione completamente
elettrica a batteria con un'autonomia fino a 160 km. Questo li rende
perfettamente adatti a molti dei viaggi attualmente esentati dall'ETS, in
particolare per le rotte con viaggi frequenti. Ad esempio, in Spagna, la
distanza tra Ibiza (porto esente) e Denia è di 146 km, mentre tra Capri (altro
porto esente) e Napoli ci sono solo 36 km.
L’IMPATTO ECONOMICO SUL SETTORE MARITTIMO DELLA NORMATIVA
ETS
Il documento di T&E cita in primo luogo cita la
Valutazione del 2021 (QUI)
di impatto prodotta dalla Commissione UE a sostegno della introduzione del
sistema ETS al settore marittimo. Secondo questa valutazione (punto 6.2.2.
parte I): “A lungo termine, si prevede che tutte le opzioni politiche
porteranno a un aumento dei costi totali di circa il 16-20% entro il 2050, a
causa dell'elevata penetrazione di combustibili rinnovabili e a basse emissioni
di carbonio, il che implica costi di carburante e di capitale più elevati. Allo
stesso tempo, la fissazione del prezzo del carbonio nel settore marittimo
porterebbe a progressivi miglioramenti dell'efficienza energetica, in
particolare nell'orizzonte temporale successivo al 2030, contribuendo a ridurre
i costi del carburante.
In termini di costi esterni, tutte le opzioni
politiche genererebbero importanti risparmi economici, in quanto porterebbero a
una sostanziale riduzione degli inquinanti atmosferici. A seconda dell'opzione
politica e dell'ambito di applicazione selezionati, si stima che i risparmi sui
costi esterni si aggireranno tra i 345 e i 540 milioni di euro nel 2030
rispetto al valore di riferimento e oltre 13,7 miliardi di euro nel periodo
2020-2050 in termini di valore attuale netto (ad esempio, fino a 18,1 miliardi
di euro per lo scenario MAR1 , ce ne sono altri 3). Nel MAR1, l'estensione
dell'ETS al settore marittimo comporterebbe una riduzione totale di 59 Mt di
emissioni di CO2 nel 2030 per l'ambito geografico più ampio, 45 Mt per quello
intermedio e 30 Mt per i viaggi intra-UE e le emissioni all'ormeggio.
Queste stime includono gli effetti aggregati sulla
salute, la perdita di raccolti, la perdita di biodiversità e i danni materiali.”
Soprattutto la valutazione della Commissione UE che l'ETS
dell'UE avrebbe un impatto minimo sulla competitività dei porti, con un impatto
marginale sui costi ambientali nella scelta del porto.
Secondo il documento di T&E i principali vettori
marittimi hanno scelto di trasferire i costi ETS ai clienti tramite
supplementi, a sostegno della tesi della Commissione secondo cui le pratiche
commerciali rimarrebbero invariate.
D'altro canto, il calo del traffico container in molti
porti europei può essere meglio spiegato dalle tensioni geopolitiche nel Mar
Rosso dal 2023. Analogamente, nonostante l'introduzione dell'EU ETS, il
traffico portuale ha ripreso vigore nel 2024 in quasi tutti i porti UE
potenzialmente a rischio di evasione.
CONSIDERARE ULTERIORI MISURE DI SALVAGUARDIA CONTRO LA
RILOCALIZZAZIONE DELLE EMISSIONI DI CARBONIO
Sebbene manchino prove solide e coerenti dell'elusione
del sistema ETS, l'UE potrebbe già valutare l'idea di sviluppare ulteriori
misure di salvaguardia per disincentivare ulteriormente gli armatori
dall'adottare comportamenti evasivi. Questo, ad esempio, potrebbe essere
ottenuto passando a un'applicazione ETS basata sui container su un numero
limitato di rotte, teoricamente più sensibili a potenziali evasioni. Questo
cosiddetto "approccio CBAM per il trasporto marittimo applicherebbe il
prezzo del carbonio ETS alle emissioni marittime derivanti dalle merci
containerizzate importate/esportate dall'origine alla destinazione (invece che
dalla prima/ultima tratta dei viaggi navali) se questi container vengono
trasbordati tramite gli hub di trasbordo extra-SEE nel vicinato dell'UE. Ciò
ridurrebbe ulteriormente l'incentivo a sostituire le attività di trasbordo
dell'UE con quelle extra-UE che utilizzano piccole navi feeder.
In altri termini secondo T&E questo approccio basato
sui container calcolerebbe i costi dell'ETS in base alle emissioni marittime
che si verificano durante i viaggi end-to-end tra il paese di origine del
carico (container) e il porto di destinazione SEE, anziché sulla prima o ultima
tratta del viaggio delle navi portacontainer. Questo adeguamento limitato
all'ETS aumenterebbe l'efficacia climatica della politica e risponderebbe alle
preoccupazioni dei porti, senza influire sull'ETS più ampio o su altre tipologie
di carico.
Inoltre, la Commissione dovrebbe valutare la possibilità di ridurre il tasso di trasbordo del 65% per aggiungere altri porti extra-UE a rischio di evasione alla salvaguardia esistente nell'ambito del sistema ETS.
ALLINEARE L'AMMISSIBILITÀ DEI CARBURANTI ALTERNATIVI
NELL'EU ETS E IN FUELEU MARITIME
Per garantire coerenza e integrità ambientale, l'ETS
dovrebbe allinearsi al divieto di FuelEU Maritime (QUI)
sui biocarburanti di prima generazione, che sono collegati alla deforestazione,
a maggiori emissioni e alla perdita di biodiversità dovuta al cambiamento
indiretto dell'uso del suolo. Per un approfondimento vedi ultima parte di
questo post (QUI).
Secondo T&E le ragioni di questa richiesta sono in
sintesi le seguenti: FuelEU Maritime giustamente rende questi carburanti non
idonei alla conformità, considerandoli come aventi lo stesso fattore di
emissione di un combustibile fossile dello stesso tipo. Tuttavia, le stesse
regole non si applicano attualmente al sistema ETS marittimo. In base a questo
sistema, alcuni biocarburanti conformi alla direttiva RED, compresi i
biocarburanti RFNBO per colture alimentari e foraggere, sono "ad aliquota zero",
il che significa che sono trattati come se non causassero emissioni.
Allineare il sistema ETS al divieto sui biocarburanti
derivati da colture alimentari e foraggere previsto da FuelEU significherebbe
rimuovere l'aliquota zero da questi carburanti e fissarne il prezzo per le
emissioni.
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