Ancora richieste, questa volta da parte della Federazione Nazionale delle Imprese di Spedizioni Internazionali (QUI), di semplificazioni e deroghe alle norme sulla disciplina della portualità.
Si mettono dentro alla richiesta di semplificazioni: pianificazione, autorizzazioni ai progetti, enti di controllo. Poi la parolina magica “un sistema normativo moderno e competitivo”, vedi alla voce non applicare o limitarne il rispetto delle recenti norme europee sulle emissioni delle navi sia per gli inquinanti in generale che per i gas serra (QUI).
Deroghe e semplificazioni: alle norme europee sui combustibili per il trasporto marittimo (QUI), alle norme internazionali del Comitato per la protezione dell’Ambiente Marino (MPEC) QUI. Il tutto rimuovendo documenti e studi : come quelli della UE sui limiti ed i controlli inadeguati sulle emissioni delle navi QUI, il Rapporto Unctad che conferma come le emissioni di gas serra del settore sono aumentate ulteriormente del 20% nell’ultimo decennio QUI, ai quali mi permetto di aggiungere una mia ricerca sulle criticità delle inquinamento da trasporto marittimo a livello internazionale QUI. Per non parlare di quanto emerso nel Convegno di Livorno dello scorso ottobre alla presenza di esperti a livello internazionale (QUI).
Nonostante i dati e gli atti inoppugnabili sopra ricordati sinteticamente gli operatori portuali continuano a chiedere deroghe e semplificazioni normativa.
Evidentemente a questi signori le deroghe e semplificazioni già approvate non bastano e allora gliele ricordo io nel seguito del post…
Tagliate dai processi decisionali le comunità locali: eliminando la applicazione della Valutazione Ambientale Strategica al Documento di Programmazione Strategica di Sistema (DPSS) e quindi le relative forme di partecipazione del pubblico previste dalla normativa che disciplina tale procedura di valutazione, non prevedendo alcuna partecipazione nella istituzione e pianificazione delle zone logistiche semplificate con i Sindaci ridotti a meri uditori degli organi di governo delle ZLS
Deroghe alle norme ambientali: rumore da attività portuale (QUI), valutazioni ambientali, rischi di incidenti rilevanti nei porti (QUI), pianificazione sostenibile degli spazi marittimi e costieri (si veda il piano del mare che ha nuovamente rinviato tale pianificazione in una logica solo pro container e gnl QUI.
In particolare, sui dragaggi siamo di
fronte ad una progressiva deroga alle norme ambientali con lo scopo finale di
permettere tempi accelerati di autorizzazione dei dragaggi e lo sversamento
in mare, arrivando persino ad aggirare i parere di enti di controllo ambientali
(Arpal e ASL) vedi QUI
e più recentemente QUI.
Semplificate le procedure in deroga ad una
pianificazione trasparente: usando la parolina magica dell'adeguamento
tecnico funzionale e trasformando i piani regolatori portuali in
sommatorie di progetti (finanziati con soldi pubblici) decisi in stanze
ristrette, senza alcuna visione strategica sia di economia portuale e dello
sviluppo dei territori costieri e delle città che stanno di fronte ai porti.
Qui è intervenuta a porre un piccolo argine la Corte
Costituzionale ma la logica di fondo della riforma della legge quadro sui
porti è rimasta (QUI).
ALTRI ESEMPI ECLATANTI DI LIBERALIZZAZIONE DELLA PIANIFICAZIONE PUBBLICA DELLO SVILUPPO DEI PORTI
1. Il Regolamento sulle zone logistiche
semplificate (QUI)
che dimostra come la politica nell’individuare strumento di programmazione e
pianificazioni non guardi l’interesse generale ma al massimo come spartirsi le
prebende e le Semplificazioni a favore delle lobby per poi venderle sul mercato
elettorale: la politica marketing! Più recentemente è arrivata la chiusura del
cerchio degli ambiti territoriali dove applicare le ZLS (QUI): l'articolo
13-bis della legge 95/2024 (QUI)
che ha convertito il Decreto Legge 60/2024 ha previsto l'istituzione della Zona
logistica semplificata anche nelle aree portuali delle regioni in transizione
(Marche e Umbria) non ricomprese nella Zona economica speciale per il
Mezzogiorno - Zes unica (QUI).
2. La violazione perfino delle linee guida per il
rilascio delle concessioni nei porti (QUI)
3. le riforme ulteriori del governo Meloni che
mirano alla privatizzazione delle Autorità Portuali (oltre a
quella già realizzate di fatto in violazione dei compiti istituzionali che la
legge assegnava a questo ente, vedi QUI)
dietro la parolina d’ordine della autonomia regionale. Interessante, alla luce
della inchiesta attuale, la dichiarazione del Presidente della Regione Liguria
di qualche tempo fa sui porti come SpA (QUI). Insomma,
un guazzabuglio e una commistione sempre maggiore tra operatori portuali e
livelli istituzionali facendo venire meno il ruolo di terzietà che le Autorità
Portuali e ancora di più i Comuni e le Regioni dovrebbero avere sulla gestione
del rapporto porto/territori. Dietro gli slogan c’è il disegno che va avanti da
anni di privatizzare sempre di più non solo la Governance ma addirittura
il Government dei porti.
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