domenica 17 marzo 2019

I cortei contro l'inquinamento planetario e la pochezza culturale di chi li contesta

Le grandi manifestazioni,giovanili contro l'inquinamento e i mutamenti climatici planetari hanno scatenato varie reazioni comprese quelle di coloro che difendono l'attuale modello sviluppo. I toni di questi signori oscillano tra le battute autoritarie "studiate invece di manifestare" a quelle denigratorie "siete tutti strumentalizzati da chi vuole distruggere il capitalismo".
Ma tralasciando queste argomentazioni francamente ridicole c'è una tesi che invece va contestata nel merito perché apparentemente ammantata di dati statistici.




La tesi degli sviluppisti in campo ambientale è che: "Le evidenze empiriche di cui disponiamo mostrano come da oltre metà secolo i livelli di concentrazione di sostanze inquinanti nei paesi occidentali siano in costante calo".


Si tratta della tipica visione riduzionista dell'inquinamento visto come un problema quantitativo (la stessa logica che sta dietro i fautori del rigori sul debito pubblico).
Questa visione riduzionista dell'inquinamento rimuove alcuni concetti di fondo dell'ambientalismo scientifico:
1. l'effetto dose risposta che è sempre individuale da cui la rimozione delle valutazione di impatto e di danno sanitario preventive ed ex post come accade in quasi tutti i processi decisionali a rilevanza ambientale
2. la estrema varietà e speciazione sempre più sofisticata degli inquinanti soprattutto secondari, a prescindere dalle quantità degli inquinanti primari classici (ossidi di azoto e di zolfo e polveri),
3. l'effetto moltiplicatore della sommatoria degli inquinanti (per es. il c.d. PM10 che si forma in atmosfera a partire da altri inquinanti primari come ossidi di azoto, ossidi di zolfo, ammoniaca e composti organici. Il PM10 secondario contribuisce alla concentrazione in aria di polveri sottili per oltre il 50% questo a parità di inquinanti complessivi prodotti).


Ma soprattutto si rimuove la specificità del sito perché i cittadini non vivono in un pianeta astratto ma in territori specifici dove il livello di inquinamento frutto degli effetti cumulativi è molto molto diverso tra le varie situazioni.

Le affermazioni citate all'inizio dei c.d. "sviluppisti" peraltro sono smentite dagli studi che da anni vengono prodotti dalle stesse istituzioni ufficiali, come (ma è solo un esempio, potrei produrre altre decine) lo studio dell’OMS intitolato REVIHAAP – “Review of evidence on health aspects of air pollution” (vedi QUI). Secondo questo studio oltre l’80% degli europei sono esposti a livelli di particolato (PM) superiori a quanto disposto dalle Linee guida di qualità dell’aria dell’OMS risalenti al 2005. Questo, in media, priva ogni cittadino di 8,6 mesi di vita, questo parlando di medie generali ma contano anche gli effetti su settori specifici di popolazione che tali medie aumentano: bambini, anziani, soggetti deboli!

A tutto questo si aggiungono i fenomeni planetari come i mutamenti climatici che rischiano di favorire concentrazioni della popolazione in fuga dalla siccità che non potranno che far aumentare le concentrazioni inquinanti circoscritte territorialmente.



Insomma prima di fare affermazioni come quella riportata all'inizio bisognerebbe analizzare tutto quanto sopra elencato, ma quando si è in mala fede e si difendono interessi precisi c'è poco da analizzare no?

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