martedì 7 marzo 2017

La Materialità dei Conflitti cambierà il Diritto Ambientale e non solo…

Parecchi anni fa (anni 90 del secolo scorso) un giurista di grande valore deceduto qualche anno fa avanzava una visione del diritto ambientale[1] che usciva dalle logiche polverose dei seminari giuridici slegati dalla materialità dei conflitti ambientali che nei territori si svolgevano.......  


1. assicurare all’Amministrazione formazione del personale e strutture tecniche adeguate , invece che fare emanare norme sulla attività e codici etici di comportamento

2. il potere di diritto è subordinato agli interessi diffusi dei cittadini  e quindi questi devono rendersi capaci  di organizzarsi per agire rendendo troppo costoso , o impossibile, perseguire il risultato con il diritto senza tenere conto della loro presenza

3. mantenere acceso il conflitto e con esso la prevalenza nell’azione degli interessi soggettivi all’ambiente su quelli contrari

4. non si possono racchiudere i molteplici interessi che stanno dietro ai conflitti ambientali in fattispecie astratte ma occorre garantire la espressione dei molteplici interessi e culture contro la omogeneizzazione delle esistenza

In sintesi secondo l’autore non si tratta solo di adattare il diritto alla tematica nuova dell’ambiente ma di generare a causa dell’ambiente nuove tecniche di intervento nella società usando il diritto.


All’epoca in cui Spantigati scriveva, questi concetti sembravano lontani dalla realtà ma questi 10 -15 anni di conflitti ambientali hanno dimostrato che proprio da quei conflitti sta nascendo una nuova visione del diritto per cui la singola amministrazione non è più semplicemente un centro d’imputazione attributario della cura di uno specifico e ben definito interesse, ma è sempre più spesso una figura soggettiva chiamata ad operare scelte dispositive (distributive) di risorse limitate, dopo aver condotto una propedeutica valutazione di compatibilità fra – plurimi - interessi pubblici, e fra questi e quelli dei privati, in relazione ai vari, possibili usi di tali risorse, ciascuno corrispondete ad un dato interesse.

Insomma una giustizia e un diritto che non si limitino a riprodurre e/o consolidare lo status quo ma mirino a proteggere e tutelare la società civile.

Come afferma l’associazione Law and Society [2] : studiare il diritto in azione anziché il diritto dei libri. 







[1] F. Spantigati   "Valutazione giuridica dell'ambiente.  Di che cosa parliamo quando parliamo di diritto dell'ambiente" (ed. CEDAM 2002)

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