sabato 28 dicembre 2013

Piazza Verdi e il ricorso del Comune: balle e contraddizioni a prescindere dagli aspetti legali!

Letti i motivi aggiunti (vedi QUI) presentati dalla Amministrazione Federici  nell’ambito del ricorso da essa promosso contro gli atti della Direzione Regionale per i Beni Culturali e della Soprintendenza per i Beni Architettonici della Liguria che di fatto costringono l’Amministrazione a presentare un nuovo progetto profondamente modificativo di quello a suo tempo autorizzato con atto ora annullato dalla Soprintendenza nelle sue parti principali.
Si tratta di un documento complesso. Sugli aspetti  più strettamente legali risponderemo nelle sedi opportune, ora mi interessa mettere in rilievo le palesi e in alcuni casi clamorose falsità e contraddizioni di questo atto, per non parlare delle offese gratuite al Ministro Bray per le quali credo che gli estensori dovrebbero rispondere nelle sedi penali opportune: come ad esempio per la frase vergognosa che adombra esplicitamente una sorta di scambio di favori tra il Ministro e il noto critico d’arte Sgarbi. Ma su questo decideranno gli interessati se presentare querela o meno. 
Di seguito invece voglio rilevare le falsità dell’atto presentato dal Comune mettendo prima in rosso le citazioni dall’atto del Comune e poi successivamente in nero i documenti ufficiali  che le smentiscono clamorosamente! Buona lettura…….



Afferma l’atto del Comune: “ Inizialmente lo spazio della piazza fu lasciato libero, essendo stati realizzati soltanto larghi marciapiedi laterali ed uno centrale, dotato di alti e fini lampioni
FALSO
Afferma la Soprintendenza nelle sue controdeduzioni,  del 25/10/2013, alle osservazioni del Comune nell’ambito della procedura di verifica dell’interesse culturale della piazza: “L’incongruità di tale valutazione prende maggiore evidenza se si considera che le opere di pavimentazione in progetto furono collaudate con deliberazione del Podestà dl 25/1/1937, ed il pagamento fu completato nel novembre dello stesso anno. Nel mese di settembre 1937, per contro, l’Ispettorato ai Giardini della città aveva avanzato il progetto per l’alberatura della piazza, poi approvato nel mese di dicembre 1937 e consistente nella piantagione di 12 piante di pino domestico lungo l’asse maggiore della piazza; l’alberata fu realizzata e ultimata tra tale date e il luglio 1939, quando ne fu deliberato il pagamento. Appare quindi evidente che l’alberatura centrale di pini marittimi risulta, parte integrante della fase originaria  di costruzione e realizzazione di piazza ( o largo) Giuseppe Verdi.



L’atto del Comune afferma:”Non è certo che i pini oggi esistenti siano quelli posti a dimora nel 1939, vi sono infatti testimonianze secondo le quali gli attuali alti pini comuni sono stati collocati nella piazza dieci anni dopo la seconda guerra mondiale
FALSO!  
A pagina 13 della Perizia del dott. Sani (commissionata dalla stessa Amministrazione Federici) si  afferma:  “Si tratta di dieci pini domestici  (Pinus pinea L.), residuo di almeno dodici esemplari, il cui impianto originario è abbastanza antico, in quanto può esser fatto risalire, secondo la documentazione disponibile, intorno al 1939. Gli alberi avrebbero quindi una età cronologica prossima a 75 anni o poco più (a seconda del materiale utilizzato per la piantagione). Non si è ritenuto opportuno determinare con maggiore accuratezza l’età cronologica degli alberi mediante estrazione della cosiddetta “carota” di legno, in quanto l’età desunta sembra essere plausibile, stante le condizioni di modesta fertilità del luogo. Tale determinazione, comunque, non contribuisce alla delineazione del quadro diagnostico richiesto.



Afferma l’atto del Comune: “  È certo invece che i pini esistenti sono in parte pericolanti e, tutti assai vicini alla fine del normale ciclo vitale proprio di queste piante…e che la metà deve essere subito abbattuta per ragioni di sicurezza
FALSO!
Afferma la relazione sulla stabilità dei pini domestici di Villa Borghese a Roma: “in ambiente urbano la sua vita media oscilla tra i 110 e i 150 anni, con rari esemplari che raggiungono i 170 anni, in formazioni naturali ....può raggiungere i 250 anni di età". 

Afferma la relazione del dott. Sani a pagina 70: “si ritiene consigliabile provvedere all’abbattimento in via precauzionale e solo per ragioni di sicurezza. Gli alberi per i quali si consiglia di applicare tale prescrizione sono il n° 9 e il n° 10. Ad essi si aggiunge certamente il n° 1 che, sebbene non si sia eseguita la prova di trazione, manifesta chiari segni di instabilità strutturale. Tutti gli altri alberi esaminati sembrano registrare una condizione di pericolosità inferiore rispetto a questa forma di cedimento”.

Afferma il  penultimo considerando del Decreto della Direzione Regionale per i Beni Culturali sull’interesse culturale di Piazza Verdi:specifiche tecniche fitologiche, alla luce della pubblicistica in materia sono in grado di curare e mantenere in situ esemplari arborei ammalorati, tramite azioni prescritte e seguite dalla Soprintendenza competente”.



Afferma l’atto del Comune: “A tale scopo il progetto ha previsto l’eliminazione del filare centrale di pini comuni: presenza estranea successivamente aggiunta, che ha l’effetto di impedire sia la percezione della continuità prospettica delle due vie collegate dalla piazza; sia per le dimensioni delle piante, del disegno architettonico dei circostanti edifici: oltre ovviamente la realizzazione del predetto spazio pubblico polifunzionale.”
FALSO! Afferma la Soprintendenza nelle sue controdeduzioni,  del 25/10/2013, alle osservazioni del Comune nell’ambito della procedura di verifica dell’interesse culturale della piazza: “L’articolata vicenda della costruzione di Piazza Verdi si completa con la determinazione – ben inquadrata nel Piano Regolatore Generale[1]  e concretizzata nel 1933 – della demolizione del Politeama Duca di Genova e della costruzione del Palazzo delle Poste. La nuova vocazione della piazza non è più solo quella di quinta scenografica a fondale della via Chiodo e ideale contrappunto della facciata dell’Arsenale, ma diviene quello di una piazza degli affari capace di una nuova centralità nella vita urbana  per l’importanza dei palazzi pubblici che la circondano, ed in particolare dell’imponente volume del Palazzo delle Poste



Afferma l’atto del Comune: “ Non è un fuor d’opera rammentare che il Sindaco in carica è stato eletto nel 2012 al primo turno di consultazione in base ad un programma che prevedeva la realizzazione del progetto Vannetti Buren risultato vincitore, programma successivamente approvato dal Consiglio Comunale contestualmente eletto
FALSO! 
Premesso che il Sindaco in avvio della campagna elettorale dichiarò esplicitamente che il progetto di Piazza Verdi era sospeso per ragioni economiche ( ciò nonostante il progetto fosse già stato selezionato e finanziato dalla UE) e di questa dichiarazione esistono articoli di stampa già ripubblicati anche negli ultimi mesi. Premesso ciò occorre ricordare, a proposito di consenso al progetto  e di rispetto del Consiglio Comunale e dei suoi indirizzi, che in data 14/12/2009 il Consiglio Comunale approvò a larga maggioranza un ordine del giorno che affermava:Impegna il Sindaco ….. A trovare le forme con cui aprire, prima della stesura del progetto definitivo, una fase partecipativa del consiglio comunale e della città, affinché la comunità cittadina possa esprimersi sulla sistemazione futura di piazza Verdi a cui la comunità stessa, guarda con grande interesse”. Peccato che di tale percorso partecipativo non si è mai avuto riscontro prima della selezione del progetto avvenuta il 4 febbraio 2010!
D’altronde come peraltro ha dichiarato lo stesso Sindaco Federici in Consiglio Comunale:
1. la Circoscrizione è stata coinvolta solo dopo la avvenuta selezione del progetto,
2. i cittadini sono stati coinvolti in un convegno di presentazione del progetto ormai vincitore,
3. gli altri progetti partecipanti sono stati esposti a concorso ormai chiuso da tempo.



Afferma l’atto del Comune: “La relazione della dott.ssa   non è stata inviata alla Soprintendenza con l’istanza del 8/5/2012 presentata per ottenere l’autorizzazione alla esecuzione del progetto, rilasciata con atto del 6/11/2012
FALSO!  
E’ impossibile che la Soprintendenza non fosse a conoscenza della suddetta relazione per un motivo temporale e per un motivo fattuale (anzi documentale).
Il motivo temporale è che  il bando a cui la relazione è allegata  è del 2009 e la selezione del progetto avviene nel 2010.
Il motivo fattuale è contenuto nelle premesse del Decreto di annullamento della autorizzazione del 6/11/2102, emanato dalla Soprintendenza in data 15/11/2013. Afferma testualmente tale Decreto, al quarto “premesso che”: “nel corso dell’esame istruttorio del progetto la Soprintendenza si avvaleva di una relazione storica redatta dalla dott.ssa Marzia Ratti, dirigente per i servizi culturali del Comune di Spezia, nel 2009 per il bando di progettazione di piazza Verdi“.
E’ proprio questa relazione che costituirà elemento decisivo per sviare la Soprintendenza nella valutazione dell’interesse storico della piazza nella istruttoria che porterà alla autorizzazione, ora annullata, del  6/11/2012.  



Afferma l’atto del Comune: “ Riteneva il Comune che la verifica di interesse culturale fosse già attivata di ufficio dal Ministero e comunicava che avrebbe fatto avere tutta la documentazione utile a tale verifica come in effetti è avvenuto successivamente con lettera del 20/6/2013”.
FALSO!  
Nella autorizzazione del novembre 2012 la Soprintendenza afferma: “si invita codesto Ente (Comune di Spezia ndr) ad avviare presso la Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici della Liguria la necessaria procedura di verifica dell’interesse relativo all’immobile medesimo”.  Quindi all’epoca non ci fu nessun avvio di ufficio ma una richiesta, rivolta al Comune proprietario dell'immobile piazza Verdi, di approfondimento istruttorio nelle more della esecuzione del progetto, approfondimento che il Comune non ha mai avviato. Infatti il Comune interviene nel procedimento di verifica solo dopo l’avvio di questo da parte della Soprintendenza in data 17/7/2013. In particolare il Comune presenta le proprie osservazioni  con nota protocollo n. 87477 del 10/10/2013 . A conferma di ciò si veda quanto affermato dalla Soprintendenza nell’atto di avvio di ufficio della procedura di verifica in data 19/7/2013 secondo il quale:
“… accertato altresì che ad oggi nessun affidamento può essersi ingenerato in capo a codesto Comune, considerato che già con nota prot.n. 33062 del 6/11/2012 veniva precisata la necessità di procedere con la verifica dell’interesse culturale…”



Afferma l’atto del Comune “Il Comune non è a conoscenza di formali provvedimenti del Ministero con i quali esso abbia prescritto o richiesto agli organi periferici del Ministero e o al Comune di sospendere o abbia sospeso  l’esecuzione del progetto e l’atto di sua approvazione del 6/11/2012 o abbia avocato a se la decisione sul progetto stesso e su lavori.
FALSO E TENDENZIOSO!  
Si tratta di affermazione assolutamente non fondata ma anche tendenziosa perché tendente appunto a rimuovere la realtà normativa che dovrebbe essere ben nota agli estensori dell’atto in questione.   Infatti come è noto il Ministero  ha sui beni culturali un potere di vigilanza generale di cui all’articolo 18 del Codice. Questo potere il Ministero ha esercitato segnalando la lacuna istruttoria  e chiedendo che Direzione Regionale per i  Beni Culturali e Soprintendenza verificassero la fondatezza di tale lacuna. Quindi non può esserci stato nessun atto del Ministero semplicemente perché  gli atti di amministrazione attiva spettano ai suddetti organi periferici del Ministero attivati da quest’ultimo proprio esercitando i suoi potere generali di vigilanza.



Afferma l’atto del Comune: “Il Ministro non può revocare, riformare o avocare a se o altrimenti adottare provvedimenti o atti di competenza dei dirigenti
TENDENZIOSO! Infatti non c’è stato nessun atto del Ministro, la sospensione del giugno 2013 è arrivata con atti della Direzione Regionale e della Soprintendenza.



Afferma l’atto del Comune: “ Sussistono i vizi rubricati poiché la Direzione Regionale :
- Ha disapplicato l’atto soprintendenti zio di autorizzazione del 6/11/2012 e ne ha disconosciuto e sospeso gli effetti pur essendo  a tal fine incompetente
- Ha ignorato la decisiva circostanza che nell’autorizzazione del 6/11/2012 la Soprintendenza aveva escluso ogni valore artistico e storico ai vegetali arborei
FALSO!
Sul primo interlinea: La Direzione invita a non procedere ai lavori in quanto in carenza 
della procedura di verifica dell’interesse culturale; invito poi recepito con atto di sospensione da parte della Soprintendenza.  In tal modo la Direzione Regionale ha esercitato quanto 
previsto dalla lettera a) comma 3 articolo 17 del Regolamento di Organizzazione del Ministero cioè i poteri di direzione, indirizzo,coordinamento, controllo e, solo in caso di necessità ed 
urgenza, avocazione e sostituzione,  verso le Soprintendenze.  
Sul secondo interlinea: la autorizzazione del novembre 2012 non cita il filare proprio perché depistata dalla relazione della dott.sa Ratti  e soprattutto dalla mancata procedura di verifica dell’interesse culturale della piazza non avviata dal Comune nonostante la richiesta contenuta nella autorizzazione del novembre 2012.



Afferma l’atto del Comune: “per l’ipotesi non creduta che gli atti di sospensione siano ritenuti espressione del potere  ex articolo 28 comma 2 Codice essi sono comunque illegittimi in quanto tale potere è esercitabile solo in carenza di atti autorizzativi, mentre nella specie è intervenuta l’autorizzazione del 6/11/2012”.
FALSO!
Recita il citato comma 2 articolo 28 " 2. Al soprintendente spetta altresì la facoltà di ordinare l'inibizione o la sospensione di interventi relativi alle cose indicate nell'articolo 10, anche quando per esse non siano ancora intervenute la verifica di cui all'articolo 12, comma 2, o la dichiarazione di cui all'articolo 13."



Afferma l’Atto del Comune: “ f) il progetto della sistemazione di Piazza Verdi approvato con delibera del Podestà del 10/4/1934 non ha assolutamente previsto l’alberatura del marciapiede centrale
FALSO!
Il 28 settembre 1937 l’Ispettorato ai giardini, riscosso il parere positivo del Delegato Podestarile ai giardini e passeggiate, avanzava l’opportunità di alberare la Piazza in seno ad un progetto di messa a dimora di nuovi alberi e di creazione di masse di verde che interessava, oltre a piazza Verdi, le nuove arterie viarie (via XXIV Maggio e via Vittorio Veneto) aperte in seguito agli importanti progetti di espansione della Città verso est realizzati proprio in quegli anni[2].
È significativo che il Podestà avesse incaricato una Commissione Edilizia per esprimere un parere esclusivamente sulla piantumazione dei pini in piazza Verdi e non per le altre zone della Città. Possiamo ritenere infatti che il filare di pini domestici sulla Piazza, nelle intenzioni dell’epoca, avesse una ‘valenza architettonica’ all’interno della Piazza stessa e rivestisse non soltanto una funzione estetica ma costituisse un elemento di raccordo – visivo e simbolico – tra le due grandi strade (via Domenico Chiodo e via Vittorio Veneto) che essa mette ancora oggi in collegamento, dunque tra la città vecchia e la città nuova[3].



P.S.
Una delle poche affermazioni vere dell’atto del Comune è questa: “ L’annullamento (della autorizzazione ndr) impedisce la realizzazione della parte più importante e qualificante del progetto approvato dal Comune”. Si è proprio così e quindi il Comune deve presentare un progetto alternativo come richiesto correttamente dalla Soprintendenza con il Decreto di annullamento della autorizzazione del 6/11/2012.






[1]Il Piano Regolatore generale della Città (nella relazione del Gruppo degli Urbanisti Romani), Comune della Spezia. Rassegna Municipale, 1933, pag. 12
[2] Cfr. Comune della Spezia. Deliberazioni del Podestà. 1937. Vol III, pag. 879, n.12/847, delibera del 6 novembre 1937,  Piantagioni lungo le strade e nelle piazze cittadine.
[3] Ipotesi che si pone in perfetta antitesi con l'interpretazione formulata dalla dott.ssa Ratti nella relazione accompagnatoria al bando dove, unitamente all’errore di datazione dell’età dei pini, commenta: “(…) il collegamento con via Veneto è stato attuato e l’unica direttrice via Chiodo-via Veneto è ben percepibile dalla piazza che non  ha alberature centrali, che saranno messe a dimora solo nel dopoguerra con incomprensione totale del senso della piazza stessa e delle prospettive che da essa si aprivano su via Chiodo da una parte e su via Veneto dall’altra (…).

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